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Autore: cin75    19/04/2022    3 recensioni
E se il mondo avesse ancora bisogno dei Winchester ?
E se tornare indietro, sulla Terra, sarebbe un colpo al cuore per chi torna e per chi resta?
Ma sono loro, sono i Winchester, e loro faranno quello che c'è da fare, perchè è ciò che sanno fare meglio.
Genere: Slice of life, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jack Kline, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Cap.7
 
“No..no. Tranquillo.” lo rassicurò Dean , anche se nella sua voce c’era comunque una certa apprensione. Nessuno dei due li aveva visti effettivamente uscire dal granaio, troppo presi dallo scontro con il demone.
Guardarono ancora in giro , poi fu il maggiore a farsi sentire.
“Ok! Ragazzo, siamo noi!! Fatti vedere immediatamente o giuro che quando ti trovo sarai talmente impegnato a proteggerti il culo dai miei calci che non avrai nemmeno il tempo di salutare tuo ...”

“Siamo qui!!” fece una voce , appena appena divertita da quella minaccia.
Il giovane, uscì dalla boscaglia. I figli ancora stretti a lui. Il piccolo in braccio, il maggiore , per mano.


I due cacciatori sospirarono di sollievo e li raggiunsero al centro dello spiazzale antistante il fienile.
Sam li scrutò come per assicurarsi che non fossero feriti, mentre Dean si guardava comunque intorno.
“Lui è..insomma è finita. E’ ...andato?!” disse a bassa voce, usando “andato” invece che “morto”.
I due fratelli si guardarono. Fu Dean a rispondere.
“Sì. E’ tutto finito. Biglietto di sola andata per il fondo del monte Fato!” ironizzò.
“Nessuno fa una bella fine nel monte Fato!” asserì il ragazzino stretto ancora mano a mano con il padre, mostrando così di aver capito il richiamo letterario.
“Parole sante ragazzo!” convenne amichevolmente Dean.
“Hai letto anche tu il libro?!” continuò il piccolo, curioso.
“Perchè leggere il libro quando puoi guardarti il film!” fece l’adulto.
“Ma no!!, cosa...” lo richiamò Sam su quel pessimo esempio.
“Che c’è?!” chiese con innocenza Dean mentre padre e figli ridacchiavano per quello che sembrava in tutto e per tutto un rimprovero.
Poi il ragazzino riprese, richiamando l’attenzione di Dean , tirandogli il giacchetto. “Anche il mio papà dice sempre così...” e abbassando la voce come se volesse che fosse un segreto solo tra loro. Dean si abbassò per raccogliere quel segreto. “...”aspetto che esca il film!”!!” e ridacchiò.
Dean gli carezzò la testa e gli fece l’occhiolino. Poi si mise dritto. Lanciò uno sguardo all’orologio. Mancava poco.
“Voi siete degli amici di papà!?” chiese il piccolo in braccio.
“Sì, DJ. Sono degli amici molto molto speciali di papà.” fece il padre guardando Sam, chiedendo scusa con il solo sguardo. Ma come poteva spiegare ai due ragazzini che quei due erano , uno il nonno morto anni e anni addietro. E l’altro, suo fratello , morto ancora prima.
La parola “amici” era l’unica adatta a quella situazione. Ma si sentì sollevato quando non vide rancore negli occhi del padre.
Sam deglutì e poi sembrò prendere coraggio.
“Posso sapere chi ho avuto l’onore di aiutare?!” fece con la voce calma e gentile, rivolto ai due ragazzini.
Il piccolo alzò la testa dal collo del padre: “Io sono Dean Winchester Jr. ma tutti mi chiamano DJ per distinguermi dal mio papà. La mamma ha voluto che avessi il suo stesso nome e lui è...” e in quel momento l’altro fratello, tese la mano a colui che non sapeva fosse suo nonno.
“Posso farlo da solo, DJ!” ci tenne a precisare. “Io sono Samuel Winchester. Ho il nome di mio nonno. Il padre di papà!” fece con orgoglio presentandosi e aspettando che l’altro Sam Winchester gli stringesse la mano.
Quando Sam strinse quella manina piccola ma comunque con una stretta forte e decisa per la sua età, sentì dentro di lui un’emozione immensa.
Vide la fierezza dei Winchester in quello sguardo innocente.
Guardò il figlio che guardava lui, altrettanto emozionato. Poi guardò Dean , il fratello, al suo fianco, e non potè non notare che anche il maggiore aveva gli occhi che brillavano di commozione.
“La tradizione doveva continuare!” disse il giovane padre.
I due cacciatori annuirono e poi Dean per spezzare quel momento, colpì Sam ad un fianco per attirare la sua attenzione ancora rapita dai nipoti.
“Ehi, Sammy!” fece a bassa voce. “Sei il fratello maggiore a questo giro!!” scherzò, facendo ridere l’altro.
“Senti..Dean...” fece poi al figlio. “Ti dispiace se porto io i ragazzi in macchina. Saranno stanchi. Pensi che io...possa..”
Ma il ragazzo non lo fece nemmeno finire. “E’ un idea grandiosa. Io ho bisogno di parlare con lui….” fece indicando il suo omonimo adulto. “La macchina è appena dietro quella boscaglia.” e così dicendo affidò i suoi figli a Sam. “Fate i bravi!” fece vedendo il maggiore afferrare la mano del padre mentre il piccolo, braccine alzate, richiedeva palesemente di essere preso in braccio.
Gli occhi di Sam, il cacciatore, si illuminarono e divennero liquidi di gioia. Accolse con affetto e dolcezza quel gesto infantile e si apprestò ad accompagnarli alla macchina.

I due Dean restarono per un attimo a fissare Sam che portava via i due ragazzini. I suoi nipoti.
“Lo hai reso molto molto felice!” fece il cacciatore.
“Io ancora non ci credo che tutto questo sia accaduto. Stia accadendo. Quel demone, il rapimento...Voi!!” fece con più decisione. “Papà mi raccontava quelle storie e io pensavo che lo facesse perché sapeva che ero amante dell’horror. Mi raccontava di te, del tuo coraggio, di quel rapporto fraterno che vi teneva insieme , nonostante il mondo andasse a rotoli il più delle volte e che ogni volta voi rimettevate sui binari giusti.”
“Devono essere state storie coinvolgenti!” azzardò, forse ironico, il cacciatore.
“Erano solo storie?!” lo provocò il giovane ricevendo in cambio solo un’ammiccatina sfacciata.
“Era la nostra missione. Era quello che eravamo chiamati ad essere.” fece Dean, l’altro.
“Fin quando non sei morto!” si lasciò sfuggire il più giovane. “Per quanto amasse parlare di te, io..io lo vedevo che lui comunque soffriva ancora per la tua mancanza.” confessò, notando un lampo di rammarico sul volto di quello che era comunque suo zio.
Dean lo fissò e vide sul volto del giovane che c’era la muta richiesta di una spiegazione a quel dolore mai metabolizzato.
“Io e Sam avevamo un patto. Riportarci indietro a qualunque costo, con qualunque mezzo. Nessuno dei due avrebbe affrontato la vita da cacciatore da solo. Eravamo noi. Sempre noi due contro il mondo. Sempre lui ed io. Lui….ed io.” disse il cacciatore.
“Che cosa è successo? Perché papà non ha rispettato quel patto?” chiese con cautela.
“Gliel’ho impedito io. Eravamo ad un punto della nostra vita in cui il mondo non aveva più bisogno dei fratelli Winchester come prima. La vita aveva trovato un suo equilibrio. E quando tutto è successo...fare un patto avrebbe riportato a galla vecchi errori che non hanno mai portato a nulla di buono. Mai!!” fece deciso e guardando poi con turbamento il fienile. "Doveva finire. Era il momento!"
.
Il giovane intuì qualcosa.

“Oddio!! è qui? È successo qui?” e il cacciatore annuì soltanto. “Non oso immaginare cosa abbiate provato a vedere questo posto. Cosa devi aver provato...Cosa deve aver provato papà ad entrare lì dentro!” ammise a sé stesso, il giovane.
“Niente di bello. Ma c’eri tu, c’erano i tuoi figli e che siano state sensazioni buone o cattive...non potevamo tirarci indietro.” spiegò.
In quel momento ritornò ad affiancarli Sam. “Il piccolo Dean è letteralmente crollato. Sam , invece, credo abbia ancora molta adrenalina in circolo. Loro sono..sono davvero...sono..” e qualcosa gli bloccò le parole in gola. Un senso di forte commozione.
“Loro sono la vostra eredità. Tranquillo! Sono più forti di quanto sembra. Staranno bene!” e questa volta, il figlio rassicurava il padre.
“Come spiegherai a tua moglie quello che è successo?” chiese lo zio.
“Lei è medico ed è fuori per qualche giorno per un congresso. Non era già a casa quando Same Dean sono stati presi."
"A proposito." fece Dean, il maggiore. "Come hai fatto a trovarli?"
L'altro Dean , sorrise e dalla tasca tirò fuori il suo cellulare. "Sono un tecnico informatico specializzato in sistemi di sorveglianza. Non potevo fare un tatuaggio ai bambini ma potevo mettergli addosso un braccialetto con dei rilevatori gps!" fece compiaciuto, così come lo erano, in quel momento, i suoi due interlocutori. "Ricordi?" fece rivolto al padre. "Mi hai insegnato a non sottovalutare mai niente per quanto strano sembrasse. Parlerò con i ragazzi e dirò loro che questo dovrà restare un segreto tra noi. Per Sam non sarà un problema...” spiegò. “Per Dean...beh! Lui è più piccolo ma ha una fervida fantasia ed è dannatamente bravo a raccontare balle con tanto di faccia strafottente. Quindi se qualcosa dovesse sfuggirgli...Rose non ci farà molto caso.”
Il maggiore dei cacciatori stava sorridendo orgoglioso, mentre Sam lo guardava per niente entusiasta.
”Che c’è?” fece innocente
“Sei davvero orgoglioso del fatto che tuo nipote, quello che porta il tuo stesso nome, abbia ereditato uno dei tuoi peggiori difetti?!” domandò deluso.
“Ehi!! le mie balle e la mia faccia strafottente ci hanno tirato fuori dai guai molto spesso!” rispose a sua discolpa mentre l’altro Dean rideva sommessamente. “Ok! Credo sia ora Sammy...” si costrinse a dire e capendo che padre e figlio avevano bisogno di un momento.
“Sì..sì...dacci solo un momento!” fece infatti, Sam, ringraziando silenziosamente il maggiore che dopo pochi passi si voltò di nuovo. “Ehi, ragazzo?” fece richiamando l’attenzione del nipote. “Sai solo per...insomma...solo per mettermi l’anima in pace..Ma che ne hai fatto della mia piccola?!” chiese gesticolando, più che altro, per distrarre chi lo ascoltava , dal suo imbarazzo.
Il giovane lo guardò e non ebbe bisogno di spiegazioni poiché il padre, in quei racconti serali, molte e molte volte gli aveva raccontato dell’amore “morboso” del fratello per la sua adorata Impala.
Sorrise e sospirò sperando in bene. “Circa un paio di anni dopo la sua...” e scosse la testa con un sorriso incredulo. “..oddio è ancora così assurdo dire una cosa del genere...comunque, un paio di anni dopo la sua morte..” fece indicando Sam. “..smise di accendersi. La feci controllare e ricontrollare ma nessuno riuscì mai a rimetterla in moto.”
“Oddio non dirmi che l’hai..”
“Rottamata?” e Dean, il cacciatore, annuì terrorizzato.
“No. Non avrei mai potuto. Non dopo tutte quelle storie. Un giorno, dall’ennesimo meccanico, c’era un tipo, un antiquario automobilistico. Sentì quello che dicevo con il meccanico e mi offrì di acquistarla perchè non aveva mai visto una Chevy Impala di quell'età in quelle condizioni ancora più che ottime. La tua...piccola..da anni è il gioiello di punta del museo automobilistico della General Motors di Chicago. C’è chi paga 30 dollari per farsi una foto al volante!!” concluse sperando in una reazione ...ragionevole.
Il cacciatore per un attimo sembrò essere titubante al racconto ma poi sorrise orgoglioso. “La mia Piccola è una rock star!!” e andò via entusiasta.
Sam sorrideva ancora quando il figlio riprese a parlare. “Perchè ha detto che “è ora”?”
“Per fermare Malphas avevamo poche ore e oramai quel tempo è quasi finito. Ma non vorrei andarmene senza che tu...che tu sappia quanto io..”
“Quanto tu mi voglia bene o quanto me ne abbia voluto?!” l’anticipò il figlio lasciando basito l’altro che annuì quasi imbarazzato.”Papà, non ho mai mai dubitato dell’amore che avevi per me, con cui mi hai cresciuto, protetto sempre. Costantemente. Non ne ho mai dubitato, non farlo tu!”
Sam si ritrovò a trasalire, restando per un attimo senza fiato. Parole così semplici eppure così dannatamente vere. Come aveva potuto solo pensare che suo figlio, il suo adorato Dean, avesse mai dubitato del suo amore?
“So che quello che è successo….questo...” fece Sam, indicando il posto. “..noi...” indicando sé stesso e il fratello poco lontano. “..è qualcosa che molti non riuscirebbero ad accettare , a spiegarsi , ma tu..tu..”
“Papà..” fece il giovane fermando quell’ansia sempre crescente che sentiva nelle parole del padre. “Mi hai sempre detto che c’è qualcosa nel buio e che avrei sempre dovuto stare attento. Vivere , ma restare vigile.”
“Sì!” convenne Sam.
“Quello che ti rimprovero è che non mi hai mai detto che in quel buio a volte può esserci anche una luce...” continuò. “..come te.” fece dolcemente. “Come lui!” fece indicando lo zio che guardandoli si poggiava stancamente allo sportello dell’altra Impala. “Se lo avessi saputo, se avessi solo immaginato che una cosa del genere poteva succedere, che avrei potuto rivederti io...io avrei pregato così tanto e ...forte che lassù, chiunque ci sia, avrebbe esaudito prima questo mio desiderio.”
“Dean...” sospirò emozionato. “...magari fosse così semplice!” ammise amaramente.
“Lo so, lo so...ma ho accettato tutto questo. Lascia che io pensi che un giorno potrò rivederti ancora.” ammise speranzoso.
“E sarà così...ci rivedremo.”rivelò deciso.
“Davvero!?” chiese con un misto di entusiasmo e ansia.
“Tu sei un Winchester. Il tuo nome è un’eredità. Fa’ sempre in modo di onorare questo nome e fa’ in modo che i tuoi figli facciano lo stesso. Il Paradiso sarà vostro per diritto di nascita.” disse con una tale convinzione che il giovane Dean si ritrovò quasi a corto di fiato.
“Papà..” sussurrò emozionato il giovane ma Sam non gli permise di dire altro. Gli mise una mano al braccio e lo attirò con forza verso di sé.
“Vieni qui!!” disse in un respiro strozzato dall’emozione stringendo il figlio in un abbraccio desiderato da quando lo aveva rivisto. “Ti voglio bene Dean. E mi sei mancato tanto!!” confessò in quell’abbraccio.


 
   
 
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