Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Tomoe_Akatsuki    13/05/2022    1 recensioni
«Puoi rilassarti Levi. I bambini dormono, e stanno tutti bene.»
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A: consiglio di leggere il testo di "Welcome Home" dei Radical Face prima della lettura - ci sono diversi riferimento ad esso - e ascoltarla nel mentre.

Il sonno pesava su di lui, le palpebre che minacciavano di chiudersi, ma non cadeva mai, troppo ostinata ad aspettare la notte. Per questo, si era soffocato di sole mentre aveva cavalcato diretto a casa.
Casa.
Aveva ancora i brividi anche a solo pensare quella parola, un concetto che aveva agognato così a lungo, per tutta la sua vita, che finalmente poteva stringere tra le mani, ma ne era anche spaventato, così estraneo a lui.
Casa era una piccola abitazione lontano da tutti - lontano dai villaggi, lontano dalla capitale - sperduta in mezzo ai boschi e alle radure, isolata dal resto dell'isola. Lui, i ragazzi ed Hanji. Soli. Senza più le responsabilità che avevano portato fino a quel momento a gravargli sulla schiena, liberi, come le ali che avevano portato con orgoglio - e che continuavano a portare, nel cuore.
Non era molto, ma avevano ottenuto il massimo - il massimo per essere felici, dopo anni di preoccupazioni e rimorsi.
  Ora, dopo aver lasciato il cavallo nella piccola scuderia adiacente alla casa, si era rifugiato sotto uno dei grandi alberi, aspettando il ritorno degli altri - ora che i Giganti non c'erano più, il movimento tridimensionale lo usavano per puro divertimento, il bosco a fianco pienamente adatto allo scopo -, intenzionato ad ubriacarsi ancora di sole.
  Il leggero vento - tiepido, che rinfrescava l'aria - muoveva le fronde degli alberi, le loro ombre catturate dall'erba, come vecchi fantasmi. Vecchi fantasmi che rievocavano cose che non aveva mai fatto - ma che avrebbe dovuto - dal retro dei suoi occhi, dal retro delle sue spalle.
Ma nonostante tutto, era contento di quello che aveva - quello che avevano ora.
  Appoggiato con il capo alla corteccia, si lasciava cullare e abbracciare dal vento, che gli spettinava i capelli sul volto, mentre sorrideva ai vecchi fantasmi alle sue spalle, ormai non più preoccupato del loro rancore - il suo dovere l'aveva fatto, aveva mantenuto le sue promesse -, godendosi la vita, beandosi della voce che gli sussurrava benvenuto a casa.

  Fu certo che Hanji l'avesse visto quando, di ritorno dal bosco - il sole era più basso, riscaldando con tonalità calde il verde del luogo - diede la sua attrezzatura per il movimento tridimensionale ad uno dei ragazzi, per poi dirigersi verso di lui sventolando il braccio nel salutarlo.
L'imbrago per l'uso del movimento tridimensionale ancora indosso, come parte della divisa del Corpo di Ricerca - la giacca abbandonata da qualche parte come suo solito, ma come darle torto, in camicia si sentiva meglio la primavera, la rinascita che pervadeva il luogo - una vecchia abitudine che probabilmente non avrebbero mai abbandonato, talmente radicata in loro e che in un certo senso confortava i due veterani. 
Hanji lo raggiunse, regalandogli uno dei suoi sorrisi sempre allegri, per poi stendersi al suo fianco, lamentandosi di quanto fosse stanca e di quanto avesse voglia di dormire.
Bentornato a casa, sussurrava la voce.
«Com'è andata da Erwin?» chiese Hanji, le mani appoggiate al retro del capo, gli occhi chiusi, in un'espressione rilassata, gli occhiali poggiati alla fronte. Se non fosse stato per il fatto che avesse appena parlato, l'avrebbe detta dormiente.
«Verrà da noi la prossima settimana. Vuole vedere come stanno i ragazzi.»
Vuole vedere come siamo riusciti ad ottenere la felicità, nonostante siamo le persone meno indicate al riguardo.
Hanji mugugnò in assenso, senza scomporsi. Aveva capito cosa lui intendesse veramente - lo capiva da lungo tempo, senza bisogno di una domanda o una parola in più del dovuto, come se fossero parte di un stesso qualcosa, diviso ai tempi, ma destinato a stare fianco a fianco. E Levi gliene era grato, non dovendo così esporre la parte tenera, vulnerabile, quella che conservava più ferocemente, il motivo per cui sembrava essere freddo, insensibile alla realtà. Ma Hanji era riuscita tempo fa - forse fin dall'inizio - ad introdursi in quella barriera, gentile e delicata, con intenzioni per niente ostili, diventando parte di quello che lui custodiva gelosamente. Certo, anche Erwin ci era riuscito - nonostante il loro stretto rapporto comandante-capitano - ma con Hanji lo sentiva diverso. Lei aveva guarito le cicatrici sulla sua schiena, facendo in modo che non ne avesse più bisogno per tirare avanti - erano stato un monito per tutto il tempo, monito delle conseguenze delle sue azioni -, non buttandole via, ma tenendole in uno dei suoi barattoli di vetro, tra i suoi preferiti, al sicuro.
Levi gliene era grato. Per quello che aveva fatto, perché lo comprendeva sempre, anche quando apparentemente non lo sembrava. Per essere Hanji. Per essere, semplicemente.
  «I bambini stanno bene Levi, dormono tranquilli. Puoi rilassarti adesso.» disse Hanji, con un tono un po' impastato dal sonno che si avvicinava, ma dolce e tranquillizzante, per poi aprire gli occhi castani e rivolgerli a lui, nella loro lucentezza e bellezza.
  Sono tornato a casa, rispose alla voce, raggomitolandosi al fianco della castana, poggiando il capo sul suo addome, in una posizione intima, ma rassicurante, come le parole appena pronunciate. E il sonno decise finalmente di arrivare, come se avesse aspettato apposta che lui poggiasse il capo, che si sentisse al sicuro, che tutti i pensieri negativi fossero spariti. 

Grazie, Hanji.
















 

I bambini stanno bene Levi, dormono tranquilli. Puoi rilassarti adesso.
È tipo la prima frase che mi è venuta in mente, e mi sono accorto solo dopo che è piena di doppi significati - beh, circa. Comunque, ora mi spiego.
bambini sarebbe i ragazzi - Jean, Sasha, Connie, Armin, Mikasa, Eren -. È un nomignolo affettivo usato da Levi all'inizio - un po' con disprezzo per l'esattezza - ma che poi per colpa di Hanji assume un significato più affettuoso.
Il dormono tranquilli è riferito al fatto che per via di tutta la questione dei Giganti dormono ben poco - in effetti, tra manga e anime nella parte finale non li si vede né riposare né mangiare per un bel pezzo - e se dormono hanno incubi, dunque Levi si è preso il "compito" di consolarli, di tranquillizzarli, cosicché anche se per poco potessero dormire. Solo che questo lo fa stare più teso e attento, privandolo del poco sonno che gli è rimasto. Hanji si è offerta per aiutarlo, ma lui ogni volta la rispediva a dormire con la scusa "abbiamo bisogno del tuo dannato cervello".
Che significato assume questa frase detta da lei? Beh, ha dell'affettivo, secondo me. Dimostra quanto sono legati - sia come amici che come amanti -, quanto anche se non spudoratamente evidentemente tengano all'altro.

Tomoe

 

   
 
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