Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    04/05/2022    3 recensioni
Questa è la terza ff demenziale che ho scritto sul Trono di Spade e in questa storia in particolare riscrivo in modo parodistico e comico le vicende dell'ottava stagione, sempre incentrando il mio racconto sulla mia "strana coppia" Theon e Ramsay e cambiando completamente il destino di questi due personaggi e di molti altri. Nelle mie storie si ride (io almeno rido un sacco), c'è allegria, prese in giro, e cerco sempre di dare un lieto fine più o meno a tutti, insomma, tutto il contrario del vero GoT! Ci saranno comunque Estranei, draghi e non-morti, in fondo la stagione parla anche di loro... XD
Grazie a chi vorrà leggere e commentare questa storia, ricordo che questa è la terza e che prima bisogna aver letto "Non si torna indietro" e "Chiamami per nome".
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV Game of Thrones.
Genere: Angst, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jon Snow, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy, Tyrion Lannister
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo quinto

 

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno!

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

Ramsay era stato fin troppo veemente nella sua reazione, ma alla fine era quello che pensavano un po’ tutti: Bran aveva raccontato vita, morte e miracoli di chiunque, aveva le premonizioni, vedeva oltre i confini della realtà, però non sapeva la cosa più importante di tutte. E, infatti, nessuno dei presenti se la sentì di rimproverare Ramsay per aver detto quello che era passato per la mente a tutti quanti. Molti abbassarono la testa, sentendosi sconfitti ancor prima di cominciare.

“Moriremo tutti, questo è certo” commentò Tormund, “ma almeno moriremo insieme.”

“Ah, proprio una bella consolazione, questa!” reagì Ramsay. Pareva furioso ma Theon, che ormai aveva imparato a conoscerlo fin troppo bene, sentì nella sua voce paura e disperazione. E chissà, probabilmente non per se stesso… “A me non importa un accidenti di morire insieme a voi! Non vi conosco neanche, non voglio conoscervi e non mi siete nemmeno simpatici, soprattutto i perfettissimi Stark! Per me gli Estranei possono portarvi tutti alla dannazione, il problema è che con le vostre chiacchiere cretine su onore, valore e lealtà avete rincoglionito quel fesso di Theon che adesso è ben felice di morire per voi. Grazie tante! Vi odio tutti, vi odio!”

E con questa ultima tirata, Ramsay uscì dalla stanza sbattendo il portone più forte che poteva, tanto per far capire che era veramente arrabbiatissimo.

Jon lanciò un’occhiata a Theon, rendendosi conto che in quei mesi si era perso un sacco di cose e che Ramsay era infuriato principalmente perché aveva paura di perdere quel giovane che lui aveva sempre considerato un debole, viziato e arrogante, ma che adesso aveva dimostrato di possedere molte altre doti… oltre a quelle che, chiaramente, aveva riservato al giovane Bolton e di cui Jon non voleva sapere niente!

“Va bene, ora andiamo a riposare” disse con un sospiro. “Ne abbiamo bisogno tutti.”

Lentamente, tutti uscirono dalla stanza, più o meno abbattuti. Erano consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima notte per molti di loro e così ognuno decise di passarla nel modo che riteneva più adatto e in compagnia delle persone più care.

Ramsay era troppo offeso e deluso per andare in cerca di Theon e così si ritrovò a girare per il cortile del castello, osservando i minuziosi quanto inutili preparativi per la battaglia. C’erano gli Immacolati della Regina Daenerys, i soldati Stark e quelli Lannister che avrebbero combattuto fianco a fianco… era una cosa talmente incredibile che già solo per quello avrebbero dovuto vincere, ma Ramsay non ci credeva. Gli Estranei erano troppo forti, potevano arruolare tutti i soldati che volevano e l’idea di attirare in una sorta di trappola il Re della Notte con Bran (e Theon…) come esca era quanto meno folle, l’aveva capito anche il suo mononeurone.

Mentre camminava senza una meta si ritrovò ad ascoltare una discussione piuttosto accesa tra la Regina Daenerys e Tyrion Lannister. Non era interessato più di tanto a quello che potevano dirsi, ma qualcosa, suo malgrado, risvegliò il suo neurone e lo spinse a concentrarsi su quello che stava avvenendo.

“Mia Regina, non voglio andare a nascondermi come le donne e i bambini” protestava Tyrion. “Ho combattuto in passato e posso farlo ancora, al fianco degli uomini e delle donne che rischieranno la loro vita.”

Daenerys appariva seccata.

“Di loro ce ne sono migliaia, tu invece sei uno solo e non sei in grado di combattere come loro, ma sei molto più intelligente” ribatté. “Sei qui grazie alla tua mente e, se sopravvivremo a questa battaglia, mi servirà.”

Tyrion non era affatto convinto, tuttavia non poteva disobbedire alla sua Regina. Chinò il capo, deluso.

“Come desideri, Maestà, mi rifugerò anch’io nelle cripte.”

Daenerys si allontanò soddisfatta, mentre Ramsay, perplesso, si avvicinò a Tyrion.

“Di che cosa stavi parlando con la Regina dei Draghi? Perché vuole mandarti proprio nelle cripte?” gli domandò. C’era qualcosa che non gli tornava in tutto ciò, il suo neurone solitario si agitava disperatamente nel vuoto del suo cervello e quindi cercava di arrivare al motivo che lo inquietava.

“Vuole che stia al sicuro e che non combatta” rispose Tyrion, amareggiato. “Così dovrò rifugiarmi nelle cripte degli Stark con le donne e i bambini. Beh, forse anche tu vorresti mettere al sicuro il tuo Theon, visto che sei così preoccupato per la sua incolumità?”

Il giovane Bolton, però, non raccolse l’ironia di Tyrion. Il suo neurone sembrava aver finalmente acchiappato il concetto che gli ronzava intorno e che non lo convinceva.

“Ma… nelle cripte? Le cripte non sono il posto in cui sono sepolti generazioni di Stark? È laggiù che, secondo voi, la gente sarà al sicuro?” esclamò, mentre Tyrion lo fissava allibito. “Ma siete del tutto idioti, allora! Non lo sapete che il Re della Notte e gli Estranei resuscitano i morti per allargare il loro esercito? E voi mandate le donne e i bambini a nascondersi in un posto pieno di morti????”

L’agghiacciante verità sembro piombare addosso a Tyrion come una valanga di sassi. Il ragazzo aveva ragione, possibile che a nessun altro fosse venuto in mente? Ma forse ormai era troppo tardi, o magari il fatto che Daenerys lo volesse nelle cripte era un colpo di fortuna, non volendo si sarebbe trovato nel bel mezzo di una battaglia anche peggiore di quella che avrebbero combattuto gli eserciti riuniti!

“Certo che ce n’è di stupidi in giro. Rifugiarsi nelle cripte per sfuggire ai non-morti… bisogna essere proprio aquile per pensare una cosa così” commentò acido Ramsay, che nel frattempo si era di nuovo allontanato e continuava a vagare per i cortili di Grande Inverno senza sapere bene che cosa fare.

Nel frattempo, come ho detto, ognuno cercava la compagnia delle persone più care per trascorrere quell’ultima notte e Ramsay si sentiva triste e solo come mai nella sua vita. Certo, era abituato a stare solo e ad essere allontanato ed emarginato, suo padre lo aveva trattato da bastardo per anni e poi, quando era stato legittimato, gli aveva dimostrato interesse soltanto finché aveva pensato di potersi servire di lui per conquistare il potere al Nord. Ma questo era molto peggio.

Il giovane Bolton, com’è ovvio, non sapeva neanche da che parte cominciassero i sentimenti, però a quel punto si era innamorato di Theon senza accorgersene e, adesso, quelle emozioni contrastanti lo stordivano e gli facevano male. Da una parte era preoccupato e angosciato perché sapeva che Theon non avrebbe avuto alcuna chance davanti al Re della Notte, sarebbe morto, lo avrebbe perso per sempre; dall’altra però era come se, in realtà, sentisse di averlo già perso nell’istante esatto in cui erano giunti a Grande Inverno. Theon si era dichiarato disposto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere il perdono degli Stark, perfino a sacrificare la sua vita per proteggere Bran… quindi si era completamente dimenticato di lui e di tutto quello che gli aveva promesso. Ancora una volta Ramsay era solo e abbandonato, ma questa volta non riusciva a capirne il motivo. Insomma, ormai erano anni che non scuoiava più nessuno, che non tagliava arti, che non andava a caccia di persone, era cambiato, eppure non riusciva lo stesso a farsi volere bene… neanche da Theon che, detto tra noi, fino a quel momento era stato un traditore, un vigliacco, un presuntuoso e un imbecille!

Chissà quanto tempo era passato? Ormai era quasi buio e nel cortile interno di Grande Inverno erano stati allestiti alcuni tavoli dove la gente poteva fermarsi a mangiare una zuppa calda o un po’ di pane e formaggio. Ramsay pensò di prendere qualcosa anche lui, sedersi da qualche parte, sebbene non si sentisse al suo posto… ma si accorse di non avere assolutamente fame. Anzi, il suo stomaco era completamente chiuso, non sarebbe riuscito a farci entrare nemmeno una briciola di pane.

Perché mi sento così? Forse è la paura… certo, la prospettiva di vedere quei mostri chiuderebbe lo stomaco a chiunque. Eppure i soldati e la gente comune stanno ai tavoli e mangiano come se non ci fosse alcun pericolo. Beh, si vede che sono molto più coraggiosi di me, pensò. Non capiva, o forse non voleva capire, che il vero motivo per cui il suo stomaco si era chiuso totalmente era la disperata tristezza perché Theon non era con lui, perché Theon aveva deciso di combattere e morire al fianco degli Stark.

Poi il suo sguardo si fermò su uno dei tavoli… e Ramsay rimase impietrito.

C’era proprio Theon, a quel tavolo, e stava mangiando una zuppa insieme a Sansa Stark. Parlavano amichevolmente, si guardavano, sorridevano…

Il primo pensiero di Ramsay fu che, se lo avesse saputo prima, avrebbe tagliato tutte le dita delle mani e dei piedi a Theon e poi anche la testa, altro che liberarlo dalle segrete di Forte Terrore.

Il secondo pensiero, più angosciante, fu che l’idea di fare a pezzi Theon con le sue mani non gli arrecava più alcuna soddisfazione. Un tempo si sarebbe sfogato e divertito a punirlo e, una volta raccolti i pezzettini rimasti (e buttati nell’organico per la raccolta differenziata), anche il suo dolore e la sua rabbia sarebbero scomparsi con ciò che restava di Theon. E invece no. L’idea di andare a quel tavolo, prendere uno dei coltelli per il pane e tagliare entrambe le mani di Theon sotto gli occhi atterriti di Sansa non aveva più alcuna attrattiva per lui, e questo più di ogni altra cosa gli fece comprendere quanto grave fosse la situazione.

Theon lo aveva abbandonato, tradito e deluso e lui non voleva neanche tagliarne un pezzo…

Era inconcepibile.

I suoi piedi, comunque, lo avevano portato al tavolo di Theon e Sansa senza che neanche se ne accorgesse (già, perché, visto che non aveva intenzione di usare i coltelli, non aveva motivo di affrontare quei due, no?). Quando fu abbastanza vicino, Theon si accorse di lui e lo chiamò.

“Ramsay, dove eri andato a finire? Perché non vieni a mangiare qualcosa anche tu?”

L’espressione sconvolta del giovane fece capire a Theon che forse non era stata un’idea geniale.

“Io non ci vengo a mangiare con voi!” urlò disperato Ramsay. “Anzi, spero che vi strozziate, tutti e due!”

Voltò loro le spalle e scappò via, senza neanche sapere dove dirigersi.

“Non avrei mai pensato che il Bastardo di Bolton potesse provare dei sentimenti” commentò Sansa, con un sorrisetto, “ma a quanto pare ha sviluppato un affetto particolare per te. Vai da lui, Theon. Questa può essere l’ultima notte di vita per tutti noi e penso che abbiate bisogno di chiarirvi finché potete ancora farlo.”

Theon ringraziò Sansa e corse dietro Ramsay. Non ci mise molto a trovarlo visto che il giovane Bolton aveva vissuto a Grande Inverno per pochi mesi, mentre Theon ci aveva trascorso più di dieci anni e ne conosceva ogni angolo. Ramsay era rientrato nel castello e vagava smarrito per i corridoi, probabilmente senza ricordare neanche di aver abitato lì per un po’ (non si può pretendere troppo dal suo neurone, via!). Theon lo intercettò e, senza tanti complimenti, se lo portò nella camera che gli Stark avevano loro assegnato: era una sola camera, sì, evidentemente gli Stark avevano capito subito che quei due se la intendevano, o magari era stato Bran a vederli mentre facevano cose. Comunque, Theon pensò bene di portarlo nella stanza perché immaginava che il giovane Bolton gli avrebbe fatto una scenata e non voleva che tutta Grande Inverno, compresi gli Illuminati, Daenerys, i Lannister ecc… sapessero dei fatti loro.

“Perché mi hai portato qui? Lasciami in pace! Non stavi tanto bene a fare la tua cenetta romantica con Sansa Stark? Allora tornaci! Che stupido io a credere che davvero volessi… a te interessano solo gli Stark, ti sei sempre interessato solo di loro!” esclamò Ramsay, inviperito.

Ma era difficile rimanere arrabbiato con Theon che manteneva una calma invidiabile e una dolce fermezza.

“Hai ragione sul fatto che voglio rimediare agli errori che ho commesso” replicò, “ma non significa che abbia qualche interesse per Sansa. È vero, quando ero un ragazzino viziato e ambizioso e vivevo qui immaginavo spesso e volentieri che Ned Stark, prima o poi, mi avrebbe fatto sposare Sansa e così io sarei diventato uno Stark a tutti gli effetti, ma non ero innamorato di lei. In realtà avrei voluto che Ned Stark ci facesse sposare perché volevo diventare uno Stark anch’io e non perché lei mi piacesse più di altre: a dire il vero, allora Sansa non mi considerava affatto, per lei ero solo un ostaggio del padre e mi disprezzava.”

“Adesso, però, vi piacete, no?” sibilò Ramsay.

“No. Lei non mi interessa e io non interesso a lei, almeno in quel senso. Sansa ora è la Lady di Grande Inverno, ha il ruolo che è stato di suo padre e per questo ero felice di stare al tavolo con lei, perché era il suo modo per dirmi che gli Stark mi hanno perdonato e accolto” spiegò pazientemente Theon.

“Non fa nessuna differenza!” protestò Ramsay che, in effetti, era geloso di tutti gli Stark e avrebbe reagito allo stesso modo anche se avesse trovato Theon a tavola con Jon, Bran o Rickon. “Tu hai scelto gli Stark e mi hai abbandonato! Mi avevi promesso che, dopo aver sconfitto gli Estranei, saremmo tornati a Pyke per stare sempre insieme e invece vuoi morire per gli Stark, vuoi fare l’eroe per loro. Certo, me lo dovevo immaginare… Finché nessuno ti cagava e tutti ti consideravano solo un idiota viziato e traditore sei rimasto con me, ma adesso che sei tornato il nobile Theon Greyjoy non hai più bisogno di me, vuoi stare con gli Stark, con quelli nobili e importanti come te, non con un ragazzotto che…”

Theon gli si buttò addosso, lo imprigionò per i polsi e gli parlò, con il viso vicinissimo al suo.

“Io voglio stare con te, Ramsay, solo con te. Sono felice di essere in pace con gli Stark e di poter rimediare al male che ho fatto, ma questa notte voglio passarla con te. Se deve essere davvero l’ultima notte della mia vita, voglio che sia con te.”

Lo strinse convulsamente contro il suo petto e gli sigillò le labbra con un bacio intimo e profondo, lunghissimo. Senza staccarsi dalla sua bocca, lo condusse fino al letto, dove lo spinse, imprigionandolo con il peso del suo corpo, liberandosi degli abiti e spogliando anche Ramsay. Il contatto dei loro corpi allacciati fu una ventata d’aria fresca dopo l’opprimente angoscia che aveva attanagliato entrambi per tutta la giornata e dopo tutti gli equivoci, le incomprensioni e le scenate, per le quali probabilmente tutta Grande Inverno si era divertita un sacco… ma in quel momento a Theon non importava affatto. L’unica cosa che voleva era continuare a baciare Ramsay sempre più intensamente, accarezzandolo in modo sempre più audace e infine entrando in lui e lasciando che le loro carni si unissero e si fondessero. Voleva sentire che il giovane che aveva imparato ad amare era lì con lui, voleva perdersi in lui, fino a smarrire il confine tra i loro corpi. Lo possedette ripetutamente, lentamente e pazientemente per arrivare a quella fusione totale che desiderava, alla completa estasi di esplodere nell’infinito insieme a Ramsay, senza più tempo né spazio, senza pensieri e preoccupazioni, in un universo in cui esistessero soltanto loro due e non ci fossero più Stark, Lannister, Estranei, Draghi o Re della Notte.

Alla fine, dopo momenti infiniti di passione e tenerezza, Theon avvolse uno stremato e disfatto Ramsay in un abbraccio protettivo e tenero, baciandolo affettuosamente sulla fronte e nascondendosi con lui sotto le lenzuola, come per prolungare la sensazione di vivere in un mondo che fosse tutto per loro. Lo guardò con dolcezza, pensando a quanto quel ragazzo fosse diventato insostituibile nella sua vita: pareva un’assurdità, visto che il ragazzo in questione era Ramsay Bolton, ma Theon sentiva che veramente avrebbe voluto passare con lui quello che gli restava da vivere, che se davvero doveva morire quella notte allora voleva trascorrere più tempo possibile con il giovane Bolton. Forse Ramsay aveva ragione, all’inizio si era affezionato a lui perché tutti gli altri lo disprezzavano e lo respingevano, ma adesso, sebbene gli Stark lo avessero accolto a braccia aperte, Theon voleva stare solo con Ramsay.

Insomma, era proprio partito di cervello, ma del resto non si era forse offerto volontario per affrontare il Re della Notte? Tanto sano di mente non doveva essere, no?

Fine capitolo quinto

 

 

 

   
 
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