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Autore: Abby_da_Edoras    07/06/2022    4 recensioni
Questa è la terza ff demenziale che ho scritto sul Trono di Spade e in questa storia in particolare riscrivo in modo parodistico e comico le vicende dell'ottava stagione, sempre incentrando il mio racconto sulla mia "strana coppia" Theon e Ramsay e cambiando completamente il destino di questi due personaggi e di molti altri. Nelle mie storie si ride (io almeno rido un sacco), c'è allegria, prese in giro, e cerco sempre di dare un lieto fine più o meno a tutti, insomma, tutto il contrario del vero GoT! Ci saranno comunque Estranei, draghi e non-morti, in fondo la stagione parla anche di loro... XD
Grazie a chi vorrà leggere e commentare questa storia, ricordo che questa è la terza e che prima bisogna aver letto "Non si torna indietro" e "Chiamami per nome".
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV Game of Thrones.
Genere: Angst, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jon Snow, Ramsay Bolton, Theon Greyjoy, Tyrion Lannister
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo ottavo

 

Pagherei pure tutto l'oro del mondo
Per tornare al giorno quando t'ho conosciuto
E mi sono fidata
Quando il tempo da tiranno si faceva buono
Lo ignoravo ma era quella la mia vera svolta
Così adesso prendo fiato fino a farne suono
Non m'importa tu sia l'unica che adesso ascolta

Possa ogni mio graffio preservarti dal male
Tutto ciò che conosco darti da imparare…

(“Tutto l’oro del mondo” – Noemi)

 

La terribile notte di battaglie contro Estranei e non- morti era finita e gli uomini avevano vinto… o meglio, era stata una ragazza, Arya, a vincere praticamente da sola, eliminando il Re della Notte e così distruggendo tutte le creature a lui legate, ma non staremo a spaccare il capello in quattro!

E in effetti era andata bene in particolare a quelli che si erano rifugiati nelle cripte per stare al sicuro, tra i quali c’era Tyrion. Infatti i non- morti avevano appena iniziato a risvegliarsi e a cercare di uscire dai sepolcri (come qualcuno aveva preannunciato pur avendo un solo neurone…), ma poi Arya aveva trafitto il Re della Notte e i morti risvegliati erano andati in pezzi davanti alla gente atterrita. Salvati in corner, è proprio il caso di dirlo!

La mattina successiva c’era stata una toccante cerimonia funebre per dire addio a coloro che avevano perso la vita nella battaglia fatale, tra cui Jorah Mormont, morto per salvare la sua Regina, la sua giovanissima nipote Lyanna, Ed Tollett dei Guardiani della Notte, Beric Dondarrion (capostipite dei morti che resuscitano, ma stavolta a quanto pareva aveva esaurito i bonus) e molti altri soldati, guerrieri e semplici cittadini. Jon Snow fece un bel discorso commovente per onorare i defunti, disse che non sarebbero mai stati dimenticati, che avevano salvato l’umanità e bla bla bla e poi furono accese le pire e venne dato fuoco a tutti quanti (hai visto mai qualcuno potesse decidere di risvegliarsi?).

Messi da parte i morti, ci si occupò dei vivi e quella sera ci fu un grande banchetto per festeggiare quella vittoria così importante. Al tavolo d’onore della Sala dei Banchetti di Grande Inverno sedeva la famiglia Stark (tranne Arya che non si sapeva dove si fosse cacciata), Daenerys Targaryen e i suoi consiglieri e alleati Tyrion, Jon, Ser Davos e Lord Varys (sorpresi? Lo sono stata anch’io, credevo fosse morto da un pezzo!). Agli altri tavoli sedevano in ordine sparso tutti coloro che avevano partecipato alla battaglia, alleati, soldati, Illuminati ecc… e al tavolo più vicino a quello degli Stark si trovavano Theon, Ramsay, Jaime Lannister e Brienne.

Ad un certo punto il giovane Gendry (tanto per dirne un altro che avevano raccattato chissà dove e che io credevo morto…) si alzò dal tavolo e decise di andare a cercare Arya, forse sperando in un bis dell’incontro inaspettato ma molto piacevole avuto con lei la sera prima… ma la voce di Daenerys lo fermò, raffreddando almeno per il momento i suoi bollenti spiriti.

“Tu sei Gendry Baratheon, il figlio di Robert il traditore, non è così?” gli chiese la Regina dei Draghi.

Gendry pensò che era piuttosto paradossale essere sopravvissuto a Estranei e non- morti per poi finire giustiziato dalla Targaryen, tuttavia rispose sinceramente.

“Sì, sono il suo figlio bastardo.”

Quella parola attirò l’attenzione di Ramsay che, quella sera, era più strano del solito anche per i suoi standard, stava in silenzio e non commentava spocchioso tutto ciò che gli avveniva attorno.

“Ma guarda, c’è anche un altro bastardo nel gruppo. Cos’è, vogliamo fondare una Confraternita?” commentò a bassa voce e senza rivolgersi a nessuno in particolare.

“Sei comunque l’unico Baratheon ancora in vita e mi risulta che attualmente non ci sia nessun Lord a Capo Tempesta” riprese Daenerys. “Dunque da questo momento io ti nomino Lord Gendry Baratheon, nuovo Signore di Capo Tempesta.”

Gendry restò allibito.

“Ma io… io sono solo un bastardo…” obiettò.

“Non più, adesso sei un Lord e un Baratheon perché lo stabilisco io” dichiarò la Regina.

Mentre tutti brindavano e inneggiavano al nuovo Lord Gendry, il giovane ringraziò Daenerys come si conveniva e poi si defilò elegantemente per andare a cercare Arya, sperando che il fatto di essere un Lord lo rendesse più desiderabile ai suoi occhi! Insomma, quella sera Gendry voleva darsi alla pazza gioia!

Ramsay, che continuava a sentirsi strano, aveva seguito con attenzione particolare questa scena.

“Anche per me è stato così, sono stato legittimato da Re Tommen” disse, senza aspettarsi una risposta. “Però ora Re Tommen è morto e molto probabilmente i Lannister saranno sconfitti. Chissà se dovrei farmi legittimare anche dalla Regina Targaryen, tanto per stare sul sicuro?”

Ovviamente, con il tatto e la delicatezza che lo contraddistinguevano, Ramsay aveva accennato alla probabilissima sconfitta dei Lannister proprio in faccia a Jaime… per sua fortuna l’uomo, con gli anni e le dolorose esperienze vissute, aveva sviluppato abbastanza pazienza e tolleranza da fingere di non averlo neanche sentito.

Theon, invece, avrebbe voluto rispondere a quel dubbio amletico di Ramsay, ma proprio in quel momento Sansa si alzò in piedi: anche lei aveva un annuncio molto importante da fare, non voleva certo essere da meno di Daenerys, in fondo quella era casa sua!

“Theon Greyjoy, ti prego di venire qui davanti a tutti i nostri alleati e ospiti” disse, così Theon si alzò e andò a mettersi davanti al tavolo, più o meno come aveva fatto Gendry poco prima.

“Theon, durante la battaglia contro gli Estranei hai messo a repentaglio la tua vita ed eri pronto a morire pur di proteggere Bran dal Re della Notte” disse la ragazza. “Il tuo coraggio e la tua abnegazione hanno cancellato ogni minima traccia del male che avevi fatto anni fa alla mia famiglia. Da oggi in poi io dichiaro che tu sei uno Stark proprio come noi. Ovviamente sei anche un Greyjoy e, quando vorrai, potrai tornare a Pyke a governare al fianco di tua sorella, ma in quanto Stark avrai il diritto di vivere a Grande Inverno e di godere di tutti i privilegi della famiglia tutte le volte che lo desidererai.”

Sansa girò attorno al tavolo e si avvicinò a Theon per appuntargli sul mantello una spilla con il simbolo della Casa Stark, poi lo abbracciò tra gli applausi di tutti (tranne uno). Theon aveva le lacrime agli occhi e quasi tremava per l’emozione; al contrario, al suo tavolo Ramsay diventava sempre più cupo e imbronciato e aveva respinto il piatto perché il cibo iniziava a dargli la nausea. Ogni parola che Sansa pronunciava gli si piantava nello stomaco e Ramsay si sentiva sempre più abbacchiato e malinconico.

“Adesso che sei uno Stark, se ti fa piacere puoi sederti al nostro tavolo, accanto a Bran e Rickon” disse poi Sansa a Theon con un sorriso.

Theon era talmente felice ed emozionato da non trovare le parole, per un attimo dimenticò Ramsay e la sua gelosia e, commosso, andò a sedersi accanto a Rickon. La cosa che lo faceva sentire più completo e soddisfatto era il pensiero che quel momento rappresentava la chiusura di una spirale dolorosa iniziata più di cinque anni prima. Allora aveva cercato di conquistare Grande Inverno per dimostrare di essere degno degli Stark, ma aveva collezionato solo una lunga serie di disastri e figure di merda, da quell’inetto che era, e aveva fatto scappare Bran e Rickon mettendo in pericolo la loro vita. Adesso, invece, aveva compiuto un gesto di grande valore e generosità proteggendo Bran ed era stato proprio questo gesto a fargli guadagnare il diritto di fregiarsi davvero del nome e dello stemma degli Stark; poteva sedere accanto a Bran e Rickon al tavolo d’onore come se fosse stato uno dei loro fratelli. Il cerchio si era chiuso. Dopo aver vissuto una vita inutile da cretino viziato ora si era finalmente conquistato stima, rispetto e una nuova famiglia che lo amava.

Sì, però Theon non poteva smentirsi più di tanto e, perduto nell’incanto di sentirsi uno Stark, sembrava aver dimenticato Ramsay, tutto ciò che gli aveva promesso e come avrebbe potuto sentirsi lui davanti a quella scena. Insomma, un po’ cretino lo era ancora…

Il giovane Bolton era completamente avvilito. Provava sentimenti confusi che riusciva a definire solo come rabbia, ma non si limitavano a quella, era solo che lui non sapeva gestire altri tipi di emozioni: pensò di mettersi a tagliare furiosamente le dita di tutti gli Stark e poi farle mangiare a Theon, o magari viceversa… ma anche quei pensieri non lo confortavano affatto, non lo entusiasmavano più come facevano una volta. Sentiva un dolore sordo che non si sarebbe lenito tagliando dita, mani, piedi o qualsiasi altro arto a chicchessia, così si alzò silenziosamente dal tavolo senza degnare di uno sguardo gli invitanti coltelli che vi erano posati sopra e uscì dalla stanza. Gli occhi gli bruciavano e non capiva perché, visto che il fumo degli incendi era ormai spento… e aveva un macigno che gli premeva nel petto e lo soffocava. Sentiva il bisogno di andare fuori, respirare l’aria gelida del Nord. Lasciato il salone camminò per i corridoi fino a scendere nel cortile, avviandosi verso il portone che in quel momento era aperto. Certo, i nemici erano stati distrutti e Cersei Lannister non avrebbe certo sferrato un attacco quella notte, là fuori c’erano solo le pire dei caduti.

Tanto lo sapevo, l’ho sempre saputo: a Theon non importa niente di me. È rimasto al mio fianco solo perché era costretto, perché altrimenti gli avrei tagliato altre dita, e poi perché non aveva nessun altro al mondo che lo cagasse… Adesso però è diventato un eroe, è uno STARK, che diamine, e tutto il salone lo inneggia, Sansa e gli altri lo chiamano fratello, cosa può interessargli di un bastardo che non ha niente da offrirgli? E perché me ne stupisco? Nessuno mi ha mai voluto, nemmeno mio padre, come potevo sperare di avere l’attenzione e l’affetto di un giovane bello e nobile come Theon? Forse solo se avessi continuato a trattarlo da Reek…

Ma non era quello che desiderava. Tutto d’un tratto anche i ricordi che considerava felici, le torture a Forte Terrore, tutte le volte in cui aveva terrorizzato quel Reek con le minacce più atroci o sguinzagliandogli dietro i cani… niente lo emozionava più, niente lo appagava. In realtà quello che veramente ricordava con gioia ed emozione erano stati i momenti più teneri con Theon, quando lo aveva salvato dagli Stark, quando lo aveva portato a Pyke, quando erano vissuti in quel castello costruito male e con dei ponti assurdi, ma in cui lui era stato veramente… felice, ecco, felice come non aveva mai creduto di potersi sentire.

Era Theon che voleva, era il suo amore, e adesso non lo avrebbe avuto mai più: Theon aveva scelto gli Stark, non lui, e le promesse che gli aveva fatto erano tutte dimenticate.

Ramsay, che piangeva lacrime che gli si congelavano subito sul viso e non capiva nemmeno che stava piangendo, si incamminò verso il portone di Grande Inverno e stava per varcarlo quando una voce lo fermò.

“Ehi, ragazzo, dove stai andando in questa notte gelida?”

Era Tyrion che, dopo aver assistito alla scena della nomina di Theon a Stark onorario, aveva guardato verso Ramsay e, vedendolo uscire dal salone, si era scusato con Daenerys e aveva deciso di seguirlo. Forse lui più di chiunque altro poteva capire come si sentisse in quel momento, anche lui da sempre messo da parte, dimenticato, emarginato non appena all’orizzonte si profilava qualcuno di più interessante.

“Non lo so” fece il giovane, trasognato. “Era troppo caldo nel salone e… e poi non era il mio posto.”

“Dici? Non saprei, in fondo non è neanche il mio” ribatté Tyrion. “Ma questa sera siamo tutti amici, abbiamo sconfitto quegli esseri mostruosi insieme, quindi almeno per adesso tutto ciò che abbiamo fatto in passato è sospeso, non importa se siamo Lannister, Stark, Bolton o Targaryen. Perché non torni dentro con me? Theon si preoccuperà se non ti vede più al tavolo.”

A Ramsay sfuggì un risolino amaro.

“Theon? A Theon non importa niente di me e non si accorgerebbe neanche se scomparissi per sempre” replicò, cupo. “Adesso ha i suoi Stark, i suoi fratelli, non ha bisogno di un bastardo come me… Forse dovrei tornare a Forte Terrore, tanto mio padre è alle Torri Gemelle con i Frey. Ecco, farò così, tornerò a Forte Terrore stanotte stessa, non importa se non c’è nessuno, pian piano troverò qualche altro avanzo di galera per farmi da servitore…”

Tyrion iniziò a preoccuparsi seriamente. Quel ragazzo, tutto sommato, gli faceva pena e gli ricordava fin troppo se stesso alla sua età, le tante delusioni e disillusioni avute, le mortificazioni subite dal padre e dalla sorella. Si rese conto che Ramsay sragionava… sì, più di quanto fosse normale per lui. Pensava forse di andare a piedi in mezzo alla neve e nella notte gelida da Grande Inverno a Forte Terrore? Persino il suo neurone solitario poteva capire che una cosa del genere era impossibile, che sarebbe morto congelato dopo neanche mezz’ora di cammino a voler essere ottimisti.

Ma forse era proprio quello che Ramsay voleva?

Tyrion cercò di trattenerlo con le sue chiacchiere e, nel frattempo, sperava che Theon non fosse davvero quell’idiota che lui aveva sempre pensato, che notasse l’assenza di Ramsay dal salone, si preoccupasse e venisse anche lui fuori a cercarlo. Era chiaro che il giovane Bolton si sarebbe fermato solo e soltanto se fosse stato Theon in persona a venirselo a prendere.

“Forte Terrore, dici? Beh, potrebbe essere una buona idea, anche se non lo conosco, non ci sono mai stato” disse Tyrion, tanto per guadagnare tempo. “Però non ci arriverai mai senza un cavallo. Perché non torni nel salone con me, beviamo, mangiamo e ci riposiamo? Domattina chiederò alla Regina Daenerys di donarti un cavallo, se sarai ancora dell’idea di recarti a Forte Terrore, che te ne pare?”

“Grazie ma no, posso arrivarci benissimo a piedi stanotte” ripeté Ramsay, con una voce bassa, stanca e piena di tristezza.

Tyrion pensò ancora una volta che Theon era un imbecille e che doveva sbrigarsi a ricollegare il cervello, altrimenti avrebbe perso per sempre il suo compagno. Certo, poteva andarlo a chiamare lui stesso, ma con le sue gambette corte e tozze avrebbe fatto in tempo a raggiungerlo e riportarlo indietro prima che Ramsay svanisse nella notte?

Fine capitolo ottavo

 

   
 
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