Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Maryfiore    06/05/2022    2 recensioni
Dove Levi e Hanji finiscono per ballare due danze diverse per due spettatori diversi.
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Dal testo:
- Come hai detto che si chiama questo grazioso apparecchio? - domandò Hanji, che da più di dieci minuti stava osservando l'oggetto misterioso con sguardo traboccante di curiosità.
Kiyomi sorrise divertita, mentre Onyankopon si avvicinava alla bruna per risponderle.
- È un grammofono, Comandante Hanji.-
- Grammofono - Hanji pronunciò quella nuova parola con voce estatica, facendo rotolare le lettere sulla lingua come a volerne pesare la consistenza.
- E a cosa serve di preciso? -
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Come hai detto che si chiama questo grazioso apparecchio? - domandò Hanji, che da più di dieci minuti stava osservando l'oggetto misterioso con sguardo traboccante di curiosità.

Kiyomi sorrise divertita, mentre Onyankopon si avvicinava alla bruna per risponderle.

- È un grammofono, Comandante Hanji.-

Grammofono - Hanji pronunciò quella nuova parola con voce estatica, facendo rotolare le lettere sulla lingua come a volerne pesare la consistenza.

- E a cosa serve di preciso? -

- È un riproduttore musicale - spiegò cordialmente l'uomo - Il motivo è registrato su quel disco che c'è lì, e viene riprodotto passando attraverso la tromba di ottone. Vede? -

Onyankopon picchiettò con le nocche sulla tromba e la invitò a fare lo stesso, leggendo sul suo viso il desiderio di toccare lo strumento con le sue mani.

- È come avere una piccola orchestra in casa. -

Mentre lui parlava Hanji aveva iniziato ad agitare convulsamente le dita sopra ogni superficie che toccava, come se morisse dalla voglia di smontare tutto.

- Affascinante - mormorò con l'indice sotto la puntina - e come funziona? -

Levi lanciò ad Hanji uno sguardo stizzito. Fino ad allora era rimasto in disparte seduto sul divano del salone a sorseggiare il tè offertigli, di tanto in tanto spostandosi a disagio tra i cuscini di velluto.

Eccola che ricomincia a perdere tempo, pensò.

Dopo ore e ore di fatica a pianificare nei dettagli la loro infiltrazione e il lungo viaggio oltremare, l'unica cosa che voleva fare in quel momento era seguire l'esempio dei ragazzi e ritirarsi nella propria camera in beato silenzio e solitudine almeno fino all'ora di cena, quando avrebbero tutti dovuto riunirsi per discutere dall'assemblea dell'indomani.
Già il solo fatto di essere costretto nella regia degli Azumabito - imprigionato in quel lusso che gli suscitava ammirazione e disgusto insieme - lo rendeva irrequieto e facilmente irritabile.

Ma Hanji non sembrava essere dello stesso avviso, visto che da quando avevano messo piede lì non aveva fatto altro che chiedere di questo e di quell'altro.
Levi aveva ancora nelle orecchie l'ultima conversazione che aveva avuto con Onyankopon a proposito del funzionamento del motore a scoppio e di dove bisognasse mettere i piedi per guidare una automobile (il pensiero di Hanji alla guida di uno di quegli aggeggi infernali lo aveva fatto raggelare).
E ora era di nuovo partita alla carica, così scioccamente interessata a quel... come diavolo si chiamava?

- È molto semplice, vede - spiegava Onyankopon - nella fase di registrazione viene inserito un disco vuoto sotto un ago d'incisione e viene fatto roteare a velocità costante, qualsiasi suono farà vibrare l'ago che quindi solcherà il disco. In fase di riproduzione tutte le volte che la puntina ripasserà sulle parti incise creerà la stessa vibrazione ma questa volta la disperderà nell'ambiente sotto forma di suono, con l'aiuto della tromba che le ho indicato. -

- Cosa attiva la rotazione del piatto e del disco? -

- Si tratta di un motore a molla. Viene azionato dalla manovella posta sul fianco destro della base. -

-Ma certo! È a energia potenziale, come la tipologia utilizzata negli orologi - esclamò lei, fiera come un'alunna che mostra di saper stare al passo con il maestro. - E suppongo che il motore debba girare ad una velocità angolare pari a quella con cui il disco è stato precedentemente registrato, corretto? -

Onyankopon la guardò piacevolmente sorpreso. - Corretto... Hanji, la sua intuizione e le sue abilità di apprendimento non smetteranno mai di stupirmi! -

Un lieve rossore tinse le guance della bruna al complimento.

- Ci conosciamo da oltre un anno Onyankopon, quando perderai questo brutto vizio di darmi del lei? - lo prese in giro dandogli un colpetto con il gomito.

- Ha... Hai ragione Hanji, perdonami!-

Levi aggrottò le sopracciglia a quello scambio di interazioni, e mandò giù indispettito un altro sorso di tè. Vedendo Hanji che parlava in quel modo con Onyankopon, come due scienziati dalle menti affini, o meglio come due amiconi che sembravano conoscersi da una vita... Levi provava qualcosa di spiacevole e che non riusciva bene a spiegarsi. Hanji aveva un'espressione rilassata, i suoi occhi erano lucenti di interesse e un sorriso le adornava le labbra. Negli ultimi anni Levi l'aveva vista sorridere di rado, e la maggior parte delle volte si trattava di sorrisi convenzionali, di cortesia, o messi sù con certo sforzo davanti ai ragazzi.
Il sorriso di adesso invece era spontaneo, aperto... L'aveva vista sfoggiare quel tipo di sorriso solo con un'altra persona in seguito a Shingashina.

E quella persona era lui.

All'improvviso desiderò stupidamente saper parlare la loro lingua per potersi introdurre nella conversazione. Desiderio che venne represso velocemente così come era nato.

- Ti piacerebbe vederlo in funzione? - propose Onyankopon ad Hanji. Lei annuì con fervore, quindi l'uomo si rivolse a Kiyomi.

- Signora, con permesso... -

Kiyomi sorrise incoraggiante, - Certamente, Onyankopon, proceda pure! Può usare il disco che è già in posizione. Presuppongo sappia dove mettere mano.-

Quest'ultimo confermò e iniziò a sistemare il disco sotto la puntina.

- Come se la cava nella danza, Comandante Zoë? - domandò la donna scrutando Hanji dalla sua poltrona.

- Hanji, per favore - la corresse la bruna - E non un granché in ve... -

- Perfetto! - la troncò lei incurante - Per il brano che suonerà avrà bisogno di un compagno. -

- Il Capitano sa muoversi estrema grazia - commentò casualmente Onyankopon, - Avreste dovuto vederlo usare quel loro dispositivo... movimento tridimensionale. Si libra in aria come se stesse danzando: nulla lo rende diverso da un predatore alato. -

Kiyomi si illuminò come se avesse appena trovato una pepita tra i sassi. - Signor Ackerman - si diresse verso di lui - vuole gentilmente prestarsi per una dimostrazione alla signorina Hanji? -

Signorina Hanji? Hanji storse il naso ma rinunciò a correggerla.

Levi invece sollevò gli occhi dalla sua tazza di tè. - Io non ballo. -

- Avanti, non mi sembra che abbia di meglio da fare! Il suo tè non scappa. -

Il corvino serrò la mascella e si impegnò a guardarla male per farle capire quanto lo stesse innervosendo.
Prima di giungere a Marley lui e l'ambasciatrice di Hizuru non avevano avuto molte interazioni, ma Levi avrebbe potuto giurare di non averla mai vista così loquace e intraprendente.
Lei ignorò bellamente la sua minaccia visiva, lo prese per un braccio senza troppi complimenti e lo portò in piedi al centro della stanza. Proprio di fronte ad Hanji.

- Il brano che ascolterete si presta a un valzer lento, avete familiarità con il genere? -

Mentre Levi sembrava voler incenerire Kiyomi con lo sguardo, Hanji si morse il labbro incerta. Gli unici balli a cui avesse mai partecipato erano quelli fuori dalla taverna in seguito a una sbronza post-spedizione. Da quel che ne sapeva a Paradis il valzer si ballava solo ai matrimoni, ma non ne era così sicura dato che a un matrimonio non c'era mai stata.

- Ehm... non esattamente - concluse.

- Nessun problema. Allora, signor Ackerman, mi dia il braccio destro per cortesia. -

La donna protese una mano verso di lui. Levi - per evitare che lo toccasse di nuovo - distese il braccio in avanti, sfiorando la giacca di Hanji.

- Molto bene - Kiyomi sorrise compiaciuta, - Ora, per l'amor del cielo, Hanji, si avvicini. -

Hanji non potè fare diversamente, spinta dalla mano della donna dietro la sua schiena. Il suo braccio urtò quello proteso di Levi e le loro mani si toccarono brevemente.

Ha le dita gelide, pensò distrattamente.

Risalì con lo sguardo la sua figura vestita con abiti marleyani. Levi era già un uomo oggettivamente attraente, ma avrebbe mentito se avesse detto che la suit non aggiungeva un certo fascino. Il grigio antracite faceva risaltare i suoi occhi chiari, mentre il taglio della giacca faceva... qualcosa al suo torace, stringendo e allentandosi in determinati punti, e delineandone la sagoma.
La cravatta nera, annodata in una stretta impeccabile sotto il pomo d'Adamo, le fece venire un'improvvisa voglia di strappargliela dal collo e adoperarla per altri usi decisamente poco innocenti.

La temperatura della stanza le sembrò a un tratto soffocante.

- E questo è quanto. Tutto chiaro, Hanji?-

Hanji sbatté le palpebre e si girò a guardare Kiyomi smarrita.

- ...Eh? -

La donna alzò gli occhi al soffitto, le prese la mano sinistra e la mise sopra la spalla destra di Levi. Provò a fare lo stesso con lui, ma il corvino quasi le ringhiò contro.

- Faccio da solo - disse. Posizionò la mano destra sul fianco sinistro della bruna e afferrò la sua mano libera con l'altra.

Le mani di Levi erano ancora fredde ma il suo tocco bruciava attraverso i vari strati di stoffa. Hanji si sentiva come se la sua mano destra le stesse affondando nella carne, oltrepassando il confine della pelle, e avvolgendosi direttamente sulla sua costola. Dopo mesi così impegnativi erano state rare le occasioni in cui avevano potuto condividere simili contatti fisici, ed era come se quel singolo tocco avesse gettato una miccia sulle ceneri - raffreddate ma non del tutto spente - depositate nella parte più istintiva del suo essere. Si sforzò di non pensare al formicolio nel suo bassoventre e quanto avrebbe voluto poter incorciare le gambe per alleviarlo.

Dio, doveva darsi una calmata, non erano soli lì dentro.

Probabilmente era colpa dell'aria di Marley: le amplificava i sensi, alimentava la sua attività cerebrale, bombardava di pensieri la sua mente sovrastimolata e la rendeva facilmente distraibile.

La voce della signora Azumabito che dava istruzioni su come muoversi le giungeva ovattata finché le mani di Levi erano su di lei. Ma stava sottovalutando la potenza della sua curiosità; infatti appena la musica cominciò a suonare nella stanza, gli altri pensieri passarono in secondo piano e il suo collo si tormentò per riuscire a scorgere il grammofono in funzione.
La melodia era dolce, viva e chiara nelle sue orecchie, e sembrava proprio scaturire dal prodigioso apparecchio. Riusciva a distinguere il suono del pianoforte, dei violini, di un clarinetto e di tutti gli altri strumenti proprio come se ci fosse una minuscola orchestra che stava suonando per loro dal vivo, nascosta nella tromba.

La sua bocca si aprì per sussurrare un leggerissimo "Wow".

Fu costretta a distogliere lo sguardo quando Levi cominciò a dirigere i passi.
La presa ferma del suo braccio l'attirò più vicina a sé, mentre i polpastrelli le premevano sul fianco.
Questo strappò l'attenzione di Hanji dal grammofono e la riportò sull'uomo che le stava davanti, e sulla sensazione di freddo bruciante del tocco delle sue mani.

Di nuovo: facilmente distraibile.

Levi invece non la stava guardando. Il suo sguardo era rivolto a Kiyomi che li stava osservando compiaciuta qualche metro più in là. Il suo sorriso affabile era contaminato da una leggera aria di superiorità, come se in quella situazione lei fosse la domatrice e loro degli animali da addestrare.
Ci fu un ultimo scambio di sguardi tra i due, poi Levi - mettendo su un'espressione di chi è padrone della situazione - iniziò a volteggiare seguendo l'andamento delle note, e Hanji non potè fare a meno di seguirlo.
La bruna osservò che il suo modo di danzare era molto simile al suo modo di combattere: era agile, elegante e fluido come l'acqua, ma non per questo meno intenso.
Attraverso i punti in cui erano a contatto poteva sentire il guizzo dei suoi nervi sotto la pelle e l'energia che stava mettendo in ogni singolo movimento. Non aveva bisogno di essere Kiyomi e avere una sua visione dall'esterno per sapere che appariva bellissimo in quel momento.

Il corpo di Levi era capace di muoversi in un modo incantatore, che seduceva gli occhi, e quando accadeva era impossibile non restare ad ammirarlo, Hanji lo sapeva bene. La sua memoria sensoriale ricordava perfettamente quel tipo di movimenti, le sensazioni che le davano sopra di lei, dentro di lei...

Un suono gutturale le sfuggì dalle labbra per la frustrazione.

A quel punto Levi la guardò interrogativo e Hanji rilasciò il fiato che non si era accorta di star trattenendo.

- Scusa - gli disse sulla difensiva - Stanchezza. -

Levi sospese momentaneamente la sua competizione con Kiyomi per scrutarla in viso. - Fino ad ora mi eri sembrata tutto tranne che stanca - le rispose con sospetto - Eri euforica, semmai. Lo sei ancora. -

Pochi secondi di tempo e il corvino notò l'occhio sano di Hanji vagare di nuovo per la stanza e riagganciarsi al grammofono. Con la coda dell'occhio vide inoltre lo sguardo di Onyankopon su di lei, mentre le rivolgeva un sorriso non notato.
Spazientito, Levi allentò la presa sul fianco di Hanji e la trascinò in una giravolta a tradimento (con non poca difficoltà, data la differenza di altezza), per poi riafferrarla e dimezzare la distanza che li separava. I loro volti ora erano così vicini che la frangia di lei gli solleticava la fronte.
Ottenne l'effetto che voleva, riportando l'attenzione di Hanji su di sé.

- E anche distratta e sventata - aggiunse. - Non dovremmo esserlo. Non qui. -

Difficile, perché tutto ciò che fai contribuisce solo a rendermi più deconcentrata, pensò Hanji.
Ma decise di cambiare argomento prima di ricadere in pensieri indecenti.

- Comunque Onyankopon aveva ragione: sei molto leggiadro, Levi! -

- Tu invece ti muovi come un tronco e sembra che tu abbia due piedi sinistri. -

- Già. Niente a che vedere con te - continuò lei - Se non lo sapessi direi che c'è stato un periodo nella tua vita in cui hai preso lezioni di ballo. -

- Sto solo facendo come ha detto la vecchia, non ci vuole chissà che cosa. Ci riusciresti anche tu se fossi stata a sentire. -

Shhh! Non chiamarla così quando è a pochi metri da noi - sussurrò riferendosi a Kiyomi - mi farai saltare in aria l'alleanza con Hizuru e farai scoppiare una doppia guerra. -

- La guerra la faranno scoppiare Connie e Jean appena qualcuno si accorgerà che hanno rotto lo scarico del cesso della loro stanza. -

- Perché la cosa non mi sorprende? - domandò Hanji retorica.

- Hanno tirato la catena più e più volte per sciogliere un nodo, alla fine l'hanno staccata e l'hanno fatta cadere nella tazza. Quando sono andato a controllare stavano ancora cercando di recuperarla. Credo fosse d'argento. -

Tacquero entrambi per un minuto, con la musica e il chiacchiericcio di Kiyomi e Onyankopon in sottofondo. Poi a un certo punto Hanji si mise a ridere.
Una risata fresca e vibrante.

- Oh merda... - sussurrò sorridendo.

Ed eccolo lì. Quel sorriso. Di quel tipo che le incurvava le labbra, che le scopriva i denti, faceva intravedere la lingua e non si fermava lì, ma saliva e raggiungeva l'occhio destro. Le lenti dei suoi occhiali catturavano la luce della stanza e questa sembrò all'improvviso prendere forma, diventare liquida e ondeggiare nell'iride, che assunse un colore ambrato.
Miele che scorreva sul legno.

E stavolta il suo sorriso era rivolto a lui.

Levi voleva tenere fermo sul suo volto quel sorriso, voleva esserne la causa, voleva - in un modo infernale e disperato - che tutta la sua attenzione fosse rivolta a lui.

La musica rallentò e inconsciamente anche i loro passi.

- Almeno abbiamo regalato una bella performance di ballo all'ambasciatrice di Hizuru - disse Hanji.

Senza accorgersene Levi fece scorrere la mano destra in avanti, posandola sulla schiena di lei. Il suo braccio l'avvolse completamente mentre il gomito finiva premuto contro l'anca.

Ho regalato - precisò.

Hanji sorrise ammiccante.

- Sì. Sì lo hai fatto. -

Districò la mano destra da quella di lui e la portò insieme alla sinistra, intrecciando le dita dietro al suo collo. Contemporaneamente Levi le posò entrambe le mani sulla parte bassa della schiena.
Sciogliere la posa portò al raggiungimento di un nuovo equilibrio. Si persero in quella vicinanza, sentendosi in pace e al sicuro. L'energia che si dissipava. Hanji si dimenticò del grammofono, Levi del suo rancore verso Kiyomi e Onyankopon, ed entrambi della musica che aveva smesso di suonare da un pezzo.

Le loro fronti adesso si toccavano, le loro labbra si sfioravano e ogni singola parte dei loro corpi implorava il contatto. Sarebbe stato così semplice spingersi in avanti e inclinare la testa, dare tregua ai loro cuori spinti da un'irrefrenabile tensione costante l'uno verso l'altro.
Hanji chiuse gli occhi, lasciò che il suo fiato le inumidisse le labbra, si chinò lentamente verso di lui...

E poi di colpo un forte stridore riempì la stanza.

Hanji spalancò gli occhi, Levi indietreggiò all'istante e ritirò le mani da lei come scottato. Disorientati, si girarono verso la fonte del rumore e videro Onyankopon intento a rimuovere il disco dal piatto.

- Chiedo scusa! - disse, grattandosi la nuca. - Sembra che le mie mani si siano troppo abituate alle macchine e abbiano perso la delicatezza di un tempo. -

Metteva in mostra una sbadataggine chiaramente fasulla e prima di rivolgersi a Kiyomi lanciò un'occhiata ai due che era un misto di imbarazzo, ammonizione e sincero dispiacere.

- Spero solo di non aver fatto danni al disco. -

Fu abbastanza per mantenere incollata su di lui la concentrazione della donna, che contemplò agghiacciata quella possibilità.

- Sono terribilmente desolato... madame Kiyomi, potrebbe dare un'occhiata per controllare? - domandò porgendole l'oggetto, dando così a Levi e Hanji il tempo di allontanarsi e ricomporsi.

Levi si sistemò la giacca sulle spalle e guardò di nuovo Onyankopon. Capiva ciò che aveva fatto e perché.
Conosceva l'uomo da abbastanza tempo per poter dire che era una persona affidabile e mossa da onesti ideali, ma Kiyomi Azumabito era un'altra storia. L'alleanza con la nazione di Hizuru era fragile ed era difficile capire fin dove si spingesse la sete di ricchezza di quella donna e fin dove la sua reale volontà di aiutarli. Dovevano ricordare a loro stessi i ruoli che ricoprivano e che ogni tipo di debolezza poteva essere usata contro di loro. Niente baci, abbracci o tocchi fugaci, nessuna delle effusioni tipiche delle coppie normali era loro concessa fuori dai confini di una nascosta, buia camera da letto. Una piccola morsa mai provata prima gli strinse il cuore.
Era abituato a una vita di privazioni. Da quando quella costante necessità di tenersi a freno con Hanji aveva cominciato ad essere così estenuante?

La guardò che si metteva le mani in tasca e oscillava sui talloni, facendo vagare lo sguardo ovunque tranne che su di lui. Il sorriso che ancora aleggiava sulle sue labbra.

Decise di modificare il suo piano originale di andare a chiudersi in una stanza in solitudine abolendo il fattore "solitudine" e aggiungendo il fattore "Hanji Zoë".

Ma in tutto questo aveva tralasciato la variabile "mocciosi", e quando Eren pensò bene di sparire nel bel mezzo della riunione dopo cena, andandosene a zonzo da solo in una nazione nemica piena di gente che li voleva morti, capì che li attendeva ancora una lunga serata prima di poter allentare la tensione.

*

Una delle cose che per prime saltavano all'occhio nella residenza Azumabito erano gli elementi naturalistici, praticamente onnipresenti. Fiori di ciliegio e animali vari decoravano dalle tende alle superfici di legno delle porte. Le loro stanze ne avevano una con sopra intagliato un animale diverso per ciascuno.

Quella di Hanji aveva una volpe. Levi vi bussò sopra.

Udì una voce bassa dire - Entra - e mise la mano sul pomello.

Levi varcò la soglia e si chiuse meticolosamente la porta alle spalle. Quando si voltò Hanji era seduta sul davanzale della finestra, con una gamba piegata e l'altra lasciata fuori a penzolare. Libera dal suo formale completo color tortora, indossava solo una camicia bianca che le scivolava fresca sulla pelle nuda. I suoi occhiali giacevano sopra i capelli sciolti e non portava la benda di cuoio, rendendo visibile il cerchio opaco dell'occhio sinistro e la cicatrice che lo circondava.
L'occhio destro invece aveva perso i riflessi ambrati e assunto il colore del vino nella semi oscurità della camera. Con il capo inclinato osservava il paesaggio al di là dei vetri.

Era assolutamente splendida.

Il corvino la raggiunse prendendo posto sul letto.

Lei lo salutò senza muoversi dalla sua posizione - Ehi... nano più forte dell'umanità. -

- Ehilà, ciclope più sveglio dell'umanità.-

Anche se da tempo era chiaro che l'umanità era troppo più estesa di quello che avevano creduto perché qualcuno dei due potesse essere ancora considerato il "più" di qualcosa, di tanto in tanto utilizzavano ancora quei soprannomi tra di loro per fare ironia e stuzzicarsi a vicenda.

- Come stanno i ragazzi? - gli chiese.

- Dormono della grossa. -

Hanji espirò dalle labbra dischiuse e appannò il vetro con il suo respiro.
Era straordinariamente calma, ma Levi lo attribuì più alla stanchezza che ad altro.

- Eren? - chiese ancora.

- Lo stesso - la tranquillizzò, - la sua impertinenza è forte ma il whisky è più forte. È certo che non si muoverà dal letto fino a domattina. -

Hanji mugolò in assenso. Levi restò ad osservarla con silenziosa devozione. La vide inarcare la schiena, allungare in alto le braccia, le gambe flessuose in avanti per stirare i muscoli. Da un lato pensò che sarebbe potuto restare a guardarla così per ore... per l'eternità in effetti, se questa fosse stata a sua disposizione.
Dall'altra non riusciva a capacitarsi del fatto che fossero finalmente insieme, da soli, in una camera da letto, eppure ancora non aveva la sua completa attenzione.

Si pizzicò il ponte del naso sospirando.

- Ragazzini incoscienti... Sparire senza avvisare e accettare da bere da degli sconosciuti! Che diavolo, gli sembrano cose da fare nella nostra situazione? -

Hanji sorrise al ricordo dei bizzarri avvenimenti delle ultime ore - Un comportamento davvero irresponsabile - gli fece eco.

- Mh. Quasi come gridare in mezzo alla folla e correre dietro alla prima automobile che si vede con in mano un mazzo di carote. -

La bruna rise imbarazzata. - D'accordo. Siamo tutti entusiasti di tutto qui, okay? -

La sua espressione cambiò e si fece seria.

- Hanno diciotto anni e una scia di sangue e sofferenza alle spalle: chi più di loro merita una parvenza di spensieratezza? - disse.

- Guarda fuori da questa finestra, Levi - adagiò le dita sul vetro, quasi a voler carezzare il paesaggio al di fuori - ci siamo persi così tanto in tutti questi anni... -

Levi seguì il suo sguardo. La notte non aveva spento la città, che era ancora illuminata dell'elettricità dei lampioni e dai bagliori intermittenti del faro sulla costa. Elettricità, progresso, futuro.

Vita.

Vita fatta di tutte quelle piccole, stupide cose come il gelato o il grammofono, che facevano pensare a come sarebbe stato se fossero nati lì. Dall'altra parte delle Mura.
Levi provò a immaginare, ma quando lo fece tutto ciò che vide fu nero, vuoto e imperturbabile. Come un tunnel infinito che non porta da nessuna parte.

Hanji si era alzata e lo aveva raggiunto sul bordo del letto, ma invece di restargli semplicemente seduta accanto divaricò le ginocchia e le fece sprofondare nel materasso ai lati dei suoi fianchi, in modo da essergli seduta in grembo. Gli prese il viso tra le mani, lo sollevò leggermente e finalmente, finalmente lo guardò negli occhi.
Levi rilassò i nervi al calore della sua presenza e le posò le mani sulla vita, tracciando cerchi leggeri con i pollici sul tessuto.

- Non sappiamo come andrà l'assemblea di domani o cosa accadrà in futuro a noi e alla nostra gente - continuò Hanji - Forse potremmo... dovremmo prendere tutto ciò ci è dato subito. Adesso. -

Le sue dita si mossero per slacciargli la cravatta, proprio come aveva desiderato fare prima. Tuttavia non la gettò lontano, la tenne vicino, stesa accuratamente sul letto.
Levi si soffermò su quel dettaglio.

- Sei stanco? - gli chiese con sincera apprensione.

Gli occhi di Levi tornarono su di lei, mentre le sue dita ruvide iniziavano a timbrare la pelle sotto camicia. Riflettè su quella morsa provata prima nel salone.
Sapeva che non gli faceva onore pensarlo quando erano entrambi a capo di una missione così importante e rappresentavano due guide incrollabili per la loro giovane squadra, ma voleva che si svagassero. Voleva l'evasione, il sollievo. Voleva darle piacere e riceverne nella stessa misura. Voleva che lasciassero le inibizioni come dei ragazzini, e forse un motivo per cui non riusciva ad essere seriamente arrabbiato con loro era perché nel profondo li invidiava. Esattamente come loro: se lo meritavano. Prendere tutto ciò che era dato loro nel presente. Una notte... solo una notte. In segreto e nel buio, lì dove abbassare la guardia era concesso. Per compensare tutto ciò che si erano persi e tutto ciò che non potranno mai avere.

- Mai troppo stanco per questo - rispose con voce bassa e il respiro un po' pesante - Tu? -

Era ovvio che lo fosse, ma lo baciò lo stesso.

E Levi lo sentì scuotergli le ossa, un desiderio di potenza pari al suo.
Il corpo di Hanji fremeva contro il suo, e come il suo combatteva ferocemente contro la stanchezza, perché sapevano che questo era qualcosa che non potevano rimandare. Perché in quel luogo, in quell'aria, in quel momento di tranquillità ingannevole c'era qualcosa che stonava. Qualcosa di pericoloso.

Era la quiete prima della tempesta.

Quando Hanji gli morse il labbro e gli serrò i fianchi con le ginocchia Levi sentì che quel loro desiderio, che prendeva anima e corpo, era un desiderio assassino. Li avrebbe uccisi. Li avrebbe uccisi entrambi quando uno di loro se ne sarebbe andato, e sapeva che sarebbe successo perché erano soldati. E i soldati morivano.

Così la baciò più forte, per esorcizzare la paura.

- Balliamo - ansimò Hanji sulle sue labbra - Balliamo. Finché i nostri corpi si muovono ancora. -

- Non c'è musica - le sussurrò.

Lei gli sorrise - Sì invece. -
Gli prese la mano e la poggiò aperta sul suo cuore, per poi specchiare l'azione con la propria - C'è. -

Levi restò immobile per un minuto e si concentrò sull'ascolto di quel suono ritmico e rassicurante. In effetti... quale musica migliore di un battito vitale per ballare sotto gli occhi della Morte?
E poi non poteva essere una spettatrice più esigente di Kiyomi.

Con questi pensieri tolse gli occhiali dalla testa di Hanji e li piegò sul davanzale. Lentamente la circondò con le braccia, inclinò il busto all'indietro la trascinò con sè sul materasso.

Avrebbe ballato con lei per tutta la notte. Lo avrebbe fatto fino a quando ci fosse stata ancora musica sotto il palmo della sua mano, che la Morte li guardasse!

Avrebbero dato spettacolo.










 

Angolo

Avevo questa cosa tra le bozze da mesi ormai.
Nonostante tutto il tempo che ci passavo sopra non ero mai convinta di come stesse uscendo e ora, dopo mille modifiche e cancellature, ancora non mi soddisfa appieno. Doveva essere una levihan tranquilla e carina dove semplicemente i due ballavano insieme, ma so di aver un po' pasticciato, mischiando vari pensieri e dialoghi solitari che avevo in testa. Alla fine ho pensato che il risultato nel complesso non fosse da buttare. Un po' "meh", ma non da buttare. Dunque eccola qui, droppata nell'internet~

   
 
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