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Autore: __bubble__    10/06/2022    0 recensioni
Quanto può far soffrire la solitudine...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Lan XiChen/Lan Huan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La morte non è niente 

 

 

 

La leggera brezza primaverile accarezzava ed increspava la superficie limpida del lago, lì ad Approdo del Loto. Jiang Cheng era seduto al molo come ogni anno da ben tredici anni. Era un'abitudine che aveva preso quando era ragazzo, gli piaceva osservare le barche che si muovevano in lontananza mentre leggeri flussi d'acqua accarezzavano gentili le sue caviglie nude. Il sole era basso nel cielo privo di nuvole, intense sfumature di rosso si estendevano all'orizzonte quasi come se l'intero mondo al di là del lago stesse per prendere fuoco. Le risate dei bambini che giocavano spensierati lungo le strade del villaggio raggiungevano anche la tranquilla solitudine di quel luogo, quasi fossero un'eco della sua vita passata.

“Non è giusto, questa volta voglio essere io Sandu Shengshou”
“No, tu sei il Patriarca di Yiling e io ti sconfiggerò”.

Jiang Cheng chiuse gli occhi e liberò la mente, immagini di un passato ormai troppo lontano riaffiorarono inevitabilmente dalla sua memoria. Un passato in cui era allegro e spensierato come quei bambini, quando ancora le ombre della guerra non avevano gettato angoscia e disperazione nel suo cuore.
“Questa volta vincerò io” diceva un piccolo se stesso al suo compagno di giochi, l'arco ben saldo tra le mani e gli occhi che lanciavano scintille di sfida. Una risata irriverente gli raggiunse le orecchie, subito seguita dalla solita frase di sfida che era ormai diventata l'abituale risposta alle sue frecciatine “Puoi provarci, A-Cheng”.

E ci aveva provato, talmente tante volte che aveva perso il conto, ma Wei Ying lo aveva battuto sempre, in ogni competizione, che fosse una semplice caccia agli aquiloni o un evento pubblico. Lo aveva battuto persino quel giorno di tredici anni prima, quando si era lasciato andare ad una morte straziante, quando lo aveva lasciato definitivamente in balia della solitudine. Lui era andato via, si era riunito alla sua famiglia e lo aveva lasciato indietro, con i suoi rimpianti e la sofferenza di aver perso tutto.

Quei bambini giocavano alla guerra, volevano essere Sandu Shengshou l'eroe, colui che aveva messo fine alle atrocità del tremendo Patriarca di Yiling. La verità era che lui stesso avrebbe voluto essere qualcun altro, qualcuno che potesse essere felice, circondato dall'amore di una famiglia, qualcuno che non avrebbe mai potuto essere.

Immerso com'era nei suoi pensieri non si accorse del rumore di passi sulle assi di legno finché non vide un lembo di vesti bianche fluttuare al suo fianco. Non aveva bisogno di sollevare lo sguardo per capire chi fosse, era ormai diventata un'abitudine anche quella. L'uomo prese posto al suo fianco, le gambe incrociate, la mano talmente vicina da sfiorare quasi la sua. Non disse nulla ma fu come se all'improvviso l'aria avesse ripreso a circolare nei suoi polmoni.

Ricordava ancora la prima volta, era successo dieci anni prima. Non si vedevano dall'assedio ai Monti dei Sepolcri e in quei tre anni non aveva fatto altro che dedicarsi alla ricostruzione della sua casa e del suo clan. Si incontrarono quasi per caso durante una caccia notturna, entrambi troppo impegnati nei rispettivi combattimenti per prestare attenzione all'altro. Avevano combattuto fianco a fianco avendo la meglio su un'orda di cadaveri non indifferente, le spade che si libravano in aria in una danza vorticosa, rapide e implacabili. Era rimasto ferito durante quello scontro e l'altro lo aveva portato con sé, lo aveva medicato e accudito durante una lunga notte di sofferenza e incubi tormentati. Alle prime luci dell'alba Jiang Cheng era scappato via, qualcosa di strano aveva iniziato a muoversi nel suo petto e non voleva assolutamente che la faccenda avesse un seguito.Non avrebbe mai pensato di ritrovare la Giada di Gusu alle porte di Approdo del Loto il pomeriggio successivo.
La scusa quella volta era stata di un invito per una conferenza che si sarebbe tenuta a Gusu da lì a una settimana, Jiang Cheng aveva annuito e accettato cordialmente la proposta ma in cuor suo sapeva bene che simili inviti non erano compito diretto di un capo clan. In quell'occasione Lan XiChen lo aveva osservato soltanto, con quei suoi occhi così grandi e onesti che quasi avrebbe potuto perdercisi. Era andato via dopo poco con la promessa che si sarebbero rivisti la settimana seguente alla conferenza. E così era stato.

A quel primo incontro ne erano seguiti molti altri, con scuse sempre più bizzarre. Casualmente XiChen si trovava ad ogni caccia notturna alla quale partecipava, ad ogni riunione tra clan e per quanto fosse un uomo devoto alle regole e alla tranquillità della meditazione lo aveva ritrovato persino ad ogni singola, banale festa tenutasi nel corso di quell'anno. Poi era arrivato quel giorno, il giorno in cui lasciava ogni cosa per recarsi al molo di Approdo del Loto a contemplare il tramonto. Aveva sempre trascorso quel giorno da solo, lontano da tutti, eppure XiChen lo aveva sorpreso anche in quella situazione. Semplicemente si era seduto al suo fianco, talmente vicino da poterlo quasi sfiorare. Non aveva detto nulla.

Era proprio come in quel momento, la presenza dell'altro colmava ogni cosa, riempiva tutti i solchi nel suo cuore, tutte le ferite della sua anima. Non sapeva dire quando fosse successo ma XiChen si era lentamente costruito un posto al suo fianco e non importava quanto freddo e scostante Jiang Cheng potesse essere, lui quel posto non lo avrebbe mai lasciato. Lasciò che i pensieri andassero alla deriva, confondendosi con il vorticare dell'acqua ai suoi piedi, poi si voltò. Incrociando quegli occhi che erano stati la sua ancora alla vita durante tutti quegli anni comprese finalmente una verità che aveva sempre cercato di nascondere: aveva sempre pensato di aver perso tutto, ma era da molto tempo che non si sentiva più solo.

   
 
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