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Autore: Tomoe_Akatsuki    13/05/2022    2 recensioni
Nessuno dei due ha creduto mai nell'amore.
Lui, perché lo considera inutile.
Lei, perché ha solo sofferto per colpa di esso.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kyoka Jiro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Katsuki cercò di scaldarsi le mani, strofinandole tra loro, senza risultato.
Nonostante fossero di norma calde, se metteva il naso fuori in serate invernali le mani gli diventavano due ghiaccioli.
Le infilò in tasca, sbuffando una nuvoletta bianca dalle labbra.
«Tieni»
Si voltò a sinistra e vide Kyoka, infagottata nel cappotto nero, porgergli un paio di guanti.
«Hanno le dita tagliate, lo so, ma sono gli unici adatti per suonare, dunque gli unici che ho.» spiegò lei, nascondendo il naso nella sciarpa, raffreddato da alcuni fiocchi di neve.
  Katsuki doveva avere una faccia da ebete, perché Kyoka scoppiò a ridere sguaiatamente - circa come quando Denki si concentrava troppo e dopo aveva un'espressione altamente stupida -, e quando se ne rese conto si voltò di scatto, prendendo i guanti e indossandoli.
  Il punto è che si era perso.
Poco alla volta un calore si era fatto largo dentro lui, mentre lo sguardo seguiva la linea leggera del trucco agli occhi, la frangia violacea che arrivava alle sopracciglia - e dietro cui spesso si nascondeva quando era in imbarazzo, diventanto estremamente carina -, le gote arrossate dallo sbalzo termico dall'interno caldo del locale all'esterno freddo e nevoso, la sua figura minuta, eppure così decisa e capace di farsi rispettare - nonostante a volte spuntasse il carattere timido, che non mascherava con l'abituale sarcasmo -.
  «Okay! Ci vediamo domani!» salutò  Kyoka, rivolta a Momo, distogliendo Katsuki dal circolo vizioso dei suoi pensieri.
«Non torni con lei?» chiese il ragazzo, vedendo che non andava con l'amica, come d'abitudine.
La ragazza scosse la testa.
«Ha un impegno con Todoroki stasera, dunque preferisco non complicarle cose.» spiegò, e Katsuki annuì.
«Allora ti accompagno io.»
«Ma è a mezz'ora a piedi da qui, casa mia! Non devi!» protestò lei, sapendo quanto lui detestasse il freddo.
«È quasi notte. Non mi piace il fatto che tu te ne torni a casa da sola.» rispose lui, sistemando il colletto della giacca.
«Ma così ti allunghi la strada!» insistette ancora Kyoka.
«Muoviti, baka. Non ho intenzione di aspettarti!» chiuse lì la discussione il biondo avviandosi.
Kyoka sbuffò - infastidita dal fatto che Katsuki non la considerasse in grado di difendersi da sola, e felice perché questo voleva dire che un po' si preoccupava di lei - e facendo un paio di passi di corsa lo raggiunse.
  «Ho parlato con Yamada» disse dopo una decina di minuti che camminavano «se vogliamo, per il periodo natalizio ci trova altri locali in cui suonare, giusto per guadagnare qualcosa in più.»
«Detesto il periodo natalizio.» borbottò Katsuki, mezzo nascosto dal colletto della giacca.
«Oh, dai, ma come fai? Piace anche Tokoyami, che è tremendamente oscuro e macabro!»
«Fa freddo. E poi bisogna essere gentili per forza.»
«Sicuro, essere gentile per te non è la cosa più semplice!» commentò lei, leggera.
«Ah? Allora il fatto che sono qua che ti accompagno non è un gesto gentile per te?» chiese lui, guardandola male.
Kyoka rise, creando diverse nuvolette nell'aria.
«Sì, questo è gentile da parte tua.» rispose, attorcigliando una ciocca di capelli intorno al dito.
Katsuki - che ormai conoscendola, sapeva interpretare la sua mimica - capì che era in imbarazzo, e di nuovo quel calore si fece strada dentro di lui, senza un apparente motivo.
Non si dissero più niente per il resto della camminata, solo felici di essere fianco a fianco.
  «Domani ci saresti?» gli chiese Kyoka quando giunsero davanti a casa sua.
«Non lo so. Devo vedere se Eijiro ha bisogno di una mano per gli esami.» rispose Katsuki, sincero.
«Okay, non importa. È che mi è venuta in mente una nuova canzone e non riesco a trovare una parte per la batteria che non cozzi con il resto.» spiegò lei.
Il ragazzo ci pensò su un attimo.
«Se vuoi possiamo vederlo adesso.» propose.
«Davvero?» esultò Kyoka, con gli occhi illuminati.
Katsuki annuì, e nascose un sorriso nel colletto.
«Allora vieni!» disse la ragazza e lo prese per una manica, tirandolo dietro di sé.

  Posò le bacchette su rullante, e guardò Kyoka - il mento appoggiato alla mano, mentre con l'altra mano sosteneva il braccio - in attesa di una risposta.
«Non lo so.... Lo trovo un po' aggressivo.» disse lei.
In effetti, anche lui pensava che quello che aveva appena suonato non fosse completamente adatto alla canzone.
«Fammela sentire di nuovo.» chiese, spostandosi sul sofà di fianco alla ragazza.
«Okay. Dunque » Kyoka prese il basso in mano «inizia il basso con un riff» e lo suonò «che si ripete un paio di volte, interrotto solo dalla chitarra» cambiò strumento «prima piano, poco alla volta aumentando il volume, prendendo completamente la melodia.» spiegò suonando nel mentre. «Per rendere maggior effetto, la batteria dovrebbe arrivare all'improvviso, dando l'ultimo tocco rock, ma lo trovo poco adatto, dato che è una canzone piuttosto tranquilla.»
«Dunque sarebbe meglio che anche la batteria entrasse poco alla volta come la chitarra, ma non nello stesso momento, se no si tenderebbero a coprire a vicenda.» osservò Katsuki, e Kyoka annuì.
«Il dubbio sta nel metterla prima della chitarra e dopo al basso, oppure direttamente dopo la chitarra. Chinotto?» chiese lei dalla soglia del frigo.
«Sì, grazie.» rispose il ragazzo lasciandosi andare contro lo schienale del divano, pensieroso.
«Potrebbe essere una buona idea fare entrare la batteria prima della chitarra.... Ma rischierebbe di coprire il basso, e tu vuoi dargli rilievo, giusto?»
«Sì, l'idea è quella.» rispose Kyoka sedendosi di fianco a lui dopo avergli dato la lattina. «È che pensandoci mettere la batteria dopo la chitarra renderebbe il tutto più aggressivo.»
«Posso sempre non usare la cassa, il rullante e il charleston, e magari limitare il timpano.» propose Katsuki.
«Non so....» sbuffò la ragazza indecisa «È che non voglio limitarti a suonare nel ritornello.»
  Katsuki sorrise compiaciuto a quella frase - e di nuovo quel calore si fece strada in lui -.
Kyoka spesso si creava grandi problemi quando scriveva, per fare in modo che tutti avessero la stessa importanza nel brano - cosa che poi si risolveva nei modi più semplici.
«E se iniziasse insieme al basso? Lieve, così da risaltarlo e non coprirlo?» propose il ragazzo, colto dall'illuminazione.
«Proviamolo.» accettò la ragazza dopo averci pensato un attimo.
Katsuki si rispostò dietro alla batteria, facendo ruotare le bacchette tra le dita, per poi guardare apertamente Kyoka - che ricambiò lo sguardo con un sorriso d'intesa.
  Il basso, piano, introdusse la canzone, accompagnato dalla batteria - leggera anche lei, solo giusto per dare il tempo, ma anche risaltando l'altro strumento -, ripetendo un paio di volte lo stesso motivo lungo diverse battute - non ancora scritte, ma chiare nella mente della ragazza -, che era base armonica per la canzone.
In mancanza di altre due mani, Kyoka cantò la parte della chitarra, imitandone anche la distorsione sonora e il crescendo, di quella singola nota ripetuta svariate volte, per poi glissare all'ottava più bassa e iniziare con la melodia vera e propria.
  Per la seconda volta in quel giorno, Katsuki si perse. Le mani si muovevano da sole - seguendo quella musica che conosceva da poco, ma che già sentiva sua, come una vecchia canzone imparata nell'infanzia - mentre la testa era altrove, persa in Kyoka.
Il colpo di grazia arrivò quando lei iniziò a cantare - non aveva idea se stava improvvisando le parole oppure il testo effettivo - con la sua voce chiara, ma con quel piglio aggressivo, che dava l'ultimo tocco rock, nonostante fosse il tutto qualcosa che esprimeva una estrema dolcezza, quasi malinconica.
Si sentì sciogliere, per via di quel calore improvviso - più forte delle volte precedenti - che si era espanso per tutto il suo corpo. Sentiva le guance calde, roventi, sicuramente rosse. Lo sguardo molto probabilmente lucido, perso ad ammirare quella bellezza che era lì davanti a lui.
Sì, era decisamente sulla via del non ritorno.

  Quando Kyoka finì di cantare, si trovò a corto di fiato, come d'abitudine. Ma aveva un senso di soddisfazione maggiore di quando cantava in concerto, oppure quando finiva di scrivere una canzone. Si sentiva piena di soddisfazione, senza capirne il perché - il perché ne avesse così tanta -.
  Guardò Katsuki, e vide l'ammirazione in lui per lei, provando un grande imbarazzo.
«È.... Bellissima.» mormorò il biondo, ancora perso.
Kyoka provò un'irrefrenabile voglia di ridere, che non trattenne, trascinando con sé Katsuki nella risata.
Che venne puntualmente interrotta dal campanello.
Con il sorriso sul volto, la ragazza andò ad ascoltare le proteste del vicino - «È tarda notte, vorrei dormire dato che per colpa del lavoro devo svegliarmi presto ogni mattina» e roba simile - rendendosi effettivamente conto dell'ora che era.
«È tardi, sei sicuro di voler tornare a casa a quest'ora? Puoi sempre dormire sul divano, se vuoi.» chiese a Katsuki, vedendo che anche lui si era accorto dell'ora tarda.
«No no, nessun problema.» la tranquillizzò.
Ma Kyoka non cedette.
«Qui è più vicino all'università rispetto a casa tua.»
Il biondo la guardò alzando un sopracciglio.
«Vuoi che resti qui?» chiese, direttamente e spudoratamente.
Lei sobbalzò e distogliendo lo sguardo si attorcigliò una ciocca di capelli intorno all'indice.
«Sì...» mormorò, altamente imbarazzata della cosa.
Un sorriso strano si disegnò sul volto di Katsuki.
«Okay. Resto. Ma lasciami mettere a posto questo casino!» disse togliendosi il cappotto che aveva indossato.
  Kyoka, lo guardò affaccendarsi a sistemare gli strumenti con familiarità - spesso si ritrovavano a casa sua - con un lieve calore nel petto e sulle guance.

«Bro, quello che mi hai appena raccontato si può ricondurre ad una cosa sola.» disse mistico Eijiro, lasciando perdere la matematica «Sei innamorato!»
Ricevette una librata in testa da parte del biondo.
«Non dire stupidaggini!»
«Ma è chiarissimo! Cioè, lo capirebbe pure Denki dopo che si è impegnato!»
L'interpellato alzò lo sguardo dal tavolo vicino, subito riportato sugli esercizi dal ragazzo dai capelli viola che lo stava aiutando.
«No, siamo solo amici.»
«Eddai, Katsuki, da quello che hai raccontato anche lei ricambia!» lo stuzzicò il rosso, gomitandolo.
«Solo perché mi ha chiesto di dormire a casa sua non vuol dire che io le piaccia. Anche tu ti sei fermato a dormire a casa mia, ma non è che sei innamorato di me!» ribatté lui, un po' infastidito.
«Beh, ma tu hai detto che era imbarazzata dopo avertelo chiesto.»
«Sì. E dunque?»
«Dunque vuol dire che ti vuole più bene di un semplice amico!»
«Non poteva semplicemente essere imbarazzata?» chiese Katsuki, non capendo il perché.
Eijiro gli posò una mano sulla spalla.
«Hai poca esperienza con le donne, amico. Quello è un chiaro segnale che le interessi.»
«Se lo dici tu. Quanto ti viene l'equazione?»
«Cos- non l'ho ancora finita!» rispose il rosso spaesato.
«E muoviti! Se non diventi veloce nel farle, non passerai mai l'esame!» lo rimproverò l'amico, tirandogli nuovamente il libro in testa.

  Tutti quanti notarono che in Bakugou era cambiato qualcosa. Un'aurea scura lo circondava ogni qualvolta qualcuno si avvicinasse a Kyoka, se lui si trovava con lei. Dall'altro canto, quand'erano solo loro due, era meno cupo e arrabbiato con il mondo del solito - si poteva quasi definirlo allegro.
  Alla fine, aveva accettato l'idea di Eijiro. Era stato un processo involontario, in cui si accorgeva poco alla volta di cose di cui prima, sì, si accorgeva, ma ora le interpretava in maniera diversa.
Per esempio il fatto che Kyoka spesso quando parlava con lui attorcigliava una ciocca di capelli viola intorno al dito. L'aveva sempre interpretato come imbarazzo - infatti lei evitava di incrociare i suoi occhi - ma ultimamente non riusciva a collegarlo a quello, data una certa spavaldità e ironia che ne seguivano dopo.
Ormai erano un concentrato di ironia e prese in giro, sempre seguito da una risata o da un sorriso divertito, mai da un'offesa. Conoscevano I loro argomenti tabù, e uno di questi era proprio le relazioni. Per Katsuki, perché non ne aveva mai avute, per Kyoka, perché erano un qualcosa di doloroso, e quando se ne accennava per sbaglio lei si incupiva.
Il che, non rendeva le cose semplici a Katsuki - che considerava già di suo complicate.
La tattica che aveva adottato - dopo un attento interrogatorio da parte di Eijiro a Denki su Kyoka - non era una tattica. O meglio, lasciava che tutto seguisse il suo corso, cogliendo al volo le occasioni.
E aveva funzionato, dato che praticamente conviveva con Kyoka - era più il tempo che stava da lei che a casa sua, a tal punto che poco alla volta aveva iniziato a portare un cambio di vestiti per la notte, le sue partiture, i suoi libri dell'università, e altri effetti personali, che diedero un tocco in più all'appartamento, sempre con quel piglio rock tipico di Kyoka.
E Kyoka sembrava essere felice della cosa.
  «Eccomi!» urlò Kyoka, posando sul tavolo il sacchetto della spesa.
«Perché ci hai messo tanto?» chiese Katsuki, impegnato ai fornelli - motivo per cui era andata Kyoka a comprare quello che gli mancava, nonostante fosse tardi.
«Mi ha chiamato Denki nel mentre, solo per poi scoprire che eravamo nello stesso supermercato, solo ad un paio di corsie di distanza. Dunque mi sono fermata a spiegargli una cosa sul brano che non aveva capito, che era il motivo per cui mi aveva chiamato.» spiegò lei, tornando dall'appendere il cappotto all'appendiabiti.
«Mh.» rispose semplicemente Katsuki, mettendo un pizzico delle spezie appena comprate nelle verdure.
«Geloso?» lo stuzzicò Kyoka, affiancandolo.
«Mh.» mugugnò nuovamente lui, non volendo lasciarle capire quanto lo fosse - internamente voleva ridurre a polpette Denki -.
«Eddai, mi conosci!» protestò lei, con l'intento di avere una reazione da parte del biondo.
«Sì, ti conosco, ma cosa posso sapere cosa passa per quella testolina? Magari hai una cotta per Pikachu.» ribatté Katsuki, con un sorriso di sfida.
«O magari potrei avere un debole per i biondi.» stette al gioco Kyoka, avvicinando il proprio volto a quello dell'amico.
Katsuki sobbalzò, non aspettandosi per niente un'affermazione del genere, ma elaborò velocemente una risposta.
«Questo mi darebbe allora almeno una possibilità.» disse, ammiccando.
«Certo, non ho mai detto nulla in contrario.» rise lei «anzi, magari il biondo a cui sono interessata sei proprio tu.»
Quello che stavano facendo era un gioco, giusto? E allora Katsuki poteva permettersi di rischiare e mettere un po' in gioco i suoi sentimenti.
«E da che cosa dovrei dedurlo?» chiese, avvicinandosi quasi a sfiorarle il naso.
«Magari dal fatto che vivi praticamente a casa mia?» sussurrò Kyoka, guardando quegli occhi rubino che trasmettevano una quantità enorme di emozioni a una velocità assurda.
«Può darsi... Dato che è stata sempre una tua proposta.» rispose Katsuki, abbassando anche lui il tono.
«Bravo, hai trovato un indizio.» sorrise Kyoka, allungando le dita e trovando quelle di Katsuki, che sfiorò.
Mentre gli sguardi - rubino nel viola, viola nel rubino - comunicavano troppe cose sottintese, le dita tornarono a toccarsi, in maniera salda e curiosa, esplorandosi, avvicinandosi, fino ad intrecciarsi in una presa delicata ma possessiva.

«Un minuto, guys! Poi tocca a voi!» li informò Present Mic - nome d'arte del proprietario del locale che al momento li faceva anche da manager, Hizashi Yamada - per poi tornare dal marito e dalla figlia a farle i complimenti, dato si era esibita prima, in compagnia di un bambino dell' sua stessa età - che sembrava la copia sputata di Bakugou, solo con i capelli neri - che suonava la chitarra, e a Katsuki, in quanto era stato l'unico batterista disponibile - nonostante la sua faccia esprimesse tutt'altro che divertimento, Kyoka sapeva che suonare con quelle piccole pesti l'aveva reso orgoglioso -.
«Okay ragazzi!» li richiamò Momo, formando un cerchio.
«Denki, cerca di non sbagliare gli accordi, questa volta. Tokoyami, esci un po' dall'ombra, che se no sembra che tu non sei neanche sul palco. Katsuki, vedi di non improvvisare. Kyoka, non farti prendere dall'ansia.»
Ognuno, quando fu il suo turno del consiglio di "mamma Momo", annuì.
«Dateci dentro!» urlarono in coro.
«Lo facciamo, allora?» chiese a bassa voce Katsuki a Kyoka, mentre si apprestavano a salire sul palco.
«Ovvio. Ne ho parlato con Yamada e ha detto che si occupa lui delle luci.» rispose Kyoka, disinvolta.
«Non farti prendere dall'ansia, andrai benissimo.» le sussurrò il biondo all'orecchio sfiorandole fugacemente il dorso della mano, volendo incoraggiarla.
  Le luci sul palco si spensero. Era ora di entrare in scena.

 «I thought love was only true in fairy tales»
Un colpo leggero sul piatto, per dare atmosfera, mentre Kyoka veniva investita dalla luce.
Era stata - stranamente - un'idea di Katsuki che per quella canzone fosse lei al centro dell'attenzione, e non tutti come al solito. Solo nel ritornello gli altri venivano illuminati, per poi sparire nel buio appena ricominciava la strofa.
«Meant for someone else, but not for me»
Forse Katsuki l'aveva fatto perché quella canzone significava troppe cose, per lui, per Kyoka.
Dalla bozza originale era molto cambiata - aveva avuto un testo con un senso, una maggiore uniformità nelle parti - ma la sostanza, quella che lui aveva percepito in quella sera invernale un mese prima, era sempre lì, solo per chi sapeva leggerla, ben mascherata. E lui pensava - ma non era sicuro - di saperla leggere.
«Then I saw his face, now I'm a believer»
Si ritrovò investito dalla luce, come tutti, e fu obbligato ad abbassare lo sguardo dalla schiena di Kyoka, che si era perso ad osservare come ogni volta.
«Not a trace, of doubt in my mind»
Sentiva che lei si fosse messa a nudo con quella canzone, parlando di qualcosa che rifuggeva, evitava, devastava. Forse era per quello che aveva avuto l'idea che lei dovesse stare al centro. Sentirsi così esposta, magari l'avrebbe aiutata a sbloccarsi, a sorpassare quell'ostacolo, quando ne era totalmente capace e aveva pure un aiuto proveniente dall'altro lato.
I thought love was more or less a givin' thing
«The more I gave, the less I got, oh yeah
What's the use in tryin'
All you get is pain
When I wanted sunshine, I got rain»
Sentì il dolore farsi strada dentro di lui, quando calò di nuovo il buio. Probabilmente troppo si immedesimava in lei, troppo cercava di collegare eventi e testi, cercando una spiegazione a qualcosa, senza sapere cosa.
Eppure, quel dolore lo sentiva così vicino, così vivo, così pulsante - più di ogni altra volta - che quasi gli parse di sentire la voce della ragazza incrinarsi, a rischio di essere rotta dal pianto. E gli si strinse il cuore.
«And then I saw his face, now I'm a believer
Not a trace, of doubt in my mind
I'm in love, I'm a believer
I couldn't leave his if I tried»
Il brusco cambiamento di illuminazione lo riportò a terra, al concerto, alla batteria. E a quello che ne sarebbe seguito. Un ghigno divertito, beffardo, si disegnò sul suo volto, messo in ombra dal capo tenuto basso.
Le luci si spensero di colpo, e ci fu totale silenzio. Poi il basso riprese il riff iniziale, facendo anche la parte della chitarra, creando una distorsione con un salto di ottava che Katsuki trovava perfetta. A poco a poco, Kyoka - che si stava per lanciare nell'assolo di basso - venne illuminata, insieme a Katsuki, che aumentava poco alla volta il volume, insieme alla luce.
Ed esplosero entrambi, dando libero sfogo a loro stessi, ai loro sentimenti, in esplosione che se fosse stata raffigurata avrebbe contenuto tutti i colori esistenti.
Si sentivano vivi a suonare, vivi ad esprimersi in quella maniera, in cui solo loro due si capivano.
Kyoka aveva dato la schiena al pubblico, e si era voltata verso di lui, con un sorriso soddisfatto, un'espressione prossima alla risata, nonostante il sudore colasse dalla sua fronte e le sue dita rischiavano di irrigidirsi.
Katsuki ricambiava quegli sguardi, quei sorrisi, quei ghigni, finalmente a viso aperto, senza più nascondersi nell'ombra.
Ed entrambi si sentirono liberi, per quell'assolo di basso e batteria.
  Kyoka si voltò di scatto, afferrando il microfono e cantando il ritornello con voce graffiante, che scuoteva le viscere, di nuovo solamente lei illuminata.
Katsuki gli si aggiunse quando ripeté il ritornello, illuminato anche lui, in un esplosione di rock che all'inizio non era per niente prevedibile.
E poi si aggiunse Denki, dopo Tokoyami, infine Momo, cosicché furono tutti quanti illuminati, quando cantarono per l'ultima volta il ritornello, a squarciagola.
«Now I'm a believer
Then I saw his face
Now I'm a believer
Not a trace, of doubt in my mind»
Un crescendo esplosivo, che finì nel buio, come tutto era iniziato.

  «Uao! Avete davvero spaccato voi due!» esclamò Denki, mentre scendevano dal palco.
Katsuki e Kyoka scoppiarono a ridere dopo essersi scambiati un'occhiata.
«E pensare che è stata un'idea all'ultimo minuto!» rise Kyoka, la mano sulla pancia per resistere alle risate.
«In effetti, non ne avevate accennato minimamente durante le prove.» osservò Momo.
«È stato più per ripicca, che l'abbiamo fatto. Visto che Katsuki voleva che io stessi al centro dell'attenzione delle luci tutto il tempo, l'ho obbligato a fare un assolo con me. E sono stata gentile che non te l'ho fatto fare da solo!» spiegò la ragazza puntando un dito contro il biondo, che esplose nuovamente nelle risate.
Gli altri tre annuirono e risero anche loro, capendo.
  «Posso avere un autografo?»
«Anch'io!»
«Io posso avere una foto?»
I cinque si voltarono, trovando persone del pubblico che correvano verso di loro, facendo a gara a chi arrivasse per primo.
Kyoka prima impallidì, poi arrossì tremendamente.
«Okay okay. Ma con ordine!» disse, prendendo la penna e firmando il foglio che le era stato teso, imitata dagli altri.
«Ehi ehi ehi! Lasciate un po' di spazio ai nostri rocker! They need a breath!» esclamò Present Mic raggiungendoli e cercando di calmare la folla. Cosa che riuscì a fare grazie alla presenza di suo marito alle spalle - che si limitò a guardarli semplicemente male.
  «Ehi!» chiamò qualcuno e Kyoka si girò, indicandosi il petto.
«Sì, tu! Stasera saresti libera?» chiese spudoratamente un ragazzo, non un paio di anni più vecchio di lei.
«Scusa, cosa hai chiesto?» si intromise Katsuki, poggiando un braccio e il mento sul capo di Kyoka, mente l'altro lo passò davanti sulle spalle, e la tirò a sé, possessivo.
«Uh, niente!» si scusò il ragazzo, non volendo finire nei guai.
  «Non dovevi per forza comportarti in maniera così possessiva!» lo rimproverò Kyoka, lasciando scivolare la propria mano in quella di Katsuki, mentre la folla di fan alle loro spalle poco alla volta se ne andava.
«Uh? E perché? Quello lì era semplicemente interessato al sesso!» protestò Katsuki, stringendo la presa.
Lei roteò gli occhi, seppur divertita.
«Non ho bisogno che tu mi faccia da guardia del corpo.» disse lei.
«Ma -» il suo discorso venne stroncato da Kyoka, che lo baciò sulla guancia.
  Prima il volto di Katsuki si trasformò in una smorfia, poi assunse un colore rosso sempre maggiore, mentre lui internamente stava morendo di imbarazzo.
«Disgustoso» commentò, ma si chinò comunque a lasciare a sua volta un bacio  sulla guancia Kyoka.

 

   
 
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