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Autore: _Layel_    24/05/2022    0 recensioni
A volte, quando si litiga, si desidera che l'altro possa cambiare.
Hawks non aveva espresso il desiderio di per sé, ma questo si è avverato comunque.
[DabiHawksweek2022] [prompt: quirk accident]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One-Way Mirror

 

[Spoiler cap. 290 del manga]



Hawks entrò in cucina con un mal di testa infernale. L'ultimo villain della mattinata doveva proprio avere un quirk di amplificazione del suono, eh? L’eroe troppo sfigato per il suo bene, ecco come dovevano chiamarlo.

 

Per quanto l’avesse catturato velocemente era comunque riuscito a fracassargli i timpani e peggiorargli la giornata. Giornata che già era orribile, come lo erano tutte da un mese a quella parte. La Commissione gli aveva cambiato - temporaneamente dicevano loro - l’orario delle pattuglie, quindi ora lavorava solo di notte. Hawks lo detestava: il numero dei criminali raddoppiava rispetto al giorno, la stanchezza della notte in bianco se la trascinava per tutta la giornata successiva e le interazioni con i suoi fan erano al minimo. Inoltre, poteva passare pochissimo tempo con il suo fidanzato. 

 

Ora che - alla bellezza delle sei e trenta di mattina - era a casa, non voleva altro che bersi un tè caldo e buttarsi a letto. Aprì il mobile dove tenevano tazze e bicchieri e aggrottò la fronte. Dov’erano finite tutte le tazze? Una veloce occhiata alla cucina gli rispose: da lavare. Il lavello strabordava di piatti, ciotole, tazze e bicchieri. Ok, questa era l’ultima goccia. 

 

Spalancò la porta della camera da letto e accese la luce. “Touya!”

 

Un mugugno infastidito arrivò da sotto le coperte mentre il suo ragazzo cercava di ripararsi dalla luce.

 

“Forza alzati. Devi lavare i piatti.”

 

“Eh,” Touya riemerse dalle lenzuola per guardarlo male. I suoi capelli rossi erano spettinati oltre misura e Hawks cercò di non pensare a quanto lo trovasse carino appena sveglio. Era arrabbiato, Dio santo.

 

“I piatti. Sai quelli che devi fare da una settimana.”

 

“Kei, è notte.”

 

“Sì e non abbiamo un piatto pulito. Quindi alza il culo e vai a lavarli.”

 

Touya sbuffò e si coprì di nuovo. “Ma che problemi hai?”

 

“No, quello coi problemi qui non sono io. Cosa cazzo ci vuole? Acqua, sapone, è semplice.”

 

“E allora fallo te.”

 

“Scusa? Touya, mentre tu stai qui a far niente, io sono al lavoro. Sai quella roba che ci fa mangiare? Mentre io lavoro, tu puoi mettere a posto casa. Dio, non mi sembra di chiedere tanto.”

 

“Ma che cazzo di storie ti stai tirando in piedi per due piatti. E mica sei costretto a lavorare, con tutti i soldi che hai viviamo comunque.”

 

“Non sono i piatti il punto! È il principio! È un mese ormai che devo fare tutto da solo: sarebbe bello tornare a casa e trovarla in ordine. Chiedo tanto?!” Hawks gettò le braccia al cielo, frustrato. Non stava chiedendo niente di complicato, giusto un po’ di cooperazione. Touya era testardo solo per il gusto di farlo.

 

“Perdonami se non sono una dolce casalinga,” disse canzonatorio, “mi conoscevi anche prima. A ste cose non ci sto dietro.”

 

“Bella scusa. ‘Sono così, arrangiati da solo’” Fece due passi per la stanza per scaricare la frustrazione e poi si avvicinò al letto e gli strappò le lenzuola. “Sono stanco, Touya.”

 

“Sì, anch’io.” Si riprese la coperta, “Uno stronzo mi ha svegliato alle sei del mattino.”

 

“Oh vaffanculo. Vediamo quanto duri senza un babysitter.”

 

“Non ho bisogno di te.” Sputò velenoso.

 

“Sai capisco perché è Shouto il figlio preferito.” Hawks sapeva di essere stato ingiusto, che la famiglia e specialmente Shouto erano un tasto dolente. Ma ormai lo aveva detto ed era troppo orgoglioso per rimangiarselo adesso. Aprì la porta del balcone. Aveva bisogno di volare e di aria fresca.

 

Touya lo seguì fuori, il viso distorto dalla rabbia, “Non tornare, stronzo!”

 

+

 

Hawks stava guardando distrattamente le vetrine di un centro commerciale, le piume nascoste alla meglio nello zaino che aveva comprato apposta. Era la prima cosa che aveva fatto quando era uscito: si era fermato in un kombini aperto ventiquattr'ore su ventiquattro e aveva preso dei vestiti per rimpiazzare il costume da eroe che aveva addosso quand’era uscito di casa. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era sforzarsi di fingere sorrisi per i fan.

 

Era estremamente presto, appena le sette, e il centro commerciale era quasi deserto. Era perso nei suoi pensieri quando sentì un urlo acuto. Vide un bambino in mezzo alla strada, congelato dalla paura, mentre un camion si dirigeva velocemente verso di lui. Non avrebbe fatto in tempo a frenare. In una frazione di secondo le sue piume si erano impigliate nella maglia del bimbo e lo avevano portato al sicuro. Lo richiamò a sé, perché il bambino tremava in modo incontrollabile e Hawks non vedeva nessuno in giro che sembrasse un suo genitore. Sperava che qualche giochetto con una piuma l’avrebbe calmato. Probabilmente, fosse stato riposato e con meno problemi personali a occupargli i pensieri ci avrebbe pensato due volte prima di toccare un bambino dal quirk sconosciuto. Lo prese tra le braccia e si rivelò uno sbaglio. 

 

Appena lo toccò, gli comparvero macchie nere davanti agli occhi e sentì la terra mancargli da sotto i piedi. Fu abbastanza veloce da sorreggersi con le piume, ma si accorse di aver lasciato cadere il bambino. Guardò preoccupato in terra, ma non vide nessuno. Il bambino era scomparso. Hawks aggrottò la fronte confuso. Che fosse svenuto più a lungo di quanto pensava? Percorse il centro commerciale in lungo e in largo, attirando gli sguardi confusi di quei pochi negozianti che già aprivano le loro attività. Nessuno che assomigliasse al bambino. Non sentiva più le piume che ancora erano impigliate nella sua maglia e non conosceva il suo nome.

 

Forse doveva solo dormire, aveva le allucinazioni. Decise, anche se con riluttanza, di tornare a casa. Tanto Touya prima delle undici non si sarebbe svegliato e Hawks aveva veramente bisogno di dormire. (La sedia del suo ufficio non era un’opzione, fatto una volta e mai più). 

 

+

 

Entrò senza fare il minimo rumore, si tolse gli stivali ed era nel mezzo di uno sbadiglio quando intravide una forma estranea sul divano. Si avvicinò con cautela e trovò qualcosa di estremamente strano. Un uomo pieno di cicatrici stava dormendo sul suo divano, vestito di tutto punto e con ancora le scarpe addosso. Che cazzo… un villain? In fondo, chi altri sarebbe stato in grado di infiltrarsi nel suo appartamento? Lo immobilizzò velocemente, usando le piume come manette improvvisate e puntò una delle sue primarie alla gola. “Chi sei?”

 

L’uomo arricciò il naso prima di aprire lentamente gli occhi. Anche Touya faceva la stessa cosa prima di svegliarsi. I suoi occhi erano di un turchese tanto acceso che sembrava risplendere. Un ghigno familiare comparve sul suo volto quando si rese conto della posizione in cui si trovava e di chi aveva davanti. “E a questo che vuoi giocare, uccellino? Hero e villain? Per me va bene.”

 

“Come mi hai— Chi sei e come sei entrato nel mio appartamento?” 

 

“Un terribile criminale,” stava ancora ghignando, “merito una punizione, no?”

 

Forse questo villain lo aveva scambiato per qualcun altro. Impresa difficile con le gigantesche ali che aveva sulla schiena, ma lui si era appena allucinato il salvataggio di un bambino, quindi non poteva giudicare. “Ascolta, io sono l’eroe Hawks e tu sei un villain che si è introdotto nel mio appartamento. Ora, rispondi alle mie domande o ti consegno immediatamente alla polizia.”

 

Il criminale alzò gli occhi al cielo, “Sì, avevo capito anche prima. Non preferisci… farmi qualcosa, invece di parlare?”

 

“Chi. Sei.” E gli premette la piuma affilata sulla gola.

 

Il villain socchiuse gli occhi e gemette. Ad alta voce. Come se fosse una risposta completamente naturale ad avere un coltello puntato alla gola. E perché cazzo gli suonava familiare? Hawks rimosse le piume - lasciandolo libero - e indietreggiò. “Ma qual è il tuo problema?”

 

L’uomo lo guardò deluso - deluso! - e aggrottò la fronte. “Qual è il tuo?” Considerò l’espressione stranita di Hawks e la sua posa difensiva e parve giungere a una realizzazione, “Non sai veramente chi sono.”

 

“Continuo a ripeterlo!”

 

“Pensavo stessi… Perchè cazzo non lo sai? Ti hanno cancellato la memoria? Ogni tanto ti resettano per mantenerti ubbidiente?” 

 

Hawks era confuso. Il mal di testa di quella mattina era peggiorato ed era convinto che nel puzzle mancasse un pezzo. Ricapitolando: questo villain è convinto di conoscerlo e conoscerlo intimamente; pensa che anche Hawks lo debba riconoscere; nel suo appartamento non ci sono segni di scasso; il villain assomiglia molto a Touya.

 

Aspetta. Touya! Hawks corse in camera da letto e spalancò la porta. Vuota. Il letto non era stato usato di recente e dalla stanza era sparita ogni traccia di Touya. Che se ne fosse andato? Come aveva fatto a portar via tutta la sua roba in così poco tempo?

 

“Che cerchi?” 

 

A Hawks stava venendo un sospetto. “Quante persone vivono qui?”

 

“Uhm? Tu. E basta.” Il villain lo guardava scettico, “Ti hanno veramente cancellato la memoria?”

 

“Credo di essere sotto l’effetto di un quirk. Ma non credo abbia a che fare con la memoria: so chi sono, dove vivo, mi ricordo del mio fidanzato—”

 

“Ehi, frena,” lo interruppe il villain, “Fidanzato? Da quando hai uno di quelli?”

 

Hawks alzò un sopracciglio, “Non lo sai? Touya esiste in questo universo, vero?.”

 

Il villain si irrigidì, qualcosa di decisamente pericoloso gli attraversò lo sguardo. “Quel nome…”

 

“Touya Todoroki. È il mio ragazzo. Sai se esiste? Deve esistere.” 

 

“Perché dovrei saperlo?”

 

Hawks alzò le spalle, “Non so, conosci me, magari conosci anche lui. Ah, quindi, tu chi sei?”

 

Il villain resse il suo sguardo tanto a lungo che Hawks iniziò a sentirsi nervoso, “Dabi.”

 

“Ok. Allora, Dabi, la mia teoria è che questa è una realtà alternativa. O qualcosa di simile.” Il bambino al centro commerciale. “Di solito quirk di questo genere hanno una durata limitata, direi un giorno o due. Da quello che ho capito non sei intenzionato ad uccidermi, quindi io me ne vado a letto.” Hawks rifletté un attimo, “É meglio che rimani, voglio farti delle domande quando sarò meno esausto.”

 

Probabilmente non avrebbe dovuto fidarsi tanto di un villain, ma il suo istinto gli diceva che non avrebbe corso rischi. E poi era dannatamente stanco.

 

Dabi alzò un angolo della bocca, divertito. “Tutto questo è assurdo. Va bene. Avevo comunque intenzione di passare la giornata qui.”

 

Hawks annuì, gli fece un imbarazzante saluto con la mano e si chiuse in camera. Puntò la sveglia per l’una e si buttò sul letto.

 

+

 

Venne svegliato da un buon profumo di cibo e da una mano calda che gli accarezzava i capelli. “Giorno, Tou.” Disse assonnato.

 

La mano si fermò. “Alzati, c’è da mangiare.” 

 

Dabi uscì dalla camera senza aggiungere altro e Hawks si ricordò dov’era e con chi era. Sospirò profondamente. Si tirò a sedere e seguì Dabi in cucina, chiedendosi se l’asporto l’avesse pagato con la sua carta di credito.

 

A quanto pare non aveva proprio ordinato d’asporto. L’aveva cucinato. Hawks rimase a fissare i yakitori cercando di comprendere perché un villain gli avesse preparato il pranzo. 

 

“Puoi sederti.” Disse Dabi divertito dalla sua confusione.

 

Hawks prese posto e rispose, offeso, “Non ho bisogno del tuo permesso.”

 

Dabi scrollò le spalle e continuò a mangiare il riso, “Il tuo ragazzo non ti prepara da mangiare?”

 

“Qualche volta. È da un po’ che…” Da quando aveva iniziato i turni di notte lui e Touya si vedevano raramente. Quando Hawks era a casa ed era sveglio, Touya era già fuori da un pezzo. Tornava alla sera, poco prima che Hawks uscisse di nuovo e riuscivano a malapena a cenare insieme. Touya non lavorava - non ne aveva bisogno e l’unica carriera che voleva veramente intraprendere gli era inaccessibile - ma odiava rimanere chiuso in casa. Usciva spesso da solo, specialmente ora che Hawks non poteva andare con lui, ma la solitudine non gli dispiaceva. Per Hawks poteva uscire quanto voleva, però avrebbe veramente apprezzato un aiuto in più. Alzò le spalle. “Non sono qui per parlarti della mia vita privata.” 

 

“Ovviamente.” Hawks non riuscì a capire se era sarcastico.

 

“Qual è la relazione tra te e l’altro me? Perché esiste un altro me, no?”

 

“A quanto pare. Uhm… scopamici?”

 

“Tu sei un villain—” Iniziò lentamente Hawks, ma Dabi lo interruppe.

 

“Sì, me l’hai detto tipo dieci volte. Vai oltre.”

 

“Scusa se trovo il nostro rapporto strano.”

 

Dabi pensò a cosa dire per qualche istante, “Se tu non lo sai, non sarò io a dirtelo.”

 

Hawks aggrottò la fronte, “Di cosa stai parlando?”

 

Dabi non gli rispose. Si alzò da tavola - il suo piatto praticamente intatto - e prese un pacchetto di sigarette dalla tasca del suo cappotto. Hawks stava per portarlo fuori di peso - non avrebbe fumato nella sua cucina, grazie tante - ma il gesto che fece lo immobilizzò. Per accendere la sigaretta, invece di un normale accendino, aveva usato una piccola fiamma blu che aveva creato sul suo dito. Uguale al fuoco di Touya. Quello era il quirk di Touya. E se quello era il suo quirk lui doveva essere…

 

“Chi sei?”

 

Dabi lo guardò mezzo tra il confuso e l’esasperato, “Non dirmi che questa è un’altra versione di te.”

 

“Dabi non è il tuo vero nome.”

 

Dabi espirò profondamente, lasciando che il fumo lo avvolgesse. "Prima o poi ci saresti arrivato."

 

"Touya."

 

Lo sguardo di Dabi era perso tra i ricordi, era quasi triste. "Non più." I suoi occhi turchesi si fissarono nei suoi. "Cosa sai?"

 

La realizzazione lo investì di colpo. Questo era Touya. Touya, che sarebbe stato un eroe se suo padre non glielo avesse impedito. Touya, che aveva un quirk tanto distruttivo per se stesso quanto per gli altri. E Touya, che era tanto testardo da non desistere mai, anche quando la causa era persa. Il corpo di Dabi era ricoperto da ustioni profonde, sembrava vivo per miracolo, e Hawks era terribilmente sicuro che se le fosse inflitte da solo. Perché, cosa sarebbe successo se Endeavor non avesse scartato immediatamente il figlio maggiore? Se gli avesse dato una scintilla di speranza?

 

Hawks faticava a respirare, “Cos’è successo?”

 

Dabi lo ingorò. “Pensavo fosse inevitabile.” Mormorò a bassa voce. Non stava parlando con Hawks ma sapeva che poteva sentirlo. “Questa è l’unica strada…”

 

“Touya credo che—”

 

“Dabi.”

 

“Dovremmo parlare. Ho una vaga idea del perché ti sei… distrutto in questo modo ma—”

 

“Sta conversazione mi ha stancato. A mai più.” Gettò il mozzicone sul pavimento e si avviò verso il balcone. 

 

Hawks voleva fermarlo. Voleva che gli spiegasse esattamente cos’era successo così che a Touya non accadesse mai. Voleva dargli conforto, stringerlo a sé e sussurrargli che lo amava. Ma sarebbe stata una menzogna, vero? Lui amava Touya. Dabi era un estraneo. Eppure lo conosceva, conosceva una parte di lui, un qualcosa che sarebbe potuto essere, ed era certo che ora volesse rimanere da solo. Sarebbe probabilmente andato in riva al mare ad ascoltare le grida dei gabbiani nell’aria salmastra.

 

Finì il pranzo in silenzio e si accorse solo due ore dopo che aveva dormito ben oltre la sveglia e che non fosse stato per Dabi, avrebbe probabilmente saltato il pranzo. Decise di guardare un film, perché non aveva niente di meglio da fare e perché sperava di distrarsi dalla miriade di pensieri che gli vorticava nel capo.

 

+

 

Si svegliò sul divano con un terribile mal di schiena. 

 

“Sei tu?” Chiese una voce molto familiare.

 

Hawks scattò in piedi e in un millesimo di secondo era davanti al suo fidanzato. Voleva baciarlo, ma il ricordo del litigio del giorno prima lo fermò. “Sono stato uno stronzo.”

 

Le labbra di Touya si inclinarono verso l’alto e Hawks non avrebbe potuto essere più felice, “Sì. Lo sono stato anch’io, però.” Rifletté per qualche secondo prima di continuare, “Ero arrabbiato perché non riuscivamo mai a stare insieme e ti davo la colpa.” Si grattò la nuca, imbarazzato, “Ti lasciavo le faccende da fare per ripicca, credo.”

 

Hawks gli posò una mano sul braccio e inclinò il capo, un sorriso leggero sul volto.“Sai non capisco perché non c’ho mai pensato: posso assumere un’impresa di pulizie.”

 

Touya rise e Hawks lo trovò bellissimo. “Perché sei un coglione, ecco perché.” Gli prese il volto tra le mani e lo baciò, “Mi sei mancato. L’altro non era…”

 

“Già. Sono estremamente felice che sia questo l’universo in cui viviamo.”



________

Note:

Si, la dabihawks week è finta, sì sono in ritardo lol

Spero vi piaccia!

   
 
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