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Autore: lmpaoli94    28/04/2022    0 recensioni
Voci e canti si andavano a confondere nel tranquillo borgo incavato nei boschi per verdeggianti.
Una ninfa seduta sulle sponde del lago attendeva colui che con la sua bellezza l’avrebbe ammaliata.
Desiderosa che quello sponde sarebbero state illuminate da quel vero amore che non era mai riuscita a scoprire, presto la ninfa Giselle capirà che il corso dell’amore è costellato dai rovi del male e dalla bellezza traditrice, ingenua e tentatrice di un mostro marino che giace dormiente all’interno dello specchio della sua anima.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giselle, Morgan Philip, Narissa, Robert Philip
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si adagiava su quella scogliera come se stesse aspettando il suo principe azzurro.
Ma Philip, che era la prima volta che fissava una creatura simile, non riusciva a credere a quale magia e a quale avvenimento potesse portare una creatura simile.
Per lui era semplicemente bella e spensierata, mentre per Morgan il suo fascino la lasciò letteralmente a bocca aperta.
< Papà, secondo me dovremmo avvicinarci. >
< Ma cosa dici? Così la faremo scappare. >
Anche per Philip il pretesto di avvicinarsi a lei era molto forte, ma in fondo sapeva bene che quando quegli sguardi si sarebbero incrociati, il suo sogno sarebbe finito per sempre.
< Non puoi saperlo, papà. Io vado. >
< No, Morgan! Aspetta! >
Purtroppo era troppo tardi.
La bambina prese a correre su quelle scogliere ripide quasi a rischiare di farsi del male.
Ma la voce soave di quella ninfa la fece destare dai suoi propositi, bloccandosi impercettibilmente senza mollargli gli occhi di dosso.
Nessuno parlava, attendendo la prima mossa che solo Philip avrebbe fatto.
< Buongiorno mormorò l’uomo come se fosse l’unica cosa che poteva dire in quel momento < Ci scusi. Non volevamo disturbarla. >
La ninfa sembrava non capire il linguaggio umano, cercando qualcosa nei loro occhi che lasciava trasparire tale timore.
< Papà, perché ci sta guardando? >
< Perché l’abbiamo interrotta, tesoro. Adesso andiamocene prima che ci faccia del male. >
Quelle parole sussurrate smossero l’anima di quella creatura, camminando sull’acqua come se fosse del tutto naturale.
L’uomo e sua figlia non potevano ancora credere a quello che stavano assistendo.
< Hai visto, papà? Ha camminato sull’acqua! > esclamò la bambina.
< Sì. Ho visto > rispose invece incredulo l’uomo.
Quando i due si ritrovarono faccia a faccia contro quella bellissima creatura, Philip poté sentire quel profumo di erbe che emanava, facendolo rimanere più estasiato che mai.
Cercò di chiudere gli occhi, credendo di trovarsi in mezzo ad un sogno in attesa di svegliarsi.
Ma era tutto vero: la creatura magica attendeva che l’uomo potesse incorrere verso di lei per destarlo dai suoi propositi pericolosi.
< Perché io dovrei farvi del male? > domandò la ninfa con voce innocente.
< Hai sentito, papà? Quella creatura… >
< Taci, Morgan. Non possiamo sapere che cosa può farci. >
< Un bel niente > replicò ancora la creatura < Anzi, siete stati voi ad interrompermi. >
< Ci scusi., davvero. Non volevamo. >
< So che siete brave persone. Ve lo leggo nei vostri occhi innocenti… Avete trovato il mio nascondiglio in mezzo a tutti questi ruderi in attesa che la mia creatura prediletta mi possa salvare per trovare quella pace e quell’amore che da tanto tempo agognato sto aspettando. >
< Come? Le ninfe si innamorano? Pensavo che… >
< Ssh! Fai silenzio, papà. Altrimenti rischi di dire qualcosa di spiacevole. >
< Oh, tuo padre non potrebbe dire niente che mi possa ferire. >
La sua bontà mista alla sua eleganza, lasciò interdette i due esseri umani ogni secondo che passava.
Morgan avrebbe voluto sapere tutto di lei, ma suo padre cercò di tenerla bene in guardia per paura che potesse accadergli qualcosa di spiacevole.
< Dimmi bellissima Ninfa, da quanto tempo ti trovi in questo luogo? >
< Sinceramente non lo so, bella bambina… Io non posso scandire il tempo e lo spazio che mi circonda. Per me tutte le giornate sono uguali: spensierate e piene d’attesa. >
< Ma come si fa’ a vivere in eterna attesa? È terribile! > si pronunciò la bambina.
< Morgan, adesso smettila. Stai disturbando questa creatura. >
< Giselle. È questo il mio nome. >
< Non credevo che le ninfe potessero avere… un nome. >
< Ogni creatura di questo mondo conosciuto ce l’ha… E il tuo qual è, buon uomo? >
< Philip. Mentre lei è mia figlia Morgan. >
< Piacere di conoscervi. Davvero. >
< Cara Giselle > continuò a pronunciarsi Morgan con tono solenne e sincero < Allora stai attendendo la tua dolce metà. Ma io credevo che le ninfe potessero essere solo donne… Quindi di chi sei innamorata? Di una tua simile? >
< Sinceramente non lo so. Non sono mai riuscita ad incontrare nessuno in questa vita. Ma Isola Santa è davvero un posto magnifico racchiusa in queste montagne. Il silenzio e la bellezza di una natura sconfinata, mi fanno capire che è questa la mia realtà e che non potrei mai essere strappata da tale presente. Ne soffrirei e ne morirei. >
< Quindi se ti domandiamo di venire con noi, tu ci diresti di no? >
< Morgan! Ma come ti permetti?! >
< Non potrei mai farlo, piccola mia. Potrebbe essere molto pericoloso… Ne va dell’equilibrio della mia esistenza e di tutta la natura circostante… Gli esseri maligni che si aggirano oltre le montagne potrebbero distruggere tutto ciò per cui sto continuando a vivere. Ed io non potrei sopportarlo minimamente. >
< Capisco. >
< Adesso basta di essere impertinente, cara la mia Morgan. Dobbiamo andarcene. E alla svelta. >
La ninfa, per quanto dolce potesse essere, non avrebbe mai voluto che i suoi “ospiti” sarebbero fuggiti così malamente.
< No, aspettate. Adesso parlatemi di voi. Ve ne prego. >
< Non c’è molto da dire su tale argomento > rispose frettolosamente Philip < Noi due dobbiamo tornare a casa. Alla svelta. >
< Dov’è che abitate? >
< La nostra città si chiama New York > rispose sorridente la bambina < Un luogo molto lontano da qui ma che noi chiamiamo… >
< Adesso smettila, Morgan. Non dare troppe informazioni agli sconosciuti. >
< Papà, ti rendi conto che siamo in presenza di una bellissima creatura che vuole solo il nostro bene? >
< Ma tu sei ancora una bambina e non puoi capire certe cose! >
< Io capisco molte più cose di te, papà. Per questo la mamma se n’è andata per sempre: perché tu non la capivi! >
Piangendo dalla disperazione e dalla rabbia, la povera bambina si rifugiò in una chiesa decadente che si trovava ai piedi del bellissimo lago, lasciando interdetto suo padre in presenza della ninfa.
Volendosi scusare per il brutto spettacolo che avevano manifestato, la ninfa non perse tempo per andare in aiuto di loro.
< Ha bisogno di una presenza femminile oltre che a suo padre. Non toglietegli questa speranza. >
< Voi creatura, non riuscite a capire che cosa sta attraversando mia figlia. >
< Invece ascolto il suo stato d’animo e sta gridando pietà assoluta… Lei sta soffrendo e con il passare dei suoi anni, ne morirà. Il dolore può essere lancinante e irreversibile e e va curato alla svelta se vogliamo continuare a vivere felici. >
< Ma voi non sapete niente di noi due! Fatevi gli affari vostri e tornate a cantare sulle sponde del vostro lago. >
Lasciandola interdetta dopo che il suo aiuto era stato rinnegato, la ninfa si proiettò nelle profondità del lago, mentre il sole che splendeva su quelle terre stava facendo spazio a nuvole nere che osteggiavano l’oscurità.


Gridando a gran voce per trovare sua figlia, Philip non poté immaginarsi che poco sopra la chiesa decadente avrebbe incontrato uno spirito maligno in attesa di agire.
All’interno della chiesa però, Philip avrebbe pregato il buon Dio con la speranza di dare a sua figlia una vita felice e lontano da tutte le crudeltà che avrebbe attraversato la sua esistenza.
ma il male incombeva molto forte e la fuga di quella bambina era il primo pretesto per incorrere in pericoli a dir poco funesti.
< Non la troverai qui. È sparita > fece una voce femminile dietro di lui.
Philip, non capendo che cosa stava succedendo, rimase restio nei confronti di quella creatura ignota dopo che aveva interrotto le sue preghiere.
< E voi chi siete? >
< La regina di questo luogo incantato che aspetta solamente la sua voglia di potere che scorre proprio all’interno del tuo dolore e della tua rabbia… Ti sei la creatura adatto che da tanti millenni sto cercando. Non avrei mai immaginato che questo giorno si sarebbe presto compiuto. >
< La creatura adatta? Ma per quali dannati scopi? >
< Sarai quello che distruggerà l’intero ecosistema di Isola Santa e che porterai dolore e morte verso la tua ninfa di cui ti sei invaghito… E sai come farai? >
< Non voglio assolutamente ascoltare le tue insulse parole. Lasciami in pace! >
< Perché tanta ostinazione? Ormai non hai nessuna via di fuga > replicò la creatura con voce melliflua < Ormai ti ho in pugno. >
< Tu non mi farai mai del male. >
< Ah no? Allora come pensi di proteggerti? >
Cercando di fuggire dall’incombenza del male, Philip venne messo al muro mentre parole indicibili e con il significato sconosciuto, uscirono dalla bocca di quella regina malefica in attesa che la luna più brillante avesse illuminato quella sagoma oscura riflessa solo dal colore delle vetrate della chiesa di San Jacopo a Isola Santa.


Una volta che la piccola bambina smise di piangere, si mise alla ricerca di suo padre.
Non poteva immaginare che suo padre sarebbe incorso in un maleficio mentre la luna illuminava quel luogo ancora più mistico e misterioso.
< Papà, dove sei? Vogliamo andare a casa! >
Morgan però non riusciva a capire la gravità della situazione, vedendo solo un cigno navigare sulle acque placide e silenzioso.
< Papà! Mi dispiace per come mi sono comportata. Davvero… Mi manca troppo la mamma e non posso farci niente. >
mentre il dolore della solitudine stava per prendere il sopravvento, la voce di suo padre divenne sempre più nitida e presente.
< Morgan. Sono qui. >
< Papà? Dove ti trovi? Non riesco a vederti. >
< Sono proprio dinanzi a te. >
Non credendo ai suoi occhi, la giovane bambina si ritrovò dinanzi ad un bellissimo cigno con la voce di suo padre, non riuscendo a capire che cosa stava succedendo.
L’animale cercò di spiegargli tutto quello che era successo, ma la bambina non voleva credere a nessuna parola, pensando che quel posto era stato maledetto dal dolore che lei e suo padre si portavano dentro.
Fuggendo il più lontano possibile per cercare una speranza ignota, la bambina fu fermata da un tremendo temporale e dalla pioggia battente che si era abbattuto in quel luogo silenzioso, rompendo quell’ardore magico che aveva contraddistinto quel luogo e rimanendo in placida solitudine malevolenza mentre il dolore di essere sola aveva purtroppo vinto.

   
 
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