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Autore: LorasWeasley    28/03/2022    2 recensioni
future|fic [bokuaka]
"Ne parlò con Akaashi quella stessa sera, tornò a casa che il marito stava già dormendo, si sdraiò al suo fianco e gli mosse leggermente la spalla mentre lo informava –Keiji, voglio un bambino.
-Mhmm- rispose il corvino con voce assonnata e senza neanche aprire gli occhi –ne parliamo domani."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Buongiorno e buon inizio settimana!
Eccomi con una nuova storia della serie dei bambini, questa in particolare è sulle "origini" di Maru e Naoya (i gemelli di Akaashi e Bokuto) e che quindi è ambientata cronologicamente prima di tutte le storie dove questi due bambini sono già presenti. Inoltre, l'evento descritto nei primi righi (quello con la figlia di Meian) è la storia "Distrazioni carine" ma non si deve leggere per forza per comprenderla, infatti è solo una citazione.
Spero possa piacervi! Alla prossima,
Deh <3
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Paure


La prima volta che a Bokuto era venuta in mente l’idea di avere un bambino, fu dopo una partita della V.League, quando i commentatori ignorarono un’azione spettacolare sua e di Atsumu per concentrarsi sulla figlia di Meian di soli tre mesi che stava a bordocampo con la madre.
Inizialmente, Bokuto si era depresso perché l’avevano ignorato, poi però più guardava quella piccina e più pensava “anche io voglio un bambino che viene a guardare le mie partite”.
Ne parlò con Akaashi quella stessa sera, tornò a casa che il marito stava già dormendo, si sdraiò al suo fianco e gli mosse leggermente la spalla mentre lo informava –Keiji, voglio un bambino.
-Mhmm- rispose il corvino con voce assonnata e senza neanche aprire gli occhi –ne parliamo domani.
Il giorno successivo arrivò e, a colazione, Bokuto riprese nuovamente l’argomento.
Akaashi lo fissò con uno sguardo imperscrutabile, poi disse cauto –Avere un bambino è una decisione molto importante. Non è una cosa che poi puoi smettere di volere da un giorno all’altro.
-Lo so- mise il broncio Bokuto.
Akaashi non voleva offenderlo, ma sapeva anche quanto gli interessi momentanei di suo marito fossero flebili. Insomma, solo un mese prima gli aveva chiesto se potessero prendere un alpaca da tenere in giardino mentre adesso sembrava completamente essersene dimenticato (per sua fortuna, certo).
-È una decisione che cambia la vita- continuò.
-Non cambierò idea- rispose sicuro –voglio avere una famiglia con te.
Il petto di Akaashi si riempì di calore, poi si sedette al suo fianco e parlarono per ore intere su come, presa una decisione simile, la loro vita sarebbe cambiata.
 
Akaashi era sugli spalti a guardare la partita dei Black Jackal, quando gli arrivò una chiamata importante. Rispose cercando un posto con meno chiasso e, fortunatamente, riuscì a capire cosa gli stessero dicendo.
Strabuzzò gli occhi e rispose che sarebbe arrivato subito, poi corse verso la panchina della squadra del marito chiedendo al coach di chiamare un time out. Evidentemente il suo volto doveva essere più che sconvolto perché Foster fece segno all’arbitro.
Una volta che i giocatori si avvicinarono alle panchine, Akaashi si precipitò dal marito e urlò –Dobbiamo andare! Sta partorendo!
Bokuto sembrò entrare in tilt e si riprese solo per colpa dei suoi compagni di squadra che gli parlarono tutti insieme “corri da tuo figlio, amico!” o “non vediamo lora di conoscerlo, Bokkun!”.
Così fu fatto un cambio e Bokuto, con ancora la divisa, si precipitò con Akaashi verso l’ospedale dove Ali, la madre surrogata che avevano scelto, stava partorendo il loro bambino.
Una volta arrivati, gli dissero che c’erano state delle complicazioni e che per questo non potevano entrare in sala parto, ma che potevano stare tranquilli perché stavano tutti bene.
Così, Akaashi dovette passare i successivi quaranta minuti cercando di calmare Bokuto che era a un passo dalla crisi di nervi più potente della sua vita.
Infine, un’infermiera li raggiunse con un sorriso rassicurante in volto e chiese –Siete i Bokuto?
-Sì!- rispose in contemporanea.
-Venite, c’è qualcuno che vuole conoscervi.
Entrando nella stanza, videro per prima Ali sdraiata stanca sul suo letto, un leggero sorriso in volto e la flebo attaccata al braccio.
-Tutto bene?- gli chiese Akaashi con premura.
-Tutto bene- rispose lei.
-Ecco qui il maschietto- l’infermiera di prima gli porse questo piccolissimo fagottino dal quale spuntava la testa rosa con alcuni capelli neri di un bambino che dormiva tranquillo.
Ad Akaashi vennero gli occhi lucidi mentre lo prendeva tra le braccia –Guarda Kou, è bellissimo.
Koutaro non ebbe il tempo di rispondere perché l’infermiera gli stava passando un secondo fagottino annunciando –e questa è la femminuccia.
Entrambi gli adulti si bloccarono, Akaashi guardò la donna che stava aspettando che Bokuto prendesse la nuova bambina, e disse lentamente –non ho capito…
-La bambina- ripetè allungando di più le mani verso Bokuto e questo dovette prenderla in bracciao per forza –sono gemelli. Non lo sapevate?
No, di sicuro Akaashi avrebbe ricordato se qualcuno gli avesse detto che si sarebbe dovuto occupare di ben due bambini.
Si voltò verso Ali e questa alzò le spalle con un sorriso di scuse sul volto –Ops?
 
Akaashi aveva paura.
Aveva avuto paura da quando Bokuto gli aveva detto che voleva un bambino. Questo perché Keiji era solito farsi milioni di paranoie: sarebbe riuscito a crescere un bambino? E Bokuto? Cosa sarebbe successo quando sarebbe stato sommerso dal lavoro? E quando Bokuto avrebbe avuto le sue crisi? C’erano troppi interrogativi che non avevano una risposta e, quando scoprirono che non era uno, ma ben due gemelli, le sue paure aumentarono.
Ma poi, arrivò il giorno in cui Keiji fermò la sua perenne corsa e si mise a guardare l’operato del marito. Ammirandolo davvero per la prima volta in quelle nuove vesti.
Maru aveva vomitato sui vestiti di Akaashi, così Bokuto la prese in braccio e affermò che le avrebbe fatto il bagnetto mentre lui poteva pulirsi prendendosi una pausa.
Akaashi si lavò e cambiò nel loro bagno velocemente, poi tornò di fretta da Bokuto e dalla figlia di due mesi con il terrore di trovarli in mezzo a qualche casino.
Si bloccò di scatto e con gli occhi spalancati quando si soffermò sulla scena che, nonostante i suoi pensieri, gli si parò davanti.
Bokuto sorrideva a Maru che era all’interno della sua piccola vasca in plastica, con una delle sue grandi mani la sorreggeva con delicatezza dalla testa mentre con l’altra le passava la spugna su quel piccolo corpicino delicato. Le stava cantando una canzone mentre Maru faceva dei versetti eccitati e muoveva i suoi pugnetti sulla superfice dell’acqua schizzando diverse gocce fuori.
Il cuore di Akaashi si riempì di gioia e chiese mentalmente scusa a Koutaro per non essersi fidato abbastanza di lui.
Quella stessa sera vide una scena simile ma con Naoya. Il bambino stava dormendo sul loro lettone, Maru si era svegliata per la pappa mentre lui no.
-Guarda Keiji, sta facendo delle strane espressioni!- si preoccupò Bokuto indicandolo.
Naoya stava ancora dormendo, ma aveva le sopracciglia corrugate e la bocca con il labbro in fuori di chi era in procinto di piangere.
-Oh… sta facendo un incubo.
Bokuto fece un’espressione preoccupatissima e si stese al suo fianco, avvinò una delle sue dita alla guancia del bambino e iniziò ad accarezzarlo con delicatezza ma senza svegliarlo.
-Nao sono qui, non fare gli incubi, sei al sicuro- sussurrò piano –è perché Maru si è svegliata? Sta solo andando a fare la pappa, non ti abbandona, puoi stare tranquillo.
Akaashi sapeva che doveva portare Maru, adesso tra le sue braccia, a mangiare. Ma rimase per diversi secondi di troppo a guardare quella scena, fulminato dalla dolcezza di suo marito che non smetteva di stupirlo giorno dopo giorno.
A quel punto, Akaashi capì che non avrebbe dovuto avere alcuna paura, perché non era solo. C’era Bokuto con lui. Koutaro era un padre fantastico ed era felice di averlo al suo fianco in quel nuovo cammino che avevano intrapreso insieme.

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