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Autore: Star_Rover    05/05/2022    7 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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V. Cambiamenti  
 

Verner si rigirò tra le coperte, nonostante la stanchezza faticava ad addormentarsi, era tormentato da dubbi e incertezze. Nella sua mente continuavano a riaffiorare le parole di Jussi, aveva particolarmente preso a cuore la triste storia di suo padre. Inoltre l’incontro con quel russo l’aveva lasciato con sensazioni che oscillavano tra la diffidenza e la curiosità. Era convinto che Aleks avesse voluto istigarlo a reagire con le sue risposte irriverenti, come se in qualche modo avesse avuto intenzione di metterlo alla prova.
Tutto ciò era alquanto sospetto. Sentiva di non doversi intromettere in simili questioni, eppure una parte di sé voleva scoprire di più. Non si era mai tirato indietro davanti a una sfida.
Il giovane tentò di non dare troppa importanza a tutto ciò, aveva promesso a Jari di tenersi lontano dai guai e quella era decisamente una faccenda pericolosa.
Abbandonandosi ai suoi pensieri Verner non poté evitare di rammentare il passato. Ripensò al rifugio nella foresta, in quei momenti di solitudine cercò conforto in quei frammenti di felicità condivisi con la persona amata. Ricordò quando per la prima volta avevano rivelato i reciproci sentimenti.  
 
La bufera infuriava fuori dal rifugio, il vento ululava tra gli alberi e la neve cadeva violentemente sul tetto. Il fuoco scoppiettava nel camino, le fiamme ardenti danzavano nella penombra.
Verner aveva stretto le mani gelide del compagno tra le sue, sfregandole delicatamente per riscaldarle. Quando aveva alzato lo sguardo su di lui aveva notato un lieve rossore sulle sue guance.   
«Come ti senti?» aveva domandato con apprensione.
«Adesso sto bene, non preoccuparti» aveva risposto Jari.
Verner conosceva l’amico meglio di chiunque altro, sapeva che stava mentendo soltanto per cercare di rassicurarlo.
In quel momento era stato costretto a fare i conti con la propria coscienza. Nella tormenta aveva rischiato di perdere la persona più importante della sua vita senza aver avuto l’occasione di essere del tutto sincero nei suoi confronti. Non avrebbe potuto sopportare quel senso di colpa, non voleva avere rimpianti.
Da tempo aveva iniziato a provare sentimenti ben più profondi nei suoi confronti, seppur inizialmente avesse cercato di reprimere e nascondere quel lato di sé, non poteva più nascondere la verità. Quel sentimento di puro affetto si era presto tramutato in qualcosa di fisico, e quando erano vicini diventava sempre più difficile reprimere quelle naturali reazioni.
Temeva di rovinare tutto, per questo non aveva mai osato rivelare all’amico la vera natura dei suoi sentimenti, non avrebbe potuto sopportare di perderlo. Per quanto avesse sempre avuto fiducia in Jari aveva comunque paura di spingersi troppo oltre, forse quella volta lui non avrebbe potuto comprenderlo.
Tante volte si era domandato se anche Jari provasse lo stesso nei suoi confronti, o se quelle fossero state soltanto vane illusioni.
Verner era sempre stato un giovane istintivo e impulsivo, il solo desiderio di preservare quella preziosa amicizia gli aveva impedito di esporsi fino a quel momento. Quando aveva temuto di non poter avere un’altra possibilità si era deciso a esternare i suoi sentimenti, non era più riuscito a trattenersi. Aveva guardato il suo compagno negli occhi, incrociando il suo sguardo non era riuscito a pensare ad altro, doveva rivelargli la verità. Così aveva finalmente trovato la forza di agire, prendendo il suo viso tra le mani e unendo le loro labbra in un bacio tenero e incerto. Credeva di essere respinto, invece Jari gli aveva permesso di approfondire quel bacio, stringendosi a lui in quell’abbraccio. Quando si erano distaccati non avevano avuto bisogno di dire nulla, in un solo sguardo avevano riconosciuto il medesimo desiderio.  
Verner era tornato a baciarlo con ancor più decisione e trasporto. Jari l’aveva attirato a sé, entrambi si erano lasciati travolgere dalla passione, riuscendo ad abbandonare ogni timore l’uno nelle braccia dell’altro. Si conoscevano da una vita, eppure nell’amplesso era stato come incontrarsi per la prima volta. Con l’unione dei loro corpi, tra fremiti d’eccitazione e gemiti soffocati, erano riusciti a vivere a pieno il loro rapporto, trovando il coraggio di amarsi.
 
La tempesta si era placata, la quiete era tornata nella vallata, ogni rumore era attutito dalla neve. I due giovani erano rimasti avvinghiati sotto alle coperte, stretti in un caloroso abbraccio.
Jari aveva poggiato la testa al petto del suo compagno, avvertendo il ritmo del suo respiro e il battito del suo cuore. Verner gli aveva accarezzato delicatamente la chioma castana, avrebbe voluto soltanto godersi quel dolce momento, ma le preoccupazioni erano presto tornate a tormentarlo.
Jari aveva avvertito la sua apprensione.
«Qualcosa non va?»
Il ragazzo aveva esitato qualche istante prima di esternare i suoi pensieri.
«Non hai paura che tutto questo possa essere…sbagliato?» aveva domandato con voce tremante.
Jari si era sollevato leggermente per guardarlo in viso con i suoi intensi occhi grigi.
«Io so solo che quel che provo per te è reale e sincero»
Egli si era commosso nel sentire quelle parole, ancora una volta Jari gli aveva dimostrato di tenere davvero a lui.
 
Verner tornò alla realtà ritrovandosi nel suo letto. Rimasto solo al freddo e al buio realizzò ancor più quanto desiderasse stringere a sé il corpo del compagno. Il giovane si lasciò trasportare dai ricordi, ritornando con la mente alla notte in cui si erano scambiati la loro promessa.
 
Si erano ritrovati ancora una volta al rifugio, dove tutto era iniziato. Avevano cercato di rimandare quella conversazione più a lungo possibile, ma il silenzio si era rivelato ancora più opprimente.
Alla fine Verner si era deciso ad affrontare la questione.
«Dunque hai preso la tua decisione»
«Sai che non avevo altra scelta» si giustificò Jari.
«Non ti sto incolpando per questo. Devi fare quel che è giusto per te»
«Tutto ciò che vorrei davvero è restare qui con te»
«Sapevamo che questo non sarebbe potuto durare per sempre»
«Quando avrò terminato gli studi tornerò al villaggio e tutto sarà come avevamo programmato»
Verner non si era illuso: «qui non avresti nulla, in città invece potresti crearti un futuro. Potrò comprendere le tue ragioni se deciderai di non tornare»
Il compagno si era indignato di fronte a quella possibilità: «non dovresti nemmeno pensare una cosa del genere! Sai che non potrei mai abbandonarti»
«Sono soltanto realista. So che i tuoi sentimenti sono sinceri, ma…»
Jari non gli aveva nemmeno permesso di terminare la frase: «non potrei mai infrangere la nostra promessa!»
Verner si era rassicurato nel sentire quelle parole, egli era riuscito a donargli ancora speranza.
«Anche se saremo distanti voglio che tu sappia che resterò sempre al tuo fianco, qualunque cosa accadrà»
Verner si era ricordato del loro giuramento: «lo so, non ho mai dubitato della tua lealtà»
Jari aveva sfiorato il suo viso con una dolce carezza: «ti amo, questo non potrà mai cambiare»
Il giovane non aveva potuto far altro che cedere ancora una volta ai sentimenti.
«Anche io ti amo» aveva risposto prima di avventarsi sulle sue labbra per un ultimo bacio, intenso e appassionato.
 
Verner sospirò nel silenzio. Ormai non gli restavano altro che quei ricordi, tanto dolci quanto dolorosi.
Il ragazzo tentò di non abbandonarsi allo sconforto, aveva fiducia in Jari e voleva credere che un giorno avrebbero davvero potuto tornare insieme. In fondo avevano sempre saputo che quel rapporto non sarebbe stato semplice e che avrebbero dovuto affrontare numerosi sacrifici…ma il loro amore restava una promessa di speranza.  
Alla fine Verner cedette alla stanchezza, mancavano solo poche ore all’alba, presto avrebbe dovuto alzarsi per un’altra estenuante giornata di lavoro.
 
***

Il sentiero si addentrava nella foresta, dopo l’ultima curva iniziava la discesa, dopo aver attraversato il ponte di legno sul fiume ghiacciato doveva svoltare a destra per raggiungere la radura. Verner liberò gli scarponi dagli sci e si caricò il peso in spalla per percorrere a piedi l’ultimo tratto.
La prima persona che incontrò prima di raggiungere la ferrovia fu Karl. L’uomo lo salutò con un benevolo sorriso e lo invitò a fargli compagnia lungo la strada.
I due chiacchierarono tranquillamente finché ad un tratto il giovane non decise di riprendere la conversazione che avevano lasciato in sospeso.
«Posso farti una domanda?»
Karl intuì che dovesse trattarsi di una questione importante, annuì con serietà.
Il ragazzo parlò direttamente: «l’altro giorno quando mi hai detto di stare attento a certe persone ti riferivi ai comunisti?»
Manninen confermò: «ovviamente, i comunisti sono pericolosi fanatici»             
Verner notò disprezzo nel suo tono, ma anche timore.
«Per quale motivo sono così pericolosi?»
«Perché sono disposti a tutto in nome dei loro ideali, vogliono raggiungere i loro obiettivi con le armi e con la violenza»
«Stai dicendo che potrebbe davvero esserci una rivolta?»
Karl assunse un’espressione pensierosa: «sono dieci anni che i rossi attendono la loro rivincita»
Il giovane rimase perplesso: «le loro ragioni però possono essere condivisibili»
«Vogliono far credere al popolo di essere giustizieri e non veri criminali!»
«Si tratta dunque di propaganda?»
«Certo, vogliono attirarti dalla loro parte soltanto per sfruttarti!»
Verner si insospettì: «sembra che tu conosca bene certe dinamiche»
L’uomo s’irrigidì: «come ti ho detto, dovresti fidarti di qualcuno con più esperienza»
Il ragazzo percepì qualcosa di strano, sembrava che Karl sapesse più di quanto volesse rivelare. Il suo astio nei confronti dei comunisti pareva andare oltre alla sfera politica, quel suo comportamento lasciava intendere che quella fosse una questione ben più personale.
Verner si separò dal suo collega avvertendo la sensazione che anch’egli gli stesse nascondendo qualcosa sul suo passato.
 
***

La lunga e faticosa giornata di lavoro non era ancora giunta al termine. Verner infilò una mano in tasca in cerca di una sigaretta, dopo tutta quella fatica riteneva di essersi meritato qualche istante di riposo. Stava per unirsi a un gruppo di colleghi intenti a chiacchierare tra loro quando all’improvviso percepì una forte presa sulla sua spalla. Qualcuno lo strattonò violentemente afferrandolo per la giacca.
«Ei, ragazzo! Sei stato tu a scavare quella fossa?»
Egli annuì, domandandosi quale potesse essere il problema. Dall’atteggiamento irritato il suo superiore sembrava intenzionato a dargli una bella strigliata.
«Questa buca ti sembra abbastanza profonda?»
Verner tentò di mantenere la calma: «è profonda quanto aveva chiesto»
L’uomo interpretò quelle parole come una risposta irriverente e una provocazione.
«Non provare a prenderti gioco di me ragazzino!»
«Non era mia intenzione offenderla»
Il caposquadra sbuffò con disapprovazione.
«Forza, porta a termine il lavoro. Svelto!»
Verner raccolse la pala da terra e si avvicinò al bordo dalla fossa. Quando fu abbastanza vicino il suo superiore l’afferrò per la giacca, spingendolo giù con forza. Il giovane ruzzolò lungo il pendio, cadendo sul fondo con un tonfo.  
«Avrei dovuto immaginarlo, siete tutti quanti un branco di scansafatiche!» commentò il caposquadra rivolgendosi agli altri lavoratori, i quali non dissero nulla, ma continuarono ad esprimere odio e rancore attraverso i loro sguardi infuocati.
Verner si rialzò trattenendo un lamento di dolore, nonostante tutto strinse i denti e cominciò a scavare nel fango.
 
Al termine del lavoro Verner faticò a sorreggere il peso della pala, a stento si sorresse in piedi con muscoli doloranti. I vestiti erano macchiati di fango e il volto sudato coperto di terra. Le mani sanguinavano per lo sforzo. Con sforzo immane il giovane si arrampicò sulla parete del cratere, dopo qualche tentativo fallito trovò un braccio pronto ad aiutarlo. Ormai stremato, accettò quell’aiuto senza esitazione. Giunto in superficie riconobbe Jussi, il quale si preoccupò nel vederlo in quelle condizioni.
«Dannazione, quel bastardo se l’è proprio presa con te!»
Egli rimase in silenzio, sapeva che anche una parola di troppo avrebbe potuto essere pericolosa.
«Davvero vuoi lasciarti trattare in questo modo?»
«Posso sopportarlo» disse a denti stretti.
«Guarda come sei ridotto, sembri un randagio bastonato. Non ti importa nulla della tua dignità?»
Verner si pulì via la terra dal viso con il dorso della mano, in altre circostanze non avrebbe esitato a farsi valere, ma quella volta era diverso, aveva davvero bisogno di quel lavoro.
«Smettila con questa storia. Non ho intenzione di finire nei guai a causa tua!»
«Perché non vuoi capire? Sto solo cercando di aiutarti»
Verner sbuffò, ormai spazientito da quei discorsi.
Jussi lo guardò con aria di sfida: «prima o poi la tua coscienza si risveglierà e allora ti deciderai a unirti alla nostra battaglia»
Il giovane scosse le spalle: «ho già abbastanza problemi, l’ultima cosa che voglio è perdere questo lavoro»
«Come puoi ignorare la realtà? Hai avuto prova sulla tua pelle delle ingiustizie che dobbiamo subire ogni giorno!»
Verner si allontanò in silenzio, faticò a reprimere l’istinto di ribellione alimentato dalle parole del suo compagno, ma riuscì a mantenere il controllo. Una parte di sé però provò un certo rammarico, sarebbe stato difficile sopportare quella profonda frustrazione. Non sapeva per quale ragione, ma rifiutando la proposta di Jussi si era sentito come un traditore. 
 
***

Quella sera Verner decise di recarsi nell’unica locanda del villaggio per distrarsi dai suoi tormenti davanti a un boccale di birra. Il giovane camminò nella neve per le stradine deserte, stringendosi nel cappotto per ripararsi dal freddo. Era ormai giunto a destinazione quando qualcosa attirò la sua attenzione, sul fondo della via riconobbe qualcuno parlare in russo. In strada riconobbe i compagni di Aleks, i quali dovevano appena aver abbandonato la locanda dopo una bella bevuta. Parlavano tra loro ad alta voce, ridendo barcollando allegramente. Verner li osservò con attenzione, Aleks non era tra loro. Il ragazzo entrò all’interno del locale e immediatamente iniziò a cercare il russo con lo sguardo. Lo trovò seduto a un tavolo con una bottiglia di vodka ormai mezza vuota.
Appena Aleks lo notò lo salutò con un cenno e lo invitò a sedersi. Verner si guardò intorno, i pochi frequentatori del locale erano tutti uomini mezzi ubriachi. Alla fine si decise a raggiungere il suo collega, in fondo non gli dispiaceva l’idea di avere un po’ di compagnia.
Aleks gli offrì un bicchiere: «coraggio, ti aiuterà a scaldarti. È molto meglio di quei liquori annacquati che bevete voi finlandesi!»
Verner buttò giù un lungo sorso, l’alcol bruciò in gola, ma egli rimase impassibile.
Il russo sorrise: «immagino che anche la tua sia stata una dura giornata»
Il finlandese si soffermò a studiare il volto del suo interlocutore, era la prima volta che lo osservava così da vicino. Aleks doveva avere solo pochi anni in più di lui, anche se il suo volto era invecchiato dai segni dalla fame e dalla fatica. I folti capelli corvini circondavano i duri lineamenti del suo viso, nascondendo in parte il suo sguardo cupo e intenso.
«Sai, mi sei piaciuto subito. Ho capito fin dal primo momento che eri come noi»
Verner si stupì nel sentire quelle parole: «che cosa intendi?»
«Ho riconosciuto nel tuo sguardo il medesimo desiderio di rivalsa»
Egli non restò particolarmente colpito: «credi di poter conoscere qualcuno da un solo sguardo?»
«Per avere salva la pelle un anarchico deve imparare a riconoscere le persone che meritano fiducia»
Il giovane non poté contraddirlo, da quelle parole intuì che quell’uomo dovesse aver vissuto momenti davvero difficili prima di raggiungere la Finlandia come rifugiato. Per certe questioni non poteva mettere in dubbio la sua esperienza.
«È vero, non sopporto le ingiustizie. Conosco la povertà e la sofferenza, so cosa significa lottare per sopravvivere…ma questo non significa che sia disposto a unirmi a dei criminali!»
«È questo che credi? Pensi che noi siamo dei comuni criminali?»
«Come dovrei considerarvi?»
«Rivoluzionari, nel bene o nel male è questo che siamo» rispose il russo con estrema fermezza.
Verner rimase in silenzio per qualche istante, poi spinto dalla curiosità porse un’altra domanda.
«Da dove è nata questa alleanza con i comunisti?»
Aleks si mostrò compiaciuto per l’interesse.
«È tutto iniziato con la rivolta della fortezza di Sveaborg» spiegò sapientemente.
A Verner quel nome risultò familiare.
«Si tratta della battaglia avvenuta dieci anni fa?»
«Esattamente. Ci fu una rivolta, i soldati della fortezza si ribellarono, rifiutando di eseguire gli ordini e barricandosi all’interno. Le Guardie Rosse si schierarono dalla parte degli insorti e combatterono contro l’Esercito dello zar»
«Da quel che ricordo non finì bene per i vostri compagni»
«Già. I leader della rivolta furono condannati a morte, gli altri disertori invece vennero incarcerati o destinati ai lavori forzati»
«Deve essere stata un’amara sconfitta…»
Aleks scosse la testa.
«No, il loro sacrificio è di esempio per tutti noi. Il loro spirito non è morto con loro, è nostra responsabilità portare avanti gli ideali della rivolta» affermò sempre con convinzione.
Verner fu colpito dalla sua devozione alla causa, trovò ammirevole il rispetto che dimostrava per i suoi connazionali che avevano sacrificato la propria vita in nome dei loro ideali.
«Hai detto che il vostro popolo è pronto per cambiare le cose…» accennò.
«È vero, l’Impero è sull’orlo del declino, presto sarà il popolo a prendere il potere»
Verner rimase piuttosto scettico.
«Hai molta fiducia in questa rivolta»
«Le cose stanno cambiando in tutta Europa, cambieranno presto anche qui» sostenne Aleks.
«E tutto questo ha a che fare con la Finlandia?»
Il russo annuì: «noi siamo a favore dell’indipendenza della vostra patria»
Verner esitò.
«Noi stiamo dalla stessa parte» continuò Aleks.
Il finlandese scosse il capo: «io non sono dalla parte dei rossi»
«Però vuoi giustizia per il tuo popolo»
«Sono soltanto un semplice operaio, non so niente di queste cose…»
«Eppure sei qui con me a discutere di politica»
Verner non rispose, non sapeva ancora per quale ragione avesse deciso di sedersi a quel tavolo e intraprendere quella conversazione, qualcosa però stava iniziando a smuoversi dentro di lui.
Mentre era immerso in quei pensieri il giovane si riempì nuovamente il bicchiere.
«Almeno apprezzi qualcosa della Russia, è già un inizio» commentò Aleks riferendosi al liquido trasparente.
Verner rispose con un mezzo sorriso.
Il russo non insistette con le sue argomentazioni, preferì terminare quella discussione con un’ultima bevuta.
«Alla Libertà!» esclamò con entusiasmo alzando il bicchiere.
Verner, in parte aiutato dall’alcol, vinse la sua iniziale diffidenza concedendosi quel brindisi: «alla Libertà!»
 
 
   
 
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