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Autore: ArwenDurin    24/04/2022    1 recensioni
Hannigram s4
"Avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per seguire quel pensiero: morali, personali, umani… eppure non era questo il suo pensiero dominante, non erano quei sentimenti a muoversi dentro di lui quando lo guardava lì fermo a respirare piano, disperso in un’altra dimensione.
«Dove sei, Hannibal?»"
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chiyoh, Hannibal Lecter, Mischa Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aria, un disperato e assiduo bisogno del suo corpo di respirare, i suoi polmoni che volevano con insistenza trarre qualcosa di diverso dall’acqua che sentiva galleggiarci. Era come se stesse ancora annegando…di fronte a sé soltanto l’oscurità dell’oceano tinto in superficie, dai riflessi della luna, era lì che Will era diretto, sforzandosi con ogni grammo di forza che gli era rimasto. Andando contro le fitte lancinanti alla guancia, al petto, e nello sterno, aveva continuato a nuotare portando l’altro uomo con sé finché l’oscurità fu puntinata di stelle sopra le loro teste.
Eppure si sentiva ancora affogare.

 
Will aprì gli occhi, un luogo diverso lo accolse e nessuna melodia attutita dall’acqua, morbidezza sotto il suo corpo e non la durezza della sabbia, strizzò gli occhi e riuscì a vedere qualcosa in più, un armadio in legno a due ante in fondo alla stanza, una finestra con le tapparelle quasi totalmente abbassate poco più in là, e le mura bianche e senza personalità che lo osservavano in silenzio.
Una camera da letto.
Voltò il viso di fianco a lui trovando Hannibal bendato sull’addome e metà della sua spalla destra, con una flebo ospedaliera a cui era attaccato che instancabile lavorava a pochi piedi dal suo letto. Per quanto respirasse non c’era altro segnale che fosse lì presente, o che si fosse svegliato com’era successo a lui.
Will avvertì una fitta all’addome, e abbassando lo sguardo lo trovò bendato a sua volta, si toccò il volto trovandosi una benda a coprire quella che sarebbe stata una futura cicatrice nella sua guancia.
La porta della stanza si aprì e non fu troppo sorpreso di vedere Chiyoh entrare, un kit medico alle mani, e la custodia di un falso violino appesa sulla spalla, lo guardò non esprimendo nessuna emozione mentre poggiava il fucile dentro la custodia a terra, e il kit medico nel comodino di fianco a loro.
Will si distese più agiatamente possibile nel letto, mentre la donna si avvicinava a Hannibal controllando il suo polso, le sue bende, e la flebo, con una delicatezza tale che riservava soltanto per lui.
«Grazie.»
Non ci fu bisogno che aggiungesse altro, e non ci sarebbe neppure riuscito, la guardò e Chiyoh lo trapassò con il suo sguardo scuro, distanziandosi e andando verso una credenza dove prese una bottiglia d’acqua e un bicchiere, che passò poi a Will.
«Non è me che dovresti ringraziare.»
Disse poi con tono atono, osservando o meglio, controllandolo per qualche istante per poi sedersi di fianco a lui.
«Ora sta fermo.»
Will obbedì, non avendo di certo altra scelta, mentre la donna lo aiutava a cambiare le sue fasciature. Graham chiuse gli occhi estraniando la mente, e ritornò su quella spiaggia, sulla sabbia dura sotto la sua schiena, il cielo stellato sopra le loro teste, e le onde sinuose poco distanti, ancora troppo poco distanti.

Non riuscì ad aprire gli occhi, rimasero chiusi per qualche istante. Un respiro. Il battito del suo cuore che si calmava pian piano, e poi il riflesso della luna lo colpì. Fu una luce così folgorante che Will si portò una mano davanti al viso, la fede nuziale brillò nel suo dito, e fu qui che si lui si voltò verso Hannibal soltanto per sentirlo respirare. Improvvisamente poté distinguere una sagoma femminile avvicinarsi a loro, la sabbia sotto la sua schiena dolorante fu l’unica certezza che Will ebbe di non essere stato risucchiato dall’oceano, perché null’altro aveva. Con lo sguardo sfocato notò Hannibal muoversi, sentì la sua voce debole dirle qualcosa, tutto era sfocato, frammenti di immagini passarono davanti ai suoi occhi: Hannibal che tossiva, Chiyoh che lo aiutava ad alzarsi, lui che strizzando gli occhi si fermava per guardarlo.
“Non lasciarlo qui.”
Un tono flebile ma deciso, e Will sentì il suo cuore reagire in quell’istante, battere e battere. Tum. Tum. Tum.
“È quello che meriterebbe, ma non potrei più non è vero? Non esisti senza di lui, come lui non esiste senza di te. Sei già chiuso in una gabbia dorata in sua compagnia.”
Hannibal non aveva risposto ma Will sforzandosi a dargli un’occhiata, poté vederlo chiudere gli occhi e con sforzo avvicinarsi a lui, poi Will aveva sentito entrambi sollevarlo per braccia e gambe e infine il buio lo aveva avvolto.

 
Aprì gli occhi trovando le mani di Chiyoh che si distanziavano dal suo corpo, e la vide avvicinarsi di nuovo a Hannibal.
«Siamo vicino ai confini del Canada, in un posto sicuro.»
Rispose alla sua domanda inespressa e Will sbatté le palpebre, sentendole pesanti, e i suoi occhi azzurri si posarono su Hannibal non distogliendo l’attenzione per qualche secondo.
«Si è mai svegliato?»
Chiyoh lo guardò, una curiosità scintillò nei suoi occhi scuri.
«Qualche volta, ma non più da allora. Ha perso molto sangue.»
La sua voce era ferma, ma Will nella sua empatia percepì la preoccupazione della donna che lo resero consapevole di un dolore diverso, lì nel petto, qualcosa di atroce che non sarebbe passato con nessuna bendatura. Will chiuse gli occhi, non volendo più avvertire niente, tantomeno la rabbia inespressa di Chiyoh a parole.
 
Era passato un giorno, o forse due, da quando Will aveva aperto gli occhi ma era rimasto immobile, divagando tra pensieri e ricordi, suoni e odori, tutto distante e lontano…mentre Hannibal era ancora lì. Nessun movimento, nessun cambiamento.
E qualcosa nell’immobilità del silenzio, lo spinsero ad agire, quando Chiyoh uscì dalla loro stanza lasciandoli soli, si fletté portando di riflesso la mano sulle costole incrinate che fecero sentire il loro lamento e disaccordo sul suo movimento. Will ignorò e zittì ogni dolore o fitta nel suo corpo, e lentamente si avvicinò al letto dove c’era Hannibal.
Lo osservò sembrare così indifeso in quel letto a due piazze, fragile come un uccellino con le ali spezzate.
La prossima volta che vorrai aiutare qualcuno, prendi in considerazione l’idea di schiacciarlo.
Graham si chiese se Bedelia dal volto marmoreo e fermo avrebbe seguito le sue convinzioni, se si fosse ritrovata a fissare il cuscino sotto la testa di Lecter, come stava facendo lui. Se avesse avuto la crudeltà e il coraggio necessari nel togliere di mezzo con un colpo solo lo squartatore di Chesapeake e Il mostro di Firenze, riguadagnando la sua libertà.
Ma la donna manipolatrice che era, lo aveva seguito di sua spontanea volontà per un altro scopo, uscendone con meno cicatrici del sottoscritto.
Will chiuse gli occhi e sospirò via l’irrimediabile pizzicore di fastidio che prendeva la sua gola e il suo cuore, ogni qualvolta pensava a loro due a Firenze fingersi una coppia, mentre lasciavano dietro di loro morte e sangue.
Avrebbe avuto tutti i motivi del mondo per seguire quel pensiero: morali, personali, umani… eppure non era questo il suo pensiero dominante, non erano quei sentimenti a muoversi dentro di lui quando lo guardava lì fermo a respirare piano, disperso in un’altra dimensione.
«Dove sei, Hannibal?»
Espresse ad alta voce ciò che più tormentava la sua mente, e con calcolata lentezza, si distese di fianco a lui, poggiando il viso a pochi centimetri dal suo e respirando la sua stessa aria. Fissò le pupille nei dettagli sul suo volto e nelle ombre che la lampada disegnava in esso, prima di chiudere gli occhi.
 
Will venne accolto in un palazzo maestoso e bellissimo di architettura medievale, con un cielo in tempesta a fare da sfondo a quella costruzione scura, eppure nessuna goccia di pioggia lo toccò né ne avvertì il suono, era tutto sfumato e sfocato come in un sogno e lui si incamminò sicuro verso le grandi porte che si aprirono appena lo videro.
Due bronzi di Riace ad aprire un lungo corridoio ricco di quadri d’ogni epoca per quanto era ben evidente regnassero opere del ‘400 e ‘500: tra Botticelli, Raffaello, Da Vinci che accompagnavano a varie porte contenenti le memorie di Hannibal.
Will non era mai stato nel palazzo dei ricordi di Hannibal, ma si sentiva come se ne facesse parte più percorreva quelle stanze e sorpassava varie porte chiuse, bianche come il latte. Era guidato dalle variazioni di Goldberg che suonavano potenti e ardenti e la voce di Hannibal di loro passate conversazioni, ogni tanto da essa appariva qualche dettaglio in più nella stanza, un pezzetto dello studio, la casa di Will… ma erano ricordi che condividevano dopotutto, non aveva bisogno di attraversare quelle porte.
Graham continuò a camminare, i suoi passi leggeri come fosse sulle nuvole e d’improvviso una porta semiaperta attirò la sua attenzione, superò alcune da dove provenivano riverberi di urli e violenza, troppo deboli sotto l’impetuosa musica di Bach, e ci si diresse.
Trovò Hannibal accovacciato di spalle ad abbracciare una bambina, un prato in fiore li circondava e il tempo era sereno al suo interno, sentì che si stavano parlando per quanto non capì che cosa si dissero.
E poi la bambina alzò lo sguardo, occhi grandi e ambrati che lo fissavano sotto lisci e lunghi capelli scuri in un delizioso abito blu a sbuffo sulle maniche e alla fine del vestito.
Will sapeva chi era, per quanto il primo nome che penso fu un altro, così simile…
Abigail.
Ricordò come Hannibal parlò di sua sorella, e non poté evitare di vederci proprio lei in miniatura ma con occhi dorati al posto dei suoi blu come il mare.
Mischa gli sorrise staccandosi dall’abbraccio protettivo del fratello, e lui ricambiò, a quel punto Hannibal si voltò e il suo viso si illuminò ulteriormente, una felicità che accecò Will facendogli dimenticare il perché fosse finito fin lì a cercarlo.
«Will.» pronunciò il suo nome senza sorpresa, ma pieno di calore come se mancasse soltanto lui per far sì che quel quadro di felicità fosse completo, l’ultimo pezzo del puzzle.
E Graham si avvicinò a lui senza riuscire più a dire niente, fissando lo sguardo ai suoi occhi ambrati densi d’affetto che si spostavano da lui alla sorellina che con spensieratezza tipica della bambina che era, prese a voltare e danzare intorno a loro, i piccoli piedini che battevano allegramente sull’erba.
Hannibal prese la mano di Will, carezzando con il pollice il suo dorso e respirando l’aria di fiori e primavera che sembrava così reale in quel posto, come se non potesse finire mai.
«Se lo volessimo potremmo restare qui, tutti insieme...»
«Come una famiglia.»
Lo interruppe e Lecter annuì, sorridendo a Mischa che gli girò in torno in una piroetta.
Si era già negato quest’opportunità una volta, rivide il sangue e Abigail boccheggiare i suoi ultimi respiri di vita, rivide la cucina imbratta della loro cremisi linfa mentre ogni cosa si sgretolava. Era doloroso e lo fu ancora a tal punto che Will dovette abbassare lo sguardo, sconfitto dalla fitta che sentì nel cuore, poiché consapevole che non poteva restare in quell’illusione.
«Tu sei felice qui.»
Non riuscì ad aggiungere il “ma” che rimase sospeso tra loro, piuttosto togliendo la mano dalla sua.
«Lui non può rimanere. »
Mischa parlò e smise di roteare mettendosi davanti a loro.
Indicò Will con il viso non più gioioso e spensierato ma pieno di tristezza e rassegnazione.
«Lui ti porterà via, deve portarti via.»
Hannibal non si scompose e continuò a fissarla, non muovendo un muscolo come se avesse paura potesse svanire, e Will deglutì rimanendo in silenzio e non osando parlare.
«Non importa cos’è reale e cosa non lo è, possiamo rimanere qui, io, Will,  e te .»
La bambina scosse il capo.
«Non più, si sveglierà tra poco e dovresti farlo anche tu. Dovete andarvene.»
Improvvisamente il mondo intorno a loro cominciò a mutare, il sole svanì dietro le nuvole che preso divennero nere come il carbone, e il terreno sotto i loro pieni si fece arido e privo di vita.
Il viso di Mischa si sporcò di cenere che cominciò a piovere dal cielo e di lacrime che solcarono il suo volto, Hannibal la raggiunse all’istante e di nuovo la tenne tra le braccia. Gli sussurrò qualche parola in lituano che Will non capì ma percepì del rifiuto, della disperazione ma Mischa continuava a negare irremovibile. A quel punto, in mezzo a parole Graham ne colse soltanto una che gli fermò il respiro.
Mylima
La bambina poco dopo si staccò con grande agilità ma gli rimase vicina.
«Io sono il tuo passato, Will è il tuo futuro, Hannibal.»
Lo indicò e a quel punto avvicinandosi a Will con lo sguardo ambrato fermo e irremovibile, così simile a quello del fratello quand’era determinato.
«Portalo via, Will.»
Allungò le braccia verso di lui. Will l’accolse abbracciandola con un grande affetto, come se l’avesse conosciuta e delle lacrime riempirono i suoi occhi quando la bambina si distanziò da entrambi, cominciando a svanire.
«Ciao, Mischa.»
Mischa lo salutò con la manina e poi replicò il “ciao” verso Hannibal, lui ricambiò il gesto in un pianto silenzioso, fermo nei suoi occhi lucidi, la felicità che svaniva insieme alla sagoma della bambina.
Uscirono dalla porta ed essa si richiuse alle sue spalle. Una lacrima soltanto sfiorò il volto di Hannibal, e Will la raccolse tra le sue dita.
«Lei non può tornare, Hannibal.»
Una verità che sussurrò piano ma che fu certo l’altro sentì, per quanto alto era il volume della musica di Bach che li accolse.
«Ma sarà sempre qui.»
Will a quel punto lo guardò, esplorò il suo profilo tra l’arte di quadri e statue.
«Noi dobbiamo farlo.»
«Non possiamo più stare l’uno senza l’altro.»
Will annuì.
«Per Mischa.»
«Per Mischa.» Hannibal lo ripeté con voce diversa dalla sua, tremante e più vulnerabile che raramente Will aveva sentito nei suoi riguardi, e che lo spinse a parlargli ancora.
«Ti seguirò nel mondo e nello spazio che hai costruito per noi, fuggirò con te se tu non mi lascerai.»
Hannibal chiuse gli occhi e strinse la sua mano.
«Mai più.»
E presto una luce bianca gli abbagliò.

 
Quando riaprì gli occhi trovando quelli di Hannibal a fissarlo, avvertì qualcosa all’interno di sé, come se una folata di vento si fosse portata via ogni sgradevole sensazione provata in quei giorni.
«Ehi.»
Lo salutò con un sussurro mentre lui batteva le palpebre piano, mettendo a fuoco l’ambiente attorno a sé.
«Mi hai trovato.»
La voce roca eppure chiara in quell’esclamazione che toccò il cuore di Will non facendolo rispondere, piuttosto si mise a sedere per passargli il bicchiere d’acqua con cannuccia già pronto, che riempì per lui, prima che Chiyoh entrasse nella stanza trovandoli l’uno accanto all’altro.
Ed era lì che lei li aveva trovati spesso per varie settimane, a parte quando Chiyoh insisteva nel voler curare Hannibal da sé, e Will non ribatteva avendo visto la bravura della donna nelle medicazioni, così si isolava camminando sempre più distante fino a raggiungere la sponda del mare. Lì si sedeva alla riva a vedere il sole alto nel cielo, abbassarsi sino al livello dell’acqua dove illuminava il suo corpo, le sue mani. La fede d’oro brillò di un colore più spento, un riflesso di un ricordo, una memoria… o forse un illusione.
 
Una mattina, quando Hannibal fu abbastanza in forze da rimanere seduto nel letto, fu Will ad insistere per prendere il posto di Chiyoh, almeno in quella faccenda, preparò la colazione e decise di portarla nella sua stanza: due tazze di caffè caldo, uova e bacon. La donna si era limitata a fissarlo con espressione impassibile, aggiungendo soltanto un commento quando uscì dalla cucina per uscire dal piccolo rifugio in cui erano.
“Avresti potuto andartene, fuggire e ricominciare ma non hai potuto farne a meno, sei il suo nakamà dopotutto.”
Will arrivò alla stanza da letto, bussando ed entrando successivamente, l’espressione di Hannibal si addolcì quando lo vide, il riflesso del sole del mattino batteva sulle sue lenzuola bianche e nei suoi occhi.
«Buongiorno, Will.»
L’altro rispose con un cenno porgendogli il vassoio, e mentre lo stava ringraziando, l’espressione di Hannibal mutò, durò soltanto un battito di ciglio ma sufficiente a Will per coglierlo. Prese la sua tazza e si gustò il caffè non volendo di certo iniziare il dialogo. Hannibal mangiò in silenzio per qualche attimo, poi Graham percepì il suo sguardo ambrato su di lui.
«Will.»
«Mmh?»
«Dov’è il tuo anello?»
Will sorseggiò il suo caffè non cercando il contatto visivo.
«L’ho lasciato…immagino sia una nuova decorazione sul fondo marino.»
 
Stava camminando sulla sabbia, le onde si infrangevano producendo un sottofondo ai suoi pensieri, l’orizzonte d’improvviso nel sole calante, aveva illuminato la sua fede. Will l’aveva osservato, come i raggi della stella ci passassero attraverso, come se non fosse davvero presente. Lì una scelta e l’anello finì nel mare.
 

«Hai lasciato indietro anche la tua famiglia?»
Will sospirò guardando il caffè ondeggiare tra le sue mani, l’oscuro riflesso del suo volto a galleggiare nella tazza.
«Molly, Walter ed io…non siamo mai stati davvero una famiglia. Mi ero inserito in una famiglia,»- gli lanciò un’occhiata veloce, Hannibal era attento e immobile ad ascoltarlo, come se il resto del mondo non esistesse, il sole sembrava svanito in quell’istante del suo volto, nascosto da qualche nuvola.
«Hai scelto di trovarmi, ma hai scelto di perdere tua moglie e tuo figlio?»
Fu l’unica domanda che fece, l’unica pausa di Will che riempì.
«Li ho amati in qualche modo ma non ho davvero fatto parte del nucleo familiare, non ho mai assimilato il concetto, ricordi? Persino l’idea del matrimonio… in una parte di me ero consapevole che lo stavo facendo in risposta a Firenze.»
Un sorriso amaro prese le sue labbra, trattenne una risata di scherno per se stesso, aveva odiato quel lato di lui ma era inutile nasconderlo ora, non lo avrebbe fatto con Hannibal. Bevve un sorso di caffè prima di continuare.
«Avevo fatto una promessa ma non potevo mantenerla, visto l’avevo già fatto con te.»
Poggiò la tazza di caffè e fu pronto ad affrontarlo, alzò lo sguardo nel suo e nel riflesso dei suoi occhi e del suo volto, Will capì e confermò che nessuno l’avrebbe mai guardato così: luccichio negli occhi di Hannibal come fossero baciati dal sole, più chiari e intensi, nella pienezza totale di devozione e sentimento.
Il cuore di Will batté più forte e lo sentì stringersi quando Hannibal afferrò la sua mano sinistra donandogli un dolce bacio.
«Mio adorato.»
Will non poté trattenere un sorriso che illuminò anche il volto di Hannibal, e quando entrambi  ripresero la loro colazione, l’aria attorno fu diversa: ricca di tranquillità e pienezza, il sole sbucò di nuovo, illuminando entrambi.



Angolo Autrice: 
Ciao a tutt* ebbene, eccomi che rispunto 😁 ho avuto un periodo di blocco non indifferente e sta fanfiction non so quante volte l’ho cambiata per far sì che alla fine la accettassi, ma alla fine mi sono convinta xD
La scena finale prende spunto da sta meravigliosa fanart!


 
   
 
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