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Autore: Andrea Micky    28/04/2022    3 recensioni
Basato sulla serie Mickey Mouseworks, questa storia vede il celebre trio Topolino-Paperino-Pippo cimentarsi in uno dei loro soliti lavori impossibili.
NDA: nella storia compare Aiace il gorilla, personaggio apparso nel cortometraggio "Paperino e il gorilla" del 1938.
MICKEY MOUSE, DONALD DUCK, GOFFY and relative characters are copyright of DISNEY
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino, Pippo, Sorpresa, Topolino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I guardiani notturni
by Andrea Micky

Era un giorno tranquillo alla AJAX e i suoi tre membri si stavano rilassando in vari modi.
Paperino sonnecchiava beato, mentre Pippo era intento a fare un solitario con le carte, intanto che Topolino leggeva l'articolo sulla prima pagina di un quotidiano, riguardante un curioso furto avvenuto allo zoo cittadino. 
“Stanotte un gorilla ammaestrato di nome Aiace é stato sottratto allo zoo cittadino. La polizia sta cercando di fare luce sulla strana vicenda, nonostante la mancanza d’indizi” lesse il topo, leggermente tentato di indagare personalmente su quella storia.

Improvvisamente, il telefono squillò, interropendo le attività dei tre amici. 
Infastidito, Paperino afferrò la cornetta del telefono e domandò “Pronto? Chi è?”.
“Ciao Paperino. Come sta il mio nipote preferito?” domandò una voce maschile dall’altra parte del ricevitore.
“Zio Paperone!” esclamò stupefatto Paperino, che presagì subito dei guai, a causa di quella telefonata. 
“Ti ho chiamato perché ho un lavoro da proporre a te e ai tuoi amici. Vi interessa?” chiese il riccone.
I tre si guardarono per alcuni istanti negli occhi prima di rispondere “Ok! Per noi va bene”.
“Splendido. Presentatevi tra mezz'ora al mio nuovo museo” ordinò Paperone prima di riattaccare. 

Il museo Paperon de'Paperoni era una costruzione imponente, che il papero multimiliardario aveva fatto costruire nel centro della città.
Non appena Topolino, Paperino e Pippo arrivarono, Paperone spiegò loro “Ho fatto allestire questo museo con i reperti che ho recuperato durante i miei viaggi intorno al mondo. E voi tre avrete il privilegio di esserne i guardiani fino all'apertura”.
“Perché proprio noi?” volle sapere Paperino, sospettoso.
“Perché il personale che avevo precedentemente assunto ha rifiutato l'incarico, sostenendo che una paga di due dollari e mezzo l'ora era troppo bassa” spiegò disgustato il miliardario.
“E perché dovremmo accettare noi?” lo sfidò il nipote.
“Perché questo é un incarico prestigioso, grazie al quale vi farete pubblicità, ottenendo così molti altri lavori” ribatté Paperone, facendo un largo sorriso.
“Mi sa che questo é un punto a suo favore” riconobbe Pippo.
“D’accordo: accettiamo” disse Topolino.
E così, dopo essersi fatti consegnare attrezzatura e divise, i tre amici iniziarono il lavoro di guardiani del museo.

Quella notte, mentre il museo era avvolto nel silenzio, i tre neo-assunti pattugliavano minuziosamente i vari padiglioni.
“Qui Topolino. Va tutto bene?” chiese il topo, usando il walkie talkie ricevuto in dotazione.
“Qui Paperino: nulla da segnalare” rispose il papero.
“Qui Pippo: tutto bene, se non fosse per alcuni rumori nell'ufficio del direttore” rispose Pippo.
“Veniamo subito” disse Topolino, chiudendo la comunicazione. 

Dall'ufficio del direttore giungeva un rumore di cassetti che venivano aperti freneticamente, mischiato a degli strani versi animaleschi.
Quando Topolino e Paperino arrivarono sul posto, Pippo stava sbirciando nell’ufficio, attraverso il buco della serratura.
“Cos’é questo rumore?” chiese Paperino.
“Lì dentro c'e un ladro” rispose sottovoce Pippo.
“Entriamo e cogliamolo di sorpresa” stabilì Topolino.
“Lo stordiamo coi manganelli?” chiese Pippo.
“No, quelle sono meglio” disse Paperino, indicando alcune clave in un espositore lì vicino.

Il ladro stava armeggiando con la cassaforte a muro, dando le spalle alla porta e non accorgendosi così, dell’entrata silenziosa di Topolino, Paperino e Pippo nell’ufficio.
Muovendosi in punta di piedi, i tre guardiani si avvicinarono silenziosamente al ladro e quando gli furono abbastanza vicini, ciascuno di loro gli sferrò una terribile randellata sulla testa, senza causare la minima reazione da parte sua.
Sorpresi, Topolino, Paperino e Pippo si scambiarono uno sguardo d'intesa e colpirono tutti insieme la testa dell'intruso, ottenendo il solo risultato di spaccare le clave.
A quel punto, il ladro si voltò verso i tre guardiani, rivelando non solo una corporatura massiccia, ma anche una maschera da gorilla piuttosto realistica che gli copriva il viso.
“Hey, che bella maschera. Dove l'hai comprata?” gli chiese Pippo.
“Rooarrr!” ruggì il ladro, facendo tremare i muri con la sua voce possente.
“Credo proprio che questo sia Aiace, il gorilla scomparso dallo zoo” disse Topolino.
“E allora, che facciamo?” volle sapere Paperino.
“Usciamo subito da qui” urlò istericamente il topo.
Pochi secondi dopo, Topolino, Paperino e Pippo corsero fuori dalla stanza a tutta velocità, mentre il gorilla inferocito li inseguiva ruggendo. 

Aiace stava correndo da alcuni minuti quando scivolò sulla cera che Pippo aveva sparso sul pavimento e slittò fino ad una vecchia gogna, che Paperino chiuse, intrappolando il gorilla.
“Stai calmo, Aiace. Andrà tutto bene” disse Topolino, mentre si avvicinava al primate, cercando di tranquillizzarlo.
Ma ruggendo ferocemente, Aiace si liberò e dopo aver afferrato per il collo il povero Paperino, si mise a suonarlo come se fosse una fisarmonica.
“No, cattivo gorilla. Mettilo Giù” gli ordinò Pippo. 
Per tutta risposta, Aiace tirò Paperino fino al limite e lo mollò, col risultato di spararlo come se fosse un proiettile; e il papero, dopo un volo supersonico, si schiantò contro il muro, ritrovandosi accanto ad un set di armi antiche.
Desideroso di vendetta, Paperino afferrò una vecchia lancia peruviana e la scagliò verso il gorilla, ma questi l'afferrò coi denti e la masticò, riducendola in tanti pezzettini.
Persa ogni velleità, Paperino fuggì senza proferire parola. 

Paperino si fermò solo quando giunse nel padiglione dedicato ai gangster del 1920.
Il papero stava riprendendo fiato davanti alla cassaforte blindata originale di Al Caprone, quando Aiace lo raggiunse.
Il gorilla si lanciò alla carica, ma Paperino riuscì a scansarsi in tempo e a rinchiudere il primate nella camera blindata.
“Ce l'ho fatta!” esultò il papero…pochi secondi prima che la porta blindata gli crollasse addosso, appiattendolo al suolo.
Nuovamente libero, il gorilla si allontanò, mentre Paperino strisciò faticosamente da sotto la porta.
“Paperino, qui é Pippo, Yuk!. Raggiungici subito al padiglione dei pirati” gracchiò il walkie talkie del papero. 
“Nonna, non ci voglio andare a scuola, oggi. Voglio stare a casa a fare i biscotti” rispose Paperino, ancora frastornato dal colpo ricevuto. 

Nonostante le ammaccature subite, Paperino si recò nel padiglione dei pirati, dove trovò i suoi amici intenti a caricare un autentico cannone, appartenuto al pirata Barbagrigia.
“Io attirerò il gorilla e voi lo stenderete, colpendolo in testa con un proiettile” disse Topolino, non appena l’arma fu pronta.
“Speriamo che questo piano funzioni meglio dell’ultimo” si augurò Paperino.
“Lo scopriremo presto” rispose Pippo, mentre il ruggito di Aiace risuonò nell'aria.
Facendosi coraggio, Topolino corse via e nel giro di pochi secondi, il nostro eroe tornò indietro, inseguito dal gorilla.
Senza perdere tempo, Paperino e Pippo fecero fuoco contro Aiace, ma il primate si accorse del pericolo e dopo aver afferrato il proiettile al volo, lo rispedì al mittente, facendo saltare in aria l’arma e chi l’aveva usata.
Data la piega presa dagli eventi, Topolino fu costretto a fuggire, ma, preoccupato per i suoi amici, cercò di contattarli col suo walkie talkie, ottenendo un risultato inaspettato.

Dopo aver acceso l’apparecchio, Topolino captò una voce che diceva “Bravo! ZZZZT Toglili di ZZZZT mezzo. E poi ZZZZT svaligerZZZZTemo il museo”. 
Capendo che c’era sotto qualcosa, Topolino prese un cannocchiale da un espositore lì vicino e guardandoci dentro, vide che nell'orecchio destro di Aiace c'era un auricolare.
“Adesso é tutto chiaro: Aiace é addestrato a fare ciò che gli viene detto ed era stato rubato affinché compisse un furto al museo” capì il topo.
Fortunatamente, sull'articolo del quotidiano che Topolino aveva letto c'era scritta anche un'informazione, che sarebbe tornata utilissima per placare il gorilla.
E una volta messosi in contatto con i suoi amici, Topolino disse loro “So come fermare Aiace. Tenetelo occupato ancora per un po’”.
“Lo stiamo già facendo” gli rispose Paperino, che insieme a Pippo stava fuggendo a gambe levate, inseguito dal gorilla. 

Paperino e Pippo raggiunsero il padiglione sui pellerossa e subito trovarono qualcosa che poteva aiutarli.
Quando Aiace arrivò sul posto, si imbatte in un orso dalla camminata tremolante, che lo salutò per poi allontanarsi; ma la sua pelle sì impigliò nel dito un manichino, rivelando che l'animale era solo un travestimento di Paperino e Pippo.
Scoperto l’inganno, Aiace inseguì i due fino al padiglione sulla nobiltà ottocentesca, dove li perse subito di vista.
Il gorilla si mise a cercare dappertutto, senza notare due manichini piuttosto bizzarri: il primo era un baffuto gentiluomo vestito di blu, mentre il secondo era un'elegante papera, che si copriva il viso con un ventaglio.
Ma proprio nel momento in cui Aiace si allontanò dai suddetti, il nobiluomo starnutì e quando il gorilla fece per tornare indietro, Paperino e Pippo lo accecarono momentaneamente, gettandogli sul muso i preziosi abiti con cui si erano camuffati.
Approfittando della situazione, i due fuggirono via e si nascosero dentro un autentico armadio vittoriano.
“Siamo al sicuro qui dentro?” domandò Pippo.
“Ssstt!” gli fece Paperino.
“Ssstt!” fece allora Pippo al terzo inquilino dell'armadio…che era Aiace.

Nel frattempo Topolino era sceso nell'ingresso del museo, dove era stato costruito un bar per i visitatori. 
“Qui dovrei trovare quello cerco” disse il topo, mentre apriva alcuni contenitori di cibarie. 

CRASH! 
Il rumore dell'anta che veniva rotta echeggiò per tutto il museo e ad esso seguì l'urlo di Paperino e Pippo, scagliati via a folle velocità dal pugno di Aiace.
I due atterrarono con un sonoro tonfo nel padiglione sulle armi medievali, dove videro un ariete di sfondamento usato dal grande condottiero Leone Cuor di Riccardo.
Quando Aiace arrivò, i due guardiani spinsero l'ariete contro di lui, ma al gorilla bastò contrarre i pettorali, per sbriciolarlo.
Pippo e Paperino furono costretti a fuggire nuovamente, ma, per loro fortuna, raggiunsero uno degli ascensori riservati al personale.
I due ci si fiondarono dentro senza esitazione, ma, prima che le porte potessero chiudersi completamente, arrivò Aiace, che riuscì ad infilare la testa nel vano.

“Rooaaarrrrr!” ruggì il gorilla, inzuppando di saliva Paperino e Pippo.
“Che alituccio mefitico!” brontolò quest’ultimo, mentre tirava fuori dalla divisa uno spray urticante, che spruzzò in bocca ad Aice, credendo di usare uno spray contro l’alitosi. 
E mentre il gorilla boccheggiava con la gola in fiamme, l'ascensore (animatosi di vita propria, come da tradizione comica) sfrecciò a tutta velocità all'ultimo piano del museo, dove Paperino e Pippo, passando per il lucernario, si andarono a nascondere sul tetto dell’edificio.
“Qui sopra saremo al sicuro” sospirò sollevato Paperino. 
Ma improvvisamente, Aiace, più infuriato che mai, sfondò il lucernario e balzò sul tetto, per poi rivolgere un’occhiata minacciosa a Paperino e Pippo, mentre le sue pupille assunsero la forma di due lapidi, con su scritto RIP PAPERINO e RIP PIPPO.

Ma proprio in quel momento, la voce di Topolino ordinò “Aiace, vieni subito qua”.
Guardando di sotto, il feroce gorilla vide che Topolino si trovava nel giardino del museo e che teneva in mano un casco di banane dalle notevoli dimensioni, la cui visione lo calmò. 
E usando una delle colonne decorative all'entrata, Aiace scese di sotto e si mise sull'attenti, proprio davanti a Topolino.
“Bravo Aiace! Prendi” disse Topolino, lanciandogli una banana.
“Ma cosa é successo?” domandò sorpreso Paperino. 
“Semplice: mi sono ricordato di aver letto sul giornale che l'addestratore di Aiace gli dava sempre una banana in premio quando eseguiva correttamente gli ordini. E così, mi sono recato al bar del museo, per procurarmene qualcuna” spiegò Topolino, mentre porgeva un secondo frutto al gorilla.
“Adesso che lo so, sono più tranquillo” disse Paperino, prima di svenire a causa dell’emozione provata.
“E ora, Aiace, porta qui chi ti ha rapito” ordinò Topolino, mentre agitava una banana davanti al muso del gorilla.
Ubbidiente, Aiace si diresse verso un furgone grigio parcheggiato lì vicino. 

All’interno del furgone c'era il losco Pietro Gambadilegno, intento a sbraitare ordini dentro un microfono.
“Ma che ti prende, stupido gorilla? Sbarazzati di quei tre impiccioni” ordinò il malvivente.
Per tutta risposta, Aiace squarciò un fianco del furgone e si avvicinò minacciosamente al suo ex-padrone.
“Fermati e ti darò questo” promise Pietro, mostrando un casco di banane, formato da pochi frutti piccoli e mezzi acerbi.
Indispettito da quella misera offerta, Aiace colpì Gambadilegno  sulla testa e quest’ultimo, stordito dal colpo ricevuto, eseguì una piccola danza, per poi crollare svenuto a terra.

Poco dopo, arrivò la polizia, che mise tutto a posto: Pietro venne arrestato e Aiace restituito allo zoo.
“Devo ammettere che avete fatto un bel lavoro” si congratulò Paperone.
“Grazie, ma adesso dobbiamo proprio andare” si scusò Paperino, tentando di trascinare via i suoi due amici.
“Già. Si ricordi solo di chiamare qualcuno a rimettere in ordine tutto il disordine che abbiamo lasciato” avvertì Pippo.
“Cosa?” domandò allarmato il miliardario, prima di correre dentro al museo.
“Grazie tante, Pippo” brontolò sarcasticamente Paperino.
“E di che?” chiese lui.
“Di aver detto a mio zio dei danni che abbiamo provocato nel museo” gli rispose il papero.
“Tuo zio é una persona ragionevole e non se la prenderà più di tanto” lo tranquillizzò Topolino.
Proprio in quel momento, l'urlo di Paperone risuonò nell’aria, svegliando l’intera città. 

Pochi giorni dopo, il museo venne aperto e i numerosi visitatori  poterono ammirare gli oggetti esposti, alcuni dei quali restaurati a caro prezzo.
A fare da guida ai visitatori c'era Topolino, mentre Paperino e Pippo si occupavano del bar.
“Ehi Paperino, tuo zio aveva ragione quando ha detto che il lavoro di guardiani ce ne avrebbe portati altri” disse Pippo.
“Già. Solo che, per risarcirlo dei danni causati ai suoi cimeli, dovremo lavorare qui per un paio di secoli” brontolò Paperino.
FINE
   
 
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