Capitolo quinto
Possa ogni mio graffio
preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare
Possa ogni mia sfida farti sempre vincente
Perché il solo egoismo sai non serve a niente
Di errori fanne e fanne pure
E sorridi a chi ti vuole male
Possa darti bellezza ogni tuo nuovo giorno
La tristezza adesso è in viaggio senza più ritorno!
(“Tutto l’oro del mondo” –
Noemi)
Ramsay era stato fin troppo veemente nella
sua reazione, ma alla fine era quello che pensavano un po’ tutti: Bran aveva
raccontato vita, morte e miracoli di chiunque, aveva le premonizioni, vedeva
oltre i confini della realtà, però non sapeva la cosa più importante di tutte.
E, infatti, nessuno dei presenti se la sentì di rimproverare Ramsay per aver
detto quello che era passato per la mente a tutti quanti. Molti abbassarono la
testa, sentendosi sconfitti ancor prima di cominciare.
“Moriremo tutti, questo è certo” commentò
Tormund, “ma almeno moriremo insieme.”
“Ah, proprio una bella consolazione, questa!”
reagì Ramsay. Pareva furioso ma Theon, che ormai aveva imparato a conoscerlo
fin troppo bene, sentì nella sua voce paura e disperazione. E chissà, probabilmente
non per se stesso… “A me non importa un accidenti di morire insieme a voi! Non
vi conosco neanche, non voglio conoscervi e non mi siete nemmeno simpatici,
soprattutto i perfettissimi Stark!
Per me gli Estranei possono portarvi tutti alla dannazione, il problema è che
con le vostre chiacchiere cretine su onore, valore e lealtà avete rincoglionito
quel fesso di Theon che adesso è ben felice di morire per voi. Grazie tante! Vi
odio tutti, vi odio!”
E con questa ultima tirata, Ramsay uscì dalla
stanza sbattendo il portone più forte che poteva, tanto per far capire che era
veramente arrabbiatissimo.
Jon lanciò un’occhiata a Theon, rendendosi
conto che in quei mesi si era perso un sacco di cose e che Ramsay era infuriato
principalmente perché aveva paura di perdere quel giovane che lui aveva sempre
considerato un debole, viziato e arrogante, ma che adesso aveva dimostrato di
possedere molte altre doti… oltre a quelle che, chiaramente, aveva riservato al
giovane Bolton e di cui Jon non voleva sapere niente!
“Va bene, ora andiamo a riposare” disse con
un sospiro. “Ne abbiamo bisogno tutti.”
Lentamente, tutti uscirono dalla stanza, più
o meno abbattuti. Erano consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima notte per
molti di loro e così ognuno decise di passarla nel modo che riteneva più adatto
e in compagnia delle persone più care.
Ramsay era troppo offeso e deluso per andare
in cerca di Theon e così si ritrovò a girare per il cortile del castello,
osservando i minuziosi quanto inutili preparativi per la battaglia. C’erano gli
Immacolati della Regina Daenerys, i soldati Stark e quelli Lannister che
avrebbero combattuto fianco a fianco… era una cosa talmente incredibile che già
solo per quello avrebbero dovuto vincere, ma Ramsay non ci credeva. Gli
Estranei erano troppo forti, potevano arruolare
tutti i soldati che volevano e l’idea di attirare in una sorta di trappola
il Re della Notte con Bran (e Theon…) come esca era quanto meno folle, l’aveva
capito anche il suo mononeurone.
Mentre camminava senza una meta si ritrovò ad
ascoltare una discussione piuttosto accesa tra la Regina Daenerys e Tyrion
Lannister. Non era interessato più di tanto a quello che potevano dirsi, ma
qualcosa, suo malgrado, risvegliò il suo neurone e lo spinse a concentrarsi su
quello che stava avvenendo.
“Mia Regina, non voglio andare a nascondermi
come le donne e i bambini” protestava Tyrion. “Ho combattuto in passato e posso
farlo ancora, al fianco degli uomini e delle donne che rischieranno la loro
vita.”
Daenerys appariva seccata.
“Di loro ce ne sono migliaia, tu invece sei
uno solo e non sei in grado di combattere come loro, ma sei molto più
intelligente” ribatté. “Sei qui grazie alla tua mente e, se sopravvivremo a
questa battaglia, mi servirà.”
Tyrion non era affatto convinto, tuttavia non
poteva disobbedire alla sua Regina. Chinò il capo, deluso.
“Come desideri, Maestà, mi rifugerò anch’io
nelle cripte.”
Daenerys si allontanò soddisfatta, mentre
Ramsay, perplesso, si avvicinò a Tyrion.
“Di che cosa stavi parlando con la Regina dei
Draghi? Perché vuole mandarti proprio nelle cripte?” gli domandò. C’era
qualcosa che non gli tornava in tutto ciò, il suo neurone solitario si agitava
disperatamente nel vuoto del suo cervello e quindi cercava di arrivare al
motivo che lo inquietava.
“Vuole che stia al sicuro e che non combatta”
rispose Tyrion, amareggiato. “Così dovrò rifugiarmi nelle cripte degli Stark
con le donne e i bambini. Beh, forse anche tu vorresti mettere al sicuro il tuo Theon, visto che sei così
preoccupato per la sua incolumità?”
Il giovane Bolton, però, non raccolse l’ironia
di Tyrion. Il suo neurone sembrava aver finalmente acchiappato il concetto che
gli ronzava intorno e che non lo convinceva.
“Ma… nelle cripte? Le cripte non sono il posto in cui sono sepolti generazioni
di Stark? È laggiù che, secondo voi, la gente sarà al sicuro?” esclamò, mentre
Tyrion lo fissava allibito. “Ma siete del tutto idioti, allora! Non lo sapete
che il Re della Notte e gli Estranei resuscitano i morti per allargare il loro esercito? E voi mandate le donne e i
bambini a nascondersi in un posto pieno
di morti????”
L’agghiacciante verità sembro piombare
addosso a Tyrion come una valanga di sassi. Il ragazzo aveva ragione, possibile
che a nessun altro fosse venuto in mente? Ma forse ormai era troppo tardi, o
magari il fatto che Daenerys lo volesse nelle cripte era un colpo di fortuna,
non volendo si sarebbe trovato nel bel mezzo di una battaglia anche peggiore di
quella che avrebbero combattuto gli eserciti riuniti!
“Certo che ce n’è di stupidi in giro.
Rifugiarsi nelle cripte per sfuggire
ai non-morti… bisogna essere proprio
aquile per pensare una cosa così” commentò acido Ramsay, che nel frattempo si
era di nuovo allontanato e continuava a vagare per i cortili di Grande Inverno
senza sapere bene che cosa fare.
Nel frattempo, come ho detto, ognuno cercava
la compagnia delle persone più care per trascorrere quell’ultima notte e Ramsay
si sentiva triste e solo come mai nella sua vita. Certo, era abituato a stare
solo e ad essere allontanato ed emarginato, suo padre lo aveva trattato da bastardo per anni e poi, quando era
stato legittimato, gli aveva dimostrato interesse soltanto finché aveva pensato
di potersi servire di lui per conquistare il potere al Nord. Ma questo era
molto peggio.
Il giovane Bolton, com’è ovvio, non sapeva
neanche da che parte cominciassero i sentimenti, però a quel punto si era
innamorato di Theon senza accorgersene e, adesso, quelle emozioni contrastanti
lo stordivano e gli facevano male. Da una parte era preoccupato e angosciato
perché sapeva che Theon non avrebbe avuto alcuna chance davanti al Re della
Notte, sarebbe morto, lo avrebbe perso per sempre; dall’altra però era come se,
in realtà, sentisse di averlo già
perso nell’istante esatto in cui erano giunti a Grande Inverno. Theon si era
dichiarato disposto a fare qualsiasi cosa pur di ottenere il perdono degli
Stark, perfino a sacrificare la sua vita per proteggere Bran… quindi si era
completamente dimenticato di lui e di tutto quello che gli aveva promesso.
Ancora una volta Ramsay era solo e abbandonato, ma questa volta non riusciva a
capirne il motivo. Insomma, ormai erano anni che non scuoiava più nessuno, che
non tagliava arti, che non andava a caccia di persone, era cambiato, eppure non
riusciva lo stesso a farsi volere bene… neanche da Theon che, detto tra noi,
fino a quel momento era stato un traditore, un vigliacco, un presuntuoso e un
imbecille!
Chissà quanto tempo era passato? Ormai era
quasi buio e nel cortile interno di Grande Inverno erano stati allestiti alcuni
tavoli dove la gente poteva fermarsi a mangiare una zuppa calda o un po’ di
pane e formaggio. Ramsay pensò di prendere qualcosa anche lui, sedersi da
qualche parte, sebbene non si sentisse al suo posto… ma si accorse di non avere
assolutamente fame. Anzi, il suo stomaco era completamente chiuso, non sarebbe
riuscito a farci entrare nemmeno una briciola di pane.
Perché mi sento così? Forse è la paura… certo, la
prospettiva di vedere quei mostri chiuderebbe lo stomaco a chiunque. Eppure i
soldati e la gente comune stanno ai tavoli e mangiano come se non ci fosse
alcun pericolo. Beh, si vede che sono molto più coraggiosi di me, pensò. Non capiva, o forse non voleva capire, che il
vero motivo per cui il suo stomaco si era chiuso totalmente era la disperata tristezza
perché Theon non era con lui, perché Theon aveva deciso di combattere e morire
al fianco degli Stark.
Poi il suo sguardo si fermò su uno dei tavoli…
e Ramsay rimase impietrito.
C’era proprio Theon, a quel tavolo, e stava
mangiando una zuppa insieme a Sansa Stark. Parlavano amichevolmente, si
guardavano, sorridevano…
Il primo pensiero di Ramsay fu che, se lo
avesse saputo prima, avrebbe tagliato tutte
le dita delle mani e dei piedi a Theon e poi anche la testa, altro che
liberarlo dalle segrete di Forte Terrore.
Il secondo pensiero, più angosciante, fu che
l’idea di fare a pezzi Theon con le sue mani non gli arrecava più alcuna
soddisfazione. Un tempo si sarebbe sfogato e divertito a punirlo e, una volta
raccolti i pezzettini rimasti (e buttati nell’organico per la raccolta
differenziata), anche il suo dolore e la sua rabbia sarebbero scomparsi con ciò
che restava di Theon. E invece no. L’idea di andare a quel tavolo, prendere uno
dei coltelli per il pane e tagliare entrambe le mani di Theon sotto gli occhi
atterriti di Sansa non aveva più alcuna attrattiva per lui, e questo più di
ogni altra cosa gli fece comprendere quanto grave fosse la situazione.
Theon lo aveva abbandonato, tradito e deluso
e lui non voleva neanche tagliarne un pezzo…
Era inconcepibile.
I suoi piedi, comunque, lo avevano portato al
tavolo di Theon e Sansa senza che neanche se ne accorgesse (già, perché, visto
che non aveva intenzione di usare i coltelli,
non aveva motivo di affrontare quei due, no?). Quando fu abbastanza vicino,
Theon si accorse di lui e lo chiamò.
“Ramsay, dove eri andato a finire? Perché non
vieni a mangiare qualcosa anche tu?”
L’espressione sconvolta del giovane fece
capire a Theon che forse non era stata un’idea geniale.
“Io non ci vengo a mangiare con voi!” urlò
disperato Ramsay. “Anzi, spero che vi strozziate, tutti e due!”
Voltò loro le spalle e scappò via, senza neanche
sapere dove dirigersi.
“Non avrei mai pensato che il Bastardo di
Bolton potesse provare dei sentimenti” commentò Sansa, con un sorrisetto, “ma a
quanto pare ha sviluppato un affetto particolare per te. Vai da lui, Theon.
Questa può essere l’ultima notte di vita per tutti noi e penso che abbiate
bisogno di chiarirvi finché potete ancora farlo.”
Theon ringraziò Sansa e corse dietro Ramsay. Non
ci mise molto a trovarlo visto che il giovane Bolton aveva vissuto a Grande Inverno
per pochi mesi, mentre Theon ci aveva trascorso più di dieci anni e ne
conosceva ogni angolo. Ramsay era rientrato nel castello e vagava smarrito per
i corridoi, probabilmente senza ricordare neanche di aver abitato lì per un po’
(non si può pretendere troppo dal suo neurone, via!). Theon lo intercettò e,
senza tanti complimenti, se lo portò nella camera che gli Stark avevano loro
assegnato: era una sola camera, sì, evidentemente gli Stark avevano capito
subito che quei due se la intendevano, o magari era stato Bran a vederli mentre
facevano cose. Comunque, Theon pensò
bene di portarlo nella stanza perché immaginava che il giovane Bolton gli
avrebbe fatto una scenata e non voleva che tutta Grande Inverno, compresi gli
Illuminati, Daenerys, i Lannister ecc… sapessero dei
fatti loro.
“Perché mi hai portato qui? Lasciami in pace!
Non stavi tanto bene a fare la tua cenetta romantica con Sansa Stark? Allora
tornaci! Che stupido io a credere che davvero volessi… a te interessano solo
gli Stark, ti sei sempre interessato solo di loro!” esclamò Ramsay, inviperito.
Ma era difficile rimanere arrabbiato con
Theon che manteneva una calma invidiabile e una dolce fermezza.
“Hai ragione sul fatto che voglio rimediare
agli errori che ho commesso” replicò, “ma non significa che abbia qualche
interesse per Sansa. È vero, quando ero un ragazzino viziato e ambizioso e
vivevo qui immaginavo spesso e volentieri che Ned Stark, prima o poi, mi
avrebbe fatto sposare Sansa e così io sarei diventato uno Stark a tutti gli
effetti, ma non ero innamorato di lei. In realtà avrei voluto che Ned Stark ci
facesse sposare perché volevo diventare uno Stark anch’io e non perché lei mi
piacesse più di altre: a dire il vero, allora Sansa non mi considerava affatto,
per lei ero solo un ostaggio del padre e mi disprezzava.”
“Adesso, però, vi piacete, no?” sibilò
Ramsay.
“No. Lei non mi interessa e io non interesso
a lei, almeno in quel senso. Sansa ora è la Lady di Grande Inverno, ha il ruolo
che è stato di suo padre e per questo ero felice di stare al tavolo con lei,
perché era il suo modo per dirmi che gli Stark mi hanno perdonato e accolto”
spiegò pazientemente Theon.
“Non fa nessuna differenza!” protestò Ramsay
che, in effetti, era geloso di tutti gli
Stark e avrebbe reagito allo stesso modo anche se avesse trovato Theon a tavola
con Jon, Bran o Rickon. “Tu hai scelto gli Stark e mi hai abbandonato! Mi avevi
promesso che, dopo aver sconfitto gli Estranei, saremmo tornati a Pyke per
stare sempre insieme e invece vuoi morire per gli Stark, vuoi fare l’eroe per
loro. Certo, me lo dovevo immaginare… Finché nessuno ti cagava e tutti ti consideravano solo un idiota viziato e traditore
sei rimasto con me, ma adesso che sei tornato il nobile Theon Greyjoy non hai più bisogno di me, vuoi stare con gli
Stark, con quelli nobili e importanti come te, non con un ragazzotto che…”
Theon gli si buttò addosso, lo imprigionò per
i polsi e gli parlò, con il viso vicinissimo al suo.
“Io voglio stare con te, Ramsay, solo con te. Sono felice di essere in pace con gli
Stark e di poter rimediare al male che ho fatto, ma questa notte voglio
passarla con te. Se deve essere davvero l’ultima notte della mia vita, voglio
che sia con te.”
Lo strinse convulsamente contro il suo petto
e gli sigillò le labbra con un bacio intimo e profondo, lunghissimo. Senza
staccarsi dalla sua bocca, lo condusse fino al letto, dove lo spinse,
imprigionandolo con il peso del suo corpo, liberandosi degli abiti e spogliando
anche Ramsay. Il contatto dei loro corpi allacciati fu una ventata d’aria
fresca dopo l’opprimente angoscia che aveva attanagliato entrambi per tutta la
giornata e dopo tutti gli equivoci, le incomprensioni e le scenate, per le
quali probabilmente tutta Grande Inverno si era divertita un sacco… ma in quel
momento a Theon non importava affatto. L’unica cosa che voleva era continuare a
baciare Ramsay sempre più intensamente, accarezzandolo in modo sempre più
audace e infine entrando in lui e lasciando che le loro carni si unissero e si
fondessero. Voleva sentire che il giovane che aveva imparato ad amare era lì
con lui, voleva perdersi in lui, fino a smarrire il confine tra i loro corpi.
Lo possedette ripetutamente, lentamente e pazientemente per arrivare a quella
fusione totale che desiderava, alla completa estasi di esplodere nell’infinito
insieme a Ramsay, senza più tempo né spazio, senza pensieri e preoccupazioni,
in un universo in cui esistessero soltanto loro due e non ci fossero più Stark,
Lannister, Estranei, Draghi o Re della Notte.
Alla fine, dopo momenti infiniti di passione
e tenerezza, Theon avvolse uno stremato e disfatto Ramsay in un abbraccio
protettivo e tenero, baciandolo affettuosamente sulla fronte e nascondendosi
con lui sotto le lenzuola, come per prolungare la sensazione di vivere in un
mondo che fosse tutto per loro. Lo guardò con dolcezza, pensando a quanto quel
ragazzo fosse diventato insostituibile nella sua vita: pareva un’assurdità,
visto che il ragazzo in questione era Ramsay
Bolton, ma Theon sentiva che veramente avrebbe voluto passare con lui
quello che gli restava da vivere, che se davvero doveva morire quella notte
allora voleva trascorrere più tempo possibile con il giovane Bolton. Forse
Ramsay aveva ragione, all’inizio si era affezionato a lui perché tutti gli
altri lo disprezzavano e lo respingevano, ma adesso, sebbene gli Stark lo
avessero accolto a braccia aperte, Theon voleva stare solo con Ramsay.
Insomma, era proprio partito di cervello, ma
del resto non si era forse offerto volontario per affrontare il Re della Notte?
Tanto sano di mente non doveva essere, no?
Fine capitolo quinto