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Autore: Ananke_ildestino    11/06/2022    1 recensioni
Un'improvvisa tempesta di neve, una situazione inusuale e una relazione segreta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ROYAI DAY 2022 SPECIAL

"Neve, a giugno?". Sì lo so, è assolutamente fuori stagione; questa fic doveva essere pubblicata a fine gennaio, ma poi tante situazioni si sono sommate e ho deciso di tenerla per il RoyAi day.
Come solito, sottolineo che le mie fanfiction RoyAi sono tutte basate sull'anime 2003, ma in linea generale i personaggi sono sempre quelli.


Roy guardava annoiato fuori dal finestrino del treno: la nevicata che li aveva accompagnati sin dall'inizio di quel viaggio non accennava a diminuire, anzi. Poteva capire anche senza guardare l’ora che era ormai calata la sera, perché anche la pochissima luce che prima filtrava tra le nubi cariche di fiocchi era svanita. Attraverso il vetro intravedeva solo la neve vorticare nel buio della sera. Estrasse l’orologio da tasca, ancora un paio d’ore e sarebbero arrivati a New Optain, dove un’altra caserma di provincia li avrebbe ospitati per la notte, prima di ripartire la mattina seguente alla volta dell’agognata East City. Ancora non capiva perché era stato affidato a lui quell’inutile, dal suo punto di vista, sopralluogo in una delle principali fabbriche d’armi che rifornivano l'esercito di Amestris e che, ancor più inspiegabilmente, si trovava in una piccola cittadina tra i monti al confine tra il territorio di competenza di East e quello di North City. Certo immaginava che per Grumman fosse importante di tanto in tanto ribadire che quei territori e ciò che producevano erano sotto il suo diretto controllo, ma fra tutti perché mandare proprio lui!?
La cosa che proprio non riusciva a spiegarsi però era come lei facesse a restare seduta composta a leggere da ore quel suo maledetto libro, in quella carrozza deserta che diveniva di minuto in minuto sempre più fredda. Come faceva a non essersi ancora stancata? Lui aveva lasciato il romanzo che aveva comprato appositamente per quel viaggio almeno una decina di stazioni prima! La fissò corrucciato, come ormai faceva a intervalli di dieci minuti, da che aveva rinunciato alla lettura. Anche questa volta lei non dette segno di accorgersi di nulla. Raggiunto il limite della sopportazione la chiamò:
-Riza…-
Nessuna reazione. Incrociò le braccia contrariato prima di riprovare.
-Riza, mi puoi concedere un attimo della tua attenzione? - chiese in tono sarcastico. Lei non alzò gli occhi, ma lentamente e platealmente sistemò il polsino della sua divisa e poi il colletto.
A Roy ci volle un attimo prima di intuire il significato di quei gesti, poi roteò gli occhi e sospirò. Testarda e irreprensibile! Ma l’avrebbe costretta a rinunciare alla sua cocciutaggine! La fissò con intensità, sapeva che lei non poteva reggere il peso del suo sguardo, ne era certo, in fondo da che aveva fatto il suo nome ancora non aveva voltato pagina, e lei non era così lenta a leggere. Sicuramente avrebbe ceduto presto.
Ebbe appena il tempo di formulare quel pensiero che la carta frusciò tra le dita della donna.
Un altro sospiro, questa volta rassegnato.
-Tenente-
-Sì, Colonnello? - rispose quasi atona, chiudendo il libro e alzando lentamente gli occhi su di lui. Roy fece una smorfia contrariata: vinceva sempre lei.
-Perché non siedi qui accanto a me? - Gli rispose uno sguardo gelido. Trasse un nuovo esasperato sospiro prima di riprendere:
-Dicevo… fa sempre più freddo in questo treno, se si sedesse qui accanto a me potremmo trarne conforto entrambi. -
-Non serve fare la poesia, Colonnello. - Fredda quasi quanto il clima fuori dai finestrini.
-La risposta è comunque no. Trovo che questo posto sia confortevole a sufficienza. Se ha freddo può mettersi il soprabito, Colonnello. - concluse lei riaprendo il suo romanzo intenzionata a porre fine alla conversazione.
-Ma Tenente, questo vagone è deserto! Che problemi potrebbero esserci? Sospetto che l’intero treno sia deserto! Solo dei pazzi viaggerebbero con questo tempo. Dei pazzi e noi. -
Lei alzò nuovamente lo sguardo, ma non c’era segno di cedimento in quegli occhi.
-Non mi convincerà, Colonnello. -
-Tenente, lo sa che potrei ordinarle di fare quel che dico? - Provò a provocarla.
-Non mi risulta che il posto su cui sedere in treno rientri tra le materie su cui le devo obbedienza-
-Ma Tenente…- ricominciò a recriminare, non riuscendo però a finire la frase perché una improvvisa e brusca frenata lo interruppe. Il contraccolpo fu tanto forte e inaspettato che Hawkeye perse l’equilibro e venne spinta in avanti, proprio tra le braccia di Mustang che la prese al volo.
L’alchimista si riprese velocemente dalla sorpresa e sfruttò l’occasione per stringere la donna a sé, trascinandola sulle proprie ginocchia.
-Ah-ah. Questo è un segno del destino. - le disse con soddisfazione.
-Colonnello! - alzò la voce allarmata. -Mi lasci! Lei nemmeno ci crede al destino! -
-Potrei iniziare a crederci ora- le lanciò un sorrisetto di sfida, a cui rispose però una mano in faccia con cui Riza si liberò dalla morsa dell’uomo.
-Ahi! Mi hai fatto male! - si lamentò con un grugnito.
-Se l’è cercata, Colonnello.- la calma era tornata nella donna che in piedi davanti a lui si stava diligentemente sistemando la divisa.
Roy si appoggiò pesantemente al bracciolo del sedile, borbottando tra sé, quando lei riprese stupita.
-Siamo fermi?!-
Lui diede un’occhiata fuori dal finestrino, per notare come lei che il paesaggio appena distinguibile non si muoveva come avrebbe dovuto, e anche il rumore delle ruote del treno che correvano sulle rotaie si era zittito.
-A quanto pare. - Rispose poi avvicinandosi al vetro per cercare di guardare oltre il buio e la fitta nevicata.
Riza riprese immediatamente il controllo della situazione.
-Vado a chiedere al capotreno cosa sta succedendo. - e così dicendo si avviò lungo lo scomparto, ma un attimo dopo la porta opposta si aprì e il ferroviere si presentò davanti a loro.
Si tolse il cappello rivolgendosi a Roy che stava ancora seduto leggermente scomposto sul suo sedile.
-Ehm… Colonnello, mi duole informarla che siamo fermi. - disse mentre martoriava il povero copricapo, senza mai alzare il volto verso il militare. -Lo abbiamo notato. - rispose, ma fu Riza a continuare: -Sì può sapere per quale motivo, capotreno?-
L’uomo alzò rapidamente lo sguardo sulla donna, per poi riabbassarlo velocemente e tornare a rivolgersi, quanto meno nelle intenzioni, al suo superiore.
-Si è ghiacciato uno scambio, non c’è modo di continuare se non si muove. -
-E quanto tempo ci vorrà per sghiacciarlo? - domandò ancora il Tenente. Era una strana conversazione, il capotreno che guardava il capello tra le sue mani, con il corpo voltato verso Roy e Riza in piedi accanto a lui che gli faceva le domande.
-Se saremo fortunati e il tempo migliorerà forse domani mattina si potrà continuare. - rispose con quello che era poco più di un sussurro. Da parte sua invece Roy alzò molto la voce: - Domani mattina?! Vuole dirmi che dovremo passare tutta la notte su questo treno gelido?!-
L’esternazione gli costò un’occhiataccia dalla sua sottoposta, ma non poteva certo biasimarlo. O Riza poteva?
-Ecco…- provò a ricominciare il capotreno, mormorando -in realtà il macchinista sta provando a farci arretrare alla stazione precedente. -
-Che sarebbe?- domandò allora Roy, spingendosi verso l’uomo che parlava a voce sempre più bassa.
-Layova. È una località termale abbastanza nota, ci sono sicuramente degli hotel che potranno ospitarvi per la notte. -
Mustang si concesse un attimo per valutare la situazione, prima di riprendere: -Va bene allora, quanto ci vorrà per la manovra?-
-Una mezz’ora al massimo, signore.- disse il ferroviere con la voce finalmente tornata ad un volume normale, poi salutò velocemente e si diresse verso la testa del treno. I due lo seguirono con lo sguardo fino a che non sparì nell’interstizio tra le due carrozze.
-Non credo sia il caso di andare in hotel. - disse poi Hawkeye, mettendosi nuovamente a sedere.
-Perché no?! Dormiremo finalmente in un letto decente! Sarà probabilmente meglio di quanto ci avrebbe aspettato a New Optain, e sicuramente meglio di quello che abbiamo sopportato ad Antalya! - Ricordava con disgusto le misere stanzette in cui era stato costretto a dormire le ultime tre notti.
-Come è tragico, Colonnello. Non erano poi così scomode. -
-Abbiamo dovuto dormire su assi di legno con un materasso di cinque centimetri Tenente! Sempre se quella cosa si potesse chiamare materasso.- ribatté secco.
-Non può pretendere che una caserma piccola e distaccata come quella di Antalya abbia stanze di lusso per i suoi visitatori.- continuò imperterrita Riza.
-Non pretendo, dico solo che avendo l’occasione di dormire in un albergo preferisco coglierla.-
-L’economato potrebbe non essere d’accordo con lei. - tagliò corto la sua sottoposta. Sul viso di Mustang si formò una smorfia insoddisfatta. L’economato era guidato dal Colonnello Thrift, un uomo anziano che faceva del suo lavoro la sua missione. Era incaricato della gestione economica dell’East Headquarter da almeno quindici anni, da che Grumman era il responsabile, e da allora East City non aveva mai avuto problemi di fondi. Mustang aveva presto scoperto il perché: Thrift era un taccagno di prima categoria e con l’appoggio del Generale riusciva a imporre la sua visione del mondo a tutta la base. Ogni spesa superflua, o che fosse considerata tale, era bandita. Conoscendo il vecchio pure l’hotel in una notte gelida come quella era da considerarsi un inutile esborso.
Improvvisamente l’espressione di Riza si addolcì: -Si tranquillizzi Colonnello, non la farò dormire su questo treno. -
-Ci mancherebbe! A meno che non desideri ritrovarsi domani mattina con un ghiacciolo al mio posto! - rispose acido.
Lei non gli diede corda: -Andremo nella caserma, se ce n’è una, o al posto di guardia e chiederemo se hanno un alloggio dove ospitarci.-
-Evviva, letto di legno mi mancavi già! - commentò mettendo il broncio. Lei lo fissò contrariata, ma poi scosse la testa in segno di rinuncia e tornò al suo libro mentre il treno iniziava a muoversi all’indietro.

Il viaggio a ritroso verso la stazione di Layova durò anche meno di quanto era stato loro prospettato. In poco più di un quarto d’ora il convoglio si fermò e poterono scendere sulla banchina ghiacciata. La stazione era piccola, ma le decorazioni curate che abbellivano tutto l’edificio confermavano che quella cittadina era una località turistica. Roy poté contare oltre a loro al massimo una ventina di altri passeggeri, che stretti nei loro cappotti si avviavano verso l’uscita della stazione in cerca di una camera per la notte. Intorno a loro la neve non accennava a diminuire, ringraziò per una volta la dotazione standard dell’esercito, almeno con gli anfibi non aveva grossi problemi a camminare.
Riza scese dietro di lui e immediatamente cercò di orientarsi per trovare la caserma del luogo. Il freddo la faceva tremare visibilmente, avrebbe voluto stringerla almeno un po’ per scaldarla, ma quello era proprio il momento meno adatto per lasciarsi trascinare dai sentimenti; con così poche persone riunite assieme non sarebbe assolutamente passato inosservato, anzi già il fatto che indossassero la divisa li faceva spiaccare a sufficienza.
Seguì la donna che velocemente si avviò fuori dalla stazione, per ritrovarsi in una bella piazza dove una fontana spenta e piena di neve faceva mostra di sé. Si immaginò quella stessa piazza di giorno, non alla luce di quei pallidi lampioni che ora la illuminavano, con le aiuole curate e l’acqua zampillante: doveva essere una vista rasserenante. Poté notare come il paese fosse addossato sul fianco del monte, la stazione si trovava a valle e da quel punto qualunque strada proseguiva in salita. Mentre ancora lui si guardava attorno la sua sottoposta già aveva trovato le indicazioni che cercava: -Colonnello, da questa parte. -
Si incamminò con lei verso un piccolo edificio proprio accanto alla ferrovia, avvicinandosi notò il cartello dell’esercito sopra la porta. Dalla finestra accanto, con le imposte chiuse, filtrava un poco di luce.
-Questa non è una caserma vero?- domandò riluttante mentre osservava la palazzina a due piani che sicuramente spiccava nella piazza per essere l’edificio più modesto e anonimo.
-No Colonnello, è solo un posto di guardia. A giudicare dai campanelli il piano superiore è addirittura una abitazione civile. - fece notare lei, avvicinandosi alla porta d’ingresso ed entrando.
All’interno uno svogliatissimo caporale stava facendo un qualche gioco enigmistico su un settimanale, con le gambe incrociate appoggiate sopra la scrivania davanti a lui e una piccola stufa a legna accanto. L’impressione non era delle migliori, complice anche la stanza spoglia e nonostante questo disordinata, ma sicuramente il tepore era piacevole.
L’uomo non era particolarmente veloce di riflessi e sicuramente non si aspettava una visita del genere a quell’ora. Spostò lo sguardo dalla rivista ai nuovi entrati lentamente, senza cambiare posizione, chiedendo semplicemente: -Che c’è? -
Né lui né Riza si presero la briga di rispondere, appena l’uomo ebbe messo a fuoco divisa e soprattutto gradi, con un gran baccano si mise in piedi in un precario saluto militare.
-Signori. -
Roy cercò di trattenere lo sguardo di disapprovazione guardandosi attorno, ma già sapeva che la sua irreprensibile sottoposta lo aveva fulminato.
-Caporale. Al Colonnello e a me serve una stanza in cui passare la notte, visto che il nostro treno è impossibilitato a proseguire verso New Optain. - tagliò corto, ma il rimprovero era implicito nel tono della sua voce.
-Stanza… non abbiamo stanze qui. Siamo fuori stagione, la caserma è chiusa. Teniamo aperto solo questo posto di guardia, io e i miei due colleghi abitiamo qui, quindi non ci servono stanze. -
Mustang rimase impressionato dalla naturalezza della risposta del caporale. Doveva avere o molto coraggio o veramente poca perspicacia per non capire che Hawkeye era pronta a fare a pezzi la sua già scarsa carriera.
La donna sospirò sconsolata, non si capiva se per il caporale o per la mancanza di una stanza.
-Ci può quindi indicare un albergo dove passare la notte che non costi troppo? -
-Come le ho già detto ora non è stagione, l’unico aperto è il Grand Hotel. -
Grand Hotel, suonava bene alle orecchie del Flame Alchemist, molto meno a quelle del Tenente.
-Solo quello? E dove si trova? - Domandò evidentemente insoddisfatta.
-Oh non avrete problemi a trovarlo, si trova in cima alla prima salita qui a destra. - continuò senza indugio lui facendo vistosi segni con le mani.
A una seconda analisi Roy decise che il caporale ancora non aveva ben capito chi aveva davanti; men che meno che genere di persona fosse Riza. Poteva avvertire la repulsione e il fastidio che il suo tenente provava per l'uomo che, senza troppe cerimonie, li stava palesemente buttando fuori dal suo posto di lavoro, solo per poter tornare il prima possibile alla sua sedia e al suo magazine. Quel tipo meritava la tirata d'orecchi che stava per arrivare, eppure preferì risparmiargliela, poiché non avrebbe sortito alcun effetto su un soldato come quello. Hawkeye non era però il tipo che si soffermava a osservare particolari simili quando c'era da richiamare un suo commilitone all'ordine. Stava già per aprir bocca per ricordare all'uomo come comportarsi dignitosamente dinanzi a un colonnello, quando Roy s'intromise: -Quindi se seguiremo la salita a destra troveremo sicuramente questo hotel? -
-Sì, come vi ho appena detto. - rispose quello con il tono di chi conferma l'ovvio. Nemmeno s'era accorto che la sua domanda lo aveva appena salvato da una lavata di capo epocale, avrebbe tanto voluto prendere il nome di quell'idiota solo per poterlo degradare una volta tornato ad East. Una inutile vendetta che subito accantonò.
-Bene Tenente, è meglio che ci affrettiamo. - si rivolse direttamente alla donna, girandosi verso l'uscita. Con un'occhiata lei gli fece capire che non condivideva la sua fretta, ma non avrebbe mai contestato un ordine di fronte ad altre persone, fosse anche solo un soldatino di ultima categoria.
-Buona serata Caporale. - disse gelida alzando il braccio per il saluto militare, più svogliato fece lo stesso anche Mustang, ma con loro sorpresa l'uomo si era già dimenticato dei loro gradi e stava già archiviando rapidamente anche la loro stessa presenza, si era già spostato la sedia per riaccomodarsi e rispose solo con un annoiato: -Buonanotte .-
Gli occhi castani della ragazza si sgranarono, pronta ad esplodere. Roy intervenne in un lampo: le prese il polso e la tirò verso la porta con lui.
Appena furono nuovamente all'esterno, ormai soli nella piazza che andava imbiancando di minuto in minuto sempre più, Riza lo fronteggiò decisa.
-Colonnello! Non l'ha nemmeno salutata come si deve! - Non urlò, ma il tono deciso sottolineava che lo avrebbe fatto sicuramente avesse potuto.
-Non vale la pena farne un dramma, pensiamo piuttosto a trovare un posto al caldo il prima possibile. - Le disse stringendosi nel cappotto, la sua voleva solo essere una messa in scena per cercare di distogliere l'attenzione della sua sottoposta da quanto appena accaduto, ma il contrasto tra la temperatura interna ed esterna era tale che un brivido vero lo percorse.
Riza non avrebbe mai mostrato così platealmente che il freddo le stava entrando nelle ossa, ma le sue mani tremavano leggermente e le infilò rapidamente nelle tasche del cappotto.
-Colonnello, lei resta un colonnello anche se nevica o è notte fonda. Quell'uomo deve portarle rispetto...- fu bloccata nella sua sfuriata dal sorriso intenerito di Roy. Lui a malapena si era accorto di aver cambiato espressione, ma sapeva di star pensando a quanto era adorabile mentre si preoccupava al suo posto.
Dopo un attimo di stasi, la donna con un sospiro abbassò il capo sconfitta. Mustang non le diede modo di riprendersi, sapeva approfittare delle situazioni:
-Bene Tenente, è il caso di affrettarci. - Le disse iniziando a percorrere la salita debolmente illuminata dai lampioni a olio. Lei non perse tempo e lo affiancò in un baleno. Camminarono per un lungo tratto in silenzio. La neve continuava a scendere sempre più copiosa; dopo la breve pausa che gli aveva concesso dalla loro discesa dal treno sembrava che la tempesta che li aveva accompagnati fino a lì avesse ritrovato forza. Rapida ed efficiente come sempre Hawkeye estrasse un ombrello che portava legato alla sua valigia. Non era un gran riparo, ma molto meglio di nulla.
La ragazza stava già per riprendere la salita con in una mano l’ombrello e nell’altra la valigia, quando s'accorse dello sguardo interdetto del suo superiore. Si voltò a sua volta dubbiosa e lui rispose alla sua domanda inespressa: -Mi dia quella valigia, Tenente, lei si occupi solo dell'ombrello. -
-Ce la faccio benissimo, non si preoccupi. - disse rapida tornando a voltarsi. La mano di lui si era però già posata sulla maniglia del bagaglio e l'uomo le si era fatto più vicino.
Sussurrò quasi nel silenzio ovattato creato dalla neve attorno a loro: -Ti ho già soddisfatta continuando questa messa in scena del comandante e della sua sottoposta. Non ti ho ancora abbracciata come si deve nonostante il freddo stia congelando entrambi. Lasciami almeno fare il cavaliere, o il mio orgoglio d'uomo ne resterà ferito. Aggiungo che questa strada è deserta e dubito incontreremo passanti a quest'ora della notte con questo tempo. -
La stanchezza stava prendendo il sopravvento e l'infuriare di una bufera di neve attorno a lui non aiutava certo Roy a controllarsi. Perché doveva sempre essere così perfetta? Probabilmente il suo discorso aveva avuto effetto: la mano di lei lasciò la presa sulla valigia, mentre mormorava: -Va bene. -
Ripresero a camminare più vicini, dovevano dividere un ombrello dopotutto. Superarono diversi piccoli hotel, le insegne che si leggevano a malapena ricoperte com'erano dalla neve, le imposte chiuse a indicare che il caporale non aveva mentito quando aveva detto loro che gli alberghi della cittadina erano tutti chiusi in quel periodo dell'anno. Poco più avanti videro infine un bagliore più intenso di quello dei lampioni che ordinatamente scandivano tutta la salita. Sembrava una strada ben curata, probabile che in estate fosse un vero piacere passeggiare per quella via. La strada svoltava leggermente a destra, allargandosi poi in uno spiazzo. Due grandi edifici lo dominavano, ma da solo uno dei due filtrava della luce. La scritta Grand Hotel spiccava sulla facciata, nonostante fosse anch'essa abbondantemente imbiancata. La fonte principale della luce che si notava anche dalla strada era l'ingresso dell'albergo. Una grande porta a battenti con dei vetri lussuosamente colorati invogliava ad entrare. O almeno quella era la sensazione di Roy, Riza invece rimase un attimo interdetta.
-Che c'è Tenente? - le domandò, mantenendo i gradi per farla contenta.
Lei scosse il capo, prima di forzarsi a fare un passo avanti: -Costerà un capitale. -
Il Flame Alchemist alzò gli occhi rassegnato: -Suvvia, Tenente, pagherà l'esercito. -
-Proprio quello mi preoccupa. Il colonnello Thrift potrebbe svenire nel vedere il conto che gli arriverà. -
-Oh beh, - rispose mentre poggiava i loro bagagli sotto la pensilina dell'entrata. -Non è colpa nostra. Sono certo che l'economato saprà rivalersi sulle ferrovie. -
Lei scosse via la neve dall'ombrello prima di chiuderlo con un’espressione che tradiva il suo dubbio. Se ne sarebbe fatta una ragione, o quanto meno se ne sarebbe dimenticata appena finalmente avrebbero avuto un letto su cui dormire, si disse Roy mentre le apriva cavallerescamente la porta. Riza gli scoccò un'occhiataccia, evidentemente aveva deciso che la tregua dalla modalità lavoro era già terminata. Poggiò l'ombrello e prese la sua valigia con ostentazione. Sì, la pausa era proprio finita. Trattenendo un sospiro l'alchimista la seguì nella hall. Era più grande di quando ci si potesse aspettare da un hotel di una cittadina piccola come Layova, ma rifletteva bene il nome della struttura. Lo stile alpino era ben chiaro, ma c'era un tocco di lusso che non poteva essere ignorato. Come quelle lampade in oro e vetro che decoravano, più che illuminare, il bancone della reception. Dall'altra parte del tavolo una signora li attendeva educatamente con un leggero sorriso sulle labbra e una divisa portata con la massima cura nonostante l'ora.
-Buonasera. - disse accogliendoli. Personale educato e luogo curato, Mustang iniziava veramente a vedere la luce fuori dal tunnel che era stata quella missione fino a quel momento. Finalmente si tornava alla civiltà, alla sua idea di civiltà, quanto meno.
-Buonasera. - rispose anche per lui Riza, mentre lui continuava a guardarsi attorno compiaciuto. Le piante negli angoli erano tutte ben curate, nemmeno una foglia fuori posto.
-Io e il Colonnello avremmo bisogno di due stanze. - disse la sua sottoposta bruscamente, non pareva in alcun modo attratta dall'ambiente circostante, anzi, forse la metteva addirittura in soggezione, considerato il tono inusuale.
-Siete anche voi passeggeri del treno bloccato? - chiese la donna sempre sorridendo, mentre sfogliava un registro davanti a lei.
Riza rispose con un laconico: -Purtroppo sì. -
-Ma per fortuna c'è il vostro albergo che ci farà passare una notte rilassante! - aggiunse Roy, cercando di stemperare la tensione, lanciando uno sguardo alla sottoposta e un sorriso alla donna.
Quella alzò appena lo sguardo per ricambiare, poi voltò un'altra pagina.
-Oh. - disse poi bloccandosi a fissare il foglio. Con un sorriso nervoso tornò ad alzare il volto verso i due ospiti, che capirono subito che i loro problemi ancora non erano finiti.
-Ci dica. - la incalzò Hawkeye.
La signora prese leggermente fiato, poi disse: -Purtroppo abbiamo pronta solo una camera. Ed è già molto tardi, quindi non c'è né il personale né il tempo per prepararne un'altra. Come sapete in questa stagione non ci sono molti visitatori e quindi...-
Una mano alzata del Tenente bloccò le spiegazioni non richieste. -Posso dormire qui? - domandò indicando alcuni divanetti nell'atrio.
-Ma non se ne parla! - s'intromise immediatamente Roy; poteva anche essere il suo superiore, ma non l'avrebbe fatta dormire su un divano in una hall! L'etichetta era importante solo fino a un certo punto. Anche Riza era stanca e aveva diritto di riposare.
Ovviamente lei non gliela diede vinta facilmente -Ma Colonnello, non abbiamo altre alternative. Lei deve riposare...-
-E lei no? - iniziava a perdere la pazienza, e soprattutto ad averne abbastanza di quella pantomima.
La ragazza, che non s'aspettava una risposta così secca, rimase in silenzio. Mustang ne approfittò per rivolgersi alla dipendente dell'hotel: -Quella rimasta è una camera singola? O Matrimoniale? -
- Matrimoniale. - rispose rapidamente, non dimenticando il sorriso d'ordinanza, forse un po' più largo per un graduato di bell'aspetto.
Roy allungò la mano a prendere la chiave: -Allora prendiamo quella. -
-Colonnello! - s'allarmò immediatamente la sottoposta.
Il Flame Alchemist alzò nuovamente gli occhi al cielo, mentre si voltava verso di lei con le braccia conserte: -Suvvia Tenente, non sia così pudica. Abbiamo dormito tutti prima o dopo con qualche commilitone. Sarà come tornare giovane. Un lato a me e uno a lei! - Chissà se stava capendo il messaggio che voleva inviarle. Doveva solo stare calma, fingere che fosse normale nell'esercito e nessuno avrebbe mai pensato di segnalare la cosa. Qualcosa sicuramente intuì perché serrò le labbra e lo sguardo si fece intenso. -Inoltre, così, faremo anche contento l'economato che dovrà pagare per un’unica stanza! -
Aveva tutto sotto controllo, che lei ci credesse o meno, doveva solo fidarsi. La fissò in quelle iridi ambrate: fidati, le ripeteva mentalmente.
Riza inspirò impercettibilmente: -Come desidera, Colonnello. - disse chiara. Roy si sentì subito più leggero. La donna della reception che fino a quel momento aveva osservato la loro discussione suonò rapidamente un campanello, immediatamente un facchino si presentò, anche lui in livrea, per prendere i loro bagagli e accompagnarli al piano.

Finalmente davanti alla loro stanza Roy osservò curioso il largo corridoio: le pareti in legno davano un tocco rustico a un ambiente volutamente lussuoso; le lampade alle pareti, tutte accese, ripetevano lo stile di quelle della hall, in oro e vetro colorato; un lungo tappeto rosso bordato sempre in oro attutiva i loro passi e riscaldava l'ambiente; le porte in un bel legno massiccio erano intagliate elegantemente e ogni particolare era al posto giusto, anche il numero della camera emanava lusso.
Il facchino aprì loro la stanza e gliela mostrò brevemente poggiando le loro valige in un angolo, accese poi la stufa, consegnò le chiavi a Mustang, chissà se intuendo che fosse il più alto graduato o per semplice abitudine, e si allontanò.
I due militari rimasero per un attimo fermi, come in attesa. Ora che finalmente erano soli qualcosa li rendeva impacciati. Il Flame Alchemist cercò di rilassarsi guardando la stanza a loro destinata. Aveva intuito dalla posizione all'interno dell'albergo che non doveva trattarsi della migliore, ma restava in ogni caso estremamente di classe. Oltre al grande letto con i due comodini, anch'essi adornati dalle ormai classiche lampade in oro e vetro, c'era anche una comoda scrivania in un angolo e una poltrona accanto a una portafinestra che sicuramente portava a un terrazzo ora inaccessibile a causa delle persiane serrate. Che le ante fossero chiuse non disturbava affatto il miliare in quel momento anzi, ricordando la bufera che imperversava fuori né fu più che grato. Ora che si trovava all'interno da qualche minuto il soprabito che portava iniziava a essere un peso. Iniziò a toglierlo e quel movimento sembrò far rinvenire anche Hawkeye che si voltò verso di lui incredula.
-Dormiremo veramente qui? Insieme? - domandò come se si trovasse in un sogno e stesse cercando in ogni modo di svegliarsi.
Lui si bloccò, fissandola perplesso per un secondo, solo un attimo dopo capì cosa passava per la testa di Riza: sicuramente aveva ancora paura che quella scelta potesse compromettere il loro segreto. Scosse leggermente la testa, appendendo il cappotto all'appendiabiti dietro la porta, volandosi poi con un sorriso a prendere i baveri di quello della sottoposta.
-Sì, dormiremo qui. Insieme. - le disse calmo mentre i loro occhi si fissavano -Non preoccuparti. Non succederà nulla. Quel che ho detto prima nella hall è servito a far credere che sia tutto nella norma, aggiungiamo anche la situazione di necessità e proprio nessuno si farà delle domande. -
Mentre parlava era riuscito a far togliere l'indumento alla donna e lo pose accanto al suo.
Le sue iridi ambrate passarono lentamente dal dubbio all'accettazione. Non alla tranquillità, si rammaricò l'alchimista.
Provò ad alzare una mano a carezzarle dolcemente il viso, ma lei lo fermò prima prendendola con quelle sue dita affusolate e d'acciaio.
-Forse è meglio se continuiamo a comportarci come sempre. - disse rapida.
Roy sospirò pesantemente: -Riza, per favore, siamo chiusi in una stanza d'hotel, a notte fonda, in una cittadina isolata da una bufera di neve, chi vuoi che venga a spiarci? -
Le dita di lei si strinsero appena sul palmo di lui, segno che stava facendo breccia.
-E poi- continuò abbassando appena la voce e avvicinandosi -sono giorni che nonostante tu sia accanto a me non posso nemmeno sfiorati come vorrei. -
Gli occhi di Hawkeye si abbassarono, lo faceva spesso quando era imbarazzata. Mustang seppe d'aver vinto la battaglia. Lentamente le mise l'altro braccio dietro la schiena e la trascinò in un abbraccio. La rigidità del Tenente si sciolse in un attimo, mentre poggiava la testa sulla spalla del suo uomo.
Non parlarono, rimasero così per alcuni minuti godendo solo del semplice contatto l'uno con l'altra. Poi lentamente Roy portò nuovamente la mano a carezzarle il volto, questa volta senza che nulla gli impedisse di farlo. Leggero le sfiorò la pelle, prima di schioccarle un dolce bacio sulla testa. Lei sollevò gli occhi e lo fissò per un lungo istante, poi con un movimento fluido liberò le braccia e le mise attorno al collo dell'uomo per trascinarlo verso di sé per un bacio ben più profondo.
Si erano mancati così tanto in quei giorni, più di quanto credevano, quel bacio passionale ne era la riprova.
Si staccarono solo per respirare, restando stretti il più possibile. Poteva aver fatto la difficile fino a quel momento, ma anche Riza sentiva il bisogno di quell'intimità, lo capiva da come gli stava provocatoriamente carezzando i capelli sulla nuca. Maledetta testarda, possibile che dovesse dare sempre la priorità all'esercito, anche davanti alle sue stesse necessità? Ma era fatta così, e Mustang lo sapeva benissimo, era una delle caratteristiche che rendevano la sua donna unica.
Ora però doveva lasciarla andare, oppure avrebbe finito per farsi trascinare in un vortice pericoloso. Dormire nello stesso letto non era un problema, farci altro sì, il giorno dopo la cameriera che avrebbe rassettato la stanza si sarebbe certamente accorta di quanto era accaduto tra le lenzuola e in un hotel pieno di viaggiatori singoli non avrebbe nemmeno dovuto chiedere conferma in reception per capire chi aveva occupato quella camera.
A malincuore sciolse l'abbraccio.
-Anche se c'è la stufa accesa abbiamo preso tanto freddo penso sia meglio farsi una doccia calda prima di mettersi a letto, che ne dici? - Gli pareva una buona scusa, formulata in modo accurato, invece lei fece una smorfia come contrariata, lo trascinò nuovamente verso di sé per un rapido schioccare di labbra e solo allora gli rispose: -Va bene, vai prima tu. -
Ah, le provocazioni, ci mancavano solo quelle! Fino a pochi minuti prima Hawkeye era titubante anche solo a farsi portare la valigia ed ora invece gli rubava baci come la più ardente delle amanti!
Anche se non sembrava Roy Mustang sapeva essere un freddo calcolatore quando serviva, e anche se con un enorme sforzo di volontà, fece ciò che sapeva essere giusto e si staccò da lei, andando a cercare nella sua valigia l'indispensabile per lavarsi e rivestirsi.
La doccia, seppur breve, gli scaldò finalmente le ossa e fece scivolare via ogni tensione accumulata in quella lunghissima giornata. Si sentì finalmente veramente rilassato quando uscì già in pigiama per lasciare il bagno alla sua sottoposta.
Mentre la ragazza si lavava si buttò sul letto, con le braccia dietro alla testa osservò il soffitto con delle decorazioni intagliate nel legno. La stufa aveva creato un piacevole calore e il letto pareva proprio comodo. Finalmente una nottata come si deve! Per di più avrebbe potuto addormentarsi con il piacevole profumo di Riza accanto a sé. Non capitava molte volte, anzi, quasi mai. Dovevano evitare di farsi vedere spesso insieme al di fuori dell'ambiente lavorativo, soprattutto da quando l'attenzione del Central HQ su di lui era aumentata. Non era però quello il momento di pensare alle cose spiacevoli, doveva rilassarsi e godersi il momento. Se lo meritava dopotutto, quella missione era stata stressante per quanto semplice. Roy non amava avere a che fare con i comandanti di quelle succursali tanto isolate, tendevano a sentirsi capi supremi e mal sopportavano i controlli dei loro superiori. Anche se non ti presentavi con cattive intenzioni si mettevano subito sulla difensiva. Doveva ammettere che non vedeva l'ora di tornare a East City. Per quanto noioso il suo lavoro era decisamente meno irritante, poteva anche distrarsi un po' stuzzicando Havoc!
Increspò leggermente le labbra al pensiero, proprio mentre Riza rientrava in camera. Aveva ancora i capelli legati, probabilmente per evitare di bagnarli. Lo scrutò pensierosa mentre si slacciava il fermaglio e la chioma dorata le ricadeva leggera sulle spalle.
-Cosa ti fa sorridere così? - gli domandò mentre s'avvicinava al letto.
Era una buona idea dirle che era il pensiero di poter presto maltrattare il suo collega il motivo della sua soddisfazione? Forse no. Cercò velocemente un'altra risposta: -Nulla di particolare. - le disse mentre lei gli si sedeva accanto, alzò una mano per sistemarle i capelli dietro ad un orecchio -Il tuo bel visino, una stanza calda e un bel letto comodo. - continuò suadente.
La ragazza lo squadrò poco convinta, lasciandosi andare a una smorfia esasperata. Lui rise, allungando un braccio a prenderla per le spalle e trascinandola accanto a sé. Sapeva bene che certe lusinghe da Casanova con Riza non funzionavano affatto, ma le sue reazioni gli ricordavano sempre che donna speciale fosse.
-Non capisco perché tu stia ridendo, Roy. - ribatté lei mentre s'appoggiava piacevolmente alla sua spalla. Lui portò solo per un attimo lo sguardo sul suo viso disteso, mentre le loro mani si trovavano.
Decise di essere sincero con lei, mentre le carezzava con dolcezza il braccio: -Sono felice, Riza. Felice di poter finalmente essere qui con te, senza finzioni e restrizioni. Poterti stringere così, poterti parlare apertamente, sapere che tra poco dormiremo insieme. Sono piccole cose, ma ne avevo così bisogno. -
Lei sollevò i grandi occhi castani, come incuriosita. Mustang non perse l'occasione per un rapido bacio. Poi continuò, guardandosi attorno: -Sai non mi dispiace quest'hotel, pare proprio confortevole. E la città? Per quel poco che abbiamo visto sotto la neve pare proprio una cittadina carina. Dovremmo tornarci, prima o poi, appena riusciremo a prenderci una vacanza, io e te, come normali cittadini. -
L'alchimista si stava lasciando andare a chiacchiere inutili, senza un perché, voleva solo continuare a restare così, con lei lì accanto. Si era rassegnato che quella notte nulla di più poteva accadere, ma voleva allungare più possibile quel piccolo momento d'intimità.
D'improvviso la sentì irrigidirsi. Cosa aveva detto di sbagliato? Abbassò lo sguardo, ma il suo viso era chinato e inespressivo.
-Riza? - la chiamò, forse si era solo distratta un attimo.
In tutta risposta lei si liberò dall'abbraccio: -Mettiamoci sotto le coperte, con questo freddo non è consigliabile non coprirsi. -
Lui la fissò stupito, mentre la ragazza faceva esattamente quanto aveva detto.
-Ma c'è la stufa accesa! - provò a protestare, ma infine seguì l'esempio della sua sottoposta.
Forse aveva solo freddo ma non voleva ammetterlo. Solitamente quando erano soli non si comportava così, ma chissà, forse il viaggio aveva lasciato degli strascichi anche nell'incrollabile Hawkeye.
Non rinunciò però a continuare le sue coccole, anche sotto le coperte le si avvicinò e la strinse dolcemente in vita.
La ragazza allungò la mano a sfiorargli il braccio, ma qualcosa in lei restava così stranamente distaccato.
-Cosa c'è Riza?- le domandò dolcemente baciandole una tempia -Ho detto qualcosa di sbagliato?-
Lei si voltò, con sorriso malinconico, ricambio con un bacio sulla guancia: -Non hai detto proprio nulla di sbagliato. Sono io che...- si fermò, come se si fosse accorta d'aver iniziato un discorso che non doveva essere detto.
-Tu cosa? - la incoraggiò lui stringendola ancora di più a sé.
Lei scosse leggermente la testa: -Niente Roy, deve essere la stanchezza, mi sono solo persa nei miei pensieri, scusami. -
Il Flame Alchemist la scrutò con attenzione, non era affatto da Riza Hawkeye perdersi nei suoi pensieri. Ma se non voleva aprirsi con lui in quel momento non aveva senso forzarla, l'avrebbe solo infastidita. Ne avrebbero riparlato in un altro momento. Ora voleva solo che sapesse che lui sarebbe stato sempre lì per lei.
Si sollevò leggermente sopra di lei, la guardò con intensità, occhi negli occhi.
-Come osi pensare ad altro quando hai un bell'uomo come me che ti stringe con tanto amore? - gli disse giocoso. Finalmente lei si distese e si lasciò andare alla sua adorabile risata cristallina.
-Hai proprio ragione, non so come ho potuto distrarmi. -
Lui continuò con la sua recita, che evidentemente funzionava: -Sei fortunata che io sia un uomo tanto bello quanto magnanimo e quindi ti perdonerò. -
-Oh come siete buono mio bel signore. - continuò a ridere lei.
Le mise un dito sulla punta del naso, in una finta minaccia: -Ma lo farò solo se pagherete il vostro debito, mia damigella. -
Gli occhi del Tenente brillarono: -E come dovrei fare? -
Lui fece scorrere la mano sulla sua guancia, poi s'avvicinò sussurrandogli lentamente: -Penso che questo possa bastare. - e la baciò con sentimento.
Le loro labbra rimasero unite a lungo, in un bacio sempre più intenso.
Quando si staccarono Mustang la guardò con affetto, nuovamente rilassata al suo fianco. Era bellissima, anche in quella nottata di una lunga giornata lavorativa.
-Ti amo. - le mormorò prima di tornare a sfiorarle la fronte con le labbra.
Lei s'intimidì d'improvviso, si girò rapidamente e nascose il viso sul petto del suo ragazzo. Il Colonnello non resistette a stringerla ancora più a sé.
Dopo un attimo la donna sembrò riprendersi, si staccò leggermente per parlare: -È tardi Roy, molto tardi. È meglio che dormiamo invece che fare i fidanzatini, non credi? -
Lui le sorrise furbo, sapeva che stava solo cercando di nascondere l'imbarazzo, ma non poteva nemmeno negare che avesse ragione: -Hai ragione. Mettiamoci a dormire allora. -
Si staccarono l'uno dall'altro per spegnere ognuno la propria lampada, ma immediatamente tornarono a cercarsi sotto le coperte.
-Buona notte Riza. - le disse mettendogli un braccio attorno alla vita.
Lei si girò, anche se al buio Mustang non riusciva a vedere altro che ombre.
- Buona notte, Roy. Ti amo anch'io. - gli disse con voce sottile mentre intrecciavano le dita.
L'uomo sorrise tra sé, ogni volta quelle poche parole gli davano una gioia così piena. Diede una stretta alla mano della sua donna, cercando di farle comprendere quel che provava, poi chiuse gli occhi. Era tempo di dormire, o il mattino sarebbe arrivato troppo in fretta.

Roy si risvegliò riposato nel tepore della stanza buia, fece per stirarsi e subito s'accorse della mancanza di Riza accanto a sé. Senza troppa fretta si mise a sedere nel letto e cercò l'interruttore per accendere la luce sul comodino. Hawkeye era mattiniera, anche troppo per i gusti del Flame Alchemist, non lo stupiva più di tanto che non fosse lì. Era strano però che fosse proprio uscita dalla loro stanza, non vedeva luci provenire nemmeno dal bagno. Trovò il suo orologio d'argento nel cassetto e lesse l'orario, le 8 erano passate da un pezzo. Si ributtò sul morbido cuscino dell'hotel. Ci voleva proprio una sana dormita, si sentiva già più carico. E se Hawkeye lo aveva lasciato a ronfare significava che il loro treno non sarebbe ripartito se non a metà mattina: potevano sfruttare quel poco ma prezioso tempo!
Rinvigorito dall'idea si era alzato di scatto, sistemato e rivestito in fretta, ma senza trascurare i dettagli. Si guardò allo specchio prima di lasciare la stanza: un perfetto colonnello e alchimista dell'esercito di Amestris.
Scese nella hall senza mostrare urgenza, nessuno doveva sospettare che in realtà non vedeva l'ora di trovare la sua sottoposta per concedersi del tempo con lei. Si avviò verso la sala che una cameriera ben educata gli aveva indicato come quella dove sarebbe stata servita la colazione. Era sicuramente un albergo che teneva fede al suo nome, nonostante ospitasse solo dei viaggiatori in pausa forzata non veniva meno a tutte le comodità che solitamente offriva a ospiti ben più altolocati.
Appena entrò nella grande sala un altro cameriere in divisa lo accompagnò a un tavolino e gli portò il menu. Mentre attendeva la sua ordinazione Mustang si guardò attorno. Accanto a sé una grande finestra si apriva su quello che doveva essere il giardino interno dell'hotel, ma che in quel momento era solo una distesa bianca. Nella stanza invece poteva vedere una decina di persone, tra cui solo due donne, che mangiavano o come lui attendevano. Era evidente dai volti e dagli abiti che erano tutti passeggeri del suo stesso treno. Iniziava però a provare una certa apprensione, era stato certo che avrebbe trovato il suo tenente lì ad aspettarlo, invece non riusciva a vedere la sua chioma dorata da nessuna parte. Quando il cameriere tornò con la sua colazione provò a chiedere se l'avesse vista.
- Sì, signore. La signora è stata qui circa un'ora fa, ma non so dove sia andata ora. Provi a chiedere alla reception. -
Il militare ringraziò mentre ragionava tra sé: un'ora prima era veramente presto! Che fretta poteva avere? Domanda retorica, sicuramente stava controllando lo stato del treno. Non riusciva proprio a staccarsi dal lavoro e dai suoi doveri! Come suo superiore non poteva certo richiamarla perché troppo zelante, ma come suo fidanzato avrebbe dovuto trovare un modo per insegnarle a rilassarsi un po'. In realtà ci aveva già provato fin troppe volte, ma senza risultati. Sospirò tra sé, mentre poggiava la tazza al suo posto, avrebbe tentato per l'ennesima volta al suo rientro.

Decise di prendersela comoda a colazione, lesse qualche stralcio dal Central Times del giorno precedente, ovviamente quello nuovo non era riuscito ad arrivare; poco importava, in quel viaggio inutile non era mai riuscito a trovare un poco di tempo per sé stesso, le notizie che quella edizione riportava per lui erano ancora nuove. Fece leziosamente passare il tempo, ma per quanto si concentrasse la sua mente tornava sempre a Riza. Chissà dov'era finita: sarebbe dovuta tornare a fare rapporto da un pezzo!
Stanco di attendere e soprattutto sopraffatto dalla curiosità si diresse alla reception, come gli era stato consigliato.
La donna che li aveva accolti la sera prima era stata sostituita da una più giovane. Appena il colonnello si avvicinò al banco il volto della ragazza si aprì in un largo sorriso. Nonostante ciò s'accorse con piacere che il suo atteggiamento nei suoi confronti era puramente professionale. Era un dongiovanni nato, ma negli ultimi tempi iniziava a trovare fastidiose certe attenzioni non richieste. Certo, coprire la sua relazione con Riza fingendo interesse per altre donne era facile, ma ora che i suoi sentimenti per la sottoposta erano così radicati in lui sopportava a fatica tutte quelle occhiate interessate.
- Salve, mi hanno detto di chiedere a lei. La mia sottoposta è forse passata di qui questa mattina? -
La ragazza gli rispose prontamente porgendogli un biglietto: - Certo, la signorina è passata questa mattina, mi ha lasciato un messaggio da consegnarle. -
Ringraziò distratto mentre già scorreva con lo sguardo il breve testo vergato indubbiamente dalla sua ragazza. Nonostante fosse solo un breve memo la donna aveva aggiunto un formalissimo "Buongiorno Colonnello" iniziale. Sorrise appena consapevole: era proprio da lei.
La nota diceva semplicemente quello che già aveva immaginato da solo: era andata a controllare la situazione alla stazione. Strano però che ancora non fosse tornata. Che fosse accaduto qualcosa? Non che fosse preoccupato per la sua salute, se qualcuno avesse voluto aggredirla ad averne la peggio sarebbe stato sicuramente il delinquente. Forse però si era presentato un problema che con la sua autorità di colonnello avrebbe potuto risolvere più facilmente. Spesso Riza decideva di non coinvolgerlo nella risoluzione di questioni seccanti anche se la sua semplice presenza avrebbe in qualche modo semplificato le cose. Era il suo modo un po' impacciato di mostrargli affetto e gentilezza, evitandogli l'odiata burocrazia.
Sospirò leggermente mentre tornava in camera a recuperare il soprabito, l'avrebbe raggiunta in stazione, desiderava passare quella mattina con lei, se non poteva farlo rilassandosi lo avrebbe fatto lavorando.

Poco dopo era già in strada, stretto nel suo cappotto militare. Ancora una volta ringraziò l'esercito per i suoi anfibi che lo aiutavano a camminare senza particolari problemi anche in quella situazione. Nel frattempo le strade e i marciapiedi erano stati ripuliti, seppur non perfettamente, infatti poteva vedere qua e là cumuli non indifferenti di neve. Il silenzio era quasi assordante. Allontanatosi un poco dall'hotel già pareva di essere in un villaggio fantasma colorato di bianco. Il solo suono che riusciva a percepire era quello ovattato dei suoi stivali, solo qualche ramo che lasciava cadere cumuli di neve spezzava quella monotonia. Nonostante quella sensazione fastidiosa l'impressione che aveva avuto la notte precedente venne confermata dalla luce del sole. La strada era elegante e curata: i lampioni decorati, le ringhiere delle case ben tenute, un marciapiede ampio con qualche panchina ogni tanto e fioriere ora vuote e desolate disposte con ordine lungo tutto il percorso. In estate quel posto doveva trasudare raffinatezza e lusso anche dai tombini!

Quando giunse nelle vicinanze della piazza della stazione iniziò finalmente a sentire nuovamente dei suoni famigliari: gente che chiacchierava, porte e finestre che si aprivano, cani che abbaiavano. Affrettò un po' il passo, non era una persona a cui piaceva stare solo e in silenzio, non vedeva l'ora di poter nuovamente parlare con Riza. Raggiunse la stazione piuttosto in fretta ma la trovò deserta. Si addentrò verso i binari, quando con la coda dell'occhio notò un uomo intento a spolverare nel vano biglietteria. Si avvicinò al bancone richiamando la sua attenzione: - Buongiorno, posso chiedere delle informazioni a lei? -
Il bigliettaio si voltò sorpreso, forse non si aspettava proprio nessuno quel giorno. Con una certa flemma e ancora lo spolverino in una mano s'accostò al vetro per comunicare: - Buongiorno a lei, come posso esserle utile? -
- Immagino sia già passata la mia sottoposta a chiedere quale fosse la situazione del treno per New Optain. - Iniziò venendo subito interrotto.
- Ah sì, la soldatessa bionda che è passata questa mattina! -
- Sì, lei. - fece in tempo a confermare prima che l'altro continuasse: - Una gran bella ragazza, e molto educata anche. Come ho già detto alla signorina non serviva venire fin qui, farò sapere al personale dell'hotel quando il treno sarà pronto a ripartire, ma questo sicuramente non accadrà prima di mezzogiorno, anzi, per esperienza personale potrei scommettere che sino alle 2 di questo pomeriggio sarete ancora tutti bloccati qui. Prendetela con filosofia, Layova è una bella cittadina, forse non così splendida d'inverno, ma almeno c'era un bel hotel ad accogliervi! -
Evidentemente quel tipo aveva voglia di parlare ma ben pochi che lo ascoltassero. Roy però non aveva tempo per far compagnia ad un vecchio bigliettaio annoiato, annuì sorridendo per non risultare scontroso e attese la fine del discorso per fare la domanda che aveva intenzione di porre sin da principio: - Sa dirmi dove si è diretta la mia sottoposta? In hotel non è rientrata. -
L'uomo lo fissò per un attimo perplesso, prima di far cenno di no con la testa: - Non ne ho idea, volente o nolente sono chiuso qui dentro. Anche se in questa stagione non si vende nemmeno un biglietto devo restare in questo ufficio a girarmi i pollici. Come vede l'unico modo per non annoiarsi è fare le polveri a questi vecchi scaffali. - alzò lo spolverino a sottolineare le sue affermazioni.
Roy rispose brevemente: - Capisco. La ringrazio comunque. -
Con un gesto di saluto s'allontanò il più rapidamente possibile tornando in piazza. Aveva voglia di sentire la voce di qualcuno, ma non certo le chiacchiere vuote di un vecchio dipendente delle ferrovie!
Uscito dalla stazione si voltò a guardare il grande orologio che capeggiava sulla facciata, erano da poco passate le 10. Aveva molto tempo prima di pranzo e voleva assolutamente trovare Riza prima di allora. Chissà dove poteva essersi cacciata in quella cittadina vuota e innevata! Guardò istintivamente verso il posto di guardia, ma poi scosse il capo. Se Riza fosse veramente entrata lì dentro ora si sarebbero sentite le urla e i pianti.
Tornò a osservare i dintorni: l'unica strada verso l'albergo pareva essere quella che lui aveva percorso per scendere alla stazione, non c'era alcuna possibilità di evitarsi. Notò allora una donna che puliva alacremente il marciapiede di fronte ad un edificio particolarmente curato ma non grande; anche in precedenza aveva notato di sfuggita il suo impegno. Si avvicinò notando che la signora indossava la divisa delle Poste e il logo poco visibile, nascosto com'era dalla neve, era appeso anche sopra la facciata del palazzo.
La donna pareva impegnata a cancellare ogni traccia della nevicata dal plateatico del suo ufficio postale, non un lavoro da poco considerato quanto abbondante era stata. Doveva essere all'opera da un bel po', forse era l'unica che poteva aver visto Riza.
- Buongiorno, - iniziò con un radioso sorriso, alle donne piaceva, meglio iniziare con un deterrente al cattivo umore che la signora emanava appena ci si avvicinava.
- Buongiorno. - rispose secca, prima di alzare gli occhi e inarcare leggermente le labbra. Forse il suo trucchetto aveva funzionato.
- Mi duole disturbarla, ma avrei bisogno di un’informazione: è per caso passata da queste parti una donna in divisa? -
- Oh sì, ore fa... - rispose guardandosi attorno prima di riprendere - o almeno credo, ero ancora al lavoro sull'ingresso. -
Roy annuì, fingendo di capire cosa significasse quella precisazione.
- Posso chiederle se ha visto dove si è diretta? -
La signora posò un attimo la pala in un cumulo di neve e vi si appoggiò pensierosa prima di rispondere: - Mmm… ah sì, l'ho vista guardare i cartelli laggiù e poi proseguire lungo quella strada. -
Gli indicò un punto sul lato sinistro della piazza. Roy si sentì sollevato, almeno ora aveva un indizio, Riza non era svanita nel nulla.
Ringraziò educatamente la donna che tornò immediatamente al suo terribile lavoro. Roy avrebbe preferito spolverare l'impossibile come il vecchio bigliettaio piuttosto che stare ore fuori al gelo a spalare neve che con ogni probabilità avrebbe ricoperto nuovamente tutto nel giro di un paio di giorni, forse quella notte stessa.
S'incamminò per direttissima lungo la strada che gli era stata indicata, appena si fu allontanato dalla stazione notò immediatamente sul marciapiede le impronte lasciate da soli due anfibi militari. Nessun altro si era avventurato per quella via se non Riza. Non badò nemmeno ai cartelli che superò lungo il percorso, le tracce della sua sottoposta erano nette e l'unica cosa che gli importasse.
Anche se pian piano, mentre la strada si faceva un po' più irta, iniziò a domandarsi cosa mai fosse andata a fare lì Riza. Quella zona sembrava più deserta che quella attorno all'hotel. Le case si erano fatte quasi subito più rade, seppur la via fosse adorna e curata come l'altra, i giardini delle ville erano ben più grandi e le case si notavano appena oltre i piccoli boschi di abeti. Ma il peggio era la salita, sempre più impegnativa. Nonostante fosse costretto a marcire a una scrivania per tutta la settimana Roy si considerava un uomo in forma e sufficientemente atletico, ma quell’erta stava avendo la meglio su di lui.
Sbuffò quando finalmente la via si trasformò in un piccolo spiazzo e spianò leggermente, la vista si apriva improvvisamente sulla vallata sottostante. Sul ciglio della piazzetta notò una casupola in legno, una grande scritta la definiva "terrazza panoramica". Chissà perché avevano deciso di chiuderla in quella maniera, forse per proteggerla dalla neve invernale? Vi si avviò deciso, i passi del Tenente puntavano proprio là.

Attraverso il vetro della porta la scorse seduta con la schiena dritta sulla panchina all'interno. Con le mani in grembo fissava davanti a sé, talmente era assorta che nemmeno si era accorta del suo arrivo. Quando la maniglia si abbassò però tornò vigile e si voltò istantaneamente. La mano le scattò istintivamente sulla fondina, ma la ritrasse subito quando capì chi stava entrando. Roy le lanciò uno sguardo di rimprovero mentre entrava e chiudeva la porta alle sue spalle, sedendosi pesantemente accanto a lei.
- Mi hai fatto fare una scarpinata per trovarti! Si può sapere che fai qui? - aveva sbuffato. Lei però non rispose, mani in grembo e sguardo abbassato. Se voleva distogliere l'attenzione del Colonnello da lei aveva proprio sbagliato tattica. Mustang si voltò dubbioso al suo silenzio, non gli ci volle molto per notare gli occhi leggermente arrossati e gonfi, le labbra serrate e le maniche stropicciate.
- Ah tesoro mio! - le disse dolcemente trascinandola sul suo petto. Riza rimase rigida, ma non si oppose. Roy andò alla ricerca delle sue mani, appena le sfiorò le dita s'accorse di quanto gelide fossero. Improvvisamente si rese conto di quanto freddo facesse in quella casupola, per quanto riparata dall'aria, la temperatura era comunque bassissima. E chissà lei da quanto era lì, da sola. Si guardò attorno fino a trovare il piccolo braciere, proprio accanto alla sua donna. Probabilmente anche in estate, magari la notte, un fuocherello non guastava. Indossava già i guanti, gli bastò lo schioccò delle dita per dare vita ai carboni che sembravano a loro volta congelati.
- Ora inizierà a fare un po' più caldo. - le sussurrò tornando a stringerla in vita. Lei rimaneva muta e immobile. Il Flame Alchemist trattenne un sospiro, ma infine decise di dar voce a tutti i suoi pensieri. Se non voleva aprirsi di sua spontanea volontà l'avrebbe costretta.
- Riza, - iniziò, baciandole leggermente la testa per addolcirla - si può sapere cos'hai? È da ieri notte che sei strana. Se ho detto qualcosa di sbagliato, dimmelo. -
Lei fece solo un segno di diniego con la testa. Questa volta il sospiro che Mustang aveva trattenuto gli uscì dalle labbra.
- Mi spieghi come faccio a capire che hai se non mi parli? -
A quella protesta Riza si liberò dall'abbraccio e tornò a sedere composta. - Non è importante. -
Roy la fulminò con uno sguardo di traverso. Iniziava a perdere la pazienza.
- Ovvio, non è importante. Non lo è sicuramente se la mia ragazza si fa una camminata nella neve per mettersi a piangere in una cabina panoramica al freddo e al gelo. Da sola. -
Era ormai impossibile nascondere il nervosismo.
Lei inspirò lentamente prima di rispondere: - Sono una sciocca. Ti prego di scusarmi. -
- Devi spiegarti, non scusarti. -
- Non voglio tediarti. Sarà meglio tornare in hotel dove fa sicuramente più caldo. - Riza fece per alzarsi, ma Roy la trattenne per un braccio facendola restare dov'era.
- Riza, sono il tuo ragazzo, e voglio che questa sia una relazione seria. E in una relazione seria i problemi si affrontano in due. Dimmi cos'hai. - sapeva di aver usato un tono forse troppo duro, più simile a quello che usava per comandare che a quello che avrebbe sempre voluto usare con lei; ma non gli dava scelta, non poteva fingere ancora che andasse tutto bene.
Le spalle le cedettero e finalmente la corazza che il Tenente si era costruita attorno cedette. Si sporse in avanti, tenendosi il volto tra le mani prima di sospirare e rispondere: - Non c'è nulla che non va in te, sono io il problema. -
- Ah, l'ho già sentita questa. Dimmi la verità. - si spazientì.
Lei si voltò e gli carezzò il viso mentre continuava: - Sono seria Roy. Me ne sono resa conto ieri, quando ci siamo trovati soli in stanza, tu sei così positivo, con lo sguardo ad un futuro felice per noi. Io invece non ci riesco, non riesco a vedere la luce, non riesco nemmeno a rilassarmi un attimo con te quando non ho la certezza più assoluta che nessuno ci veda. Ho paura di rovinare la tua carriera, di perderti di conseguenza. -
Lui le prese la mano facendola fermare.
- Riza, - riprese dopo un attimo di silenzio - Tu vai bene così, non mi importa di quanto tu sia cauta, anzi il tuo è un pregio. Se fosse per me chissà quante volte saremmo ormai stati scoperti! Sei la mia salvezza e ti amo così come sei. - le baciò le dita. Lei fece per ritirare la mano, ma la presa dell'uomo era ben salda.
La ragazza riprese, con la voce un po' più rotta: - No, non va bene. Tu hai bisogno di una donna migliore di me, una donna che non abbia problemi a uscire con te alla luce del sole, che tu possa tenere per mano per strada, di cui tu possa vantarti in pubblico come ti piacerebbe fare, che possa realmente venire in vacanza con te... -
- Sciocca - Mustang la fermò con dolcezza - io ho bisogno di te e nessun’altra. Erano questi i pensieri che ti hanno tormentata da ieri? Queste sciocchezze? -
- Non sono... - iniziò lei, ma venne interrotta da un bacio leggero.
- Sì, lo sono. Faccio sempre la parte del bambino, ma sono un uomo adulto e assolutamente capace di giudizio. Non mi avresti seguito come tuo superiore se non lo sapessi. Ora, quell'uomo adulto ti dice con tutta la sua convinzione che ti ama, e non vuole altra donna che te, con tutti i tuoi pregi e i tuoi difetti, compreso quello di tenersi dentro tutto. -
Lei si morse le labbra, facendolo sorridere. Era così poco da lei tutto quel tormentarsi, ma quei suoi piccoli momenti di debolezza non gli dispiacevano affatto. Ovviamente quando non riguardavano la loro relazione.
Improvvisamente fu lei che, con uno slancio inusuale, si sporse ad abbracciarlo poggiando il viso sulla sua spalla. Si strinsero in silenzio per un po' prima che il Flame Alchemist la richiamasse: - Tutto a posto ora? Qui si gela e vorrei tornare in hotel. -
Lei fece un vago segno affermativo con la testa ma non lo lasciò andare. L'alchimista sollevò allora una mano a carezzarle la testa affettuosamente.
- Promettimi solo una cosa Riza: non crogiolarti mai più nei tuoi pensieri funesti da sola. Se qualcosa del nostro rapporto non ti fa sentire a tuo agio dimmelo. Non si sta insieme solo quando le cose vanno bene, ma a maggior ragione dobbiamo esserci l'uno per l'altra anche quando vanno male. Okey? -
Riza alzò il viso, il suo sguardo intenso lo colpì, prima che chiarezza gli dicesse: - Ti amo. -
Non c'era altro da dire in fondo. Istintivamente la baciò con ardore.

Senza fretta, tenendosi per mano in quella strada deserta, si avviarono verso il loro hotel, gustando in silenzio la ritrovata pace tra loro. Fu una consolazione sufficiente per Roy, avevano sprecato una rara occasione per stare insieme, ma avevano sfruttato quel momento per approfondire il loro rapporto. Nessuno dei due, per motivi diversi, aveva esperienza in relazioni sentimentali così serie, era inevitabile che quei contrattempi dovessero accadere. Forse era solo un ulteriore piccolo ma fondamentale passo per dare forza e forma a quel "noi" che volevano essere.

   
 
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