Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: AliaLexi    10/06/2022    0 recensioni
Parodia circa family friendly scritta capitolo per capitolo
Il lettore vivrà le avventure del protagonista Eragon, varie sventure e drammi com'era solito nel medioevo. Dai sassi verranno fuori lucertole volanti e il giovane verrà addestrato per essere il primo Volatore dopo secoli dalla scomparsa delle suddette lucertole. Si andrà esplorando il disagio intrinseco nella storia di questo feto sedicenne senza portare offesa allo scrittore o alla saga in generale, è stata scritta solo per divertimento e senza intenti offensivi.
Fate compagnia al nostro eroe!
(Andando avanti con la lettura giuro che migliora, una volta finito di parodizzare il libro intero revisionerò i capitoli.)
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3 - Storie di droga


   Eragon si svegliò per merito dei raggi del sole che gli stavano bruciando la faccia. Il nostro eroe sbadigliò e si stiracchiò osservando le spoglie pareti di camera sua. D'un tratto lo colpì la rivelazione che quel giorno era molto probabilmente il suo compleanno. Non se lo ricordava di preciso, dopotutto erano passati ben sedici anni. Apprendiamo il passato tragico del nostro eroe che subì l'abbandono della madre. Che lacrima strappastorie (infatti c'è stato scritto non un libro, non due e nemmeno tre, ma bensì quattro libri. Tutti rigorosamente sopra le 700 pagine... Grande, Paolini).

    Il povero Eragon, quindi, era stato adottato dai suoi zii. Questa cosa mi ricorda tanto un certo mago, ma sarà soltanto una coincidenza. Tornando al nostro eroe, apprendiamo anche che il padre non si era mai fatto vedere. Non l'aveva nemmeno cercato. ALLEGRIA!

    Finalmente il giovane si riscosse dallo stato catatonico in cui era caduto pensando alle cose depresse della sua vita. Decise di alzarsi e andare al catino che aveva in stanza. Si lavò la faccia con l'acqua gelida e si ghiacciò per bene viso e mani come un vero genio. Poi si ricordò per un attimo del suo tesssssssssssssssoro che aveva messo sotto al letto. Recuperò il sasso e lo osservò alla luce del sole, la superficie era liscia come il cervello di un koala. Stava guardando l'oggetto con smania, quasi fosse tutto ciò che lo teneva ancora in vita. Eragon era morboso, e ora lo sappiamo.

    Gli ci volle una mezz'ora buona di contemplazione per ricordarsi che esisteva altra gente dentro quella catapecchia e che, guardacaso, erano suoi parenti. Spinto dal senso di colpa e soprattutto dalla fame, si fiondò in cucina per la colazione. Garrow e Roran stavano mangiando pollo. Di prima mattina. Capiamo che Eragon era scemo poichè cresciuto con gente strana.

    Roran era un bodybuilder, e sì che aveva solo due anni più di Eragon. Era così grosso e muscoloso che doveva per forza prestare attenzione ad ogni cosa che faceva per non distruggere tutto. Non per nulla la loro casa era sempre da aggiustare in qualche punto.

    «Yo, sono felice che tu non sia morto!» esclamò Roran al cugino «Com'è andata la caccia, bro?»

    «Una merda, fra. Ho recuperato soltanto un sasso enorme...» rispose Eragon, trattenendosi dal dire "il mio tesssssssssssssssoro" ad alta voce. Sarebbe parso un idiota.

    «Non ci nutriamo di minerali, bro...» si lamentò il maggiore «Che aria tossica tirava sulle montagne? Ti sei drogato prima di catturare un sasso?» scherzò ridendo, finendo il suo pollo (farvi un caffè no, eh. Troppo da ricchi. Almeno una cacchio di minestra... Ma non il pollo a colazione, vi prego.)

    Eragon aveva fame, e soprattutto era uno zotico cresciuto tra zotici, quindi si mise ad azzannare anche lui un pezzo di pollo mentre il cugino parlava.

    «Mo' Garrow te racconta, zì.» fece il nostro eroe tra un boccone e l'altro. Poi il povero Garrow raccontò tutto l'accaduto e il fallimento stratosferico di Eragon a caccia.

    «Però ha preso un sasso enorme.» lo giustificò il vecchietto «Ma davvero enorme! Ci possiamo fare molti soldi!»

    «Famme vedé, zì, peppiacere.» lo supplicò Roran con ancora un pezzo di pollo in bocca.

    «Viè.» lo invitò garbatamente Eragon, lasciando il povero volatile a metà nel piatto.

    Andarono in camera del nostro eroe e la pietra pomice fu rivelata al terzo e ultimo povero della catapecchia. Era come se dei topi avessero trovato e aperto un baule d'oro. L'ora seguente Roran si complimentò col compare senza sosta. Poi se ne fregò altamente.

    «Yo, ehm... Hai parlato con Katrina, fra?...» chiese imbarazzato.

    «Non ce sò riuscito, bro, me spiace.» si scusò Eragon «Stava per picchiare a morte il macellaio che stava per picchiare a morte me. È troppo tosta, bro.» mentì il ragazzo, nascondendo al cugino che l'unica arma di Katrina era la capacità di fare tisane e camomille.

    «Hehehe, modestamente lo so.» si vantò il palestrato bodybuilder con un ghigno compiaciuto sul viso.

    «Però l'ho detto all'altro palestrato del villaggio, sai, no? Quello che ha la forgia e che ieri mi ha parato il culo in modo assurdo.» fece il nostro eroe.

    «L'HAI DETTO A HORST?!» sbraitò Roran diventando rosso dalla testa ai piedi «TU SEI FUORI DI TESTA, I MIEI DRAMMI ADOLESCENZIALI NON SI TRATTANO IN QUESTO MODO! IRRISPETTOSO.»

    «Bro, chill. Quello non è uno che sparla tanto in giro come te.» cercò di tranquillizzarlo Eragon, più perchè sentiva già la catapecchia tremare pericolosamente a causa delle grida disperate del cugino.

    La discussione terminò. Roran non voleva parlare con l'eroe fallito, ed Eragon non voleva far crollare la casa cercando di esporre le sue ragioni al cugino imbottito di riso, pollo e steroidi. Tornarono in cucina per finire di mangiare la loro colazione dei campioni con la compagnia dello zio catatonico e poi si fiondarono a zappare la vigna tutti insieme appassionatamente.

    Tutto quello che c'era da raccogliere lo raccolsero, non senza distrarsi tirandosi pacche sulla nuca a vicenda e prendendosi felicemente per il culo. Raccoglievano una zucca e si facevano smorfie. Con un pugno di barbabietole avevano l'onore di tirare un calcio nelle palle ad una persona a loro scielta. E via così. S'intrattenevano, dato che ancora non esisteva la radio, né tantomeno le canzoni napoletane da cantare a squarciagola durante i lavori nei campi. Una volta raccolto tutto, tornarono in casa e iniziarono a stipare i vari ortaggi in vasetti di conserve o a fare sughi alquanto maleodoranti con cui condire il loro stramaledetto pollo della colazione.

    Nove giorni dopo venne giù l'ira di Galbatrony sottoforma di potente bufera di neve perchè si. Tutto di colpo. Così fa meglio.

    Dopo qualche giorno di nullafacenza passato davanti al camino, la bufera interminabile - stranamente - terminò. Il panoraggio esterno era una distesa infinita di bamba, ma per ragioni narrative Paolini l'ha chiamata "neve". Diffidate dal libro originale, sono solo menzogne.

    «Ah, ragazzi...» sospirò il vecchio zio catatonico del nostro eroe «Quest'anno non arriveranno erranti, il tempo fa troppo schifo. Dovremmo aspettare ancora un po' per esserne certi, ma sono già convinto che non arriveranno affatto.»

    «Quindi?» domandò ignaro il palestrato Roran.

    «Quindi saremo costretti a mangiare il pollo gommoso e secco che ci vende Sloan...» si rassegnò Garrow «O i polli tutti ossi che cattura Eragon.»

    «Ma zio, io ho un'idea pe-»

    «Stai zitto tu che l'ultima volta che hai avuto un'idea hai quasi buttato giù tutta la casa.» lo spense il vecchissimo, rientrando in casa.

    Tornarono tutti in "casa" e si arresero all'attesa. Si parlavano sempre meno, bevevano più caffè del normale, continuavano a mangiare pollo a colazione, Roran e lo zio Garrow stavano per mettere mano alle loro riserve di allucinogeni pur di non ascoltare quello che il nostro eroe aveva da dire...

    Quando l'ottavo giorno, udite udite, gli erranti non erano ancora arrivati. Così si prepararono per andare a comprare i polli marci da Sloan. Impacchettarono roba da vendere ed Eragon portò il suo tessssssssoro per capire quanti money potevano guadagnarci. Per dire addio al sasso, il nostro eroe s'incantò da solo e rimase ad osservarlo per ore intere mentre gli altri due facevano il resto. Eragon scansafatiche.

    Roran notò questa strana ossessione, anche se per pochi attimi. Però oramai era arrabbiato col cugino, così lo spedì sul sentiero per vedere se i fattoni chiamati erranti fossero passati. Eragon, a malincuore, andò fuori e vide delle impronte sul sentiero.

    «LA BAMBAAAAAAAAAAA!» gridò di gioia tornando in casa, e tutti si rimisero al lavoro per impachettare quello che mancava. Si, "la bamba" era il segnale per dire che gli erranti erano arrivati. Non fatevi domande.

   La sovreccitazione che quel messaggio in codice aveva scatenato durò incredibilmente fino all'alba del giorno dopo. Impachettarono qualsiasi cosa: mobili, stoviglie, i polli secchi di Sloan da barattare con almeno qualche cartina. Tutto.  Garrow ci tenne anche a portare i propri risparmi di un anno. Le monete le mise tutte in una saccoccia che appese in bella vista alla cintura. Sembrava fatto apposta perchè la gente potesse rubargli tutto. Una famiglia di geni.

    Il tesssssssssoro di Eragon venne nascosto e posizionato tra gli oggetti più morbidi che avevano portato. L'eroe era preoccupato di scalfire la preziosissima pietra. Pffffff, se era sopravvissuta alle sue testate poteva sopravvivere a tutto.

    Dopo una frettolosa colazione - ovviamente a base di quel loro stramaledetto pollo - salirono finalmente sul carro, diretti a Carnevale dove ogni scherzo vale. E una volta entrati nella strada maestra si resero conto di quanti erranti spacciatori fossero già arrivati. Perchè si, non venivano a vendere solo carne buona e spettegolezzi dalle altre città.

    Era passato mezzogiorno quando i tre sfigati barboni raggiunsero il villaggio. Le periferie e i pochi punti che non erano stati occupati da case ospitavano tende di ogni tipo e colore. Un pugno in un occhio vero e proprio dato che contrastavano malissimo con la neve e l'una con l'altra. Alcuni intelligentissimi erranti avevano portato le tende quelle flash della decathlon (no product placement, non mi sponsorizzano per sparare cagate, sigh) perchè erano troppo pigri per piantarsene una fatta bene. Altri avevano pensato che una tenda rosa fluorescente fosse stata ottima per attirare clienti di giorno e lupi affamati di notte.

    Carnevale faceva schifo. La neve era tutta sciolta e aveva formato in più punti delle patine di ghiaccio dove la gente andava a morire dolorosamente. C'era fumo ovunque per via dei falò dove le persone si scaldavano, e anche per i cannoni che alcuni si stavano fumando. C'era odore di erba dappertutto.

    Ritrovato il brio della sera prima grazie al fumo passivo, Garrow legò cavalli e carro ad un palo di sosta appena fuori dal villaggio. Trasse dalla saccoccia qualche moneta che diede ai due giovini.

    «Compratevi erba di qualità, mi raccomando. Roran, fai quello che vuoi e fuma quello che vuoi, appena hai fame ci vediamo da Horst. Eragon, prendi il sasso magico e vieni con me.» tutto questo lo comunicò raucamente e in pochissimi secondi manco stesse rappando. Tirava aria forte, da sballo praticamente.

    Eragon fece un gran sorriso a Roran e s'infilò il denaro in tasca: sapeva già come spenderlo. Non potreste nemmeno immaginare la quantità di spacciatori che il nostro eroe aveva conosciuto nell'arco della sua breve e futile vita a Carnevale. In pratica conosceva tutti gli erranti. Ma il migliore era uno che viveva direttamente al villaggio tutto l'anno. Va bene, va bene, non spoilero.

    Roran se ne andò via a pugni chiusi e faccia seria. Lui reagiva diversamente alla droga.

    Lo zio Garrow, nonostante la vecchitudine, riuscì a trascinare l'eroe sfigato nella calca di trocati che era Carnevale. Il villaggio era totalmente irriconoscibile dal solito: la gente sorrideva e socializzava, le bancarelle erano colorate - male ma erano colorate - e i bambini avevano abbastanza energie per correre e giocare per merito del cibo migliore portato dagli erranti. In parte era anche merito della bamba, ma non diciamolo.

    Strisciando a terra come uno straccio, Eragon notò che molti degli erranti spacciatori avevano AK-47 tracolla, le donne portavano pugnali tra le pieghe dei vestiti e i bambini erano magrolini e denutriti. L'eroe giustificò il tutto pensando che facevano parte di una storia dark fantasy con gente cattiva e cose disgustose. Garrow continuava a trascinarlo tra la gente in cerca di qualcuno per valutare la pietra, fregandosene altamente se il nipote fosse vivo, morto o temporaneamente ibernato.

    Il valutatore in questione, pur chiamandosi Merlok, non era un pennutok (con mio estremo disappunto, devo dire). Era uno di quelle persone che prenderesti a pugni solo perchè esiste. Pizzetto, faccia da schiaffi, gioielli a cascata da vendere a gente con pochi soldi e tanto disprezo nell'anima. Tuttavia abbiamo ormai imparato a conoscere Carnevale, e se si voleva sopravvivere lì bisognava essere bulli. Merlok se la cavava bene perchè era un infido bastardo. Con affetto, ovviamente.

    Erano talmente tante le donne di Carnevale intorno a quella bancarella che zio e nipote dovettero addirittura aspettare che se ne andassero. Non facevano più i mercatini di una volta.

    Quando Merlok ebbe un attimo di pace dalle svampite signore di mezz'età accecate dai brillocchi, si vide arrivare questi due buzzurri alla bancarella. Per qualche secondo ebbe una crisi esistenziale, ma tornò presto coi piedi per terra.

    «Amici, scusate, ma non vendo droga.» disse semplicemente «Posso darvi gioielli, rose d'oro e argento, diamanti e roba varia.»

    «Non siamo qui per comprare ma per vendere.» borbottò Garrow con sguardo duro.

    «Ah, quindi l'avete voi la droga?» Merlok non era certo un genio, ma si era capito «Scusatemi nuovamente, ma io non...»

    «Fagli vedere, Eragon.» ordinò il vecchissimo al nipote.

    «Abbiamo un sasso!» disse quello orgogliosamente, estraendo da non so dove il suo tessssssssoro. Inevitabilmente attirando l'attenzione della gente attorno a loro. Un genio.

    Uno scapellotto da parte di Garrow teletrasportò tutti e tre nella tenda della decathlon di Merlok. Era subito dietro la bancarella, quindi è plausibile.

    «Valutala.» disse di nuovo il vecchissimo rivolto al mercante. Gli porse il sasso e tirò un altro ceffone ad Eragon perchè se lo meritava. 

    Merlok, pover'anima, si arrabattò per cercare gli arnesi che gli servivano allo scopo. Estrasse un involto di cuoio da un angolo buio della tenda e lo srotolò. Al suo interno c'era un intero set da manicure e pedicure, tutte forbicine diverse, pinzette, smalti e cose varie.

    «Ops, hehe... Ho sbagliato.» si scusò brevemente per poi rituffarsi nel casino della sua tenda. Ne riemerse con tutti gli altri involti di cuoio che possedeva. Eventualmente trovò quello giusto e ne estrasse un martelletto in legno. Picchiettò gentilmente la pietra ma quella non subì nulla. Prese un martello leggermente più grande e testò nuovamente la resistenza del sasso. Quello non subì nulla. Fu il turno di un martello da carpentiere. Stessa reazione: nessuna. Merlok si accanì sul sasso magico perchè voleva aprire il suo dannatissimo uovo di Pasqua. Prese un martello da forgia e un'incudine (che per qualche strana legge della fisica riusciva a stare in un rotolo di cuoio). Battè fortissimo quel sasso, ma nulla. Solo un fischio acutissimo.

    «È indistruttibile.» constatò pizzetto-man restituendo la pietra ai proprietari.

    «Questo lo sapevamo già grazie alle sue testate.» ribattè Garrow indicando il nipote col pollice «Vogliamo che ce la valuti.»

    «Quindi voi non conoscete il valore di quest'oggetto assai curioso?» domandò l'altro, massaggiandosi il pizzetto. Merlok era duro a capire e ora lo sappiamo. Garrow si rifiutò di rispondere perchè non aveva voglia di perdere tempo, quindi il mercante continuò a parlare «Beh, nemmeno io so quanto vale sta roba e non ho la minima voglia di portarmela in giro per Allergeni soltanto allo scopo di scoprirlo.»
    
Fair point, bro.

    Garrow si riprese il sasso e lo restituì a Eragon, il quale era visibilmente in estasi nel riavere il suo tesssssssssssoro.

    «Giusto una domanda, se posso permettermi.» continuò Merlok che quel giorno si era alzato con l'intento di rompere le scatole «Dove avete trovato sto agglomerato di minerali?»

    «Sulla Grande Schiena.» rispose Eragon, ancora intontito dal vario fumo passivo che si respirava fuori.

    «Freganulla, sapete perchè noi erranti siamo arrivati tanto tardi quest'anno?» riprese il mercante. Gli altri due alzarono le spalle perchè a loro fregava poco, sinceramente, della questione.

    «Avete trovato una nuova droga?» ipotizzò Garrow, interessato abbastanza da chiederlo ma non così tanto da pensare di dover provare in assoluto i nuovi stupefacenti.

    «Nah, siamo arrivati tardi solo perchè Galbatrony ha fatto capricci quest'anno.» rispose Merlok alla propria stessa domanda «Quel pazzo di un sovrano ha avuto cali affettivi e si è messo a chiamare gente da tutta Allergeni solo per un concorso di abbracci. E sta cosa ha rallentato il nostro spacciare felicemente per le città.»

    «Bella fra, chissene.» ribatterono educatamente zio e nipote uscendo dalla tenda e mostrando un velato dito medio a Merlok.

   Garrow non credeva a quello che aveva detto il mercante. Aveva vissuto abbastanza a lungo da sapere che i mercanti raccontano balle a tutti pur di vendere di più. E chiamali scemi. Lo zio spedì il nostro eroe nella calca della gente e lo lasciò libero a suo rischio e pericolo. Oramai aveva sedici anni, doveva imparare a socializzare e cavarsela da solo. Tuttavia vediamo il caro sedicenne sperperare i suoi averi in troche e dolciumi allucinogeni. Ah, questa gioventù.

    Il nostro eroe, dopo aver fumato di tutto ed essersi ingozzato di acidi, si perse a pensare a quella sera. Con gli erranti spacciatori arrivavano anche i fattoni cantastorie. Noi abbiamo le sagre con una marea di giostre meccaniche, loro avevano della gente che raccontava Netflix. E non pagavano la rata mensile. In verità a Carnevale avevano già un fattone, ma i suoi deliri erano diventati monotoni e prevedibili. I fattoni degli erranti passavano il resto dell'anno a provare tutti gli acidi di Allergeni, quindi quando arrivavano a Carnevale erano freschi e pronti con nuove allucinazioni da raccontare a tutti. Si, andavano ad aggiornare l'algoritmo, in pratica.

    Le fantastificazioni del nostro eroe vennero lanciate nel cesso a seguito del passaggio di Sloan. Uno Sloan arrabbiato e irritato perchè nessuno voleva più comprare i suoi polli marci. Eragon lo schivò prontamente e si fiondò nella taverna di Morn, un altro palestrato alto tre metri che faceva la birra corretta per tutta Carnevale.

    Nella taverna c'erano alcuni mercanti che avevano svenduto in anticipo tutti i loro averi e in quel momento se la stavano spassando. Raccontavano dei cali affettivi di Galbatrony e del concorso di abbracci. Ma grazie all'aiuto della magica birra di Morn, le loro storie iniziavano a dilungarsi in dettagli poco credibili. Parlavano di una fazione ribelle chiamata Pollice Verde che non voleva sprecare tempo nell'andare a trovare Galbatrony per il concorso. Anzi, questi Verdi avevano addirittura fatto il pollice in giù al sovrano di Allergeni, e questo se l'era presa a male, giustamente. Quindi era probabile che di lì a poco ci sarebbe stata una guerra di qualche tipo. Daje così.

    «Bella fra!» esclamò Morn salutando Eragon «Come butta?»

    «Bah, nulla de che, bro.» fece lui, alzando spallucce «Che stanno a raccontà quei pazzi? Ancora la storia di Galbatrony che fa i capricci?»

    «Già, ma si stanno inventando di quelle robe assurde sui Pollici Verdi e sulla guerra.» mugugnò l'armadio pulendo un boccale di birra «Mah, valli ad ascoltare tu, io ho una taverna da portare avanti e non posso stare ad ascoltare le loro immense cagate.» e detto questo, Morn se ne scappò dietro al bancone per servire altra gente. Dopo aver fumato tanto, un po' di fame la si sentiva.

    L'eroe restò giusto il tempo di far partire una rissa così per gioco. Poi, appena prima che la gente iniziasse a pestarsi violentemente e a lanciarsi sedie a vicenda, Eragon uscì sbattendo la porta della taverna. Quanta educazione.

    Mentre Eragon tornava per la via principale, intravide il cugino palestrato in un vicolo che parlava con Katrina. La poveretta doveva piegare il collo in modo innaturale per guardare in faccia Roran tanto era alto e armadioso, ma questi sono dettagli. I due si scambiarono qualche ultima frase e conclusero con un bacettino carino. Poi il bodybuilder raggiunse a passi veloci il cugino.

    «Te piace spià, nè?» domandò il maggiore con evidente accento strano perchè si.

    «Beh, anche Sloan non è che ci sia rimasto tanto bene.» commentò Eragon riferendosi ai bacetti della coppietta.

    «Mi ammazzerà nonappena saprà che mi faccio allegramente sua figlia, non è vero?»

    «E me lo stai pure a chiedere?» ribattè l'eroe tormentato «Ti devo forse ricordare che quello è un macellaio?? Non credo abbia mai venduto carne umana, ma con te potrebbe addirittura iniziare.»

    «Grazie per l'ansia, bro.»

    «Di nulla, fra.»

    La cena a casa di Horst era buona, eh. Fiumi di alcolici e portate succulente vennero servite fino a quando tutti gli ospiti non furono più in grado di camminare. Rotolando tutti insieme appassionatamente, ripercorsero la strada principale fino ad uno spiazzo che era stato adibito ai racconti dei fattoni cantastorie. Dei pali con in cima delle candele erano stati disposti in cerchio e la gente iniziava già a prendere posto nell'area circoscritta.

    Eragon e Roran dovettero fare a botte con qualche moccioso sotto ai dieci anni per accaparrarsi i posti in prima fila com'era loro abitudine da oramai troppo tempo. Sfortuna per quelli dietro a Roran perchè, grosso com'era, impediva la visuale a tutti i nani ignoranti alle sue spalle.

    I fattoni cantastorie erano tutti vestiti con roba colorata e ovviamente abbinata male. I più grandi nomi della moda avrebbero urlato di terrore a quei pezzi di stoffa buttati a random addosso. Però almeno le storie erano comiche e molto funny, quindi la folla gradì immensamente quelle ore passate al freddo, seduti sulla neve e di notte.

    Fu solo quando le candele stavano ormai finendo la cera a disposizione che Brommo, il mitico fattone di Carnevale, fece la sua entrata. Era un vecchissimo antico, barba bianca che arrivava alle ginocchia, un mantello con strascico comprato da Zara e una gobba da competizione. Iniziò a raccontare il tutto con voce rauca, bassa e incomprensibile a tutti tranne a quelli in prima fila.

    «Voi credete che i Volatori di Lucertole Alate non siano mai esistiti. E invece ci sono stati, gne gne. Prima che i vostri bisnonni potessero nascere, i Volatori sorgevano e proteggevano le terre. Gli elfi ci vendevano l'erba magica, i nani bevevano la birra insieme a noi e tutti eravamo felici. Ma quando Galbatrony apprese i segreti dei Volatori e diventò il migliore della combricola, iniziarono le disgrazie di tutta Allergeni.

    «Volò in degli accampamenti Urgali con altri suoi amici della gang e l'intenzione di ammazzare tutti. Il posto era freddo, ma così freddo che il sole estivo non aveva sciolto nemmeno un po' del ghiaccio che copriva quelle terre. Galbatrony sarà pure stato un genio, ma non aveva un istinto di sopravvivenza tanto sviluppato.

    «Una notte, lui e i suoi best friends forevah vennero passati a fil di spada e messi a dormire. Loro e rispettive lucertole magiche. Solo Galbatrony sopravvisse - perchè aveva bevuto molto caffè nelle ultime ore - e tornò a comprare un nuovo animale volante, solo che la gente più intelligente di lui non gli concesse di ripetere da capo gli stessi errori.

    «Si fece tutta la strada a piedi perchè gli piaceva camminare. Rischiò un paio di volte di morire di fame, ma sfortunatamente qualcuno si preoccupò di aiutarlo. Per colpa di quelle persone gentili ora ci troviamo con un re pazzo psicopatico, dannazione.

    «Dopo la richiesta scomoda di una seconda lucertola alata, Galbatrony perse ogni neurone sopravvissuto. Impazzì talmente da uccidere due persone importanti che nessuno ricorda. I Volatori lo braccarono per anni, ma non potevano trovare un uomo che era diventato l'ombra di se stesso. Soprattutto se questo si nascondeva in posti bui. Come fai a trovare un'ombra al buio? Ecco, i Volatori, nonostante la magia, non seppero scovarlo.

    «Galbatrony, però, era anche un manipolatore bastardo, quindi trovò un Volatore idiota tutto muscoli e niente cervello che potesse tenergli aperti i cancelli della città delle lucertole magiche. Sto pazzo masochista manipolatore stronzo entrò nella città e si arrubbò un uovo di lucertola, poi fuggì. Assieme al suo nuovo amico-schiavo Mortan, quello che gli aveva aperto i cancelli, e alla lucertola, Galbatrony fu nuovamente uno stronzo assassino in piena regola. La bestia volante la chiamò Cane, tali erano i livelli di pazzia del nostro attuale re.

    «Nonappena ebbe insegnato a Mortan tutti i cheat per diventare un Volatore malvagissssssimo, Galbatrony iniziò a volare per Allergeni uccidendo ogni singolo Volatore che trovava. Altri dodici Volatori si unirono alla gang di bulli perchè volevano abolire i costi delle macchinette e per altre questioni che, secondo la loro mente malata, si potevano risolvere solo grazie all'uccisione di gente.

    «Una battaglia epica prese luogo e tutta Allergeni combattè contro quei quattordici ritardati con manie di grandezza. Alcuni caddero, ma c'era poco budget quando hanno girato quello scontro, quindi i cattivi overpower vinsero senza problemi. Galbatrony, uccidendo l'ultima persona intelligente rimasta, si autoproclamò re di sto pezzo di schifo che chiamiamo casa. E da allora ci schiaccia sotto il suo tallone puzzolente.»

    Il delirio depresso di Brommo il maggggico terminò così. Lui e gli altri fattoni si ritirarono nelle tende a indicare che lo spettacolo era finito. Eragon giurò di aver visto il vecchissimo lacrimare per un attimo, ma era troppo buio per capirlo con certezza. Sarà stato a causa della grossa dose di allucinogeni, oppure era allergico alla neve. Nessuno lo sa.

    Garrow raggiunse i due bambinoni in prima fila e disse ad entrambi:

    «Boia raga, sta storia non la raccontava da secoli. Aveva anzi giurato di non raccontarla mai più. Forse gli erranti stavolta hanno trovato qualcosa di davvero buono nei loro viaggi..... Devo assolutamente provarlo, venite con me?»

    «Daje.» cconsentirono entrambi all'unisono, alzandosi da terra.

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: AliaLexi