Con lo sguardo perso nel
vuoto,
Desdemona non si rese conto che Sam le si sedette accanto. ***
John Winchester, con una manata, fece volare alcuni fogli dal
tavolino delle loro stanza di motel. ***
“Mark,
Steve e Laura sono stati al Black Rose il giorno prima e il giorno
stesso in cui sono morti. Tappa al bancone, poi sono andati nel
retro, dove avviene la magia. Non so cosa o quanto abbiano scommesso,
né su cosa di preciso. Ma ho un nome: Coleen Matthews.
Sembra che ci
siano stati dei litigi con tutte e tre le vittime.”
“Perché
non me lo hai detto?” le chiese all'improvviso,
dopo lunghi
attimi di silenzio.
La ragazza, con lentezza quasi esasperante, si
voltò verso di lui, dapprima solo con il viso, poi anche con
lo
sguardo.
Piantò con fermezza gli occhi grandi in quelli affilati
del ragazzo il cui sguardo era dolce, comprensivo a differenza di
quello di lei dapprima sfuggente che poi rivelò un'ironia
malcelata
dietro le iridi chiare.
“Perché non si parla di queste cose
con chi si conosce appena. Nemmeno tu sei stato particolarmente
sincero.”
Parole taglienti quanto il suo sguardo che Sam
incassò con un lieve sorriso, chinando appena il capo.
Si sentiva
sempre in colpa per non poter dire la verità riguardo il
lavoro di
suo padre, ma d'altro canto caricare gli altri di una simile
verità
era un qualcosa di troppo grande.
Lui stesso desiderava
costantemente non sapere cosa si celasse nelle tenebre.
Dean lo
aveva tenuto al sicuro da tutto quello fino a quello strampalato
Natale del 1991* quando Sam aveva letto di nascosto il diario di John
e Dean era stato costretto a dirgli la verità.
Ricordava ancora
la paura che lo aveva avvolto, paura mitigata solo dalla presenza di
Dean e il solo pensiero che qualcun altro provasse quella paura che
era stato capace di sconvolgerlo, lo destabilizzava.
“Beh...Nemmeno
di quello si dovrebbe parlare con chi si conosce appena.”
fu il
suo modo di scusarsi.
Desdemona sbuffò una risata, tornando a
guardare davanti a sé, osservando Dean e John che
controllavano e
ricontrollavano i documenti che Desdemona aveva sottratto alla
polizia nel corso di quelle settimane.
Era rimasta con loro,
decisa a sapere cosa stesse succedendo e soprattutto perché
John
Winchester l'avesse attaccata al muro accusandola di essere una
strega.
Si era fatta raccontare tutto, almeno a grandi linee,
dimostrando una risolutezza che di rado si poteva scorgere in una
ragazzina di sedici anni.
Aveva perfino minacciato di dare fuoco
ai documenti, che era riuscita a sottrarre a Dean con un gesto abile,
veloce, evidentemente abituata a simili cose.
Poi non aveva più
parlato.
“Già. Probabilmente non si dovrebbe
parlarne
nemmeno con chi si conosce bene. Insomma, date la caccia ai mostri!
Siete dei cazzo di Ghostbusters con le giacche di pelle!”
Sam
rise appena. Se non altro Desdemona aveva il dono di non appesantire
l'atmosfera.
Nel corso di quelle settimane in cui si erano
conosciuti, era stata capace di metterlo a suo agio, di metterlo in
imbarazzo, di farlo ridere e di farlo riflettere, perfino nella
stessa giornata, in una manciata di minuti.
Era ancora un mistero
per lui, ma un mistero ben più piacevole di quelli che era
solito
affrontare con suo padre e suo fratello.
“Ghostbusters con le
giacche di pelle?”
“Sì. Ghostbusters meno nerd
e...più fighi. Avevo già appurato che tu e Dean
siete tipo...wow,
ma conoscendo tuo padre mi sono resa conto che la bellezza ce l'avete
proprio nei geni.”
Sam trattenne il respiro per qualche
istante mentre il suo viso si colorava di rosso per l'imbarazzo, si
scostò perfino da lei quasi avesse il terrore di sfiorarla,
ma la
guardò comunque, con un'espressione sorpresa sul volto.
“Che
c'è? Dovrei negare che siete tutti e tre molto attraenti?”
sbottò allegramente lei, allargando appena le braccia.
Perché
forse Desdemona Hawkins non diceva sempre
quello che le passava per la testa, ma di certo lo diceva spesso e
per quanto avesse lasciato trapelare, forse involontariamente, alcune
sfumature di insicurezza, non era una di quelle ragazze che si
sarebbero potute definire timide.
Sam non le rispose, si limitò a
scuotere la testa con un sorriso sulle labbra, sotto lo sguardo
divertito di lei.
Ma quel sorriso lasciò in fretta spazio ad un
sospiro. Rimase qualche secondo in silenzio, poi si voltò
nuovamente
a guardarla.
“Come...come
ti senti?”
Quella
domanda gli vorticava in testa sin da quando aveva visto gli occhi
sgranati di Desdemona quando lei aveva appreso la verità.
La
rossa si umettò le labbra e ci mise qualche istante prima di
ricambiare lo sguardo del ragazzo.
Sam poté notare in quegli
occhi quella sicurezza che sembrava caratterizzarla.
“Come
mi sento? Sconvolta. Spaventata. Affascinata. Non nego che faccia
schifo sapere dell'esistenza di mostri e fantasmi, insomma...la vita
fa già abbastanza schifo di suo e gli...umani sono dei
mostri anche
senza artigli o poteri strani, ma trovo che quello che fate
sia...incredibile! Siete degli eroi e non avete nemmeno il giusto
riconoscimento.”
Quelle parole spiazzarono il giovane Winchester.
Forse era
vero che lui, suo padre e Dean fossero degli eroi, dopotutto
riuscivano a salvare delle persone ovunque andassero, ma Sam si
sentiva costantemente in gabbia e voleva allontanarsi da quella vita.
Non voleva essere un eroe.
Non voleva essere un cacciatore.
Era nervoso e stanco e si
massaggiò la radice del naso come a voler riprendere il
controllo di
se stesso.
“Non
c'è
nessun collegamento tra le vittime, come è possibile?”
chiese più che altro a se stesso mentre Desdemona, sotto lo
sguardo
attonito di Sam e Dean, raccoglieva i fogli caduti per poi
controllarli con attenzione.
“Forse
state semplicemente cercando nel posto sbagliato. Sì, ok
tutta
questa gente odiava Steve, ma perché una strega dovrebbe
denunciarlo
e non maledirlo direttamente? Non mi sembra che si sia fatta
scrupoli, ha ucciso tre persone!”
Tutti gli occhi erano puntati su di lei, ma Desdemona non parve
intimorita da quello.
Fece un sorriso sghembo e si diresse al
tavolino, afferrò una penna e si chinò per
scrivere qualcosa sul
retro di un foglio.
“Tre
vittime. Mark Peterson, Steve Wallace e Laura Morales. I tre non
hanno niente in comune, giusto?”
Accanto
ai nomi delle tre vittime scrisse il luogo del decesso di ognuna. Tre
luoghi molto vicini tra loro.
John annuì, guardandola con
interesse, incuriosito non solo dai suoi modi di fare ma anche e
soprattutto da ciò che la ragazza stava pensando.
Dean la guardò
esortandola a continuare, un mezzo sorriso sulle labbra che sembrava
di soddisfazione, Sam sospirò, lasciandosi cadere sul letto
alle
spalle di lei.
“Mark
Peterson era un magazziniere, Steve un nullafacente e Laura Morales è
un'estetista. Non c'è un punto di incontro, apparentemente.
E se
avessero in comune non un qualcosa ma un luogo?”
John si sporse in avanti, guardò ciò che
Desdemona aveva
scritto, confrontandolo poi con i propri appunti ed esortò
Dean a
fare altrettanto.
Il ragazzo, alle spalle del padre, lesse a sua
volta, prima di sollevare lo sguardo verso la rossa, che guardava
entrambi con crescente apprensione e voglia di sapere.
“Des,
c'è qualche luogo che Steve frequentava assiduamente nei
dintorni?”
Desdemona
annuì con fare rassegnato e una smorfia di disgusto le
attraversò
il volto.
“Sì,
il
Black Rose.”
John le
posò una mano sulla spalla, aveva un sorriso sereno sulle
labbra che
lasciava intravedere qualcosa di molto simile all'orgoglio.
“Andiamo,
Dean. Faremo lì qualche domanda.”
“Non
vi diranno
niente. Detestano gli sbirri o chiunque porti un distintivo. Ma posso
chiedere se hanno visto Peterson o la Morales.”
John la guardò stranito per qualche istante, una bassa
risata
di gola sembrò sottolineare incredulità.
Esattamente come Dean e
Sam prima di lui, John non era ancora riuscito ad inquadrare la
ragazza.
Dotata di un'indubbia intelligenza, ma ancora immatura
per altri aspetti, Desdemona si mostrava sfuggente ma allo stesso
tempo sembrava non avere paura di mettersi in gioco.
“Pensi
che te lo direbbero?”
La
rossa schiuse le labbra per rispondere ma sembrò titubante a
farlo.
Sembrava che stesse cercando le parole adatte per rivelare un
qualcosa che nessuno avrebbe dovuto sapere.
Ma John Winchester non
era per davvero un agente dell'FBI e Desdemona sapeva che poteva
fidarsi di lui e dei suoi figli. Non solo perché lei stessa
aveva
qualcosa di assolutamente concreto contro di loro – quei
documenti
falsi, quei distintivi altrettanto falsi e lo spacciarsi per un
agente federale erano già dei sufficienti motivi
affinché i
Winchester tenessero la bocca chiusa sul suo conto – ma era
qualcosa che sentiva.
Lei che non aveva mai avuto fiducia in
nessuno, sentiva nel profondo che poteva fidarsi ciecamente dei
Winchester. Lo aveva percepito da subito, insieme a quel senso di
protezione che aveva avvertito il primo giorno che aveva conosciuto i
due ragazzi.
“Beh...sì.
Diciamo che in quel posto non tutto è propriamente legale e
ogni
tanto do una mano.”
John
e Dean la guardarono entrambi con un sopracciglio inarcato e Sam, che
la affiancò in quel momento, le rifilò la stessa
occhiata incredula
e interrogativa.
“C'è
una bisca clandestina e mi occupo di qualche scommessa.”
Ammise
in fine la ragazza con un'evidente voglia di tagliare corto, uscendo
dalla stanza.
Dean proruppe in una risata divertita. Non vi era
scherno in quella risata ma quella stessa ammirazione che la stessa
Desdemona aveva notato nello sguardo di lui quando apprese che lei
aveva sottratto importanti documentazioni alla polizia.
La calma con cui Desdemona espose quei fatti sembrò quasi
infastidire Sam che si agitò appena sulla sedia.
Non riusciva a
comprendere come l'amica si fosse lasciata immischiare in una
situazione simile.
Anzi, non riusciva a capire perché si fosse
gettata da sola in una situazione simile.
Le persone normali
sarebbero scappate a gambe levate, forse avrebbero dato dei pazzi ai
Winchester, forse li avrebbero persino denunciati.
Ma Desdemona
Hawkins non era una persona normale nel modo convenzionale del
termine.
E ai suoi occhi diventava sempre più un mistero.
“La
conosci?”
La ragazza
annuì alla domanda di John “È
arrivata a Carroll poco dopo di me, ma quando io ho iniziato
a...lavorare al Black Rose, lei c'era già.”
John
le sorrise “Ottimo
lavoro. Credo che sia giunto il momento di parlare con Coleen
Matthews.”
disse
uscendo dalla stanza del motel.
Rientrò qualche minuto dopo,
esortando Dean a muoversi.
Perché il ragazzo era rimasto a
fissare Desdemona con espressione compiaciuta per diversi istanti.
Le
sorrideva e lei sorrideva a lui, fiera di se stessa.
“Pa',
possiamo tenerla?”
Desdemona
rise, ma sollevò il braccio a mostrargli il dito medio con
gran
sollievo di Sam che a quella frase aveva guardato allibito il
fratello maggiore.
“Non
sono un tenero animale da compagnia, chico.”
Dean rise a sua volta e annuì con un'espressione di serena
sconfitta sul volto “Quel
che è giusto è giusto. Ci vediamo dopo, Bonnie**.”
Sam sospirò, attirando così l'attenzione della
rossa.
Aveva
notato quanto il ragazzo sembrasse sentirsi a disagio, ma aveva
cercato di ignorare la cosa, volendosi concentrare per aiutare i
Winchester a scovare la strega.
Non poteva negare che quella
situazione le facesse provare quell'adrenalina che lei spesso
ricercava anche senza rendersene pienamente conto.
Furti, risse e
scommesse clandestine facevano parte di lei da ormai alcuni anni
durante i quali aveva imparato a fare di necessità
virtù.
La
vita non era stata clemente con lei.
Non aveva mai conosciuto sua
madre, suo padre morì quando lei aveva dodici anni e le
famiglie a
cui era stata affidata nel corso degli anni si erano sempre
dimostrate poco propense a prendersi cura di una ragazzina in
preadolescenza prima e in piena adolescenza poi. Alcune, come i
Wallace, si erano addirittura rivelate violente.
E gli orfanotrofi
non erano i posti migliori in cui crescere.
Desdemona era sempre
scappata da ogni struttura che l'avesse accolta, imparando la poco
nobile arte del furto per poter sopravvivere.
Poi, era venuto il
resto, quasi come con lei fossero cresciute quelle abilità
illegali
che riusciva a nascondere il più delle volte.
“Hey,
tutto bene?”
Alla
domanda della ragazza, Sam esibì un sorriso amaro ”Scappa
finché sei in tempo.”
aveva risposto lui, dandole conferma di cosa gli passasse per la
testa.
Aveva intuito che quel malumore di Sam fosse dovuto a tutto
quello, lo aveva percepito sin da quando lei gli confessò di
essere
affascinata dal mondo del ragazzo, nonostante la paura.
“Non
ho intenzione di mettermi a cacciare mostri, Sam. Ma se posso
rendermi utile in qualche modo perché dovrei tirarmi
indietro?”
Sam
non rispose, parve soppesare le parole dell'amica in silenzio. In fin
dei conti non poteva darle torto, ma il suo desiderio di fuggire da
quell'orribile vita gli faceva pensare nessun altro avrebbe dovuto
invischiarvisi.
Note dell'autrice: * fa riferimento alla puntata 3x08 A Very Supernatural Christmas.
** riferimento alla Bonnie di Bonnie e Clyde.