Sakusa aveva passato la sua intera vita ad odiare lo sporco e i germi. Di conseguenza, era diventato molto bravo a captare i segnali di allarme: come quando Bokuto e Hinata correvano sudati verso di lui per abbracciarlo o come quando sentiva che Atsumu stava entrando in casa con le scarpe sporche di fango.
Quello era uno di quei momenti. Sakusa stava fissando così intensamente Atsumu e Bokuto che avrebbe potuto fare un buco sulla loro schiena.
I due citati erano seduti sulla panchina della palestra a vedere un video sul cellulare del biondo, le loro teste erano vicine e Bokuto si stava grattando la propria. La grattò per più di quattro secondi e questo fece iniziare a suonare i campanelli d’allarme nella mente di Kiyoomi.
Lasciò il campo e si affrettò a cercare la propria borsa poi, dentro questa, il cellulare. Trovò facilmente in rubrica il numero di Akaashi Keiji e inoltrò la chiamata.
Akaashi rispose al secondo squillo con un veloce -Cosa è successo a Bokuto?
Sakusa rimase confuso per qualche secondo, rispondeva alle chiamate sempre in quel modo? Lanciando un nuovo sguardo al diretto interessato si rispose che sì, non aveva tutti i torti a farlo.
-Sta bene- lo rassicurò -o almeno, per ora. Volevo farti una domanda.
-Oh- la voce del corvino sembrava più rilassata adesso -Dimmi tutto, spero di poterti essere utile.
-I tuoi bambini hanno preso i pidocchi?
-Cosa?- adesso era lui quello confuso -No, non credo. Perché lo chiedi?
-Ho solo un presentimento.
Si scambiarono qualche altra battuta, poi la chiamata fu chiusa. Tuttavia non passò che qualche minuto prima che Keiji lo richiamasse.
-Avevi ragione- disse sospirando -tutta la classe dei gemelli ha preso i pidocchi. L’hanno scritto due ore fa nel gruppo della classe ma non ho avuto tempo per leggerlo.
Sakusa lo capiva, chi aveva il tempo per leggere i gruppi delle mamme? Il corvino preferiva ignorarle che inimicarsi ognuna di loro con le sue risposte pungenti.
-Capisco. Giusto perché tu lo sappia, li ha presi anche Bokuto.
E non lo disse come una probabilità ma come una certezza.
 
Kota fissava Atsumu con uno sguardo preoccupato. L’adulto era stato confinato a dormire nella camera del bambino mentre Kota avrebbe dormito con Sakusa nel letto matrimoniale.
-Hai fatto di nuovo arrabbiare papà?- gli domandò Kota con sguardo severo -guarda che se gli chiedi scusa ti perdona.
Kiyoomi rise mentre Atsumu rispondeva -Non l’ho fatto arrabbiare!
-Tuo padre ha preso i pidocchi- spiegò meglio Sakusa.
Il corvino era in bagno per il proprio rituale di bellezza sul viso che faceva ogni sera prima di andare a dormire, Kota in corridoio e Atsumu nella camera del bambino, ma tutti e tre potevano tranquillamente parlare perché avevano le porte aperte.
-è una malattia?- domandò Kota non capendo.
-Non proprio. Sono degli insetti che hanno fatto la casa tra i suoi capelli e gli fanno venire il prurito, ma non si deve grattare. Se gli stiamo vicino li passa anche a noi.
Kota, di quattro anni, annuì alla spiegazione e fissò severo il padre biondo mentre incrociava le braccia -e tu perché non gli hai detto che non potevano fare la casa tra i tuoi capelli? Sei stupido.
Kiyoomi non fece nulla per trattenere la sua risata.
 
-Fa male…?- domandò Kota mentre fissava i due genitori dalla porta aperta del bagno.
Era passato un giorno e Sakusa, con guanti, mascherina e cuffia per capelli, aveva fatto lo shampoo antipidocchi ad Atsumu per poi iniziare a passare il pettinino in metallo con i denti sottilissimi, realizzato proprio per catturare pidocchi morti ed eventuali uova. La situazione andava avanti già da mezz’ora.
-Molto- quasi pianse Atsumu -papà non è per niente delicato.
Sakusa alzò gli occhi al cielo -se non avessi questa mania di stare attaccato alle persone non saremmo in questa situazione.
-Sei geloso?- sorrise Atsumu.
Kiyoomi rispose tirando più forte del necessario i capelli che aveva tra il pettine e lo ignorò, poi si rivolse al figlio.
-Sai Kota, papà è solo preoccupato che gli graffi la testa e gli faccia uscire parti di cervello.
Era decisamente una cosa troppo macabra e inquietante da dire a un bambino di quattro anni, Atsumu stava proprio per farlo presente, ma Kota parlò prima di lui.
Il bambino in realtà non sembrava per nulla scosso dalla cosa, nè schifato o altro, era solo confuso mentre affermava -Ma tu hai sempre detto che non ha un cervello, quindi cosa dovrebbe perdere?
Kiyoomi iniziò a sghignazzare talmente forte che le sue mani tremavano, Atsumu invece si voltò verso di lui sconvolto e dopo i primi momenti di shock esplose -Si può sapere che cosa insegni al mio bambino quando non sono in casa!?
In risposta, Sakusa si limitò a continuare a ridere.
Il pomeriggio passò così tra sterminio di pidocchi e prese in giro al diretto interessato. Ma nonostante tutti gli insulti, Atsumu non si sarebbe mai potuto davvero offendere con la sua famiglia.
Non quando Kiyoomi, al contrario di quello che Atsumu aveva detto prima, continuava a premurarsi di non fargli male massaggiandogli la cute delicatamente con i suoi polpastrelli, oppure quando Kota si sentiva in colpa per il broncio che il padre aveva sul volto e correva da lui abbracciandolo e dicendo con la sua voce dolce -no papà, non essere triste, era uno scherzo, sai che ti amiamo!
E Atsumu sapeva che, qualsiasi cosa fosse successa, non avrebbe mai smesso di amare entrambi.

[906 parole]