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Autore: Stria93    28/03/2022    0 recensioni
Dal testo: "Lo Shinigami estrae il registro per annotare le cause della morte e mettere così fine all'archiviazione quando all'improvviso si sente afferrare un braccio.
Will abbassa lo sguardo, sconcertato. James lo sta guardando.
Non è solo una sua impressione: le iridi chiare non vagano alla deriva nel vuoto indistinto in un ultimo estremo tentativo di aggrapparsi alle forme di quel mondo prima di lasciarlo per sempre. No, quello sguardo è tutt'altro che offuscato dalla nebbia dell'agonia; s'infrange dritto contro di lui e lo penetra con un'intensità sbalorditiva, disperata.
Riesce a vedermi!
Durante l'apprendistato lo avevano avvertito di quell'eventualità. A volte poteva capitare che, al momento fatidico del trapasso, un morente riuscisse a distinguere gli Shinigami, giusto un attimo prima di accomiatarsi dalla dimensione dei vivi."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shinigami, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reaper

Le luci rossastre del crepuscolo autunnale stanno morendo ad ovest, inghiottite dal blu compatto della sera.

Un uomo alto in completo giacca e cravatta, per la verità piuttosto anacronistico per l'Inghilterra del IXX secolo, se ne sta immobile e dritto come un fuso sopra il tetto di una stalla, adiacente a una piccola fattoria. In paziente attesa.

Si aggiusta gli occhiali rettangolari sul naso con l'estremità della falce a foggia di svettatoio telescopico che impugna nella mano sinistra ed estrae la lista giornaliera dalla tasca interna della giacca. Per l'ennesima volta, posa gli occhi fosforescenti sul profilo dell'umano del quale dovrà occuparsi tra pochi minuti.

È un tipo metodico e scrupoloso, William T. Spears. Ormai conosce a menadito ogni singolo dettaglio riportato sul taccuino, ma controllare di nuovo che tutto sia in perfetto ordine e mettere (vanamente) alla prova il funzionamento della propria memoria fa parte del suo modo di svolgere il compito di Shinigami.

Sulla pagina sono riportate poche informazioni spicciole coronate da una foto ritraente il volto anonimo di un ragazzo lentigginoso che accenna un timido sorriso. È un giovane contadino. Niente di speciale, eppure unico nella sua individualità. Ha solo sedici anni e, almeno in teoria, un'intera vita davanti a sé. Un futuro di possibilità ancora inesplorate, da costruire giorno dopo giorno; un cammino tutto da percorrere. Un dispiegamento di potenzialità che tuttavia non conosceranno mai realizzazione poiché la morte incombe su di lui. Di lì a una manciata di minuti (per la precisione, alle otto di sera in punto, secondo quanto comunicato sul registro) il ragazzo incontrerà la propria fine.

Will spera che l'ora della morte sia stata riportata correttamente dall'ufficio informazioni. È stata una lunga giornata e il suo turno sta per concludersi. Detesta incappare in imprevisti e ritardi tanto quanto gli incompetenti che li provocano, obbligandolo a sobbarcarsi ore di lavoro extra delle quali farebbe volentieri a meno.

Adempiere al proprio dovere nel modo più pulito, veloce ed efficiente possibile. Questo è l'ideale che Will tenta di perseguire. Il principio cardine che guida il suo operato.

Sapere di avere il controllo del suo piccolo mondo e calibrare le proprie azioni maniacali per limitare, per quanto possibile, il verificarsi di quegli inconvenienti che tanto aborrisce gli dona un senso di calma grazie al quale riesce a far fronte ogni giorno a questa nuova esistenza votata a un unico scopo: raccogliere e catalogare le anime dei morenti.

Ha da poco superato il periodo di apprendistato e il lavoro sul campo non è esattamente la sua vocazione. Preferirebbe di gran lunga essere impiegato in amministrazione piuttosto che nell'Unità di Recupero. Ma se vuole ottenere una promozione sa di doversela guadagnare con il sudore della fronte, portando a compimento in maniera impeccabile gli incarichi che gli vengono affidati. E così intende agire.

Un movimento sottostante attira la sua attenzione: ecco la vittima designata che esce dalla stalla per avviarsi alla casetta. Will lo osserva attraverso le lenti, seguendo con lo sguardo il suo tragitto. Trasporta due secchi colmi di latte appena munto. Barcolla leggermente: quel carico è evidentemente troppo pesante per le sue braccia esili come rami di salice.

Le campane della chiesetta poco distante rintoccano otto volte, facendo riecheggiare nell'etere serale l'ultimo suono che raggiungerà le orecchie del giovane James prima della tragedia, come a sancire l'incontrovertibilità di quanto sta per succedere... oppure come un avvertimento del pericolo in agguato.

Will tende i muscoli, pronto a balzare giù dal suo punto di osservazione ed entrare in azione.

Un tonfo sordo, un grido strozzato proveniente dalla casetta e poi il silenzio.

Ecco il segnale che attendeva. Lo Shinigami salta giù dal tetto della stalla e si materializza nell'edificio principale della fattoria, deserto e fiocamente illuminato.

Il giovane si lamenta e geme, riverso a terra in una posa scomposta. Will nota il manico di un rastrello in obliquo tra le sue gambe e i secchi di latte rovesciati lì accanto, il fluido biancastro disperso sul pavimento. La dinamica dell'accaduto è chiarissima: troppo concentrato sul non versare il contenuto dei secchi, il contadino non ha notato l'attrezzo che gli intralciava il passo e ha finito per inciampare, cadendo all'indietro e sbattendo la testa.

Un incidente. Un banalissimo incidente domestico. Una di quelle fatalità che non meritano di essere celebrate, vendicate o ricordate ai posteri. Non un sacrificio né un atto di coraggio ma una morte come tante, senza colpevole né motivo se non l'umana disattenzione. Una morte stupida, senza senso. Una morte senza nome e senza testimoni... a parte lui.

Will si inginocchia accanto al ragazzo, ancora cosciente malgrado il cuscino di sangue denso e grumoso che si sta allargando dietro la sua nuca.

Serra la mascella, imponendosi di controllare il senso di nausea. Ha ancora qualche difficoltà a sostenere lo sguardo delle vittime sull'orlo di spirare. I suoi superiori gli hanno assicurato che è solo una questione di abitudine e che presto quella sgradevole sensazione di disagio svanirà per lasciare il posto a una fredda, indifferente sicurezza.

Con l'indice, spinge gli occhiali sul naso e riacquista lo stoico contegno che si confà alla sua professione. - Chiedo scusa, ma ora darò inizio alla mietitura della vostra anima. - Quell'affermazione suona ridicola, lo sa perfettamente, ma è un metodo come un altro per imporsi su se stesso e riportare la situazione entro contorni accettabili, non connotati emotivamente. Dare voce alla procedura che si appresta a compiere lo costringe a focalizzarsi sul proprio dovere e a distogliere l'attenzione dalla vittima. In fin dei conti, di questo si tratta: una procedura, un compito da eseguire. Nient'altro.

Solleva la falce-svettatoio e affonda la lama dritta nel petto del ragazzo, senza alcuna esitazione.

Dallo squarcio si leva l'ormai noto groviglio di pellicole e negativi luminosi nei quali sono racchiusi, uno ad uno, tutti gli istanti che hanno composto la breve vita in procinto di spegnersi davanti a lui.

Dubita che ispezionandoli possa giungere ad un verdetto divergente dalle sue aspettative. Il fugace passaggio di quel giovane contadino sulla Terra non è nulla di più che una goccia nel mare. Come previsto, il nastro si riavvolge rapidamente e non una sola scena balza all'attenzione di Will. Niente degno di nota da segnalare, dunque. Gli eventi possono continuare regolarmente il proprio corso, come stabilito.

Lo Shinigami estrae il registro per annotare le cause della morte e mettere così fine all'archiviazione quando all'improvviso si sente afferrare un braccio.

Will abbassa lo sguardo, sconcertato. James lo sta guardando.

Non è solo una sua impressione: le iridi chiare non vagano alla deriva nel vuoto indistinto in un ultimo estremo tentativo di aggrapparsi alle forme di quel mondo prima di lasciarlo per sempre. No, quello sguardo è tutt'altro che offuscato dalla nebbia dell'agonia; s'infrange dritto contro di lui e lo penetra con un'intensità sbalorditiva, disperata.

Riesce a vedermi!

Durante l'apprendistato lo avevano avvertito di quell'eventualità. A volte poteva capitare che, al momento fatidico del trapasso, un morente riuscisse a distinguere gli Shinigami, giusto un attimo prima di accomiatarsi dalla dimensione dei vivi.

Non gli è mai successo e Will sente la propria fermezza vacillare pericolosamente, la sua calma imperturbabile minata alle fondamenta come un castello di carte raggiunto da un'improvvisa raffica di vento.

- A... aiut... ami. -

James lo implora, facendo ricorso a tutti gli ultimi residui vitali ai quali può attingere. D'un tratto, i suoi deboli rantoli diventano assordanti. Gli perforano i timpani come tuoni durante una tempesta. Sono insopportabili per il mietitore.

Will scuote la testa, tentando di scrollarsi di dosso il manto di emozioni non sue che minaccia di soffocarlo.

Deve restare lucido. Uno Shinigami non può farsi carico della sofferenza delle anime che raccoglie. Finirebbe annientato. Non può lasciar entrare quelle presenze. È inaccettabile! Non può! Non deve!

- Ti prego. Aiut... -

La supplica di James viene bruscamente interrotta da un violento accesso di tosse che gli sconquassa il petto provocandogli un conato di sangue.

D'istinto, forse lascito di quell'umanità che un tempo gli è appartenuta, Will allunga una mano verso il giovane in un moto di compassione inatteso. Vorrebbe tranquillizzarlo in qualche modo, dirgli che andrà tutto bene, pregarlo di non avere paura di lui. Il terrore che legge nei suoi occhi sbarrati è quasi insostenibile. D'altra parte, è il sentimento che sempre accompagna la venuta di quelli come lui. Dalla notte dei tempi, gli uomini temono la Morte e i suoi emissari. È logico. È naturale. È giusto così.

Will è perfettamente consapevole di questo fatto, eppure quella repulsione lo turba più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Andrà tutto bene. Finirà presto, e poi andrà tutto bene. Tutto bene.

Ecco le parole irrazionali che vorrebbe rivolgergli. Ma come può saperlo? Proprio lui che ha gettato via la propria esistenza e ora è condannato per l'eternità a mietere le anime di coloro che muoiono senza intenzione e ad assistere allo scorrere delle immagini che ne hanno costituito la vita. Come può promettergli che andrà tutto bene? Come può arrogarsi il diritto di illuderlo senza avere alcuna certezza?

Percepisce la presa gelida delle dita callose sul suo polso farsi più tremante e stentata ad ogni secondo, man mano che le ultime forze abbandonano il corpo di James.

Basta. È ora di farla finita e completare la sua missione.

Will prende un respiro profondo per calmarsi dopodiché scioglie la stretta, allontanando da sé la mano del ragazzo. Compie quel gesto con una gentilezza decisa, ineluttabile, che spera possa far comprendere ciò che non riuscirebbe ad esprimere a parole: “Mi dispiace. Non c'è nulla che io possa fare.”

Funziona. Chissà come, funziona. Una luce consapevole guizza negli occhi umidi del ragazzo. Ha capito che Will non lo salverà. Ha capito che l'unica cosa che può fare ora è abbandonarsi allo Shinigami e accettare ciò che il fato ha predisposto per lui.

- Ho... paura. - sussurra piangendo. Assomiglia più che mai ad un bambino.

- Lo so. - risponde automaticamente Will. Dalla sua voce non filtra alcuna nota di emotività. Ha semplicemente constato un fatto. Lo sa.

No che non lo sai. Ribatte una presenza glaciale nei recessi della sua mente. Ti sei gettato a capofitto tra le braccia della Morte, preferendola alla vita! Non puoi capire la sua paura. Non puoi. Non potrai mai. Questo è il destino di uno Shinigami. Pietà e comprensione sono un lusso che non puoi permetterti.

Finalmente, la pellicola luminosa si estingue del tutto e il contadino emette il soffio fatale che lo affranca dalla pena dell'agonia, recidendo il flebile legame che lo tratteneva ancorato a quella parte di universo.

E la sua dipartita giunge come una liberazione anche per Will, che può infine dichiarare terminato l'ultimo incarico della giornata.

Sospira di sollievo mentre appone il timbro rosso con la perentoria scritta COMPLETED sulla scheda di James.

- James Talbot, figlio di Mary e John Talbot, nato il 12 aprile 1800, deceduto il 10 ottobre 1816 per frattura cranica e copiosa emorragia sopraggiunte a seguito di una caduta accidentale. - richiude il registro con un gesto secco. - Archiviazione completata. Niente da segnalare. -


Niente da segnalare...




  
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