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Autore: Vento di Levante    24/05/2022    1 recensioni

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Tre momenti che provano a catturare le dinamiche fra Izzy e Ed nel corso del tempo.
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Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izzy Hands
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Parte prima

 


Il giorno sopra Tortuga si stava alzando insieme a un sole implacabile.

La bava di vento che alitava fra le baracche serviva solo a soffiare in faccia nuvole di polvere; il puzzo dei porcili, la confusione del mercato, il vociare delle donne facevano sembrare il mare lontano mille miglia.

In una strada deserta dietro la piazza era stramazzato a terra un ragazzino.
Boccheggiava ansimando sul suolo polveroso; e anche se non era morto, di rialzarsi non aveva affatto voglia.
Non per il male cane alle costole - niente di nuovo, e niente che non potesse sopportare - non per la nausea che gli montava alla bocca dello stomaco - ma per le tasche vuote e le mani vuote e nessuna cazzo di spiegazione da dare per giustificarle.

Era facile, doveva essere facile, era un cazzo di lavoro da mozzi, una commissione da fattorini di merda, era la prima cosa che assomigliasse a una responsabilità e Israel aveva già mandato tutto a farsi fottere.

Soffocò un mugolio di frustrazione nella manica della camicia e sperò che il sole gli friggesse le cervella in fretta.

"...mh. Ehilà?"

La voce risuonò così inaspettata e così vicina al suo orecchio che Israel balzò immediatamente a sedere, annaspando in cerca del coltello - solo per accorgersi che anche quello era stato rubato.
Poté soltanto scoprire i denti in una smorfia di esasperata rabbia, prima di rendersi conto di chi avesse parlato.
Quando vide che era soltanto un ragazzo, il sollievo quasi lo fece crollare di nuovo a terra.

Lo sconosciuto, che doveva essersi accovacciato a osservarlo, davanti al suo scatto improvviso aveva tirato indietro il collo e lo scrutava con grandi occhi spalancati.

"Be'," disse, misurandolo con lo sguardo, "non sei morto, sembra."
"Fantastico spirito di osservazione." sibilò Israel.
Studiò il suo interlocutore sforzandosi di non darlo troppo a vedere.

Doveva avere più o meno la sua stessa età, anche se era più alto di lui (...come chiunque, del resto); ed era bruno e snello come un indio.
Anche lui doveva essere appena sceso da una nave, perché aveva ancora addosso odore di salsedine e di pelle bruciata dal sole e uno scintillio negli occhi che la gente a terra non aveva.
Aveva anche una sciabola e - Cristo, era una pistola quella? - e quando si levò lentamente in piedi, senza staccare lo sguardo da Israel, lo fece con la maestà di un principe.

"Che ti è successo?" chiese.

Israel si affrettò ad rimettersi in piedi a propria volta, digrignando i denti per il dolore. "Fatti i cazzi tuoi."

Lo sconosciuto si limitò ad alzare le sopracciglia. "Direi che non sei tu a decidere quali sono i cazzi miei." replicò, per poi proseguire come se nulla fosse. "Ti hanno derubato?"

Israel tirò su col naso; restare in silenzio sarebbe stato eloquente quanto un'ammissione, quindi scrollò le spalle e bofonchiò un vago ho tutto sotto controllo, spolverandosi i vestiti.

Lo sconosciuto lo fissò ancora un momento, chiaramente poco persuaso; poi però sorrise e fece spallucce, aprendo le braccia con un ampio gesto.
"Be', è stato un piacere." disse, mentre già si allontanava.
"Ciao ciao".

Israel rimase a guardarlo, mentre spariva dietro l'angolo in fondo alla via.
La domanda chi sei? gli rimase incastrata in gola come una spina.

 



Nelle ore che seguirono, i piedi di Israel scavarono un solco nelle stradine del villaggio.

Come un moscone in una stanza vuota, la sua mente continuava a ronzare senza raggiungere una decisione.

Tornare a bordo? Avrebbe significato ammettere di essersi lasciato derubare e suonare come un tamburo.

Cercare di recuperare il maltolto? Da solo contro quattro non ce l'aveva fatta prima e non ce l'avrebbe mai fatta adesso, disarmato e pesto.

Fuggire? E per andare dove? Imbarcarsi su un'altra nave, senza dire nulla? E se fossero tornati a cercarlo?

No, no, doveva tornare e affrontare la situazione da uomo.
Ma se, una volta tornato, la punizione fosse stata ancora più umiliante del fallimento? Cosa avrebbero potuto escogitare per dare una lezione a un mozzo che non era in grado di svolgere il più semplice dei compiti?

No, avrebbe preso le provviste che era stato mandato a procurare, a costo di rubare in un pollaio, a costo di finire impiccato.
Ma poteva permettersi di aspettare che facesse notte?

...Oltretutto, mentre vagolava per le strade affogate di sole, aveva cominciato a trovarsi oggetto di occhiate strane.

Un capannello di uomini fuori da una locanda; un vecchio che fumava addossato a un albero; una impassibile matrona seduta a sgranare fagioli fuori dalla porta di casa.
Al passaggio di Israel, smettevano di fare quel che stavano facendo e lo seguivano con lo sguardo. Forse aveva passato troppo tempo a gironzolare senza meta.
Forse il suo andare su e giù con l'aria di un cane bastonato stava risultando sospetto.
Forse stava diventando paranoico.

Si sarebbe volentieri ritirato a rimuginare in una taverna, riflettendo sui propri fallimenti insieme agli altri relitti intenti a bere alle due del pomeriggio; se solo avesse avuto almeno uno spicciolo da buttare in un bicchiere di grog.

Invece non aveva proprio nessun posto dove andare, e quando la sete lo costrinse ad avvicinarsi al pozzo al centro della piazza, fra gruppi di bambini e ragazze in abiti variopinti, si sentì come un'anatra sulla linea di tiro di un cacciatore.

Il fatto era che Israel non era mai stato molto bravo a tenersi fuori dai guai.

Non quando era un bambino, gracile e impertinente, nella casa di suo padre; la casa da cui era fuggito per troppa fame e troppo poco timor di Dio.
Non per mare, dove la disciplina dei fuorilegge si era rivelata ancor più dura di quella predicata nel Libro, e dove stava perfezionando l'arte di muovere le gambe più velocemente della sua dannata lingua.
E non adesso, mentre friggeva nell'indecisione e nel feroce calore del pomeriggio, scansando le occhiate in tralice della gente intorno e chiedendosi cosa diavolo avesse fatto, questa volta, per mettersi di nuovo nei pasticci.
Alla fine, il sole basso sull'orizzonte annunciò l'avvicinarsi della sera.

Israel non aveva ancora raggiunto una decisione; ma era stanco, affamato e dolorante, e davanti alla prospettiva di una nottata all'addiaccio si arrese finalmente a ritornare sulla nave.

Stringendosi nelle spalle, imboccò la stradina che dal villaggio scendeva fino ai moli; e fu qui che si trovò davanti tre uomini, che occupavano tutta la larghezza della via.

Israel si ficcò le mani nelle tasche e cercò di tirare dritto senza guardarli .

Ma sembrava che il destino di Israel Hands non fosse proprio quello di evitare i guai.

"Ehi, niño, aspetta un po'." ghignò uno dei tizi, mentre tutti e tre si spostavano per impedirgli di passare.

Israel fece un passo indietro, sentendo in bocca un sapore di bile.
Rimase con lo sguardo fisso davanti a sé, senza guardare in faccia nessuno dei tre uomini; anche così, vedeva che erano adulti, grossi una volta e mezzo lui, e che ridevano sotto i baffi con l'aria ingorda del gatto che intrappoli il topo.
Cercò di rimanere fuori dalla portata delle loro mani, e rimase in silenzio.

"Non ti facciamo niente!" esclamò uno di loro, aprendo le mani. "Ci basta sapere qual era il messaggio."

Israel corrugò le sopracciglia, ma si sforzò di non alzare lo sguardo. "Messaggio..?" bofonchiò.

"Risparmiaci, piccoletto." lo stuzzicò il terzo uomo, il cui fiato puzzolente di alcool investì Israel anche a distanza. "Ora ci dici cosa aveva da dire Hornigold, e a chi, e magari ci dirai anche cosa gli hanno risposto, mh? E poi sei libero di andartene dove ti pare."

Israel rimase immobilizzato, col cuore dentro i timpani, mentre il suo cervello lavorava furiosamente.
Hornigold? Hornigold, come Benjamin Hornigold? Un messaggio per il Capitano Hornigold?

"...Non so di che parlate." balbettò alla fine, arrendendosi all'impossibilità di sbrogliare la matassa; e poi, debolmente, "Avete sbagliato persona."

"Nah, non credo proprio." disse l'uomo che puzzava di alcool, ridacchiando mentre col pollice spingeva il coltello fuori dal fodero. "Un soldo di cacio con gli occhi verdi. Non se ne vedono poi molti in giro, mh?"

E Israel aveva ogni pelo del corpo dritto e sudava freddo, ma colse comunque il movimento di un'ombra che scivolava da dietro l'angolo di una casa, per arrivare silenziosa come un gatto alle spalle dei tre uomini.

"Sarà stato un altro nanerottolo, stronzi." replicò, alzando finalmente lo sguardo in faccia agli assalitori, e da lì le cose si svolsero nel giro di pochi istanti.

I tre si mossero verso di lui, ma prima ancora che potessero fare un passo uno di loro era colpito alla nuca e cadeva in avanti come un sacco, mentre Israel balzava indietro con gli occhi fissi sul ragazzo bruno di quella mattina, che gridando "Qua!" gli lanciava rasoterra una spada, prima di alzare il coltello per difendersi da uno dei due superstiti.

Israel non sapeva nemmeno come riuscì a ritrovarsi l'arma in mano, ma la usò immediatamente per mettere alle strette il terzo degli assalitori, che colto di sorpresa si lasciò disarmare con uno squittio.

Nel frattempo il ragazzo aveva piantato la canna della pistola sotto il mento dell'ultimo assalitore; ma quando vide che l'avversario di Israel batteva in ritirata, ridendo gli assestò un calcio e lo guardò correre via, rimettendosi l'arma nella cintura.

"Bel lavoro!" esclamò lanciando a Israel un sorriso a trentadue denti; per tutta risposta, a Israel cedettero le gambe e si trovò seduto a terra con un tonfo.

Le orecchie gli ronzavano e il cuore gli batteva come il frullo d'ali di un uccello spaventato.
"...porca puttana." sussurrò.

"Dai, è andata bene, no?" fece allegramente il ragazzo, recuperando la spada che Israel aveva lasciato cadere accanto a sé. "Tutti interi, sani e salvi."

Israel fu colto da un'ispirazione improvvisa e gli piantò gli occhi in faccia.
"Tu c'entri qualcosa." disse, lapidario.

Il ragazzo fece una piccola smorfia, stringendosi nelle spalle; poi alzò su Israel un sorriso colpevole.
"Ah, be'. Hehehe. Forse..?"

"Forse?!" sbottò Israel, rianimandosi di colpo per la rabbia. "Che cazzo vuol dire forse?!"

"Ehi, ti ho aiutato, no?!"

"Eri tu a portare il messaggio di Hornigold!"

"Ssshh!" fece il ragazzo buttandosi sulle ginocchia per tappare la bocca di Israel con una mano. "Non urlare, cazzo!"

Israel obbedì, ma gli lanciò un'occhiata irosa. "Hai detto tu in giro di tenere d'occhio un soldo di cacio con gli occhi verdi." lo accusò, sottovoce.
Mentre parlava, le sue labbra sfiorarono il palmo dello sconosciuto e Israel si trovò ad arrossire. Fantastico.
Le umiliazioni della giornata continuavano.

Ma il ragazzo sembrò non farci caso. Aveva ancora quel sorriso imbarazzato.
"Mi serviva un diversivo." spiegò, "...e tu non passi inosservato."

Rimasero per un attimo a fissarsi in silenzio; Israel sentiva di avere il volto in fiamme e avrebbe giurato che dai suoi occhi uscissero lame - poi finalmente lo sconosciuto tolse la mano dalla sua faccia e si affrettò a rialzarsi.

Inaspettatamente, però, tornò subito a presentargli la stessa mano bruna.
"Edward Teach," disse, guardando Israel con occhi molto grandi e molto trasparenti.

Israel prese la mano di Edward Teach.

Si sentì trascinare in piedi, ancora malfermo sulle gambe, ma riuscì a mantenere l'equilibrio.
"Israel Hands." mormorò, in un soffio.

"Israel?" ribatté Edward con una smorfia. "I tuoi genitori ce l'avevano proprio con te, huh?"

"Si mettessero in fila," borbottò Israel.

Edward scoppiò in una fragorosa risata, e si mise a rovistare nelle tasche dell'uomo che aveva stordito poco prima, ancora lungo disteso in mezzo alla strada. Trovò una borsa tintinnante e la gettò a Israel senza neppure guardare il contenuto.

"Tieni," disse. "Per il tuo disturbo."

Israel stropicciò la borsa fra le dita per qualche momento; era pesante. La rilanciò a Edward, ottenendo in cambio uno sguardo interrogativo.

"E' stato un lavoro di squadra." spiegò, arrossendo di nuovo. "Dovremmo dividere."

Il viso di Edward si illuminò di un largo sorriso. "Di' un po', che cos'è che ti avevano mandato a prendere, oggi?"
 



Fra tutte le conclusioni che Israel Hands aveva immaginato per quella giornata, di sicuro non c'era una corsa a perdifiato giù per la strada lungo i moli, ridendo a crepapelle mentre cercava di tenere il passo di Edward Teach senza far cadere la gabbia piena di galline che portava sulle spalle.

"Se la prossima volta devi rubare dei maiali, però, ti attacchi al cazzo!" gridò Edward, cercando di sovrastare lo strepito dei volatili terrorizzati che stava trasportando. Israel rideva talmente forte che poté soltanto annuire.

Quando arrivarono al molo, aveva il cuore sul punto di scoppiare e la testa leggera come non gli accadeva da moltissimo tempo.

Edward gli porse la seconda gabbia con aria soddisfatta. "Un'altra giornata di lavoro ben fatto," commentò, scrollando via le piume dai vestiti.

Israel sogghignò, accomodandosi meglio sulle spalle il bottino starnazzante.
"Salutami Hornigold," disse.

D'improvviso, qualcosa in lui si oppose tenacemente all'idea di separarsi dall'altro ragazzo.
La ignorò e inalberò un sorriso.

"...Alla prossima, Edward Teach?"

Edward rispose con un sorriso che brillò alla luce della luna. "Alla prossima, Izzy Hands." disse, e gli diede una pacca sulla spalla prima di allontanarsi verso la nave ormeggiata in fondo alla baia.

Israel lo guardò allontanarsi finché non divenne un'ombra fra le ombre.

"Izzy", ripeté fra sè.

Non suonava male.
 



 

 

NdA

Questa piccola raccolta è un regalo per una persona.
Auguri, have a rabid bastard puppy 8D

 

 

   
 
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