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Autore: DDaniele    10/05/2022    1 recensioni
[The Owl House]
Braccato dall’Imperatore, Hunter trova rifugio nella villa dei Blight dove incontra Edric, che ha una cotta per lui. La storia si colloca temporalmente subito dopo l’episodio S02x16 “Hollow Mind” e si incentra sulla ship Goldric/Huntric (Golden Guard/Hunter x Edric).
La fanfiction è stata scritta per la challenge MayIWrite 2022 Giorno 4 indetta dal gruppo Facebook “Non solo Sherlock” sviluppando i seguenti prompt: la frase “Non ascoltarl*, è un* stronz*”, X non è (ancora) innamorato di Y, bonus immagine che mostra dei ragazzi seduti su un muro.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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   Il rumore concitato di alcune voci svegliò Edric. Brontolando tra sé con la bocca impastata dal sonno, il giovane mago dai capelli verdi si rigirò nel letto mettendosi con la testa di fronte all’austero muro di mattoni della casa, cercando di riaddormentarsi. Il chiacchiericcio che proveniva dal piano di sotto non accennava però a smettere e, sebbene arrivasse nella camera di Edric attutito a un lieve brusio, impediva al ragazzo di riassopirsi. Dopo qualche minuto in cui era stato sveglio, Edric riacquistò lucidità e la curiosità prese il sopravvento sull’impulso di tornare a dormire. Scese quindi trafelato dal letto e aprì e chiuse dietro di sé la porta della stanza con calcolata lentezza per non fare chiasso e allertare del suo arrivo le persone che stavano parlando.
   Edric arrivò con cautela al primo piano con la sicurezza di sé maturata in tutti gli anni in cui l’adolescente era sgattaiolato da una camera all’altra della villa per fare scherzi ai suoi genitori e al personale di servizio. Scese le scale anch’esse di pesante pietra, Edric si avvicinò in punta dei piedi alla porta che conduceva al salotto che si trovava all’ingresso della casa. Giunto a destinazione allungò le orecchie a punta verso la porta per ascoltare di cosa le persone riunite nel salotto stessero discutendo. Riconobbe immediatamente le voci dei suoi genitori, Odalia e Alador Blight. Il suo carattere giocoso gli suggerì di spalancare la porta con gesto teatrale e annunciare: “Se volete fare un quarto figlio, io preferirei un maschietto!” ma la battuta gli morì in gola. Odalia e Alador parlavano in tono quanto mai serio e solenne, come se stessero architettando una congiura. Il sorriso sparì dal viso già pallido di Edric.
   Il ragazzo cercò di ricostruire il filo del discorso che i genitori stavano facendo, ma senza riuscirci. Oltre a quelle dei genitori, Edric sentì anche le voci di almeno altre due persone. Una era profonda e autoritaria. Prestandovi attenzione riconobbe Darius, il capo della Congrega degli Abomini, collega e amico di lunga data di Alador. Una seconda voce sembrava invece appartenere a una persona più giovane. Questi parlava assai di meno rispetto agli altri tre e, quando lo faceva, la sua voce suonava molto più bassa e tesa, come se appartenesse a qualcuno che non avrebbe voluto trovarsi nel maniero Blight. Ogni tanto il chiacchiericcio veniva inframmezzato da un trillo breve e acuto a cui seguiva un veloce battito d’ali. Edric non fece in tempo a chiedersi chi formasse quella inconsueta combriccola quando sua madre, Odalia Blight, alzò improvvisamente la voce per chiamarlo.
   “Edric, smettila di origliare i discorsi di gente perbene e vieni dentro. Io e tuo padre abbiamo una richiesta da farti.” Edric aprì la porta. Un’altra persona sarebbe rimasta sorpresa dal fatto che la madre sapesse esattamente della sua presenza. Tuttavia, Edric vi era abituato. Odalia comandava da sempre i suoi figli con pugno di ferro e conosceva ogni loro mossa, un po’ per un asfissiante senso del controllo, un po’ perché ella apparteneva alla Congrega dei Chiaroveggenti, dunque conoscere gli avvenimenti prima ancora che essi si verificassero rientrava nel suo lavoro. Sentendosi a disagio per essere stato beccato e perché era scalzo e in pigiama, Edric si fermò sulla soglia della stanza e si guardò intorno.
   Accanto a Darius, che con la sua estrema altezza troneggiava su Alador e Odalia, Edric notò un ragazzo presumibilmente della sua età. Questi aveva dei capelli biondo paglia rasati sulla nuca e portati più lunghi in ciuffi ribelli sulla sommità del capo. Il suo viso, quadrato e simmetrico, sarebbe stato incredibilmente affascinante se non fosse stato per alcuni difetti, in particolare le scure borse sotto gli occhi rossi che gli conferivano un aspetto stanco, come di chi vivesse un costante conflitto dentro di sé, il taglio di forma triangolare vicino al lobo della sua orecchia a punta sinistra e la cicatrice simile sulla sua guancia destra, e infine lo spazio vuoto lasciato nella sua bocca da alcuni denti caduti. La grezzezza delle sue fattezze cozzava invece con l’eleganza del suo abbigliamento. Il suo petto era avvolto da una maglia di un intenso blu notte sopra cui portava un corpetto di colore giallo come i suoi capelli. Nella metà inferiore del corpo indossava invece dei pantaloni in velluto blu scuro e degli scarponi marroni. Edric lo riconobbe e si domandò il motivo per cui non indossava il mantello che portava sempre, bianco con il ricamo del simbolo dell’Imperatore in tessuto giallo, e soprattutto la maschera di metallo dorato che gli celava sempre il volto. Il ragazzo altri non era se non la Guardia Dorata, l’assistente personale e braccio destro dell’Imperatore Belos in persona.
   Edric inspirò profondamente. Sinora aveva avuto modo di osservare il suo coetaneo solo da lontano. Si era sorpreso a scrutarlo involontariamente mentre questo prendeva parte alle parate indette dall’Imperatore, marciando in testa agli uomini della Congrega dell’individuo più potente di tutte le Boiling Isles. In queste occasioni la Guardia Dorata sfoggiava un atteggiamento marziale e una totale dedizione al suo dovere che Edric, dal carattere scapestrato, ammirava nonostante non lo avrebbe ammesso neanche a se stesso. La sua gemella Emira lo avrebbe preso in giro fino alla fine dei tempi se avesse scoperto il suo debole per quelli che lei avrebbe definito, con uno scherno bonario mirato solo mettere il fratello in imbarazzo, ‘bravi ragazzi.’ Oltre che nelle parate, Edric aveva avuto modo di vedere l'altro adolescente solo pochi giorni prima a Hexside, la scuola di magia che frequentava. Edric aveva allestito il suo banchetto per la giornata dei club in cui cercava di reclutare nuovi iscritti per il circolo di cura degli Animali Magici di cui faceva parte. Nel corso della mattinata aveva scorto un ragazzo biondo dall’aspetto trasandato e sofferente e era venuto poi a scoprire che si trattava della Guardia Dorata in incognito. Edric si rattristò per essersi lasciato sfuggire l’occasione di avvicinarlo e sperò di poterlo rivedere un giorno. E ora, inaspettatamente, eccolo lì davanti a lui.
   Edric si riscosse dalle sue fantasticherie al trillo di un uccellino che volò dal lampadario dove si era appollaiato per andare a posarsi sulla spalla sinistra della Guardia Dorata. Odalia disse ad Edric con fare solenne: “Darius ci ha chiesto di dare rifugio alla ex Guardia Dorata. Per favore accoglilo nella tua camera per qualche giorno prima che gli sia trovata una sistemazione più sicura.” Edric si sentì agitato. Perché la Guardia Dorata aveva bisogno di un nascondiglio? Era il braccio destro dell’Imperatore, signore indiscusso delle Boiling Isles, caso mai sarebbero stati dissidenti e criminali a cercare un rifugio, non di certo lui! Nonostante queste considerazioni, il tono della madre parve a Edric più guardingo del solito, così tenne i suoi pensieri per sé. “Ovviamente,” disse Edric schiarendosi la gola per darsi un tono più serio. Avere davanti la propria cotta, un ragazzo importante, e doverlo accogliere nella propria camera da letto mentre si è vestiti in un infantile pigiama a pois multicolor affosserebbe l’autostima di ogni adolescente. “Da questa parte.” Edric si incamminò lentamente verso il corridoio aspettando che la Guardia Dorata lo seguisse. Quando sentì i passi dell’altro dietro di lui, Edric accelerò per allontanarsi dall’atmosfera di nervosismo che rendeva elettrica l’aria nel salotto.
   Mentre risalivano le scale che portavano al primo piano, Edric riprese a parlare. Avrebbe voluto voltarsi per osservare meglio il viso della Guardia Dorata da vicino, ma decise di continuare a guardare dritto davanti a sé per darsi un contegno più virile. “Gradisce dormire nel mio letto, signore?” La Guardia Dorata rispose con un sospiro: “Per favore, dammi del tu e chiamami Hunter. Non merito più quel titolo. Inoltre, non voglio incomodarti. Se potessi darmi un materasso e una coperta te ne sarei grato.” Edric aveva mille domande che gli frullavano in testa. Perché l’altro non si reputava più degno dell’appellativo di Guardia Dorata? E poi, si chiamava Hunter? Era un nome molto ordinario, che se da un lato rovinava un po’ l’aura di mistero che aveva contribuito a far sì che Edric fantasticasse sulla Guardia Dorata, dall’altro il giovane dai capelli verdi era entusiasta di sapere il nome dell’altro e di dargli del tu. Se Edric si fosse voltato, Hunter sarebbe rimasto stupito di vedere sul viso di Edric un sorriso sognante e dei rossori a tingere le sue guance dal pallido incarnato.
   Edric e Hunter giunsero alla camera del primo. Edric si sedé sul ciglio del letto e sperò che l’altro facesse lo stesso. Invece, Hunter rimase in piedi dall’altra parte della stanza. A disagio, Edric esordì: “Prima che sistemi il materasso, vuoi mangiare qualcosa? Posso chiedere all’Abominio cuoco di prepararti la cena, se vuoi.” Hunter sollevò lo sguardo che teneva basso al livello del pavimento e rispose: “No grazie, non voglio disturbarti” disse impacciato. Edric avvertì la tensione nell’aria e cominciò a picchiettare le dita sul ciglio del letto. Provò a escogitare vari modi per rompere il ghiaccio con Hunter. Pensò di proporgli una partita a Ombre Magiche, un gioco nel quale un mago produce delle illusioni, in quel caso sarebbe stato lui perché era lui il mago specializzato anche in illusioni, e l’altro giocatore indovina la storia dietro i personaggi. Edric fece per proporglielo, quando un brontolio provenne dallo stomaco di Hunter.
   Edric sorrise divertito, ma si coprì veloce la bocca con la manica del pigiama per nasconderlo. “Che ne dici di uno spuntino di mezzanotte? Se hai fame far preparare la cena impiegherebbe troppo tempo, ma posso prendere latte e biscotti così puoi mangiare subito.” Imbarazzato, Hunter fece cenno di sì con la testa. “Potresti portarmi anche dell’acqua e dei semi per lui?” disse Hunter indicando l’uccellino che si trovava ancora sulla sua spalla. Edric annuì e si recò nella cucina del pian terreno dove prese quanto richiesto. Quando Edric rientrò in camera, Hunter stava sfogliando un massiccio volume che aveva preso dalla libreria sulla parete sinistra della stanza, mentre l’uccellino si librava in un volo leggero intorno al lampadario. Edric poggiò i piatti sui quali aveva disposto cinque ciotole, due con il latte, una di biscotti al cioccolato, un’altra di acqua e l’ultima con i semi, sulla scrivania su cui faceva i compiti per la scuola. “L’Abominio cuoco ha preparato questi biscotti proprio ieri sera e li aveva lasciati a raffreddare durante la notte, quindi ora sono buonissimi. Serviti pure.” Edric voleva avviare una conversazione più brillante, ma non sapeva come fare perché Hunter sembrava molto introverso e parlava solo per frasi spezzate. Stavolta, invece, fu proprio Hunter a intavolare un discorso.
   “Dove hai trovato questo volume sulla cura degli Animali Magici? L’ho cercato dappertutto, ma nemmeno la bibliotecaria del palazzo imperiale è riuscita a reperirne una copia.” “Oh,” disse Edric spiazzato dall’entusiasmo improvviso dimostrato da Hunter, “sai, vorrei specializzarmi nell’accudimento degli animali e conoscevo quel manuale di fama. Sapevo che era introvabile, così ho chiesto a mamma e papà di procurarmelo. Credo che abbiano assunto qualcuno per ricopiarlo a mano da un manoscritto.” “Wow, i Blight possiedono mezzi che neanche l’Imperatore può dispiegare!” disse Hunter ammirato mentre sfogliava il volume, gli occhi incollati sulle pagine come se volesse assorbirne il contenuto nell’arco dei pochi minuti necessari per scorrere i fogli da una copertina all’altra. Hunter si riscosse e ripose il tomo nella libreria. “Scusa, non avrei dovuto prendere il volume senza il tuo permesso. L’argomento mi interessa e come ho visto un libro così prezioso l’ho consultato senza pensarci, sono stato sgarbato. Ti chiedo perdono.” “No no, non ti preoccupare,” rispose Edric, “puoi leggerlo finché vuoi.” Hunter sembrava emozionatissimo all’idea.
   Edric si intenerì nello scorgere la passione genuina di Hunter. Ora che avevano parlato del libro, gli occhi di Hunter brillavano di eccitazione, come se un piccolo fuoco si fosse acceso in fondo alle sue pupille rosse. Edric fu felice di aver scavato un po’ la superficie della dura scorza che proteggeva il ragazzo che lui favoleggiava come la Guardia Dorata. Prese il vassoio con il cibo e si sedé sul pavimento, mettendo il vassoio al centro tra lui e Hunter. Questi lo imitò ed Edric gli passò le ciotole del latte e dei biscotti. Contento che la tensione si fosse sciolta, Edric fischiettò un motivetto per richiamare l’uccellino di Hunter. Questi volò verso Edric, che prese la ciotola d’acqua e semi e gliele porse. L’uccellino zampettò sul bordo delle ciotole e mangiò.
   “Il tuo talismano è molto affettuoso” disse Edric. L’uccellino, che in realtà era l’Amico Talismano di Hunter, era un volatile rosso di piccole dimensioni con una cicatrice che gli scorreva dritta lungo l’occhio sinistro mancante. Per il colore rosso fuoco del legno fatato in cui era stato intagliato ricordava gli occhi di Hunter, così pure per la cicatrice che l’animaletto aveva sull’occhio e il ragazzo sulla guancia. Inoltre, entrambi sembravano di carattere chiuso e circospetto, ma se si riusciva a conquistare la loro simpatia e ad accorciare le distanze si rivelavano ugualmente personaggi energici e dolci. Se l’Amico Talismano era il compagno di vita di ogni mago, l’uccellino era il compagno perfetto per Hunter.
   “Si chiama Flapjack” spiegò Hunter come se avesse letto i pensieri di Edric. “Sai, è con me da poco tempo, ma non l’ho mai visto lasciarsi vezzeggiare così da altri. Gli piaci,” disse Hunter contento. “Deve essere per quel motivetto che ho fischiettato prima, serve a chiamare i volatili magici.” Edric raccontò poi a Hunter un aneddoto su come aveva passato una settimana nel bosco vicino casa per allenarsi a produrre quel richiamo. Hunter sembrava così interessato che mangiò il latte e i biscotti senza distogliere lo sguardo da Edric, così concentrato come se stesse mangiando le informazioni che l’altro ragazzo gli forniva più che il cibo stesso. Dopo che ebbero finito lo spuntino notturno, Edric mise il vassoio sulla scrivana e tirò fuori dall’armadio un materasso e una coperta che usava quando un suo amico veniva a trascorrere la notte a casa sua. “Sei sicuro di non voler dormire nel mio letto? È più comodo e sarei felice di prestartelo” domandò Edric a Hunter rendendosi conto della spontaneità che aveva stabilito con l’altro solo dopo aver finito la frase. “Non voglio essere di troppo disturbo, siete già molto gentili a darmi rifugio.” Così dicendo, Hunter prese di mano a Edric il materasso e la coperta e li dispose a terra. Edric si mise sotto le coperte del suo letto e disegnando un cerchio con le dita abbassò l’intensità della luce magica che illuminava la stanza. Avrebbe voluto chiacchierare con Hunter per tutta la notte, ma l’altro sembrava stanco e desideroso di dormire. Edric guardò verso Hunter cercando un pretesto per continuare a parlare con lui, ma Hunter, sdraiato sul materasso e avvolto nella coperta, gli dava le spalle. “Buonanotte,” gli augurò Edric. Hunter non rispose. Edric spense la luce.
   Per la seconda volta quella notte, Edric si svegliò. Stavolta a disturbarlo fu un alito di vento freddo. Alzatosi sul letto, Edric notò che il vento proveniva dalla finestra spalancata. Con il cuore in gola, si affacciò alla finestra e vide in giardino Hunter che camminava lungo il muro di cinta che circondava la tenuta. Forse cercava un punto dove scavalcare, pensò Edric. Uscì di corsa in giardino e vide Hunter che si era arrampicato sulla cima del muro con Flapjack che volava sopra la sua testa. “Perché te ne vai?” Hunter sobbalzò. Sospirò e, con deliberata lentezza, come se volesse rimandare il confronto, si girò verso Edric e abbassò lo sguardo per guardarlo in viso. Edric fu sul punto di piangere quando scorse la profonda tristezza e la solitudine negli occhi stanchi di Hunter. “Edric, tu e la tua famiglia siete stati tanto buoni con me,” cominciò a dire Hunter dopo che si fu fatto coraggio, “ma io sono ricercato dall’Imperatore Belos. Se i suoi agenti mi scoprissero nella vostra casa, tu e i tuoi cari verreste accusati di alto tradimento. Non voglio mettervi in pericolo per causa mia.”
   Edric sentì i suoi occhi inumidirsi di lacrime. Non aveva pensato alle conseguenze che la presenza di Hunter avrebbe portato, era stato solo innocentemente felice di aver potuto conoscere il ragazzo che aveva idealizzato e di cui, dopo quella sera, si era innamorato. Edric non voleva perderlo. Strinse i pugni per farsi forza e non cedere alla disperazione. “Se te ne vai,” disse con voce tremante, “cosa credi di fare? Saresti solo contro l’Imperatore. Se invece rimanessi qui, avresti degli alleati. Mamma e papà possiedono armamenti da difesa. Lo sai, una parte gliel’hai confiscata tu.” Edric sorrise suo malgrado e anche Hunter rise per un momento. “Inoltre, potresti contare sull’aiuto di Darius.” Edric fece una pausa per raccogliere le idee. “Io non so perché l’Imperatore ti dà la caccia, né perché respingi il titolo di Guardia Dorata e non ne porti lo stemma e la maschera, ma se ora te ne vai sarai un fuggiasco, mentre se resti qui potrai contare su degli alleati e contrattaccare.”
   Hunter rispose senza esitazione. “Hai ragione, ma se rimanessi esporrei tutti voi a un rischio troppo grande, e io non voglio che vi accada nulla di male. Non posso permetterlo, capisci?” Hunter rivolse ad Edric uno sguardo implorante. “Piuttosto, baderesti a Flapjack per me?” gli occhi di Hunter si velarono di lacrime e la voce gli si spezzò. “Io sono un pericolo anche per lui. È l’unico amico che io abbia mai avuto, e non voglio perderlo. Ma se non fosse con me sarebbe al sicuro. Per questo motivo, ti scongiuro, potresti occuparti tu di lui?” Edric fece un passo indietro, colpito come un pugno nello stomaco dal dolore che Hunter aveva manifestato all’idea di mettere in pericolo Flapjack. Si riscosse e poi parlò di nuovo.
   “Se non vuoi perdere Flapjack, allora capisci quello che provo. Non voglio perderti. Non voglio vederti andare via. Non voglio che l’immagine di te che mi volti le spalle e scappi rimanga impressa nei miei occhi e detesto l’idea che dovrei passare chissà quanto tempo in futuro a chiedermi se ti rivedrò ancora o se quell’immagine sarà l’ultima cosa che mi rimarrà di te. Quindi ti prego, scendi dal muro e torna a casa.” Edric cominciò a piangere rivolgendo lo sguardo in alto verso Hunter. Senza dire una parola, questi si girò verso il campo che si stendeva dall’altra parte del muro. Flapjack capì che Hunter stava per scappare via lasciando Edric e lui soli e gli volò intorno alla testa, impedendogli di andarsene.
   Da dietro un angolo del maniero sopraggiunse Odalia. Questa si avvicinò al muro dove si trovavano Edric, Hunter e Flapjack con lentezza affettata e si frappose fra Edric e Hunter dicendo all’estraneo: “Ti ringrazio per la considerazione che ci dimostri, Guardia Dorata. Sarò schietta: come dici tu, se rimanessi qui comprometteresti la sicurezza mia, di mio marito e dei miei figli. Comprendo la tua sofferenza e il tuo smarrimento e ti auguro di riappacificarti con l’Imperatore Belos. Tuttavia non posso, in buona coscienza, mettere a repentaglio la vita della mia famiglia dandoti ospitalità. La tua proposta di farti da parte è magnanima ed è a malincuore che la accetto.” Si rivolse poi a Edric: “Vieni, caro, torniamo a casa.” Trascorso un attimo di sorpresa all’intervento della madre, Edric urlò ad Hunter: “Non ascoltarla, è una stronza. Non le importa nulla di te o tantomeno di me, di mio padre o delle mie sorelle. Vuole solo mantenersi nelle grazie dell’Imperatore, non le importa nulla di te. Ma a me sì. Ti prego, scendi.” Sconvolta dalla ribellione inaspettata del figlio, Odalia rientrò nel maniero con la dignità di una matrona.
   Nel giardino ridiscese il silenzio. Infine, Edric si accasciò piangendo disperato ai piedi del muro. “Torna, ti scongiuro. Non voglio perderti. Non lo sopporterei.” Dopo essersi fermato durante l’intervento di Odalia, Flapjack ricominciò a volare verso il viso di Hunter per spingerlo a tornare sui suoi passi. Vinto dalla resistenza di Edric e dell’Amico Talismano, Hunter ridiscese a terra nella tenuta Blight. Si chinò per porgere una mano ad Edric accasciato a terra per aiutarlo a rialzarsi. Edric prese la sua mano e Hunter lo tirò su e lo cinse in un abbraccio. “Non sapevo che tu tenessi tanto a me. Grazie. Te ne sono riconoscente. Rimarrò qui con te.” Sollevato, Edric ricambiò l’abbraccio e poggiò la testa sulla spalla di Hunter. I due passarono alcuni istanti in cui si goderono l’uno la vicinanza dell’altro. “Però,” riprese Hunter, “rimarrò solo per qualche giorno, il tempo che Darius trovi per me un rifugio più sicuro. Manipolatrice o no, tua madre ha ragione: ospitarmi vi rende nemici dell’Imperatore. E io non voglio mettervi in pericolo. Se accadesse qualcosa di brutto a te e alla tua famiglia, non me lo perdonerei. Vuoi davvero che io conviva con il pensiero di aver messo a repentaglio la tua vita?” Messo di fronte alla sua stessa logica, Edric non seppe cosa rispondere. Tuttavia, questo al momento non importava. Per adesso Hunter sarebbe rimasto con lui. Una volta che Edric si fu tranquillizzato, Hunter gli diede un tenero buffetto sulla guancia e cingendogli le spalle con il suo braccio lo guidò dentro casa.
 
   
 
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