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Autore: Sleepesleep    27/04/2022    0 recensioni
Sakusa non è un fan dell’amore, non né capisce la funzione, non solo ti rende irrazionale ma ti porta anche a scambiarti secrezioni corporee con altre persone insieme a chissà quanti batteri, così ha scelto tempo addietro che non si sarebbe mai innamorato. Eppure, accade, la colpa era tutta di quel biondo finto arrogante, Atsumu Miya.
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Insieme l’improbabile duo sì inoltro nelle varie stradine fino a giungere fino ad un negozietto ambulante di Takoyaki, la lampadina sopra Sakusa si accese tipo palla da discoteca.
 
<< Atsumu perché non vai a prendere dei Takoyaki, ho fame >> ordino con voce inflessibile il moro.
 
Il caro volpino acconsentì ignaro del piano malefico dell’altro, appena il biondo si distrasse per parlare con il proprietario del negozio, Sakusa si diede alla fuga diretto verso la spiaggia, ah Atsumu sei proprio un fesso. Nella sua rocambolesca fuga incrociò però la strada dell’altro idiota per eccellenza.
 
<< Sakusa >> lo saluto Bokuto con disinvoltura.

Oh, no. << Bokuto >> ricambiò il moro cercando di mantenersi calmo, non lo preoccupava davvero il platino in sé ma più che altro il suo accompagnatore persistente, Akashi Keiji, alzatore e cotta storica del caro capitano, nonché l’uomo più attento ai dettagli che Sakusa conoscesse come fosse finito al fianco di Bokuto uno così era un mistero.
 
E infatti. << Credevo fossi con Atsumu >> asserì Keiji guardandosi intorno alla ricerca del biondo.
 
<< Oh capisco >> disse ridacchiando compiaciuto Bokuto.


Akashi gli diede una leggera pacca sulla spalla e riprese << Non lo avrai mica perso? >>.
 
<< Keiji mi perde spesso >> affermò convinto Bokuto.
 
Sakusa assottigliò lo sguardo, avrebbe voluto dire al caro platino che in teoria l’alzatore non era la sua babysitter personale e che non era colpa certo del povero Akashi se l’idiota non sapeva distinguere la destra dalla sinistra ma evitò, non era interessato alla loro stramba intesa. << Già, l’ho perso di vista >>.
 
<< Hai provato a chiamarlo? >> chiese ancora Keiji, raccogliendo il telefono per probabilmente scrivere alla sua nemesi.
 
<< In realtà lo stavo per fare >> mentì Sakusa.
 
<< Che cosa carina, ti preoccupi per lui allora >> disse sorridendo in modo inquietante Bokuto.
 
<< Sta arrivando, gli ho mandato la posizione >> affermò pacato Akashi.
 
Quel tipo era davvero troppo efficace, se fosse stato per un minimo empatico avrebbe provato pena per quel moro che passava la maggior parte del suo tempo con il platino, ma non lo era quindi non gliene poteva fregare di meno e poi aveva i suoi problemi da risolvere che al momento stavano convergendo nella figura del biondo disgustoso che era appena rientrato nel suo campo visivo. Addio dolce libertà, ecco tornata la sua tortura.
 
<< Omi-Omi dov’eri finito, ecco il tuo takoyaki >> disse con un tono che a Sakusa sembrò quasi gentile, assurdo quel biondo non poteva essere dotato di altre emozioni oltre all’arroganza.
 
<< Bene, io e Bokuto dobbiamo andare voi divertiti pure insieme >> affermò calmo Akashi arpionando un braccio del platino che sorrideva ancora in modo inquietante con le mani sul cuore, ma che gli prendeva?
 
<< Insieme >> ripete Bokuto mentre veniva trascinato via da uno sconfortato Akashi.
 
Quello sì che era un comportamento da strambo, non che si aspettasse altro dal gufo tutto muscoli.
 
<< Omi-Omi dove hai detto che si trova il negozio che volevi vedere? >> chiese insistente Atsumu.
 
<< Ho cambiato idea, voglio andare alla spiaggia >> asserì Sakusa sbuffando, non si sarebbe mai liberato di quel tizio. Diede un morso al cibo gentilmente estorto.
 
<< Certo, potremmo assistere anche al tramonto >> affermò mordendosi il labbro inferiore Atsumu.
 
Perché quel tizio fosse così eccitato alla prospettiva di un tramonto in spiaggia era davvero un mistero per Sakusa, ma poco importava cosa pensasse quell’ameba, a lui interessava solo vedere il luogo dove avrebbero passato il giorno successivo per scegliere un angolo tranquillo dove nascondersi e programmare le varie vie di fuga.
 
La spiaggia era un posto meraviglioso e terrificante al medesimo tempo, l’acqua sembrava limpida ma c’erano bambini che si schizzavano tra di loro, la sabbia era dorata ma c’erano i bambini con i loro stupidi secchielli, in pratica era perfetta peccato per la presenza delle persone. Sakusa si appoggiò alla ringhiera che lo divideva dalla spiaggia, doveva analizzare bene il posto.
 
<< è molto carina non trovi? >> disse Atumu appoggiandosi al suo fianco.
 
Sakusa fece una smorfia, era troppo vicino per i suoi gusti, si allontanò di poco giusto per evitare di dover respira la stessa area dell’imbecille.
 
Il biondo gli rivelò << Sai, non sono un grande amante del mare. A sette anni rischia di affogare, non fu una bella esperienza, per due anni dopo il fatto non riuscì a entrare in acqua >>.
 
Lo schiacciatore spiò con la coda degli occhi l’espressione dell’altro, non era preparato per una confessione simile, non era certo di come avrebbe dovuto reagire a quelle parole, dannazione non era mai stato bravo con le persone come Atsumu.
 
<< Scusami non volevo rovinare l’umore >> asserì l’alzatore scuotendo la chioma dorata.
 
<< Neanche a me piace il mare, da bambino odiavo andarci. >> ammise Sakusa sincero e riprese << La spiaggia è sempre piena di persone che ti giudicano arroganti e ho sempre creduto che il mare fosse la culla di mostri >>.
 
Atsumu ridacchio voltandosi a fissare il profilo definito dell’altro << Chissà perché ma non sono sorpreso, inoltre secondo me il mare è sopravvalutato >>.
 
<< Vero >> concordo il moro irrigidendosi, una sensazione non ben chiara si insinuò nel petto. Gli occhi della volpe lo stavano scrutando attenti, innervosendolo. Cosa mai aveva da guardare l’idiota?
 
<< Il tramonto ti dona >> rispose il biondo alla domanda mai posta.

Sakusa voltò leggermente la testa confuso a fissare l’altro, che senso avevano quelle parole? Come può un tramonto donare a qualcuno, non era mica una collana o un colore, era solo un gioco di luci. Non ebbe modo di chiederglielo, gli occhi di Atsumu sfuggivano dai suoi privandolo del loro tocco
   
 
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