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Autore: pattydcm    04/06/2022    0 recensioni
Fox non si sarebbe mai aspettato che il suo incarico sotto copertura sarebbe stato del tutto messo in secondo piano dall'arrivo di Mirco Neigo nella sua vita. Il giovane, infatti, lo coinvolgerà in un'avventura ai limiti della realtà, portandolo a diventare la guida vivente di un guardiano di anime.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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30 Un nodo stretto
 
<< Il vecchio convento? Eh, non è un posto fortunato quello, proprio no >>.
Dopo un’intera mattina trascorsa in biblioteca a fare le pulci ai quotidiani locali nella speranza di leggere di ritrovamenti di cadaveri che potessero presentare i segni delle torture inferte da quel pazzo assassino, con l’unico risultato di essere inseriti nella ‘lista nera delle persone non gradite’ da parte dell’anziana bibliotecaria, Fox ha deciso di tentare la sorte ponendo domande dirette al sindaco. Giorgio Neri, però, ridacchia nervoso e sembra proprio non aver gradito l’oggetto della sua curiosità.  
<< C’è morta gente in incidenti inspiegabbili >>, capitola messo alle strette, dando a intendere, però, di non voler aggiungere altro.
<< Che genere di incidenti? >> insiste Fox, sperando di riuscire almeno da lui ad ottenere qualche valida informazione.
<< E’ storia vecchia che non credo proprio possa essere di vostro interesse. A meno che non abbiate intenzione di andare fin lassù a intervistare i fantasmi delle suore che si dice lo abitino >>.
Se quest’uomo sapesse quanto davvero quel luogo sia pieno di quelli che lui ha chiamato fantasmi e di come non ci siano solo quelli delle suore murate vive in quanto scomode o ‘disonorate’, ma anche quelli di trenta individui barbaramente uccisi, forse la smetterebbe di fare della futile ironia. Giorgio Neri, però, è di fondo un brav’uomo e coglie dal suo silenzio quanto Fox possa essersi risentito per la battuta poco felice che ha appena fatto.
<< Non era mi intenzione offenderla >> si affretta, infatti, a dire. << E’ solo che ci hanno ricamato le peggio storie su quell’edificio e gradirei che non se ne creassero delle altre >>.
<< Signor sindaco, io e il mio collega siamo qui per la sagra. Le mie domande erano pura curiosità e ciò che ci è accaduto nelle sagre precedenti… che ci creda o no, sono state due strane coincidenze >>.
<< Non deve giustificarsi in alcun modo con me, signor Rossi >> lo interrompe Giorgio. << Ribadisco di avere io mancato di rispetto al vostro lavoro. Quel convento è abbandonato a se stesso da vent’anni, ormai. Di ciò che è successo in passato so ben poco e credo che ancor meno ce ne sia di vero. Ma eccoci finalmente arrivati alla storica scuola di danza, fiore all’occhiello di questa cittadina >> .
Il sindaco li lascia in compagnia della direttrice della scuola, una donna austera, dai capelli grigio ferro raccolti in un cignon e un rossetto rosso sangue sulle labbra. Questa li accoglie con un sorriso di plastica e con quel passo leggiadro tipico delle ballerine di danza classica li accompagna in un tour della scuola che ben poco attira l’attenzione di Fox, impegnato a inserire il tassello appena recuperato.
Il convento risulta essere abbandonato da vent’anni. Mirco non ha saputo dire con certezza da quanto quelle anime siano lì, ciò significa che gli omicidi potrebbero essere stati commessi anche agli inizi del secolo scorso e questo spiegherebbe l’assenza di notizie sui giornali custoditi in biblioteca e persino sul web. Sarebbe troppo facile, però, archiviare questa storia come ormai passata e limitare le loro azioni al compito di Mirco.
<< E’ perché no, scusa? A che ti serve sperare che ci sia qualcosa di più grande? >> gli chiede Marco la cui gelida presenza avverte al suo fianco.
Suo fratello conosce già la risposta alla domanda che ha posto: questa storia è una valida scusa per tenersi lontano dal risolvere i suoi di problemi o almeno a dar loro un’occhiata. Eppure c’è dell’altro. E’ davvero convinto che questa situazione non possa essere semplice come sembra e non sa dire se questa convinzione sia frutto del suo intuito o se appartenga ad Alex, sebbene questi non abbia più detto una sola parola né dato cenni della sua presenza dal giorno in cui lo ha invitato ad allontanare Mirco dalla porta sprangata contro la quale aveva appoggiato la mano.
<< Gli amici di Andrea! >>.
Vestita di un tutù rosa confetto che la fa sembrare una bambola antica con i capelli raccolti in un cignon e un velo di cipria sulle guance, Federica corre loro incontro allegra.
<< Vi piace? >> chiede loro facendo una piroetta, del tutto indifferente allo sguardo di rimprovero con il quale la direttrice della scuola la sta fulminando. Senza dare loro modo di risponderle, la donna richiama a gran voce l’insegnante della classe dalla quale la bambina è corsa via, che impallidisce nel vederla lì e la raggiunge in fretta.
<< Quantu oti teia diri na mi ti luntani, eh? Quantu oti?[1] >> la sgrida afferrandola per un braccio.
Per tutta risposta, la bambina si libera dalla sua stretta e due perle luminose le si affacciano agli occhi pronte a rotolare giù. Fox si inginocchia dinanzi a lei che con la sua entrata in scena ad effetto gli ha ricordato sua sorella Sara che alla stessa età gli era corsa incontro con lo stesso entusiasmo per mostrargli la divisa del corso di gioco-volley al quale i suoi genitori l’avevano iscritta.
<< Sei davvero molto carina vestita così >> le dice riaccendendo il suo sorriso. L’insegnante, una ragazza sulla ventina dallo sguardo stanco di chi non vede l’ora che la giornata volga al termine, lo ringrazia a sua volta con un luminoso sorriso.
<< Mi scuso per l’interruzione. Federica ha il brutto vizio di scappare via appena le è possibile >> dice, riavviando dietro l’orecchio una ciocca sfuggita dall’alta coda di cavallo.
<< Maestra Flora, è che li ho visti e volevo sapere se incontrarono i fantasmi al palazzo abbandonato. Andrea non mi vose dire niente >> dice la bambina a gran voce dando modo sia a Fox che a Mirco di preoccuparsi.
<< Questo non è un valido motivo per interrompere degli adulti che stanno parlando. Non posso tollerere che continui a scappare via dall’aula. Fa qualcosa per tenerla a bada! >>.
La direttrice da il via ad una predica drammatica da premio Oscar ai danni dell’insegnante di Federica che resiste stoicamente all’attacco. Questa deve essere solo l’ennesima di una lunga serie di sgridate alle quali Flora deve aver fatto il callo, a giudicare da come si conceda comunque di scoccargli un’occhiata complice alla quale Fox risponde con un mezzo sorriso.
<< Ehi, tu, signorina, perche scappi via dall’aula? Non ci si allontana senza chiedere il permesso, sai? >> sussurra alla bimba.
<< Sì, lo so. Andrea mi disse di stare attenta perché sono bella e l’uomo cattivo mi piglia. Voi, però, conoscete lui, quindi siete buoni per forza! >> ribatte Federica testarda.
<< Cosa ti ha detto Andrea? >> le chiede, scoccando un’occhiata al suo assistente a sua volta colpito dalle parole della bambina.
Federica guarda diffidente le due donne impegnate l’una nel monologo e l’altra nel subirlo, per poi avvicinarsim a loro.
<< Mi disse che i fantasmi lì portò lì un uomo cattivo e che sta cercando altre persone belle da portarci per farle diventare fantasmi. Per questo devo stare attenta >> sussurra la bimba coprendo la bocca con la manina.
‘Sta cercando altre persone belle da portarci per farle diventare fantasmi’. Questa frase gli gira in loop per la testa, coprendo le parole della direttrice, quelle di Flora che gli sorride ancora una volta prima di tentare di riportare Federica in classe e le grida della bambina che non ne vuole sapere di seguirla. Muove qualcosa dentro di lui che da tempo giaceva addormentata. Qualcosa che non è neppure così tanto conveniente provare, dato l’argomento e il compito che lo ha spinto fin quaggiù.
Adrenalina. Quella vera. Quella che esplodeva facendogli battere forte il cuore ogni volta che si trovava dinanzi ad un caso maledettamente interessante. Uno di quelli complicati al punto da dover tirare fuori il meglio per risolverli. Credeva già di stare conducendo un’indagine capace di caricarlo di adrenalina, ma ora che la sente pulsare nelle vene si rende conto di come questa inchiesta non sia nulla paragonata con un serial killer.
<< E allora cosa aspetti? Risolviamo questo caso, capitano! >> lo sprona suo fratello interrompendo il loop.
<< Abbiamo bisogno di parlare con Andrea. Tu puoi richiamarlo? >> chiede a Mirco perso a sua volta in chissà quali catastrofici pensieri.
<< Perché me lo chiedi? >> gli domanda il ragazzo sospettoso.
<< Ma che razza di domande fai? Non ti rendi conto che se quello che il bambino ha detto a Federica è vero quel bastardo assassino non solo è libero e impunito ma è ancora in questa città in cerca di vittime? >> si intromette Marco.
<< Certo che me ne rendo conto. Non posso, però, mettere in pericolo quella povera anima. Non è pronta a rendersi conto della condizione in cui verte e se questo accadesse potrebbe andare in crisi e per me sarebbero solo ulteriori guai >> ribatte Mirco, rivolto al vuoto al suo fianco.
<< E se ne parlassimo con lui in presenza di Federica? >> gli propone Fox interrompendo il sicuro ribattere a tono di suo fratello.
<< Intendi se usassimo lei come tramite? Sì, potrebbe essere più soft per lui, ma come facciamo? >> domanda il ragazzo volgendo lo sguardo alla bambina in lacrime, che sembra proprio non volerne sapere di quietarsi nonostante i tentativi della sua maestra. Flora alza lo sguardo a incontrare quello di Fox ed è un sorriso imbarazzato dalle circostanze quello che gli rivolge.
<< Tu richiama Andrea. Marco ti aiuterà a rivolgere le giuste domande sia a lui che a Federica. Io mi occupo del resto. Ora stammi dietro e limitati a reggermi il gioco, intesi? >> dice per poi volgere il più seducente dei sorrisi che ha in repertorio alla direttrice di questa assurda scuola.
 
***
 
La donna austera e severa si scioglie in un sorriso civettuolo dinanzi ai modi affabili e agli sguardi seducenti che fin’ora Rio non ha dedicato a nessuno. Riesce persino a strapparle la possibilità di intervistare la maestra e la bambina che sta pesantemente criticando. Flora stessa resta stupita della cosa e ricambia con sorrisi languidi i complimenti che lui le sta facendo dinanzi alla direttrice per il suo operato.
<< Guarda e impara, sottiletta >> gli da di gomito Marco. << Ora tocca a noi. Richiama Andrea e diamoci da fare >> aggiunge battendo le mani l’una contro l’altra.
Il bambino si materializza accanto a Federica come fosse stato richiamato dal battito di mani del custode. La semplicità con la quale questa giovane anima è riuscita a lasciare la spiaggia sulla quale ha perso la vita per raggiungerli in questo luogo stupisce Mirco, sicuro che gli ci sarebbero voluti almeno cinque minuti di invocazioni per richiamarlo a sé. Se la facilità con la quale Andrea sembra essersi liberato dalle regole imposte dalla sua triste dipartita fosse data dal legame che ha instaurato con Federica, il suo salto potrebbe essere ancor più difficile per lui.
<< Direi che a questo penseremo in un secondo momento >> si intromette Marco, scoccando un’occhiata complice al fratello, che sta accendendo il registratore del cellulare per portare avanti la pantomima dell’intervista alla maestra.
<< E tu chi sei? >> gli domanda Andrea sospettoso, e Mirco spera davvero che il custode riesca a non tradirsi lasciandogli scoprire di essere anche lui un fantasma.
<< Mi chiamo Marco. Rio mi ha chiesto di aiutarlo a intervistare voi bambini perché, sai, non è che la sottiletta, qui, sia tanto capace >> gli dice indicandolo col pollice.
<< Sottiletta >> ripete divertita Federia, indicandolo col ditito e per fortuna anche Andrea si unisce a lei.
Marco si volta verso di lui e gli strizza l’occhio, soddisfatto del risultato. Mirco, però, non è del tutto sicuro che farlo passare come l’oggetto dei loro sfottò basti ad evitare che Andrea possa scoprire la verità e cadere in una crisi.
<< Sottiletta, i fantasmi mi dissero di riportarti da loro così li aiuti a lasciare quel palazzo >> si affretta ad informarlo il bambino, dandogli una possibile risposta alternativa al come sia stato possibile per lui lasciare la spiaggia e comparire in questo luogo con così tanta facilità.
<< Te lo hanno detto i fantasmi? >> gli chiede.  
<< >> annuisce frenetico Andrea. << Un bambino senza occhi mi disse che ce li ha portati lì un uomo cattivo >>.
Mirco e il custode si scambiano un’occhiata, sconvolti dallo scoprire che tra le vittime di questo assassino possano esserci stati anche dei minori. Marco gli fa segno di prendere il cellulare, giusto per portare a sua volta avanti la pantomima dell’intervista.
<< Perché non ci racconti cosa vi siete detti tu e questo bambino-fantasma? >> chiede ad Andrea, che emozionato all’idea di essere intervistato, spiega loro di come il bambino senza occhi gli abbia detto che lui e gli altri sono stati trasformati in fantasmi dalla stessa mano e che sembrava preoccupato del fatto che questa potesse tornare da un momento all’altro con nuove vittime.
Messo alle strette dalle domande sempre più puntuali di Marco circa l’idendità dell’uomo cattivo, la piccola anima ammette di non essere sicura di aver capito bene chi possa essere, perchè quando anche gli altri fantasmi avevano iniziato a parlare di lui sembrava si stessero riferendo a persone diverse. Il bambino senza occhi, ad esempio, aveva detto di essere arrabbiato per essersi fatto fregare da un coetaneo, una donna senza naso, probabilmente straniera, aveva continuto a parlare di un 'evil boy'[2] che l’aveva raggirata e infine un uomo anziano, alto e dalle spalle larghe, lo aveva giudicato essere un ‘omm’e merda’.
<< Però il bambino senza occhi ti ha detto che erano stati trasformati dalla stessa mano >> chiede conferma Marco, confuso e preoccupato quanto lui.
<< Forse la mano è cresciuta >> si intromette Federica, che è rimasta in silenzio fino ad ora a giocherellare con il cinturino di velluto del tutù.
Illuminati dall’osservazione della bambina, Mirco e il custode si scambiano un’occhiata stupita e sembrano entrambi non volersi prendere la responsabilità di mettere a parole quanto hanno compreso. Marco alza lo sguardo in direzione del fratello che subito di volta verso di loro, annuendo appena. Si congeda dalla maestra che sembra proprio non volergli lasciare la mano che le ha offerto di stringere e torna a regalare sorrisi persino alla direttrice insieme alla quale li raggiunge.
<< Federica, allora, l’intervista è stata interessante? >> domanda alla bambina accosciandosi accanto a lei. Per tutta risposta questa gli getta le braccia al collo e lì resta in silenzio per un lungo istante prima di sussurrargli qualcosa all’orecchio. Rio sorride e le risponde di ‘sì’, cosa che la fa scattare come un petardo. Corre, poi, verso la maestra ferma sulla porta dell’aula, strillando di volersi preparare bene per l’assolo perché i giornalisti verranno a vederla.
<< Mieti vittime anche tra le più giovani, capitano >> ridacchia Marco, mentre con altre mille sviolinate e sorrisi seducenti Rio congeda entrambi dalle attenzioni della direttrice.
La velocità con la quale il suo tutor varcata la soglia della scuola di danza si libera della maschera che ha indossato per questa messa in scena sconvolge Mirco quasi più di quanto sia venuto fuori dalla chiacchierata con Andrea. Serio in volto, Rio cammina a grandi passi verso il piccolo parco non lontano dalla scuola e una volta raggiunta la fontanella apre il rubinetto e mette la testa sotto il getto d’acqua.
<< E così il nostro uomo cattivo ha iniziato a creare fantasmi già da bambino >> dice, il volto stanco rigato dai rivoli d’acqua che continuano a bagnargli la testa. Mirco annuisce, non molto stupito del fatto che Marco abbia già comunicato al suo protetto quanto hanno scoperto.
<< Che quei fantasmi reclamassero il tuo aiuto mi era chiaro. Non capisco perché, però, abbiano incaricato Andrea di portarti da loro >> gli chiede, volgendo a lui lo sguardo serio.
<< Chi muore di morte violenta resta bloccato nel luogo in cui questa è avvenuta. Così, non potendosi muovere per venire da me hanno eletto quella piccola anima come loro inconsapevole messaggero. Perché proprio lui e non qualunque altra non so dirlo >> si affretta ad anticipare la prossima domanda del suo tutor. << Penso solo che questo incarico deve avere in qualche modo cambiato la natura dell’anima di Andrea, altrimenti non mi spiego come possa essere stato capace di lasciare la spiaggia >>.
<< Può essere un problema per lui? >> gli chiede, chiudendo finalmente il rubinetto della fontana.
<< Sinceramente non lo so. Non mi sono mai trovato in una simile situazione >> fa spallucce Mirco. Legge sul volto del suo tutor lo sconforto legato al non sapere, cosa che deve essere una vera novità per lui.
<< Vale. E’ arrivato il momento di iniziare a buttare giù qualche ipotesi >> annuncia, accomodandosi su una vicina panchina. << Cosa sappiamo di questo psicopatico? >> chiede, prendendo dal marsupio un taccuino piuttosto vissuto e una penna.
Dinanzi a questa domanda, l’unica cosa che Mirco riesce a fare è quella di sbattere le palpebre come un miope che abbia perso gli occhiali. Questa mattina ha seguito Rio in biblioteca, entusiasta all’idea di vederlo compiere il suo vero lavoro e ha svolto con meticolosità l’incarico che gli ha assegnato di compiere delle ricerche sulla storia del vecchio convento. Ora, però, con questa domanda Rio lo sta coinvolgendo direttamente nel ragionamento e lui è talmente emozionato da non riuscire a proferire verbo.
<< Sappiamo che ha iniziato ad uccidere già da bambino e che in quel palazzo ci sono le anime delle sue trenta vittime >> dice impacciato, sedendosi al suo fianco. Il modo teatrale in cui Marco alza gli occhi al cielo per poi scuotere il capo lo fa sentire a disagio.
<< Vale. Questi sono i nostri dati certi e li mettiamo qui >> annuisce Rio, annotandoli al centro del foglio bianco. << Ora, cerchiamo di tracciarne un profilo per capire come agisce >>.
<< Io credo che non sia il tipo da uccidere in modo premeditato >> risponde Marco, accomodandosi a sua volta accanto al fratello. << E’ possibile che il raptus omicida gli scatti dentro quando si trova in presenza di una persona bella ma dal cuore nero >>.
<< Quindi potrebbe stare anche anni senza uccidere >> concorda Rio. << Infatti le sue vittime ci dicono che sta attendendo la giusta occasione per farlo ancora >> aggiunge, annotando il nuovo dato.
Il custode gli scocca un’occhiata provocatoria e per la prima volta in vita sua Mirco prova quella che sembra proprio essere competizione. Non si è mai identificato con questa manifestazione di antagonismo tra individui e per quanto si sforzi di ignorarlo e classificarlo come invidia nei confronti del fratello, non riesce a non provare fastidio per l’atteggiamento di Marco.
<< Ora passiamo al secondo punto: possiamo fare delle ipotesi su quando abbia ucciso la sua prima vittima nel palazzo? >> continua Rio.
<< No, dal momento che abbiamo appena detto che non segue un rito ben preciso per i suoi omicidi >> si affretta a rispondere.
<< Quello era il primo punto, sottiletta, ora siamo al secondo >> ridacchia Marco e il suo tono sembra proprio non piacere al suo protetto.
<< Quel che mio fratello voleva dire è che hai ragione >> ribatte, infatti, scoccando un’occhiataccia al custode che ci rimane decisamente male. << In base a quanto emerso dal primo punto è difficile trovare risposta al secondo. Se ci fermassimo qui, però, le indagini non potrebbero andare avanti. Dobbiamo, quindi, tentare di raggirare l’ostacolo basandoci su quanto sappiamo sul luogo del delitto e, dal momento che quel pazzo assassino è ancora vivo, dobbiamo soffermarci sulla storia più recente di questo palazzo >> specifica, segnando il dato ‘Ultimi novant’anni’ tra parentesi a lato di quanto scritto, prima di volgere a lui lo sguardo.
Emozionato e intenzionato a ribattere con i fatti alle prese in giro del custode, Mirco si affretta a prendere dallo zaino il taccuino sul quale ha trascritto gli appunti e il plico di fotocopie che ha fatto degli articoli più interessanti che ha trovato sul vecchio convento.
<< Ponendo il focus sugli ultimi novant’anni, sappiamo che nel 1920 il Cavalier Augusto Mascialli, erede di una famiglia aristocratica locale nonché Generale dell’esercito in pensione, acquistò il terreno del convento e vi fece costruire il ‘Regio Collegio Maschile Mascialli’ per i giovani di buona famiglia.
Il collegio era famoso per i selettivi test d’ingresso, che alla fin fine ruotavano tutti attorno a quanto le famiglie erano disposte a pagare per iscrivervi il proprio pargolo; per l’alta qualità dell’insegnamento, che vantava docenti rinomati e per la disciplina ferrea impartita dal direttore, che non era altri che lo stesso Augusto Mascialli. Alla sua morte, sopraggiunta nel 1938 per malattia, venne sostituito dall’amico e collega d’armi Ferdinando d’Anna ancora più impallinato con la disciplina.
Sotto la sua reggenza si verificarono fatti poco chiari, tra i quali la morte di Donato Rinaldi, primogenito di Felice Rinaldi della casata Rinaldi-Doria. Questa sembra sia stata la goccia che fece traboccare il vaso facendo esplodere la polemica che portò nel 1940 alla chiusura del collegio.
Il palazzo è, così, rimasto chiuso e in stato di abbandono fino al 1962, quando James Hallow, benestante inglese, lo acquistò con l’intento di trasformarlo in un hotel. La sua idea era quella di tenere la struttura di base per non snaturare la bellezza del palazzo antico.
I lavori di ristrutturazione, però, furono interrotti dalla scomparsa di Alfonso Donadio, operaio di 45 anni morto in circostanze mai del tutto chiarite, mentre stava lavorando all’impianto delle cucine >>.
<< Non mi piace sentire che non sono mai state chiarite, Neigo >>.
<< E io lo immaginavo e per questo ho fatto delle ricerche trasversali >> ribatte Mirco, fiero di sé. << Pare che Donadio si trovasse nei sotterranei dell’ala est del palazzo dove sono collocate le cucine. Visto che noi crediamo nei fantasmi, bisogna dire che in quell’ala del palazzo vi erano le celle di rigore del fu convento, dove venivano tenute prigioniere le suore alle quali ti ho accennato stamattina. Queste celle furono smantellate dal Mascialli, che decise di spostare lì la zona cucina che in origine si trovava subito sopra queste. Nella stessa cucina ha trovato la morte Donato Rinaldi durante quello che qui è descritto come una bravata, ma che a me sembra un tentato rito satanico.
Tralasciando per il momento questo punto e tornando a Donadio, da quanto riferito dal collega presente con lui nelle cucine e che si è salvato per miracolo, pare che inspiegabilmente tutte le vecchie tubature si siano messe a vibrare per poi esplodere. Questo collega, il cui nome non viene citato da nessuna parte, riportò una brutta frattura a entrambe le gambe e dovette essere internato per un po’ e per questo i lavori tardarono a riprendere.
Riassumendo, il palazzo è rimasto chiuso dal marzo - aprile del 1963 al maggio-giugno del 1964. Purtroppo non mi è stato possibile risalire alle date esatte >> dice Mirco anticipando la richiesta del suo tutor, che rimane con la mano a mezz’aria e una buffa espressione in viso.
<< L’hotel ‘Vecchio Convento’ come venne chiamato, rimase aperto fino al marzo del 1978. Non ebbe vita facile, ma questo, dato il luogo in cui sorge, potevamo immaginarlo. Le continue segnalazioni di apparizioni e di grida inumane avevano portato pian piano a una diminuzione della selezionata clientela tanto agognata dal Hallow, che ha lasciato il posto ai cultori del soprannaturale. Per loro si organizzarono soggiorni a tema in cui veniva indetta la caccia al fantasma >>.
<< Ma che stronzata! >> sbotta Marco.
<< Una stronzata che ha permesso loro di stare aperti altri quattro anni sempre sul filo della bancarotta. James Hallow se l’è evitata cogliendo al volo l’opportunità datagli da un omicidio avvenuto, guarda un po’?, nell’ala ovest del palazzo >>.
<< Cioè nel covo del nostro serial killer >> puntualizza Rio.
<< Proprio così! >> annuisce soddisfatto Mirco. << Pare che il movente sia stato davvero passionale. Stefano Onesti aveva scoperto che la moglie non era andata a farsi la vacanza da brivido con l’amica, come aveva a lui detto, ma con l’amante, tale Vincenzo Cotichella. Onesti non ci ha visto più dalla rabbia, si è recato al vecchio convento e ha commesso il delitto.
Per noi che crediamo nei fantasmi, il modo in cui questo è avvenuto è interessante. Onesti ha preso una camera nell’ala opposta a quella in cui si trovavano i due amanti e poi, quando l’hotel si è svuotato grazie alla ‘caccia al fantasma’ che era solita tenersi nei sotterranei, ha rubato un passepartout e si è introdotto nella stanza. Ha legato la moglie e il suo amico e poi li ha torturati lentamente andando avanti per molte ore, prima di tagliare loro i polsi e guardarli morire >>.
<< Lo stesso moduso operandi del nostro serial killer >> annuisce Rio, meditabondo. << Potrebbe essere Onesti il nostro cattivo ancora in libertà? >>.
<< Ci avevo sperato pure io, ma pare che sia morto presso il manicomio di Catanzaro un anno dopo il fatto. Era stato internato perché asseriva di essere stato indotto dal diavolo ad agire in modo tanto brutale. Si è impiccato con un lenzuolo alle grate della finestra della sua stanza >>.
<< Però il modo in cui ha ucciso la moglie e l’amante può dirci che… >>.
<< … il nostro psicopatico aveva già ucciso >> conclude Mirco, abbozzando un sorriso soddisfatto.
<< E quindi che… >> lo invita a continuare.
<< … che i primi delitti potrebbero essere antecedenti l’arrivo di James Hallow o avvenuti nel periodo di chiusura dei lavori causato dalla diatriba per la morte di Donadio >> aggiunge e Rio annuisce concorde, fissando pensieroso il taccuino.
L’atmosfera attorno ai due fratelli vibra della stessa energia. Mirco la avverte giungergli contro a ondate intermittenti. Affascinato, assiste alla connessione delle menti acute di questi due giornalisti investigativi, che insieme stanno analizzando da ogni angolazione il puzzle che si sta componendo dinanzi a loro. Il ragazzo trattiene il fiato, preoccupato di poterle in qualche modo disturbare e perdere il privilegio di assistere a quel qualcosa di magico che sente stia per compiersi. I due, infatti, ridacchiano all’unisono e scuotono il capo.
<< Che sciocchi siamo >> dice Rio uscendo dal suo silenzio. << Partire per un’indagine senza prendere in considerazione la domanda principale >>.
<< La… domanda principale? >> osa Mirco, abbassando subito lo sguardo quando all’unisono si voltano verso di lui.
<< La bellezza. Perché questo folle ha deciso di uccidere in nome della bellezza? >>.
 Il ragazzo batte ancora una volta le palpebre, stupito. In effetti hanno dato per scontato questo aspetto senza interrogarsi sul perché stia così tanto a cuore al loro serial killer. Mirco vorrebbe poter avere la risposta o anche solo qualche ipotesi su quale questa possa essere, ma non riesce a processare alcun pensiero in questo momento. Al convento, nei ricordi delle trenta vittime tornava più volte il bisogno da parte dell’assassino di preservare la bellezza dalla corruzione del male. Del perché voglia farlo, però, non ne ha idea e lo rattrista rendersi conto di non essere in grado di farsi un’idea di chi abbia davanti senza l’aiuto delle sue guide. Riesce solo a distogliere lo sguardo da quello di Rio, perso già nella ricerca di una risposta per la quale lui si sente del tutto inutile
<< Potrebbe avere il pallino della bellezza pura da difendere ad ogni costo forse perchè ha qualche handicap fisico che, però, non gli impedisce di essere in grado di appendere un corpo al soffitto >> ipotizza questi.
<< O forse non si sente bello, si svaluta, oppure è sempre stato soggetto a svalutazioni >> aggiunge Marco e l’atmosfera si tende ancora di più attorno a loro.
<< Dato il delirio di onnipotenza evidente, potrebbe essere a modo suo una persona buona, di quelle che non penseresti mai possano essere capaci di commettere simili abomini. Magari addirittura impegnato nel sociale o nelle relazioni pubbliche e per questo più predisposto alla possibilità di incappare in persone belle fuori ma marce dentro >>.
<< Se è impegnato nel sociale o nelle pubbliche relazioni è possibile che viaggi per lavoro e, quindi, potrebbe aver commesso anche altrove crimini simili! >>.
<< Un’altra possibile linea di indagine, quindi, è quella di controllare su internet se ci sono altrove notizie di delitti con un modus operandi simile al suo >> concorda Rio segnando un appunto sul taccuino.
<< Ehi! Capitano, ferma tutto! >> esclama Marco balzando in piedi. << Va bene quanto abbiamo detto. Va bene anche battere questa pista, ma è proprio da qui che ne parte un’altra più importante! >> dice portandosi a un palmo di naso dal suo. << Eravamo convinti che quei delitti fossero stati commessi anni, forse anche secoli fa, ricordi? Oggi, invece, abbiamo scoperto che questo pazzo assassino è ancora vivo e pronto ad uccidere, ma perchè negli ultimi sette anni non ha agito?  >>.
<< Cazzo, hai ragione! >> esclama Rio balzando a sua volta in piedi. << Il concorso di bellezza potrebbe dargli innumerevoli quantità di prede, eppure in queste sette edizioni non si è verificata nessuna sparizione. Se io fossi questo pazzo assassino e mi ritrovassi tra i piedi tutte queste ragazze belle tra le quali sicuramente qualcuna perfida dentro ci sarà, non riuscirei a stare fermo con le mani in mano! >>.
<< Esatto! Sentirei il desiderio folle di farle a pezzi come ho fatto con gli altri! Cosa me lo impedisce? >>. 
<< Sono troppo coinvolto! >>.
I due fratelli restano entrambi in silenzio, colpiti dal peso della conclusione alla quale è giunta il loro ragionamento.
<< Coinvolto? Nel concorso? >> domanda Mirco, stupito.
<< Direttamente o indirettamente ma ad ogni modo coinvolto in esso, sì >> conferma Marco.
<< Così coinvolto da rischiare di farsi scoprire. Il bambino fantasma ha detto che è in attesa di mietere altre vittime. Questo può solo voler dire che sta cercando di capire come fare per evitare di essere scoperto >>.
<< Caspita, così restringi la cerchia dei sospettati di un bel po’ e non è una bella cosa questa >> sussurra Mirco esangue.
<< Scherzi? Col poco tempo che abbiamo questa è una benedizione per noi! >>  lo aggredisce Marco, prontamente interrotto da Rio con un semplice gesto della mano.
<< Avete ragione entrambi, invece >> dice cogliendoli di sorpresa. << Non è una bella cosa perché vorrebbe dire che abbiamo un’alta probabilità di essere già entrati in contatto con lui e in questo caso avremmo già un sospettato >>.
<< Calogero! >> annuisce Marco. << Cazzo, non poteva che essere lui >>.
<< Ehi, frena, Repoter. Il modo migliore per fottersi un’indagine è dare per scontato di averla già risolta e per questo hai ragione anche tu. Abbiamo poco tempo e sapere che il nostro assassino può trovarsi tra gli organizzatori del concorso è sicuramente un vantaggio >>.
<< Benissimo, allora incrociamo i dati che abbiamo! >> lo incalza Marco. << Possiamo ipotizzare che il nostro pazzo assassino avesse dieci anni all’epoca in cui uccise il bambino che ha detto di essersi fatto fregare da un coetaneo. Se così fosse oggi avrebbe… >>
<< Settant’anni! >> esclama Mirco prendendo la testa tra le mani.
<< Ma anche sessanta o cinquanta >> ribatte Marco.
<< Ancora peggio! >> ridacchia il ragazzo scuotendo il capo. << Hai una vaga idea di quanti cinquantenni ci possano essere in paese? Cosa facciamo, andiamo da ognuno di loro a chiedere se per caso abbiano l’hobby della torture? Sentite il mio compito è quello di aiutare i morti. Sui vivi, su questo tipo di vivi non posso nulla. Non voglio poterne nulla! >> dice, balzando in piedi a sua volta.
<< Lo so, Mic, lo so! Il problema è che questo continua a crearteli i morti >> risponde Rio, posandogli la mano rassicurante sulla spalla. << Che poi vorrei proprio sapere dove sono finiti i corpi. Trenta cadaveri non passano certo inosservati >>.
<< Sulla terra no di certo >> sussurra il ragazzo.
I due fratelli si scambiano un’occhiata prima di volgere lo sguardo su di lui, che ancora una volta si chiede cosa mai possa aver detto di così importante.
<< Già stamattina hai buttato lì questa ipotesi e a te le cose non capitano né saltano alla mente per caso… giusto? >> gli chiede Rio e lui annuisce. << Bene, penso proprio che domani mi farò una bella nuotata nel tratto di mare sul quale si affaccia il vecchio convento >>.
<< Ma ti sei impazzito? Potrebbe essere pericoloso >> ribatte Mirco preoccupato.
<< Non può succedermi nulla, sta tranquillo >> risponde Rio battendogli sulla mano. Mirco l’afferra poco prima che lui possa ritrarla e la tiene stretta nelle sue.
<< Io non posso perderti. Lo capisci, vero? Non posso entrare in quel palazzo senza di te! Non posso fare nulla senza di te! >>.
Il cuore di Mirco è gonfio di paura e sa bene come il suo tutor questa stessa emozione gliela stia leggendo in faccia. E’ sicuro di come anche Rio avesse visto fin da subito la più importante delle conseguenze allo strano avvenimento che lo ha portato ad essere sua ‘guida ausiliaria’. Solo ora, però, gli eventi li stanno obbligando entrambi a guardare in faccia questa realtà che li sta portando entrambi a capire di essere legati a doppio filo. Giorno dopo giorno, questo nodo si sta stringendo sempre più e continuerà a farlo finchè non sarà impossibile scioglierlo, a meno che non si tagli uno dei due capi per poter riottenere due fili liberi l’uno dall’altro.
 
[1] Quante volte te lo devo dire di non allontanarti da me? Quante volte?
[2] Ragazzo malvagio
 
   
 
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