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Autore: Doppiakappa    11/04/2022    0 recensioni
Roy Steinberg, sedicenne figlio dello scienziato più influente del 2085, si ritrova vittima di un particolare incidente che lo porta al contatto con una misteriosa sostanza extraterrestre. A sua insaputa, si ritroverà coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a dover salvare il mondo da un'enorme minaccia.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Le iridi di Roy erano fisse su Clint, il suo respiro era pesante, lento. Il petto del ragazzo si muoveva a un ritmo costante, costellato dalle innumerevoli linee nere che si illuminavano a impulsi, al ritmo del respiro.
La piazzetta era ormai vuota: una desolata e grigia distesa di cemento distrutto, fiamme e rottami. L’aria si era fatta pesante, il fumo cominciava a infastidire i polmoni e gli occhi dei presenti, rendendo l’atmosfera ancora più ostile.
Con un gesto secco, il biondo si strappò l’ormai distrutta felpa, gettandola a terra e mostrando ai suoi amici il suo corpo per intero: le linee nere avevano pervaso pure la sua schiena, perfettamente allineate con la sua colonna vertebrale. I muscoli erano tesi, i due ragazzi stesi a terra potevano distinguere ogni elemento dorsale sul corpo dell’amico.

- Cosa cazzo…?! – disse Clint, incredulo di fronte all’ex compagno di classe.

- Come hai fatto? – chiese secco Roy.

- Dovrei chiedertelo io piuttosto… - evase l’altro la domanda.

- Ti ha mandato l’Ægis, vero?! Sei qui per me.

- Sei molto desiderato dai piani alti, ora capisco perché…

- Cosa vogliono farmi?!

- Non lo so, Steinberg, ma mi hanno chiesto di portarti da loro vivo… anche se in questo momento la voglia di staccarti la testa è quasi incontenibile… potrei sfogarmi su Felter e la ragazza più tardi…

- Non alzerai un solo dito su di loro. Il tuo avversario sono io.

- Fermami, allora! – disse Clint scattando verso i due ragazzi.

Blaze ed Ethel videro il ragazzo correre verso di loro, a una velocità disumana. Spaventati, cercarono in tutti i modi di scappare. Era inutile, Clint li avrebbe raggiunti in pochi istanti. Blaze si voltò, assistendo a una scena che lo lasciò spiazzato: Roy era comparso fra loro e Clint, sferrando un violentissimo calcio sulla faccia del biondo, facendolo finire contro un muro, sfondandolo.
I piedi di Roy erano penetrati nell’asfalto, frenandolo dall’immensa velocità che lo aveva impregnato nell’azione e facendolo arrestare poco prima dell’amico. Le linee nere erano ora incandescenti, fumavano.

- State bene? – chiese il biondo.

- Sì, ma… che cazzo, Roy?!! – rispose terrorizzato Blaze.

- Non è il momento delle spiegazioni, prendi Ethel e mettetevi al riparo.

- Va bene… ma dopo ci devi spiegare ogni cazzo di cosa, intesi?!

- Ve lo prometto, ma adesso andate! – li esortò il ragazzo, vedendoli poi correre il più lontano possibile.

Roy si voltò verso la nube di polvere, rimanendo in allerta per ogni possibile situazione.
“Non posso averlo fatto fuori, da che parte attaccherà?” pensò, facendo fluire un debole ma costante flusso di energia nelle mani e nei piedi.
Dalla nube fuoriuscì Clint, proiettato a velocità esplosiva verso il biondo. Teneva i pugni stretti e le gambe leggermente divaricate, mentre fluttuava con la rapidità di un missile in quell’aria ormai infiammata dalla battaglia.
L’impatto fu violento: le nocche di Clint si scontrarono con le onde cinetiche di Roy, provocando un bassissimo boato e un’onda d’urto che fendette l’asfalto sottostante.
Clint iniziò a colpire il biondo senza sosta, cercando ogni apertura possibile per sferrare danni fatali, esattamente come Aren gli aveva insegnato.
Roy non poteva fare altro che parare tutti i colpi che l’avversario stava tirando, generando minuscole onde cinetiche per contrastare alcuni attacchi altrimenti imbloccabili.
Clint era veloce, potenziato dal sistema del B.M.M.D. e veloce era il dolore che iniziava a pervadere il corpo di Roy. Riusciva a parare ogni colpo, sì, ma era costretto a incassarne molti sebbene indeboliti.
Roy era alle strette, l’avversario lo aveva costretto a retrocedere, mangiandogli lo spazio utile per reagire. A un certo punto il biondo si trovò con le spalle al muro, mentre un rapido pugno di Clint stava per essergli sferrato in volto. Il ragazzo, senza farsi prendere dal panico, utilizzò il muro come slancio, afferrando il braccio di Clint e torcendogli contro la sua stessa inerzia lo fece schiantare di schiena contro il muro, mentre con un’onda cinetica si lanciò all’indietro, rotolando via da qual demone che voleva la sua vita.

- Come cazzo hai fatto…?! – chiese infuriato Clint, riprendendosi e sputando sangue.

- Puoi colpirmi quanto vuoi… - ansimò, prima di continuare la frase – ti restituirò tutto con gli interessi… - finì, mettendosi in posizione di guardia.

- Come faccio a non ucciderti, cazzo?! La tentazione è troppo forte… - gridò, guardando il biondo dritto negli occhi.

- Perché ti sei unito a loro?

- Perché mi hanno dato una possibilità… mi hanno dato la possibilità di annientarti!

- Cosa vuoi da me?! Cosa cazzo ti ho fatto, si può sapere?!

- La tua sola esistenza mi corrode… tu hai avuto tutto dalla vita, hai un padre, hai i soldi, sei un genio… tutte cose che io non ho avuto… e ancora tu vivi con quella merda di espressione in volto, quello sguardo vuoto… come se ti mancasse qualcosa… MA COSA?! – gridò, lanciandogli contro un mattone.

Roy schivò il proiettile, gettandosi a terra.

- COSA TI MANCA, STEINBERG?! CON QUALE CORAGGIO OSI SFOGGIARE QUELL’ESPRESSIONE DEL CAZZO?!

- È per questo che mi odi?! Per questo ti sei unito all’Ægis?! Perché sei invidioso di una vita che non ti ha scelto?!

All’udire di quelle parole, Clint perse il controllo, gettandosi contro il biondo a tutta velocità, sradicando nel mentre un palo della luce e usandolo come arma. Roy venne colpito tre volte, il dolore che provò fu intenso, talmente intenso da soffocargli le urla. Il biondo sputò inevitabilmente sangue, cercando di alzarsi.
Clint si avvicinò lentamente, prendendo poi la testa di Roy e stringendola in una massacrante morsa. Il ragazzo sentiva la testa esplodere, urlava dal dolore, troppo intenso. Pensò di morire, prima che Clint alleviasse la presa.

- Tu non hai passato minimamente ciò che ho passato io, tu hai avuto una vita perfetta, SEI NATO CON UN FUTURO! Io no… io sono qui per miracolo… e tu ancora hai il coraggio di dirmi che dovrei accettare il fatto di essere inferiore a te?! Solo perché la vita non mi ha scelto?!

- N-non…  ho… m-mai… detto… c-che…

- FAI SILENZIO! Non ho intenzione di ascoltare le tue fottute giustificazioni. Tu hai avuto tutto dalla vita, ora ti farò vedere come si rimane col culo per terra. Ti porterò via tutto: casa, amici, famiglia, non ti rimarrà nulla, Steinberg. E quando finalmente proverai ciò che mi ha tormentato per anni, ti porterò via l’ultima cosa a cui sarai aggrappato: la vita.

Clint prese il biondo per i capelli, sbattendogli la testa a terra, più e più volte.Se Roy avesse perso i sensi sarebbe stata la fine, non doveva accadere.
Con il briciolo di forze che gli rimanevano in corpo liberò il potere del Void, che fino ad allora era stato parzialmente represso. Le linee nere divennero soli incandescenti, il corpo di Roy venne pervaso da una quantità pressoché infinita di energia, ogni muscolo del suo corpo si era contratto, donandogli così la forza per liberarsi dalla morsa dell’avversario.
Con un colpo improvviso, Roy scaraventò lontano Clint, alzandosi lentamente e voltandosi verso di lui. L’occhio sinistro gli pulsava violentemente, la pupilla continuava ad allargarsi e restringersi seguendo il ritmo delle pulsazioni.
Roy aveva i denti stretti, quell’energia lo stava sovraccaricando, ma era l’unico modo per sovrastare la potenza di Clint.
L’alto si tirò su da terra, barcollando sanguinante. Ansimava.

- Possibile… possibile che ogni volta… ti rialzi… PIÙ FORTE DI ME?! – urlò infuriato, mettendo mano all’auricolare che aveva all’orecchio.

- Base, chiedo il permesso di rimuovere il blocco del B.M.M.D. – disse poi, stringendo i pugni e leccandosi il sangue che gli stava fuoriuscendo dal labbro, il tutto con un sorriso in volto.
 
 
 
Base Ægis, un mese prima.
 
Schwarz osservava Clint durante il suo allenamento, studiava ogni singolo movimento, ne analizzava i progressi, le lacune. Rimaneva stupito, da lui, da quanto fosse cambiato, da come riusciva a utilizzare il B.M.M.D., da quanto il suo progetto fosse più vicino alla realizzazione.
Schwarz non era tipo da cambiare idea facilmente, anzi, quello che pensava veniva sempre realizzato, esattamente come lo aveva pensato, nei minimi dettagli. Tuttavia, Clint era riuscito a scatenare in lui qualcosa. Eppure, era solamente una pedina, uno dei tanti tasselli del puzzle che componevano l’obbiettivo dell’uomo a capo dell’Ægis. Clint era solo un mezzo per arrivare a ciò che voleva, o così pensava prima di scoprirne il talento, la devozione.
Senza rendersene conto, si era affezionato a quel ragazzo, l’ultimo arrivato in quella famiglia improvvisata, in quella fortezza da lui costruita. Clint non era più una pedina, era diventato un membro dell’Ægis, uno di coloro che assieme a lui avrebbero ribaltato il mondo.
L’odio di Clint verso Roy era evidente, e Schwarz lo aveva colto all’istante. Lo aveva utilizzato come arma, per persuadere il ragazzo a unirsi alla sua causa, ma più il tempo passava, più quell’arma si stava tramutando in una a doppio taglio. Schwarz sapeva che Clint non sarebbe riuscito a contenere quell’odio, e la sua più grande preoccupazione era l’effetto di tale odio sul corpo del ragazzo e sul B.M.M.D.. Aveva così deciso di applicare un limite ai poteri che il biondo poteva ricevere dal dispositivo impiantato nel suo corpo, lo aveva fatto per proteggere lui e la ricerca che da tempo aveva sognato tra le sue mani.

- Un limite? Perché?!

- Per sicurezza, la tecnologia non è ancora del tutto pronta, non voglio che tu corra rischi inutili. Un sovraccarico potrebbe compromettere la tua vita, e la tua vita è preziosa per me, per la mia causa…

Clint guardò con occhi fedeli il suo salvatore, trattenendo l’infantile ma innato istinto di piangere.

- La ringrazio per tutto quello che sta facendo per me…

- Sono io che devo ringraziarti, ragazzo, senza di te il progresso delle mie ricerche sarebbe anni luce indietro. – disse, posando una mano sulla spalla del biondo. – Sono sicuro che se continui con questo passo, il potere limitato che hai sarà più che sufficiente per i tuoi obbiettivi. – continuò, sorridendo.

- Mi impegnerò affinché sia così, può contare su di me, Signor Schwarz.

- Non aspetto altro, ragazzo… - disse infine, lasciandolo alla sua routine.
 
Queen City, nel mezzo dello scontro.
 
L’animo di Schwarz era tuttavia scosso da un’inamovibile presenza, una macchia nera che silenziosa, influenzava la brillante mente dell’uomo. Tale macchia lo portava a considerare ogni cosa parte del suo gioco, ogni persona era una delle pedine che muoveva sulla sua scacchiera. Ad alcune si era affezionato, ma dentro di sé sapeva che se mai fossero dovute morire, lui lo avrebbe accettato senza esitazioni. Tutto avrebbe fatto parte dell’immenso disegno che Dio gli aveva inciso nella mente.
Questi pensieri lo tormentavano e la volontà di combatterli stava via via svanendo, oscurata dalla follia della sua fedeltà ai suoi ideali.
Avrebbe compiuto qualsiasi sacrificio necessario, seguendo ciecamente la sua fede, con lo stesso coraggio di Abramo sul punto di uccidere il proprio figlio.
Le parole di Schwarz fecero fatica a uscire, bloccate da un’ultima e disperata scintilla di umanità.

- Underdog, permesso accordato, il limitatore verrà rimosso tra 10 secondi.

- Schwarz?! È sicuro di quello che dice?! Ha idea di quanto rischioso sia per il ragazzo?! – chiese agitato uno dei ricercatori della troupe.

- Clint sta dando tutto sé stesso per la nostra causa, limitandolo lo stiamo intralciando. Volete veramente mancargli di rispetto così? Dopo tutti i sacrifici che ha fatto per noi?! – la voce imponente dell’uomo zittì i presenti.

- Gli farai veramente correre il rischio? – chiese pacato Aren, dal fondo della stanza, appoggiato con la schiena al muro.

- Non sono nessuno per impedirgli di percorrere la strada che ha scelto, mi fido ciecamente del suo giudizio.

- La tua risolutezza mi terrorizza…

- Le scelte fatte con risolutezza solo le più difficili, ma sono le più efficaci. Clint, ragazzo, la tua vita è nelle tue mani ora. – disse poi, chiudendo la chiamata.

- Cosa farai se fallisce? – chiese Aren.

- Maledirò me stesso per il mio errore… - disse, abbassando la voce.

- Non ti ho mai visto così.

- Perché non mi è mai capitato di rischiare così tanto. Quel ragazzo ci ha cambiato a tutti, te compreso. Se dovessimo perderlo… perderemmo una parte di noi stessi… tutto per un mio errore.
Aren rimase in silenzio.

- Ora preparati, abbiamo un’altra cosa da fare. – disse al ragazzo, voltandosi e incamminandosi verso l’uscita.

- Sì, arrivo… - rispose il castano, guardando un’ultima volta il compagno all’interno del gigantesco monitor al centro della sala.
 
Clint sollevò lo sguardo, sorrideva. Nella sua testa contò a uno a uno i secondi prima della rimozione del blocco, sentendosi esplodere una volta scoccato il decimo. Le mani gli tremavano, scosse dal movimento dei nano-bot fissati ai suoi muscoli, alle sue ossa.
Si avvicinò lentamente a Roy, sentendo le braccia appesantirsi. Roy fece lo stesso, muovendosi rapido verso l’avversario. I due si scontrarono a metà strada, facendo collidere le loro nocche. Una spaventosa onda d’urto si generò al contatto, demolendo tutto ciò che li circondava. I due ragazzi si scambiarono colpi violenti, indietreggiando e ripartendo subito all’attacco.
Clint sferrò rapido tre pugni, diretti al petto dell’avversario, venendo però bloccato dai palmi del biondo, che con una tecnica ereditata dal Krav Maga riuscì a sviare i colpi. Clint si trovò bruscamente in svantaggio, venendo colpito da un calcio roteante di Roy, che violento, lo scaraventò al suolo.

- Fermati adesso… - disse Roy, ansimando – Non… avevo idea di quello che stessi provando… Mi dispiace…

Clint si rialzò da terra, ripristinando lo status quo della battaglia. Con uno sguardo assassino mirò l’altro.

- Ti dispiace?! Ma davvero?! Ora vuoi risolvere le cose da amicone?

- Non… ho mai voluto scontrarmi con te… Anche a scuola… quel giorno è stata colpa mia…

- Certo che è colpa tua. Mi hai umiliato davanti a tutti, mi hai fatto sentire impotente… inutile…

- Mi hai provocato, Clint… ho sbagliato a reagire in quel modo… ma in fondo non sarebbe successo se non mi avessi infastidito…

- Stai dando la colpa a me, ora?!

- La colpa è di entrambi, Clint. Smettiamola con questo scontro inutile…

- Inutile… smettiamola… COS’È, VUOI SCAPPARE ADESSO? VUOI LIBERARTI DELLE TUE RESPONSABILITÀ?

- Voglio solo aiutarti! Non hai idea di cosa sono capaci quelli dell’Ægis, ti stanno usando!

- Usando? Cosa ne sai tu di cosa voglia l’Ægis? Loro mi hanno dato un’opportunità, mi hanno dato una nuova vita, mi hanno dato il potere di non essere inferiore.

- Vogliono il mio potere e stanno facendo di tutto pur di averlo, se ci mettono le mani sopra potrebbero scatenare una guerra!

- Anche se piegassero il mondo al loro cospetto… ora sono uno di loro.

- Hai idea di quante persone rischiano la vita?!

- Non mi importa. A nessuno è mai importato della mia vita, o di quella di mia madre. Siamo sempre stati delle ombre, ora che mi hanno donato la luce, pensi che mi importi veramente se qualcuno rimane oscurato?

- Perché non mi hai mai detto cosa provavi?

- Perché solo l’idea di rivolgerti la parola mi disgustava, e mi disgusta tuttora!

- Potevamo risolverla diversamente…

- No, non potevamo. – concluse secco Clint, partendo di nuovo alla carica.

- Facciamola finita allora. STAI A TERRA! – urlò Roy, piantando con un imponente pugno l’avversario nel cemento, colpendolo successivamente con un’altra scarica di pugni.

Stringeva i denti, Roy, mentre colpiva il corpo dell’ex compagno di classe, non avrebbe voluto finire in quella situazione. Se avesse saputo prima cosa avesse spinto Clint a odiarlo a tal punto, avrebbe cercato di aiutarlo, avrebbe cercato di risolvere la questione. Ma ormai era troppo tardi, l’Ægis lo aveva preso e non ci sarebbe stato modo di riportarlo indietro.
Attorno ai ragazzi si era innalzata una sorta di nebbia, scura, carica delle polveri sollevate dalla violenza che avevano gettato su quella strada. L’asfalto fumava incandescente, laddove fosse ancora intatto. I vetri dei negozi, degli appartamenti erano ormai frammenti morti al suolo, divorati dalle fiamme che coprivano il luogo. L’Ægis aveva fatto in modo che la polizia non potesse intervenire, assaltando le stazioni con metodi brutali, diversivi efficaci che impedivano agli agenti di uscire dalle loro basi.
Improvvisamente, Clint gettò via Roy con tutta l’energia che gli era rimasta in corpo, sollevandosi a fatica e rimettendosi in posizione di combattimento. Barcollava.

- Ti porterò da loro, a ogni costo… non deluderò il Signor Schwarz…

- Schwarz? È così che si chiama il comandante dell’Ægis?

- Avrai l’occasione di conoscerlo… - disse Clint, avvicinandosi nuovamente.

Roy era esausto, l’energia del Void lo stava facendo a pezzi dall’interno, ma non poteva mollare, non prima di aver vinto quello scontro.
Clint iniziò a concentrare tutta l’energia nel B.M.M.D., ingrossandosi e diventando una macchina da guerra. Ma non gli bastava ancora, voleva di più, in quella forma non sarebbe comunque riuscito a prevalere contro il ragazzo dagli occhi smeraldini. Voleva spingere al limite il B.M.M.D., e così fece. I suoi muscoli divennero più duri del diamante, il suo corpo divenne un’arma pronta a scagliarsi contro il drago che era il suo avversario. Iniziò a correre, sempre più veloce, come un rinoceronte alla carica, ma dentro di lui qualcosa iniziò a cambiare.
Roy non avrebbe avuto il tempo per schivare il colpo, decise così di respingerlo, generando un’onda cinetica carica di tutta l’energia che gli rimaneva in corpo. L’onda fu talmente imponente da generare un boato udibile da chilometri di distanza e talmente violenta da fermare la carica di Clint. Il membro dell’Ægis si ritrovò immobilizzato, senza la possibilità di muovere alcun muscolo. Il suo corpo aveva smesso di rispondere ai comandi, dentro di sé sentiva un calore che via via si stava espandendo, dall’interno all’esterno, sempre più intenso, sempre più rovente.

- C-che… cosa s-sta… s-succedendo…?! – balbettò, candendo in ginocchio.

- Ma cosa?! – l’attenzione di Roy cadde sul petto dell’avversario, che lentamente stava diventando incandescente.

- ARGH! – Clint urlò dal dolore, cadendo sulla schiena e contorcendosi in preda a violenti spasmi.

Un fischio sempre più forte echeggiò in quella che una volta era una piazza, diventando troppo alto per un qualsiasi udito umano.
Roy guardò spaventato Clint e lo sguardo che vide nei suoi occhi gli si impresse nell’anima: imploravano pietà, chiedevano aiuto. Ciò che accadde dopo fu veloce, troppo veloce. Il fischio aveva raggiunto frequenze ormai altissime, Clint sentì il corpo aprirsi in due. Un ultimo gesto concluse quel momento di terrore: Clint porse la mano verso Roy, sperando che egli riuscisse ad afferrarla. Il biondo, con lo sguardo del ragazzo ancora addosso, tese la mano. Voleva salvarlo.
Una brutale esplosione scaraventò via Roy, un rombo devastante, misto alle atroci urla di Clint si levò per la città. Il biondo riprese i sensi, spaesato in uno scenario apocalittico. Il centro della piazza era ormai carbonizzato e i resti di Clint con essa. Roy rimase paralizzato dal macabro panorama, una lacrima dolorosa gli bagnò le guance ormai coperte di sangue e lividi.

- Clint… non sono riuscito… non meritavi una cosa del genere… se solo gli avessi parlato prima… - il biondo cadde in ginocchio, vomitando per la tensione e svenendo poco dopo.
Axel, liberatosi dalla pressione di Drake, raggiunse il ragazzo, caricandolo in spalla e dirigendosi al sicuro assieme a Blaze ed Ethel, che nel mentre gli avevano fornito la posizione.
 
 
 
 
 Queen City, laboratorio della American Innovation, qualche minuto dopo.
 
Il professor Del Forte stava strisciando a terra, nel tentativo di raggiungere l’uscita. Il corpo gli doleva, ma quella finestra di luce in fondo alla stanza era la sua unica via di fuga. A un passo da essa, però, Aren gli posò un piede sulla schiena, premendolo a terra e facendogli scrocchiare le vertebre.

- A-ARGH…!

- Faccia il bravo e attenda un secondo, la prego…

- C-chi diamine s-sei…?!

- Aren Wolf, se conoscere il mio nome la fa stare meglio.

- C-chi… ti manda?!

- Lo mando io, Andrea. – l’uomo fece il suo ingresso nella stanza.

- S… Simon?! P-perché?

- Tu e Aiden avete nascosto bene le informazioni sul B.M.M.D., così bene che io, il proprietario di tale tecnologia ho dovuto rubarla alla stessa compagnia che finanziai anni fa.

- L’attacco alla Eisenhauer… era… opera tua?!

- Dammi i dati mancanti, Andrea. Non voglio farti ulteriore male, dopotutto sei stato il mio migliore amico nel momento in cui più ne avevo bisogno.

- Cosa vuoi farci?!

- Quello che non riuscii a farvi fare: trasformare quella tecnologia in un’arma.

- Sai già le conseguenze di questa azione, Simon. Non farlo… ti supplico…

- Dove sono i dati?

- Nel computer principale…

- Avete commesso un errore in passato, un grave errore, amico mio…

- Simon… ti prego…

- È stato bello rivederti, Andrea…

- SIMON! – le urla del professore fluirono insignificanti sulle spalle dell’uomo a capo dell’Ægis, che ignorandolo, lasciò la stanza.

Aren uccise istantaneamente lo scienziato, sena farlo soffrire, come richiesto da Simon poco prima di fare irruzione nel laboratorio, seguendo poi il comandante.
Simon giaceva in piedi, immobile, a guardare il cielo grigio di quella giornata di fine inverno.

- Quanto ancora dovrò sacrificare per compiere il mio destino…?

- Ha fallito, vero?

Simon non rispose, ma si limitò a voltare lo sguardo. Aren poté notare una nota di tristezza in quelle spaventose iridi criogeniche.

- Sai perché mi sono dato il nome “Schwarz”, Aren?

- No…

- Perché il nero è il colore che copre gli altri, che copre gli sbagli. Li copre, ma non li cancella… li amalgama, in una miscela omogenea. Io ho commesso un sacco di sbagli, e altrettanti sacrifici sono stati necessari. Ma alla fine… tutto il mondo sarà nero…

- E se quello che stiamo facendo fosse sbagliato?

- Sbagliato e giusto solo sono canoni di una società corrotta, una società che io voglio combattere, con il male e il bene necessari. Ora abbiamo tutto ciò che ci serve per muovere un grande passo avanti. Il prossimo obbiettivo è il Void, e sarà cruciale averne anche solo i dati.

- Sissignore.

- Andiamo.

- Sissignore.
 
L’animo di Simon era diventato un pozzo scuro, pieno di sentimenti freddi e dolorosi.
“Hai scelto la tua strada, ragazzo… una strada sulla quale io ti ho portato… la strada sbagliata…” pensò, stringendo il pugno destro.
   
 
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