1- Last Kiss {Leah-Sam}
<< Maledizione, Sam!
Perché non vuoi dirmi che hai ultimamente?
>>
Ora sono veramente incazzata con il mio ragazzo.
Che diavolo fa tutte
le notti? Perché si riduce sempre in questo stato pietoso?
Con queste occhiaie
che fanno paura. Gli accarezzò una guancia.
<< Non posso dirtelo, Lee-lee.
È per il tuo bene. >>
Ancora. L’ennesimo colpo basso.
Perché Sam? Perché mi fai preoccupare
così tanto?Lo abbraccio, appoggiando la testa sul suo petto
scoperto.
<< Sai di poter sempre contare su di
me, vero? >>
Il mio mormorio è appena percettibile ma
Sam lo sente ugualmente. Lo
sento annuire e seppellire il volto tra i mie capelli biondo cenere.
All’improvviso il rumore del campanello mi fa sobbalzare.
Sciolgo l’abbraccio e
mi dirigo ad aprire la porta.
<< Emily! >>
Abbracciò mia cugina e la trascino dentro.
<< Sei arrivata prima! Non ti
aspettavo! Mi dispiace ma c’è anche
il mio ragazzo, Sam. Era passato per farmi un salutino veloce.
>> Le prendo
la mano e la porto verso il salotto.
<< Vieni te lo faccio conoscere!
>> Appena io ed Emily
varchiamo quella soglia, Sam, che si era accomodato sul divano, alza lo
sguardo
verso noi e fissa Emily.
<< Sam, lei è mia cugina
Emily. Viene dalla riserva Makah. Em,
lui è Sam, il mio ragazzo! >>
Sorrido. La mia “famiglia” al
gran completo. Papà è in cucina, che
chiacchiera con Billy Black e Charlie Swan, mio fratello è
in giardino che
gioca con Jacob e le sue sorelle, sorvegliati da mia madre. E in
salotto, io,
Em e Sam. Sono talmente felice che non mi accorgo dello sguardo strano
di Sam.
Ma lui all’improvviso si alza.
<< Scusa Lee-lee. Devo andare.
>> Mormora con voce atona.
Rimango a guardarlo uscire da casa mia con le lacrime agli occhi. Sento
la mano
di Emily sulla schiena. La mia dolce cugina mi abbraccia e mi consola.
Dimentico quell’episodio e il resto della giornata passa
tranquillamente. Emily
rimane tutto il giorno con noi, così come Charlie e Billy,
che dopo cena si
gettano sul divano insieme a papà per guardare la partita.
Io, Emily e la mamma
siamo sedute al tavolo della cucina, ad ascoltare i racconti di mio
fratello
Seth che ci parla di quello che lui, Jacob, Quil e Embry combinano alla
scuola
elementare della Riserva. Rido spensierata. Ho dimenticato quasi del
tutto
quello che è successo stamani con Sam. Ad un certo punto
Emily si alza.
<< Devo andare. Ci vediamo presto!
>> Le sorrido e
l’accompagno di là. Aspetto che abbia salutato
papà, Billy e Charlie, poi
l’abbraccio a mia volta.
<< Ti voglio bene, Em!
>> Mormoro al suo orecchio. Lei
ricambia l’abbraccio e la dichiarazione di affetto. Rimango
sulla porta e la
guardo salire in macchina e partire. Rientro in casa sbadigliando e
saluto gli
altri. Ho bisogno di dormire. Mi stendo sul letto e gli occhi mi cadono
sulla
foto che ho sul comodino. Io e Sam, qualche giorno fa. Chiudo gli occhi
e volto
la testa dall’altra parte. Le lacrime ora che nessuno mi vede
sono libere di
farsi strada e di scivolare dai miei occhi fino alle mie guance,
bagnando il
cuscino. Lentamente mi calmo e verso mezzanotte, mi addormento.
Ma poco dopo, lo squillo forsennato del telefono mi
sveglia. Mi alzo
dal letto e vado in salotto. Anche papà e Seth si sono
alzati e sono vicina
alla mamma, che sta parlando concitata con qualcuno. Appena riattacca
si volta
verso di noi e sussurra.
<< Emily è stata aggredita
da un orso. L’ha trovata Billy e
l’hanno portata al Forks Central Hospital. >>
Sentii improvvisamente le lacrime bruciarmi gli
occhi.
<< Emily... >>
Sussurro disperata. Mamma mi prende per mano e mi
porta fuori. Saliamo
tutti e quattro sul pick-up nero di papà, che ci porta
velocemente a Forks.
Arriviamo all’ospedale e ad aspettarci
c’è tutta la famiglia di mamma, che
vengono dalla riserva Makah. C’è anche una delle
mie cugine, con in braccio la
piccola Claire, di soli due mesi. I miei occhi già umidi,
strabordano quando
metto a fuoco tutto il consiglio degli anziani Quileute, riuniti
intorno al mio
Sam. Lo fissano come se fosse il colpevole dell’aggressione a
Emily. Anche mio
padre, sotto la maschera di preoccupazione per sua nipote, è
evidentemente
arrabbiato con Sam. Il mio ragazzo annuisce in risposta a qualcosa che
Billy
gli ha sussurrato e chi io non sono riuscita a sentire. Continuano
tutti e
quattro a sussurrare, una conversazione che passa inosservata a tutti,
tranne
che a me, anche se non capisco quello che si dicono. Ad un certo punto,
Sam
alza lo sguardo verso di me. Io ricambio lo sguardo fino a quando lui
non si
volta verso mio padre e gli mormora qualcosa. Papà annuisce
e Sam si allontana
dagli anziani, per venirmi incontro. Mi avvicino a lui e gli getto le
braccia
intorno al collo. Lui mi cinge i fianchi con le braccia calde e mi
lascia
sfogare. Io piango, piango fino allo sfinimento, sulla spalla di Sam.
Lui
rimane fermo, senza dirmi di smettere, consolandomi con quel suo
abbraccio
caldo. Forse sono addirittura svenuta, perché ricordo che mi
adagiata su due
sedie della sala d’attesa dell’ospedale, la testa
sulle sue gambe. Riapro gli
occhi e fisso il soffitto.
<< Lee-lee... >>
Sussurra preoccupato. Sollevo un po’ la
testa e poi, con calma, mi
metto a sedere accanto a lui. Sam mi prende la mano e mi porta fuori
dall’ingresso. Usciamo nella tiepida sera di quella estate
strana per la
Penisola Olimpica, la zona più piovosa di tutto lo Stato di
Washington. La mano
di Sam circonda completamente la mia, tenendola al caldo. Si ferma
quando ormai
siamo dentro il parcheggio. A quel punto si volta verso di me e mi
fissa,
serio.
<< Leah. >>
Trasalisco non appena usa il mio nome. Non mi
chiama mai per nome. Mi
chiama sempre Lee-lee. Scuoto la testa e faccio per abbracciarlo. Lui
mi
blocca, mettendomi le mani sulle spalle.
<< No, Leah. Ora mi lasci parlare.
>>
Chiudo gli occhi e abbasso la testa, per impedire
alle lacrime di
uscire dai miei occhi.
<< Non possiamo più stare
insieme, Leah. Io sono troppo...
pericoloso per te. >>
Alle sue parole mi sento morire. Non può
essere vero. Alzo lo sguardo e
fisso il suo volto. I suoi occhi scuri e profondi non mentono. Le
lacrime
lasciano all’istante i miei occhi e stavolta non mi vergogno
a mostrarle a Sam.
<< Non puoi farmi questo, Sam...
>>
Cerco di dire, ma l’aria non abbandona i
miei polmoni. Sam capisce lo
stesso. Mi stringe un’ altra volta a sé e mi
accarezza i capelli.
<< Sono costretto, mia piccola Leah.
Sai meglio di me quanto mi
costi. >>
Mi prende il volto tra le mani calde. Mi sorride
disperato.
<< Mi dispiace, Lee-lee.
>>
Scuoto un’altra volta la testa.
<< Perdonami se puoi. >>