Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Fakir    07/04/2022    0 recensioni
... rendiamoci conto, riuscire a sorprendere Mikasa Ackerman? Era umanamente impossibile! Senza contare che la ragazza sembrava del tutto inconsapevole del suo subbuglio interiore, si stava infatti massaggiando i bicipiti come a tastarne la solidità, probabilmente per proporgli una partita a “braccio di ferro”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eren Jeager si sentì avvampare quando giunse il momento per il quale si era preparato da giorni, ormai aveva liberato il mondo dai Giganti grazie al potere della Fondatrice Ymir ed era certo che Armin e Historia avrebbero mantenuto pacifici rapporti con il mondo esterno, le mura erano cadute e i suoi amici assieme a lui potevano ora beneficiare di una lunga vita, non aveva più motivi per tergiversare oltre, aveva diciannove anni e poteva riuscire a dichiarare il suo amore ad una ragazza senza rischiare di fare una figuraccia, dopotutto lo aveva fatto anche Armin e non ad una fanciulla qualunque quindi poteva riuscirci anche lui. Certo era risaputo che Armin fosse il più coraggioso e saggio fra i due, ma lui era risoluto e caparbio e, in un modo o nell’altro, avrebbe fatto sapere a Mikasa quello che provava, che aveva sempre provato per lei sin dal primo istante in cui si erano incontrati e lo avrebbe fatto di persona, senza tentare goffamente di delegare la sua dichiarazione a qualcun altro.

Deglutì a vuoto e pensò a sua madre. Certo con una come lei sarebbe stato tutto più facile, sarebbero bastati un mazzo di fiori e paroline romantiche e avrebbe potuto giocarsi la carta dell’uomo forte e protettivo, peccato però che in quel ristorante il solo cavaliere dalla scintillante armatura fosse proprio la ragazza seduta difronte a lui. Sospirò in preda allo sconforto. Avrebbe semplicemente voluto dirle che era pazzo di lei e che non riusciva a pensarsi senza di lei al suo fianco, ma ogni frase che aveva provato ad ipotizzare per farlo era risultata troppo banale e stupida, come gli avevano fatto notare anche Connie e Sasha. Certo avrebbe potuto passare all’azione, come suggeritogli da Jean e Armin, sporgersi in avanti sorprendendola con un bacio appassionato, ma… perché nella sua vita c’era sempre un ma... rendiamoci conto, riuscire a sorprendere Mikasa Ackerman? Era umanamente impossibile! Senza contare che la ragazza sembrava del tutto inconsapevole del suo subbuglio interiore, si stava infatti massaggiando i bicipiti come a tastarne la solidità, probabilmente per proporgli una partita a “braccio di ferro”.

«E perché no!» Pensò Eren cogliendo l’occasione al balzo e afferrandogli la mano fra le sue, con tale vigore che lei alzò lo sguardo con gesto interrogativo, i lunghi capelli che le incorniciavano il volto oltre ad essere in parte raccolti sulla nuca, si spostarono lievemente scoprendole gli occhi.

Lo sguardo ardente del ragazzo il rossore sulle sue guance, la stretta delle sue mani sudate, le permisero di cogliere quasi all’istante la situazione, tanto che si sentì stordita da un improvviso senso di vertigine. Quel giorno era caldo e non aveva indossato la sua sciarpa, questo la imbarazzò un po’ mentre i suoi occhi si perdevano in quelli verdi e cangianti di Eren. Si rese conto di avere le guance in fiamme quando vide il volto del ragazzo avvicinarsi al suo, accorciando la distanza imposta dal tavolo a cui erano seduti.

In quel momento si sentì un trambusto e dalla porta fece irruzione una masnada di ragazzi, armati di coltelli e con il volto coperto, palestrati e tatuati, palesemente intenzionati a rapinare i presenti e importunare le donne. Nel suo mondo ideale, Eren avrebbe fatto sfoggio di forza virile proteggendo la sua compagna e affrontando l’intero gruppo di teppisti ma, purtroppo per lui, la realtà apparve molto diversa, in quanto fu Mikasa ad alzarsi e a fronteggiare i balordi. In un istante ne disarmò due in un colpo solo e brandendo i loro coltelli si sbarazzò agevolmente anche degli altri e… non c’era niente da fare… quando la vedeva combattere per difendere i più deboli Eren sentiva di amarla con ogni singola fibra del suo essere. Si pose quindi al suo fianco per spalleggiarla tirando pugni, quando ad un tratto sentì un forte colpo alla nuca e vide il sangue colare sul pavimento scendendo dai suoi capelli che nella colluttazione si erano sciolti, sentì la vista annebbiarsi mentre gli pareva che tutto intorno a lui girasse, girasse vorticosamente mentre cadeva pesantemente a terra.

«Eren… Eren…»

La voce di Mikasa lo riportò dolcemente alla realtà, mentre sentiva la sua mano fresca scostargli i capelli accarezzandogli la fronte.

«Mi… Mikasa...» sussurrò con voce impastata, cercando di mettere a fuoco l’immagine dell’amica. Qualcosa non andava, gli sembrava diversa, i suoi tratti erano fanciulleschi e portava i capelli più corti di quando stavano parlando al ristorante, inoltre: perché indossava la sua sciarpa e l’uniforme del Corpo di Ricerca?

Eren si sentì confuso, forse aveva una commozione cerebrale, alzò la mano per massaggiarsi la testa dove qualcuno vi aveva fracassato una sedia, ma non c’era traccia di sangue e inoltre: perché adesso aveva i capelli corti?

Sbattè le palpebre disorientato quando si rese conto di essere steso sul letto, con Mikasa che lo guardava preoccupata.

«Stai bene Eren? Sei tutto sudato ma non sembra che tu abbia la febbre…» aggiunse lei posandogli le labbra sulla fronte per controllare la temperatura corporea. A quel semplice gesto il ragazzo si sentì avvampare ancora di più e raggiunse l’atroce consapevolezza che quello che aveva vissuto, per quanto realistico fosse, era solo un vivido sogno. I Giganti esistevano ancora, il mondo era in guerra, le mura erano ben solide come una gabbia e i suoi sentimenti per Mikasa dovevano rimanere celati nel suo cuore, perché mentre lui aveva ancora pochi anni di vita lei avrebbe vissuto a lungo anche dopo la sua morte.

«Eren…» disse in un sussurro la ragazza, scostandosi da lui quel tanto che le permise di guardarlo negli occhi «...perchè, piangi ora?»

Con delicatezza gli asciugò le guance, non era la prima volta che il suo amico si svegliava piangendo, forse era colpa degli esperimenti a cui veniva sottoposto.

Era così vicina che Eren potè sentire il calore del suo respiro, ed era così rassicurante. Sin da quando erano bambini Mikasa era sempre rimasta al suo fianco, tra mille insicurezze lei era l’unica certezza, forte, determinata e sempre pronta a sostenerlo senza mai vacillare. Eren avrebbe voluto che fosse stato così per sempre.

«Non sto piangendo!» negò mettendosi a sedere e scostando la mano di lei dalla propria guancia, poi vide il sole alto nel cielo che entrava dalle tende socchiuse e realizzò di essere ancora a letto semi vestito.

«Che ore sono?!» urlò d’un tratto, preso dal panico, alzandosi di scatto.

«Le 08:30 del mattino, circa...»

«Che cosa!? Mikasa, ma che hai fatto!? Perchè mi ha lasciato dormire fino a quest’ora?»

La ragazza tentò di ribattere con delle spiegazioni, ma Eren non la ascoltava, girava per la stanza cercando di infilarsi l’uniforme e farfugliando fra sé con vole isterica: «Oh… povero me! Devo lavarmi perchè sono tutto sudato e puzzo e pettinarmi i capelli... rifare il letto… spolverare… rassettare la cucina… cambiare l’aria… togliere l’erbaccia in giardino… lavare i vetri… spazzare il piazzale… Il Capitano Levi tornerà tra poco, se non è tutto in ordine come vuole lui, mi spellerà vivo! »

 

 

   
 
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