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Autore: acciosnape    15/03/2022    0 recensioni
Ricordava la figura maschile dal completo scuro, gessato, elegantissimo e probabilmente anche costosissimo seduta al fianco sinistro del letto, dove riposava un giovane Sherlock stremato dai sedativi e le mille domande che si pose e che vennero esaudite non appena la figura si alzò e si presentò.
[ Mystrade ispirata ad un roleplay. ]
INCOMPIUTA - ho deciso di riscriverla, modificandone alcuni pezzi, nome compreso e magarli darle un giusto finale. Spero di ripubblicarla presto!
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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File 17.

Ti ricorda nulla questa situazione? ”



Il nome di Arthur Winston Webber si insinuò tra i pensieri di Lestrade come un fastidiosissimo tarlo, tanto che dovette metterlo per iscritto nell'archivio del computer di Scotland Yard: dove lo aveva già sentito? Perché lo infastidiva così tanto? Passò giornate, interi momenti liberi e non, attaccato a quel computer, scribacchiando in ogni dove appunti che gli sarebbero sicuramente tornati utili nei giorni successivi, fino a quando il lampo di genio non lo colse, quasi di sorpresa. Quel nome. Il ricordo di quel nome gli balenò alla mente in meno di un secondo quando, leggendo la firma del suo vecchio superiore, i ricordi riaffiorarono, uno ad uno, come i pezzi di un puzzle che lentamente si incastravano tra loro; i momenti riguardanti quella persona e gli istanti passati al fianco del suo superiore, quando era soltanto un semplicissimo agente.
« Bingo! »
Esclamò, uscendo dall'ufficio in fretta e furia, avvicinandosi ad un suo collega – e amico, che in quel periodo gli era stato dietro con tutte le teorie, spalleggiandolo in ogni ricerca: sapeva che avrebbe potuto contare su di lui, anche questa volta.

*


Potrei sapere, di grazia, dove ti trovi?

SMS da Mycroft – 22.01
Questa sera farò un po' più tardi, scusa.

SMS da Gregory – 22.13

Non sono stupido, Gregory. Cosa stai facendo?

SMS da Mycroft – 22.13

Dallo studio di casa sua a Pall Mall, Mycroft Holmes stava cominciando ad innervosirsi; di recente gli era capitato di vedere il compagno completamente preso dal lavoro e quel fatto non gli piacque per nulla; aveva (quasi) deciso di non metterci il muso, di lasciar lui i giusti spazi, senza mettersi in mezzo... o almeno, fino a quella sera: non servì neppure chiamare la sua assistente, in pochissimi istanti riuscì a risalire alla cronologia dell'intero dipartimento di Scotland Yard e quando ne lesse le ricerche svolte dallo yarder, si lasciò sfuggire un lungo sospiro, decidendo infine di riporre il cellulare, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia: l'appuntamento era come sempre, in una delle molteplici stanze del Mind Palace. Holmes non era stupido, sapeva perfettamente chi fosse la persona su cui lo yarder stesse indagando, uno di quei “mali necessari” che ancora non aveva intaccato nessuno di troppo importante.
Il nottolino della porta ancora non accennava a scattare, né tanto meno i ciottoli nel vialetto stavano annunciando il rientro di qualche macchina; l'orologio da taschino lo informava che da lì a breve sarebbe scattata la mezzanotte. Lungi dal voler apparire turbato, Mycroft stava scendendo a patti con sé stesso: se da lì a breve non avesse ricevuto alcuna notizia dal suo compagno, avrebbe mobilitato i suoi più fedeli agenti per andare ad estirpare una volta per tutte, il male necessario.

*

Lestrade dal canto suo, sapeva perfettamente di star commettendo una fesseria astrusa a riaprire quel file accantonato quasi un ventennio prima e, soprattutto, sapeva altrettanto bene che mettersi contro un pezzo grosso della mala quasi completamente da solo, non era stata una delle sue più geniali idee, ma era anche vero che nessuno fosse più riuscito a risolvere il caso e ad oggi aveva delle prove schiaccianti che portavano tutte ad una singola persona, a
quella singola persona. Molte domande gli vennero alla mente, ma spirarono tutte, non appena il collega sfondò con un calcio la porta di quell'ufficio di fortuna senza troppo cerimonie, la cui targhetta portava il nome, indubbiamente falso, di George Turner.
« La dichiaro in arresto per molteplici ragioni, signor “Turner”. – sogghignò appena, enfatizzando quanto meglio poté il nome – Vuole che gliele elenchi tutte, o preferisce risparmiarmi questa fatica? »
Turner/Webber non rispose, si limitò a guardare dritto negli occhi prima uno e poi l'altro, soffermandosi poco di più su Lestrade ed impiegò meno di un istante ad aggredire l'Ispettore, che sì, risparmiò sì la fatica di parlare, ma non quella di difendersi dalla spranga che lo colpì dritto al braccio sinistro, prontamente portato sul viso per difendersi.

*

« Associazioni a delinquere, furto allo stato, favoreggiamenti ed infine, aggressione a pubblico ufficiale. »
Esordì così Gregory, al suo rientro a casa, poggiando il fascicolo finalmente da archiviare sul tavolo di fronte ad un Mycroft attonito, del tutto basito ed infatti, lo sguardo di quest'ultimo passò dal faldone di fronte ai suoi occhi, al sorriso sornione sul volto del compagno coperto da qualche cerotto d
i cui un paio cicatrizzanti su uno zigomo. Dopo una rapida occhiata al busto, per accertarsi che stesse quantomeno dritto sulla propria schiena, non poté non notare la fasciatura sotto la manica della camicia. Restò in silenzio diversi attimi, dopodiché inumidì le labbra e, scuotendo il capo, si alzò, poggiando la tazza di tè sul tavolo.
« Mio Dio, Gregory! Non posso credere che tu sia andato seriamente dal Signor Webber. » Avvicinandosi, prese molto delicatamente il braccio dell'Ispettore tra le mani, analizzandone le fasciature; nulla gli sfuggì, neppure la piccola smorfia di fastidio che decorò il volto dello Yarder. Gli occhi di Mycroft infine passarono sulle ferite al volto, l'espressione era più seria che mai ed infine gli lasciò il braccio, delicatamente, come lo aveva afferrato.
« Aspettami qui. »
Lestrade seguì con lo sguardo il compagno, la piccola smorfia di fastidio lasciò posto ad un'espressione stranita, fin quando non riapparve in salone, accompagnato da una valigetta del primo soccorso. Gregory rimase per un attimo imbambolato a guardarlo mentre apriva la valigetta ed estrarre tutto l'occorrente per disinfettare, perfino quando Mycroft lo invitò a sedersi sulla poltrona di fronte al camino, senza ammettere troppe repliche; una volta capite le intenzioni del politico, trasalì appena.
« Oh, dai. Mi hanno disinfettato in centrale, sono a posto. »
Si indicò stupidamente il viso, pensando di aver avuto un ottimo tono autoritario, ma il sorriso sarcastico di Mycroft gli fece notare che non era stato poi così convincente come credeva. Non che avesse paura, Lestrade, insomma.. c'era abituato a prenderle come un sacco.
« Non così bene, Gregory, i cerotti si stanno già sporcando. »
In pochissimi passi, Mycroft era di fronte all'Ispettore e con una mano, gli prese delicatamente il viso e glielo voltò appena, quanto bastava per avere pieno controllo di quanto stava per fare: sfilò il cerotto che aveva attaccato sullo zigomo e non appena poggiò il cotone imbevuto di disinfettante, Greg sussultò, stringendo forte il bracciolo della poltrona. Eppure in centrale non era stato così doloroso, ma probabilmente era l'effetto dell'adrenalina che lentamente stava scemando, pensò. Inoltre, strinse come meglio poté il labbro, quanto bastava per non procurarsi altro dolore. Impercettibilmente, Mycroft si accigliò appena, distogliendo lo sguardo dalla ferita di cui si stava occupando, posandolo per un attimo sul volto del compagno.
« Così mi distrai, Gregory. »
Schiarì la voce e non appena finì con il disinfettante, dopo essersi assicurato che non vi fosse più nessuna fuoriuscita di sangue, non ci pensò due volte ad estrarre dalla valigetta alcuni cerotti per sutura, ago e filo.
« In più, questi potrebbero fare più male. »
« No, no dai. – seguì con lo sguardo l'ago – Non credo sia il caso di usare quello. Mi basta un normalissimo cerotto. Per favore. »
Lestrade deglutì: ribadendo a sé stesso di non essere mai stato una persona paurosa, però insomma... un ago così vicino ad un occhio non lo faceva saltare di gioia. Non che non si fidasse di Mycroft, al contrario, probabilmente non si fidava di sé stesso e delle sue reazioni.
« Continua pure a parlare, Gregory, sei tanto bravo a farlo, ti assicuro che distrae. »
Con mani maestre, Mycroft cominciò a preparare l'ago, mentre lo yarder si chiese il motivo per cui in casa avessero un attrezzo del genere e come mai sapesse maneggiarlo così bene, pensando istintivamente ad un
piccolo Sherlock scapestrato.
« Ora come ora non ho argomen... – strinse ancora più forte i braccioli della poltrona, mentre l'ago entrò, bucandogli la pelle – ti. »
Non impiegò che qualche
istante a completare la sutura, due punti quasi invisibili coperti poi dai piccoli cerottini, non dando neppure il tempo a Lestrade di lamentarsi.
« Sei proprio stupido. Farti ridurre così per uno che ha così poca importanza. »
« Mi ha fatto incazzare. E poi non è “poca importanza”, era un caso da archiviare, e finalmente, ora lo si può considerare tale. Possibile che nessuno di voi si sia mai accorto di nulla? »
Mycroft non rispose subito, anzi, non rispose affatto; sapeva più che bene che Lestrade lo avesse arrestato più per tornaconto personale, che lavorativo e difatti il suo volto per un istante si rabbuiò, mentre sistemava e disinfettava l'ago appena utilizzato. Ci furono diversi attimi di silenzio, in cui Greg tentò, invano, di rilassarsi sulla poltrona, mentre il maggiore degli Holmes si dedicò a disfare le fasciature dell'avambraccio. Con movimenti decisi, ma molto delicati, appurò che non era nient'altro che una contusione. Mycroft certamente non era un dottore, ma pensò di essere di gran lunga superiore a chi si era adoperato per riassestare Lestrade con quelle fasciature fatte alla bell'e meglio. Quando le loro mani si sfiorarono, Gregory non poté fare a meno di sorridere appena.
« Ti ricorda nulla questa situazione? »
Destò Mycroft dai suoi pensieri,
nei quali stava ancora elegantemente insultando “l'equipe medica” di Scotland Yard. Anch'esso accennò flebilmente un sorriso, con lo sguardo ancora sulla mano di Lestrade: a quelle parole istintivamente ci si soffermò più del dovuto, vuoi per una carezza mascherata, vuoi per la medicazione. La porta del suo Mind Palace si aprì, facendone lentamente fuoriuscire i ricordi della sera in cui Gregory si spinse un po' (tanto) oltre, in cui entrò prepotentemente nella sua comfort zone, e non solo, rivoltandogli letteralmente l'esistenza.
« Solo che questa volta i ruoli sono invertiti. »
Sorrisero entrambi, genuinamente, gli occhi incatenati gli uni agli altri; si scambiarono anche qualche carezza, fin quando il viso di Mycroft tornò serio, lentamente.
« Hai arrestato Webber a causa mia, Gregory. Vorrei non facessi più cose del genere, è pericoloso mettersi contro gente come me, come noi. »
Greg lo guardò con aria vagamente accigliata. Insomma, aveva fatto un lavoro egregio, stanando qualcuno che Scotland Yard non si era
mai preso la briga di fare, lasciando il caso a marcire sotto ad altri decine e decine di casi irrisolti. Era anche vero che a Mycroft non si potesse nascondere praticamente nulla, neppure il fatto che, in fondo, lo aveva fatto per farla pagare a Webber, per quanto avesse avuto da dire il giorno del suo divorzio. Sapeva a cosa stava andando incontro, il dossier su questo tale lo aveva imparato a memoria.
« L'ho arrestato anche perché il suo nome mi è entrato nella testa, sapevo di averlo già sentito e la sua faccia non mi era nuova. Mi sono preso del tempo e ho indagato ancora, scoprendo fatti abbastanza pesanti da poterlo sbattere in cella. Quindi, direi che se lo è meritato. In più, guarda come mi ha conciato. »
Non ottenne risposta da Mycroft, che si limitò a rimettere via le garze ed infine chiudere la valigetta del pronto soccorso, premurandosi di schiarire bene la voce, prima di proferir parola.
« Soprattutto gradirei evitassi di farti ridurre in queste condizioni. »
« Ho perso la pazienza. »

   
 
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