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Autore: _Layel_    06/06/2022    0 recensioni
Un'uscita tra colleghi la sera del suo compleanno si era conclusa con un bicchiere di birra rotto sul pavimento e Hawks che veniva rifiutato da cameriere neanche tanto belle. E anche da Endeavor, ovviamente. A sua discolpa, il Numero Uno non sapeva neanche che Hawks ci stesse provando.
[Questa storia partecipa alla challenge delle 6 Coppie indetta da LadyPalma sul forum di EFP. "NOTP"]
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Endeavor, Fuyumi Todoroki, Hawks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In Vino Veritas



Hawks sorrise zuccheroso alla cameriera, offrendole un autografo e probabilmente anche il suo numero. Lei rispose con un secco "No, grazie," e continuò a pulire vetri e birra dal pavimento. 

 

Hawks fece una smorfia e si alzò dal tavolo, per fare cosa non era sicuro, e ondeggiò pericolosamente. Una solida mano lo trattenne per un braccio e lo rimise a sedere. La cameriera gli lanciò un’altra occhiataccia e Hawks lo trovò infinitamente divertente. Iniziò a sghignazzare senza contegno, attirando gli sguardi irritati degli altri commensali. Il suo collega mugugnò qualcosa e Hawks gli chiese ad alta voce di ripetere, perché non aveva capito una parola e perché aveva proprio una bella voce.

 

"Sei incorreggibile.” Mormorò con disapprovazione, e giusto un po' di stupore, una voce profonda alla sua destra. Biascicava un po' le parole, ma reggeva l'alcol molto meglio di Hawks. Lui sorrise come se avesse appena ricevuto un complimento.

 

Oggi era il suo compleanno e ovviamente aveva dovuto lavorare. Come regalo, però, gli avevano organizzato una missione in coppia con Endeavor, che dopo anni passati a pregarlo, si era unito a lui per un paio di bicchieri per festeggiare.

 

Poi, magari un paio si era trasformato nel doppio e qualcosina in più, in un bicchiere di birra rotto sul pavimento e Hawks che veniva rifiutato da cameriere neanche tanto belle. E ovviamente anche da Endeavor, ma a sua discolpa, il Numero Uno non sapeva neanche che ci stesse provando. Aveva un grande intuito nel suo lavoro, ma quando si parlava di relazioni personali… 

 

“Eddai! Se fossi serio tutto il tempo non riuscirei a tirare avanti,” appoggiò la testa sul braccio e guardò la sua improbabile e impossibile cotta con gli occhi annebbiati dal liquore, “Devi imparare a lasciarti andare… Posso offrirti una mano?”

 

“Prendere le questioni seriamente è parte del nostro lavoro.”

 

Hawks sbuffò, “Ma ora non stiamo lavorando.” Per sottolineare il suo punto ordinò un altro bicchiere di qualsiasi cosa stesse bevendo Endeavor. 

 

Rimasero in silenzio per il tempo che ci volle alla cameriera per portare un bicchiere con due dita di liquido ambrato -whisky?- al tavolo. Hawks lo bevve tutto d’un fiato. Il che si rivelò una pessima idea. Dannato lui e la sua mania per la velocità.

 

“Hawks,” iniziò Endeavor con esitazione, “Mi credi troppo serio?”

 

Hawks dovette trattenersi dal ridere, perché sapeva che Endeavor si sarebbe arrabbiato. Anche se, quel fuoco che gli appariva negli occhi quando era seriamente incazzato… Mhm, che bel, pericoloso pensiero.

 

“Pericoloso? Siamo in pericolo?” 

 

Merda, lo aveva detto ad alta voce. “Ah! No, nessun pericolo. Sono ubriaco.” 

 

“Questo lo vedo.” Il disgusto era tanto palese sul suo viso che Hawks fu tentato di prendergli una salvietta disinfettante. 

 

“Sei giustamente serio, direi. Fa tipo parte del tuo look, no? Alto come un palazzo e con tutti quei muscoli e gli occhi… cosa stavo dicendo?” Fissò con insistenza il tavolo mentre cercava tra le onde confuse della sua mente il punto del discorso. “Sei figo, ecco.”

 

Endeavor lo guardò corrucciato, “Figo?”

 

“Cioè, nel senso di… forte. Sai quando si dice che qualcosa ti piace ma non è tipo, carina? È tipo un altro modo per-”

 

“So cosa significa.” Endeavor fortunatamente interruppe il suo blaterare e prese l’ultimo sorso del suo drink prima di continuare, “Nessuno me lo aveva mai detto.”

 

“Cosa?!” Hawks scattò a sedere, molto più scandalizzato di quanto probabilmente era sensibile esserlo, “I tuoi fan sicuramente… O i tuoi figli! Loro devono avertelo detto un milione di volte! Io lo avrei fatto…” E forse non era il momento per mettersi in competizione con i figli dell’uomo che voleva portarsi a letto, ma Hawks non era completamente in possesso delle sue facoltà di raziocinio.

 

 “Quella è l’ultima cosa che i miei figli pensano di me. Se la pensano.” Alzò gli occhi dal bicchiere vuoto e incontrò quelli incuriositi di Hawks. Si accigliò e abbassò lo sguardo. “Dimentica quello che ho detto.”

 

“Eh non sarà difficile," rispose Hawks prima di pensare, “Mi basta un altro di questi e…” Poi ciò che aveva detto Endeavor fece scattare un interruttore nel suo cervello. Gli rivolse un sorriso di scuse e gli appoggiò una mano sulla spalla, cercando di essere di conforto, “Vuoi parlarne?”

 

Endeavor non lo cacciò via immediatamente, una grandissima vittoria per gli standard di Hawks, e lo guardò pensoso. “Sei così giovane…”

 

“Mhmm, vero. Anche molto attraente… e single.” Gli fece l'occhiolino.

 

Endeavor lo ignorò, “Avrebbe un anno in più di te. È con lui che tutto è iniziato a…”

 

“Di chi stiamo parlando?” Aveva un amante?? Di un solo anno più grande di Hawks??

 

“Mio figlio.” Ah, ok, pericolo scampato.

 

“Credevo fossero entrambi più giovani?” 

 

Il viso di Endeavor si rabbuiò e Hawks iniziò a disegnare piccoli cerchi con il pollice sulla sua spalla. “Se n’è andato quand’era solo un bambino.”

 

“Cazzo.” Hawks fermò la mano. Poi si accorse di aver imprecato ad alta voce e continuò, “Mi dispiace, non lo sapevo.” Un po’ scontata, come frase, ma che altro avrebbe potuto dire.

 

Endeavor scosse la testa, come a dirgli che le sue condoglianze non erano necessarie. “Devo fare ammenda. So che non possono perdonarmi ma… devo almeno provare…” Gli tremò la voce e rimase in silenzio. Hawks, spinto da un non-esistente istinto di sopravvivenza, si alzò in piedi e lo avvolse in uno scomodo mezzo abbraccio, con le sue ali che li proteggevano alla vista delle quattro persone ancora presenti al bar. Endeavor si irrigidì all’imprevisto contatto fisico, ma non lo scansò.   

 

La guancia di Hawks era schiacciata sul capo dell’altro, i capelli corti gli solleticavano il naso. Endeavor era molto caldo e Hawks sentì le palpebre abbassarsi. “Fai del tuo meglio,” mormorò assonnato, “Io sarò sempre al tuo fianco.”

 

Endeavor si voltò di scatto per guardarlo, facendogli perdere il comodo appoggio, e Hawks mugugnò scontento. Finché non si accorse che erano praticamente naso a naso, allora sorrise malizioso e sussurrò, “In qualunque modo tu mi voglia.”

 

Questa fu l’ultima goccia per Endeavor che lo allontanò bruscamente - Hawks dovette reggersi alla sedia per non cadere - e disse velocemente, “Sei ubriaco. Ti accompagno a casa.” In due secondi era già al bancone del bar per pagare da bere, lasciando un confuso e leggermente ondeggiante Hawks al tavolo.

 

Endeavor chiamò veramente il suo autista per riportarlo, appunto, a “casa”, l’unico problema era che Hawks viveva a quasi mille chilometri da Tokyo e il suo stomaco non sarebbe stato in grado di sopportare un viaggio tanto lungo.

 

Ovviamente Endeavor non chiese all’autista di portarli a Fukuoka ma - meno ovviamente - gli diede istruzioni per accompagnarli a casa sua. Di Endeavor. Dopo che Hawks gli aveva praticamente proposto di dormire insieme. Ok, Hawks, respira. Uno, due, uno, due. Resta tranquillo. 

 

Rimase tanto tranquillo che si addormentò contro il finestrino dell’auto.

 

+

 

Il mattino dopo si svegliò con un mal di testa creato da Ade in persona, in un letto che non conosceva e con il sapore di morte in bocca. Gli ci volle un momento per riprendere coscienza del suo corpo, realizzare che era senza maglietta, e che quello era il letto di Endeavor. O uno dei letti nella sua casa. Che tecnicamente possedeva. E molto probabilmente non era successo nulla, perché, pronto? Era di Endeavor che si stava parlando, ma un ragazzo poteva sognare.

 

“Ugh,” si costrinse ad alzarsi, imprecando contro il sole e la sua dannata luce, e si mise a vagare per i corridoi alla ricerca di un bagno.

 

Invece del bagno trovò la cucina, con una ragazza molto carina che stava lavando i piatti. “Hawks-san! Sono felice di vederti in piedi!” Lo salutò cordialmente, “Ti ho lasciato un’aspirina sul tavolo e un paio di toast, dovesse venirti fame.”

 

Hawks la ringraziò e si lasciò cadere sulla sedia, buttò giù l’aspirina e iniziò a sbocconcellare il pane. “Come sta Endeavor?”

 

La ragazza gli sorrise, “Diciamo che è stato meglio. Però ti ringrazio, era da un bel po’ che papà non si prendeva una pausa.”

 

“Nah, non ce n’è bisogno. Mi serviva tanto quanto serviva a lui.” Sbadigliò e continuò a mangiare il toast mentre la ragazza finiva di pulire. “Comunque… dov’è ora?”

 

“A lavoro.” Rispose semplicemente la ragazza, “È uscito verso le nove.”

 

Hawks lanciò un’occhiata all’orologio da muro e fece una smorfia quando vide che le lancette avevano superato le tredici. Beh, aveva sprecato la mattina e ora aveva un interminabile pomeriggio di volo davanti a sé. 

 

“Sai, non riesco proprio a capire come hai fatto a convincerlo.” La ragazza rise leggermente e Hawks notò di non averle neanche chiesto come si chiamava. Il nome della figlia di Endeavor era…? L’aveva sulla punta della lingua ma non riusciva a ricordarselo.

 

“Non è stata un’impresa facile, ma dopo averlo fatto sentire in colpa per non avermi preso un regalo ha ceduto.”

 

“Oh! Era il tuo compleanno? Auguri!” La ragazza aveva preso posto di fronte a lui, i suoi lucenti occhi grigi scintillavano nella luce del giorno e i suoi capelli sembravano soffici come la neve.

 

Hawks annuì, “Ieri. Sei libera oggi pomeriggio?”

 

La ragazza lo guardò incuriosita, “Direi di sì, devo preparare la cena per papà ma-”

 

“Perfetto!” Aprì un poco le ali e le fece un grande sorriso, “Che ne dici di farmi da guida per Tokyo?”

 

La ragazza sbatté le palpebre, un delizioso rossore le apparve sulle guance. A Hawks venne in mente che era ancora senza maglietta. “Non vedo perché no.”

 

“Mi vesto e andiamo.” Non le diede la possibilità di ripensarci che già era fuori dalla porta e cercava di ricordare come tornare nella camera in cui aveva dormito. Se fosse stato fortunato il tour si sarebbe prolungato abbastanza da permettergli di cenare con Endeavor e, se così non fosse stato, magari la ragazza, che forse si chiamava Fuyumi, sarebbe stata più interessata ai suoi flirt. In ogni caso, avrebbe passato la giornata con un bel Todoroki. Che aveva da perdere?




______

Nota: Non avete idea di quanto è stato difficile scrivere la EndHawks, però alla fine mi sono divertita lol

Cosa c’entra Fuyumi in tutto questo? Non lo so, ma la adoro lol

   
 
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