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Autore: Saga no Gemini    12/06/2022    0 recensioni
I Cavalieri d'Oro dell'XI secolo si troveranno ad affrontare un'oscura divinità sumero-babilonese.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, OC (Original Character)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXI
IL RITORNO DI CALX
 
Grande Tempio, settembre 1068
 
   Il giovane allievo del Sacerdote procedeva a passi lenti: sapeva che il suo maestro non si trovava al Grande Tempio; il suo cosmo era ancora impegnato ad affrontare la terribile minaccia sorta improvvisamente a est. Per un attimo Calx si fermò a sondare l'oscura aura cosmica del Signore d'Irkalla. L'impietosa perfidia che spirava dal cuore di quel nume gli gettò addosso un tacito disagio: ora gli era chiara la distanza che lo separava da suo fratello Erra. - Sono come il giorno e la notte -, pensò, riprendendo il cammino e riesumando dalla memoria le immagini del sogno che a lungo lo aveva perseguitato. Aveva gettato via buona parte della sua vita alimentando dubbi e lasciandosi persuadere dai nemici. Si sentiva a pezzi: dover affrontare gli sguardi truci e le taglienti parole di rimprovero dei compagni sarebbe stato insopportabile, ma decise di reprimere l'ansia che lo investiva e di concentrarsi sull'imminente battaglia.
   Era giunto alle porte di Rodorio e avvertì il cosmo di Alexer tornare al Santuario; tuttavia, percepiva qualcosa di strano: il vigore che lo aveva contraddistinto fino a poco prima era totalmente svanito. Una greve spossatezza lo opprimeva e la fiamma vitale sembrava prossima a spegnersi. Il suo cuore sobbalzò all'idea che il maestro si congedasse da questo mondo prima di potergli parlare. Affrettò il passo, ma la percezione di un altro cosmo familiare lo fece trasalire: - Sertan... no! -, balbettò, sbarrando gli occhi, mentre un'immensurabile tristezza gli calava sull'anima. Iniziò a correre, e i suoi occhi principiarono a versare calde lacrime di dolore.
   Gli abitanti del villaggio che percorrevano l'Odeporica lo videro sfrecciare su quella strada e si chiesero chi fosse quel forestiero e perché corresse a rotta di collo. Calx non badava a nessuno: urtò un barroccino e l'ambulante che a fatica lo trascinava; rovesciò alcune botti lasciate all'esterno di un'osteria, attirandosi i veementi insulti del taverniere. Non appena vide il portale che immetteva nella zona del mercato del Grande Tempio rallentò e, quando l'ebbe oltrepassato, arrestò il passo. Osservò il monte delle Dodici Case in lontananza, parzialmente coperto da basse nuvole sbiadite. Alcune guardie notarono l'intruso e gli si avvicinarono con fare minaccioso; non lo avevano riconosciuto. - Come sei arrivato fin qui, straniero? Torna indietro o saremo costretti a ucciderti! -, esordì un uomo alto e robusto, armato di lancia e con indosso protezioni di cuoio.
   Calx chiuse gli occhi e tirò un lungo sospiro. - Non ho intenzione di farvi alcun male, ma lasciatemi passare. Ho bisogno di parlare al Sommo Alexer! -, rispose con tono calmo ma fermo.
   - Per ordine del Primo Ministro le udienze sono sospese. Ci è stato tassativamente imposto di non permettere a nessuno di avvicinarsi all'area sacra. Ti conviene andartene, ragazzo! -, chiarì un'altra sentinella di statura media, dal fisico asciutto e armato di una spada corta e affilata.
   Il ragazzo aveva compreso che non gli sarebbe stato facile superare quel drappello di soldati e optò per le maniere forti: bruciando una piccolissima frazione di cosmo, agitò una mano e tutti caddero a terra svenuti. - A breve riprenderete i sensi -, disse, osservandoli un'ultima volta e puntando alle Dodici Case.
   Giunto alla soglia del tempio del Montone Bianco, deviò verso l'ingresso segreto; spalancò la porta e, per un attimo, attese: era il momento di farsi forza e di sostenere la battaglia più impegnativa della sua vita, il confronto con i suoi vecchi compagni. Immaginava i loro volti alterati dall'ira e le loro parole ad un tempo sprezzanti e veraci, ma non gli importava più: sapeva di meritare tutto quel dispregio; l'avrebbe accettato come un monito e uno sprone; stavolta, però, non avrebbe ceduto allo sconforto e all'incertezza. Ormai gli era chiaro qual era il suo destino e non aveva più intenzione di sfuggirgli.
   Mentre rimuginava su questi pensieri, raggiunse la terza casa. Sentì il bisogno di rivederla: vi entrò e un egro silenzio lo accolse. Nulla era cambiato dalla sua partenza: quel luogo sembrava possedere il dono di non percepire lo scorrere inesorabile del tempo; varcò la soglia della sala principale: era tutto uguale, mancava solo l'armatura di Gemini, tornata a proteggere il corpo del suo antico custode.
   La consapevolezza che il suo maestro aveva indossato ancora una volta i panni del Cavaliere per sventare la minaccia di Nergal e che per tale motivo la sua vita stava per spegnersi gli instillò un senso di vergogna. Corse via e riprese la scalata alla tredicesima casa. Ne attraversò l'atrio e si accorse che non c'erano guardie all'ingresso della sala del trono: gli parve alquanto insolito. Si avvicinò al massiccio portale e udì delle voci provenire dalla stanza.
   - Io non ho intenzione di starmene con le mani in mano! -, imprecava Zosma, rivolto ad Hamal che lo invitava a non lasciarsi guidare dall'avventatezza.
   - Se il Sacerdote non è riuscito a sconfiggerlo, tu quali speranze credi di avere? -, obiettò Elnath, appoggiato a una colonna a braccia conserte.
   - Stai forse pensando di arrenderti, Elnath? -, ribatté il custode della quinta casa, stringendo i pugni e aggrottando la fronte.
   - Qui nessuno vuole cedere le armi a Nergal, ma Elnath ha ragione. Il Signore d'Irkalla sembra avere un potere molto più vasto di Ade: è un dettaglio che non va dimenticato! -, intervenne Nashira, attirando su di sé l'attenzione di tutti gli astanti.
   - Spiegati meglio -, chiese Altager, incuriosito dal paragone che il parigrado aveva istituito fra le due divinità infernali. Gli era, in effetti, apparso piuttosto anomalo non solo il comportamento del Sommo Alexer, ma anche la pesante sconfitta che aveva subito.
   Il custode della decima casa abbassò il capo, come per raccogliere le idee; poi tirò un sospiro e schiarì la voce; infine, parlò: - Sappiamo che il Sacerdote riuscì a sconfiggere Ade con uno sforzo minore rispetto a quello che ha impiegato per affrontare Nergal, eppure il risultato è stato catastrofico. Ciò mi fa pensare che ci troviamo di fonte a un nemico che per nessuno di noi sarà possibile battere. Ed è molto probabile che questa guerra segnerà la fine del Grande Tempio e dei Cavalieri -.
   - Dimentichi che Ade si reincarna sempre in un corpo ospite il quale, per quanto resistente, non è in grado di contenere l'intera potenza di un dio. Nergal, invece, riveste il suo corpo mitologico e forse è questo il motivo per cui si rivela un nemico più ostico di quanto immaginiamo -, commentò Vernalis, che se ne stava in disparte al capezzale di Sertan, adagiato su di un catafalco di fortuna.
   - Magari è vero -, ammise il Capricorno, tornando a indossare un'espressione meditabonda e cominciando a camminare su e giù per la stanza.
   - Il Primo Ministro ci ha lasciati qui senza darci indicazioni e mi chiedo il perché -, riprese Zosma, battendo leggermente i pugni sui fianchi.
   - Il Sacerdote non sopravviverà a lungo, è normale che Kanaad lo assista! -, rispose Elnath, un po' annoiato da tutte quelle chiacchiere che non portavano da nessuna parte.
   Sargas iniziò a fissare Hamal. Le ultime parole del Cavaliere del Cancro gli rimbombavano ancora forte nella mente; si avvicinò al compagno e, a bassa voce, gli disse: - Cosa significavano le parole di Sertan? Perché non le condividiamo anche con gli altri? -
   Il custode della prima casa gli rivolse uno sguardo incerto: ormai la verità gli era palese, ma sentiva che non era ancora il momento di rivelarla. - Non ora! -, tagliò corto, provando a distoglierlo da quegli assillanti interrogativi.
   Mentre i paladini di Atena si scambiavano opinioni e facevano supposizioni, la porta della sala si aprì e tutti, sorpresi, volsero gli occhi verso l'ingresso. Non appena videro apparire Calx, emozioni contrastanti assalirono i loro cuori. Hamal e Sargas erano stupiti di rivedere il compagno, soprattutto dopo le parole del compianto Sertan. Vernalis e Nashira furono colti da grande contento, sperando che l'ex custode della terza casa fosse tornato per lottare al loro fianco. Altager lo osservò con uno sguardo indagatore, persuaso che quella repentina apparizione fosse dovuta alle critiche condizioni del Sacerdote. A Elnath la vista del compagno destò soltanto curiosità. Ma fu Zosma ad avere la reazione più vigorosa: strinse i pugni e, con atteggiamento aggressivo, si avvicinò all'amico.
   - Che ci fai qui? Perché ti presenti soltanto adesso? Lascia subito questa stanza, se non vuoi che ti riduca in cenere! -, gli gridò, incassando il pugno e avvolgendolo di una fiera frazione di cosmo. I Cavalieri restarono immobili, attoniti, col cuore in subbuglio per il gesto estremo che il compagno intendeva compiere.
   Vernalis si fece avanti e tentò di porre fine a quell'insensato alterco prima che si consumasse. - Smettila, Zosma! Non è il momento di rivangare vecchi rancori! Lasciamo che spieghi il motivo della sua venuta! -, propose, afferrando il braccio del custode della quinta casa; ma egli non accettò mediazioni e, strattonando il compagno, lo allontanò; continuò a puntare Calx, che se ne stava fermo, con lo sguardo fisso verso le sale private del Sacerdote.
   - Sono stanco di te! Mentre ti comportavi da stolto e ti trastullavi con le gioie d'amore, i nostri compagni morivano per salvare il mondo da un nemico senz'anima! Perché ricompari adesso? Perché dovremmo fingere che nulla sia accaduto e riammetterti tra i Cavalieri d'Oro? -, inveì, lanciandogli contro una sfera di cosmo.
   Calx si lasciò colpire e fu scagliato contro una parete, che si riempì di profonde crepe. Sapeva bene che il livore di Zosma era più che giustificato e non desiderava opporsi alla sua furia. Si rialzò, senza proferire parola, e indirizzò il passo verso gli scalini. - Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito! -, riprese il giovane Leone, non ancora pago della lezione che gli aveva appena impartito. Gli afferrò la camiciola e si preparava a sferrargli un pugno in piena faccia.
   - Adesso basta! -, tuonò una voce. Era Kanaad, scuro in volto, in piedi accanto al trono. - Il tuo comportamento è inqualificabile, Zosma! Calx è qui per un motivo ben preciso! Fallo passare! -, proseguì, lasciando che quelle sibilline parole colmassero di domande l'animo già confuso dei Cavalieri.
   - Ma, signore... -, provò a giustificarsi Zosma, abbandonando la presa sull'amico. Il Primo Ministro gli lanciò una torva occhiata che lo ridusse al silenzio.
   - Vieni, il Sacerdote ti aspetta! -, disse poi, rivolto al discepolo del vicario di Atena. Calx salì rapidamente gli scalini; il Primo Ministro gli cinse le spalle con un braccio e lo condusse al cospetto di Alexer, lasciando i guerrieri dorati nello smarrimento più totale.
   Quando i due sparirono tra le luci soffuse delle stanze private del Sacerdote, Zosma riprese il suo atteggiamento insofferente e, al culmine dell'ira, tirò un pugno a una colonna mandandola in frantumi. - Perché tanto mistero? Perché nessuno ci spiega cosa sta succedendo? -, sbottò, in preda alla frustrazione.
   Osservando l'inquietudine del compagno, Hamal decise che era giunto il momento di condividere le sue scoperte e le mute rivelazioni del Cavaliere del Cancro: - Prima che tu faccia crollare la tredicesima casa, è giusto che metta a parte te e gli altri di quanto so di questa storia -, esordì con voce sicura.
   Il giovane Leone lo fissò costernato: - Tu sapevi? Sapevi e non hai detto nulla? -, sibilò, sempre più disorientato. Si avvicinò al compagno e, con occhi imploranti, gli gridò: - Parla! Tutti questi segreti non fanno per me! -
   Hamal si portò al centro della stanza seguito da Sargas e da tutti gli altri Cavalieri. - Nel corso delle mie ricerche sui demoni di Nergal ho scoperto che il dio d'Irkalla è protetto da una barriera che inibisce il cosmo divino. Me ne chiedevo il motivo, visto che i Cavalieri sono uomini, e provai a farmelo spiegare dal Sacerdote, il quale, però, non volle in alcun modo darmi delucidazioni. Poi, mentre affrontavo il demone apparso in Cina, la verità mi fu palese: Calx non è un semplice mortale come noi, ma un semidio destinato ad affrontare Nergal. E ne ho avuto ulteriore conferma da Sertan: prima di morire mi ha rivelato, attraverso il cosmo, che Calx è l'unico a poter affrontare la minaccia del Signore d'Irkalla -.
   La rivelazione dell'Ariete sgomentò non solo il custode della quinta casa, ma tutti i presenti. - Sei certo di quanto affermi? -, domandò Altager, ancora incredulo alle parole che aveva appena udite.
   Hamal annuì. Ognuno parve riflettere e trovare risposte a lungo rimaste inappagate. Ora potevano essere spiegati l'inusitato potere di Calx e la sconfinata tolleranza del Sommo Alexer e del Primo Ministro.
   - Ma Sertan come faceva a conoscere la vera natura di Calx? -, proruppe Nashira, che ricominciò a percorrere la sala avanti e indietro. A quella domanda il custode della prima casa non sapeva rispondere: non gli restava che attendere la fine del colloquio tra il Sacerdote e l'allievo per conoscere i dettagli.
***
   Scortato dal Primo Ministro, Calx entrò nella camera da letto del vecchio Alexer: era una stanza non molto ampia, su cui si apriva una larga finestra che guardava in direzione del mare. Accanto era sistemato un baldacchino a cui erano agganciati drappi di lino; di fronte vi era un piccolo scrittoio, su cui erano appoggiate, in bell'ordine, alcune pergamene. Su una sedia erano state adagiate la tunica e la maschera del Sommo Sacerdote; in un angolo si trovava l'armatura di Gemini, montata a totem e spaccata in più punti. Il ragazzo le diede una fugace occhiata, poi distolse lo sguardo e si soffermò a osservare il suo maestro.
   Dell'uomo di un tempo non era rimasto più nulla: i suoi capelli castano scuri si erano stinti in un grigio pallido; la pelle, in passato giovane e fresca, era ora cosparsa di profonde rughe e macchie nere. La tiepida luce di settembre, penetrando dalla finestra, rendeva ancora più nitide queste differenze: il giovane allievo sentì una stretta al cuore e, con delicatezza, s'inginocchiò a un lato del letto. - Alexer! Il tuo discepolo è qui! -, disse il Primo Ministro. Il vecchio Sacerdote aprì gli occhi e, lentamente, volse il capo e incrociò lo sguardo di Calx, abbozzando un sorriso.
   Negli occhi ormai privi di vivezza di Alexer, il Cavaliere scorse i segni della sua imminente dipartita: aveva resistito solo per incontrarlo un'ultima volta e per rivelargli la verità. - Perdonatemi, maestro, sono stato un pessimo allievo. Ho deluso voi e il Grande Tempio, ma soprattutto non ho saputo raccogliere la vostra eredità: ho dubitato di Atena! -, esordì il ragazzo, con voce rotta e lo sguardo basso.
   Il Sacerdote strinse la mano del discepolo. Calx, stupito, lo guardò e non trovò espressioni di rimprovero sul suo volto. - Ciò che più conta è che adesso sei qui -, replicò l'anziano rettore del Santuario con tono stanco e privo di mordente. - È ora che tu sappia la verità sulle tue origini, figliolo -, continuò, fissandolo con grande serietà.
   Calx scosse la testa. - So già tutto, maestro! Non è necessario che vi affatichiate a darmi spiegazioni -, lo interruppe, lasciando il vecchio Sacerdote sgomento. - Un sogno che mi ha assillato a lungo mi ha mostrato la realtà -, proseguì, destando un forte interesse nel suo interlocutore. Alexer non si aspettava che l'allievo sarebbe tornato al Grande Tempio già consapevole del suo ruolo; ma ne fu lieto.
   - Parlami di questo sogno, ti prego -, chiese, sforzandosi di concentrare tutto il suo essere all'ascolto di quel racconto e di mettere da parte il dolore lancinante e incessante che gli trafiggeva ogni singola cellula del corpo.
   - Dopo l'ultima guerra sacra, Atena si recò nella Dimensione degli Dei Perduti per incontrare le antiche divinità di Sumer: era a conoscenza del prossimo ritorno di Nergal e dell'impossibilità di sconfiggerlo con mezzi tradizionali. L'accolse Enki, il quale le spiegò che soltanto il sangue di Erra, fratello gemello di Nergal, era in grado di fermarlo. Atena chiese di poter conferire con lui ed egli apparve e le accordò il suo aiuto. Quando fu il tempo, prese le sembianze del marito di mia madre, la sedusse e la ingravidò -, narrò brevemente il giovane.
   Alexer aveva annuito spesso durante il racconto: alcune delle supposizioni che aveva formulato nel corso degli anni trovavano ora conferma. La dea per cui aveva tanto combattuto era stata lungimirante e aveva fornito loro un'arma indispensabile per vincere quella difficile guerra.
   - Dunque tu saresti il nipote di colui che intende annientare la vita nell'universo. Curioso come Nergal abbia un fratello gemello! -, commentò il vicario di Atena, quasi parlando a sé stesso. Poi, rivolto al discepolo, disse: - Quando la conobbi, tua madre si rammaricava del tuo insolito concepimento e per lungo tempo non lo accettò. Si chiedeva perché fosse capitato a lei e il giorno in cui nascesti non volle neppure tenerti in braccio. Faticò parecchio prima di rendersi conto dello sviscerato amore che provava per te. Temeva di perderti, ma ormai non dovrà più preoccuparsene. Mi raccontò un sogno la prima volta che c'incontrammo, un sogno che avevo fatto anch'io -.
   - Un sogno? Quale? -, chiese mosso dalla curiosità il discepolo. Benché ormai avesse scoperto le sue vere origini, mancavano ancora alcuni pezzi per completare il misterioso mosaico della sua vita.
   - Una fitta oscurità dilacerata da lamenti, due fiumi che si fondevano a formare una cascata di sangue, un'alta torre in una foresta, un bambino avvolto da luce e tenebre e una maschera in penombra -, spiegò il vecchio Alexer, sempre più affaticato da quel colloquio.
   - E qual è il significato, maestro? -, domandò, desideroso più che mai di conoscere ogni pur minima sfaccettatura di quella complessa storia.
   - L'oscurità e i lamenti sono ciò che Nergal intende spargere sulla Terra; la torre è il suo palazzo; i fiumi di sangue sono il Tigri e l'Eufrate, contaminati dal cosmo mortifero dei demoni; le tenebre e la luce che avvolgevano il bambino credevo fossero una tua doppia personalità, ma ora so che si trattava dello scontro fra la bontà d'animo di Erra e la malvagità di Nergal; l'elmo in penombra immaginavo fosse quello di Gemini, ma in realtà era il cimiero del Signore d'Irkalla -, espose il Sacerdote.
   Calx soppesò le spiegazioni del maestro, poi indirizzò di nuovo il pensiero a sua madre. - Lei conosceva la verità, eppure non ha mai voluto rivelarmela, neanche quando ho insistito. Chi altro ne era a conoscenza? -, domandò. Gli era ormai chiara tutta la faccenda; voleva solo spegnere le ambizioni del suo inaspettato zio.  
   - Oltre me e tua madre, lo sapevano anche il Primo Ministro, il defunto Jorkell e... Sertan -, rivelò il Sommo Alexer, esitando solo a mentovare l'ultimo nome.
   - Sertan? Per questo vi ha raggiunto al palazzo di Nergal? -, chiese il giovane discepolo che, giunto nella sala del trono, aveva intravisto il corpo dell'amico adagiato sul feretro.
   Il vicario di Atena annuì. - Era venuto per riportarmi al Santuario. Kharax gli aveva rivelato che saresti tornato qui. Voleva che ti dicessi la verità -, ammise, osservando per un attimo il soffitto. Non riuscì a trattenere le lacrime, che gli rigarono le gote e bagnarono il guanciale.
   Calx abbassò il capo: il suo cuore era lacerato dal dolore, a motivo delle tante morti premature che la sua defezione aveva causato. Se ne avesse avuto la possibilità, sarebbe tornato indietro nel tempo per impedire alla nera signora di mietere quelle vittime, ma non poteva farlo; poteva soltanto andare avanti e compiere il suo destino per evitare la distruzione dell'universo.
   - Sertan mi ha aiutato a riavermi dal mio smarrimento. Lui ha avuto fiducia nel tuo ritorno fino alla fine, ed è morto con questa convinzione. Era nel giusto: tu sei tornato! -, riprese il vecchio Sacerdote, che ormai sentiva la vita abbandonarlo rapidamente.
   Guardò ancora una volta il discepolo che, a capo chino, aveva ascoltato le sue ultime parole e aveva iniziato a piangere. Gli carezzò la testa con una mano e gli disse: - Ora va', ragazzo mio. L'armatura di Gemini ti attende per compiere il tuo destino -.
   Calx asciugò le lacrime e osservò il maestro: - Non credo che i miei compagni si fideranno più di me, e non ho neppure la speranza che mi riammetteranno tra i dorati custodi -, dichiarò, con voce triste e angustiata.
   Il vicario di Atena assunse un'espressione bonaria e rispose: - Non temere del loro giudizio. I Cavalieri d'Oro di quest'epoca hanno l'intelligenza e la bontà d'animo necessarie per comprendere le motivazioni che ti hanno allontanato dal Grande Tempio -. Proferì quelle frasi velocemente, poi si fermò di colpo. Strinse la coperta coi pugni per reprimere il dolore lancinante che gli torturava le membra. Fissò gli occhi ormai spenti sull'allievo e, con sommo sforzo, riuscì soltanto a dire: - Va'! -
   Fiotti di sangue cominciarono a zampillare dalla bocca e dal naso, imbrattando il letto, il pavimento e la camiciola di Calx. Il ragazzo, atterrito, provò ad arrestare quel fiume vermiglio, ma in pochi attimi il prode Alexer smise di respirare. L'erede di Gemini cacciò un grido disumano, allarmando i Cavalieri e il Primo Ministro. Quest'ultimo irruppe in camera, seguito dai paladini di Atena, e trovò l'amico immerso in un lago di sangue e il custode della terza casa al suo capezzale, in lacrime e sporco di linfa vitale.
   Kanaad gli si avvicinò e lo invitò ad alzarsi, dicendo: - Non c'è tempo per il cordoglio, il nemico si prepara ad annientare ogni essere vivente. Dobbiamo mettere da parte il dolore, per ora, e trovare la forza di concludere questa guerra -.
   Il ragazzo annuì, ma lesse nelle parole del Primo Ministro una pena profonda per la perdita dell'amico di una vita. Si rialzò e, rivolto ad Hamal, in piedi accanto alla porta, disse: - Quanto ti occorre per riparare l'armatura di Gemini? -
   Il giovane Ariete fu ad un tempo sorpreso e contento della richiesta del compagno. - Hai intenzione di riprendere il tuo ruolo di Cavaliere? -, gli chiese, palesando la domanda che tutti avrebbero voluto rivolgergli.
   L'allievo del Sacerdote confermò e i suoi compagni si scambiarono occhiate perplesse. Calx intuì la loro titubanza e si decise a sciogliere i loro dubbi: - So che molti di voi mi ritengono un traditore e comprendo il vostro disappunto nel rivedermi qui, ma non è il momento di rivangare il passato. Io sono colui che deve affrontare Nergal per decreto del fato: soltanto io posso sconfiggerlo. Non vi chiedo di credermi, ma di aiutarmi a salvare l'umanità! Quanto ti occorre, Hamal? -
   - Meno di un'ora -, rispose il custode della casa del Montone Bianco. Poi si portò accanto all'amico e rivolse agli altri uno sguardo deciso e parole importanti: - Il palazzo di Nergal è circondato da una barriera che inibisce il cosmo divino, originata da gemme, ormai ne siete consapevoli. Se vogliamo dare una possibilità a Calx dobbiamo affrontare gli Utukki e distruggere le gemme incastonate nelle loro armature. La salvezza del genere umano è la nostra priorità, siete con me? -
   I Cavalieri annuirono, forti di una nuova speranza. Hamal portò via l'armatura di Gemini e subito iniziò la riparazione. Zosma si avvicinò a Calx, il capo basso e l'espressione contrita; si scusò per l'atteggiamento violento con cui l'aveva accolto e l'abbracciò con trasporto, felice di aver ritrovato il suo amico. Anche gli altri custodi dorati lo salutarono come non avevano fatto prima.
   Il Primo Ministro provò un moto d'orgoglio nel constatare la ritrovata armonia tra le fila della dorata casta. Alexer sarebbe stato gioioso quanto lui nel respirare di nuovo quell'aria di serenità che a lungo era mancata.
   Nell'attesa che il custode della prima casa terminasse il lavoro sull'armatura dei Gemelli, i Cavalieri approntarono una strategia di battaglia. - Tu, Calx, aspetterai che sconfiggiamo gli Utukki prima di attaccare Nergal -, propose Zosma, cercando l'approvazione dei compagni.
   - No! -, rispose secco il discepolo di Alexer. - Mentre voi affrontate i demoni, io ingaggerò battaglia col Signore d'Irkalla -, suggerì, senza però risultare convincente.
   - Sarebbe un rischio che non possiamo permetterci! Ricordati che finché la barriera sarà in piedi non potrai combattere a piena potenza! Finiresti per farti uccidere e lasceresti il mondo alla mercè di quel folle nume! -, obiettò Nashira, che sembrò avere maggior fortuna nell'assicurarsi l'appoggio dei compagni.
   Calx continuava a perorare la sua opinione, ma quasi tutti cercavano di farlo ragionare e di indirizzarlo a un piano che non prevedesse un suo intervento immediato. Il giovane Cavaliere non voleva saperne, sembrava intenzionato a immolarsi per espiare le proprie colpe. Vernalis si rese conto di questo suo proposito e in cuor suo ne capiva le motivazioni: anch'egli aveva visto morire due compagni a causa della sua debolezza. - So che ti senti avvilito per la perdita di tanti amici, ma gettare via la tua vita non li riporterà indietro -, s'intromise, facendo leva sul rimorso provato dal ragazzo.
   - Sono consapevole che non rivedremo mai più coloro che abbiamo perduto; tuttavia, è mio dovere sventare un pericolo che minaccia di estinguere non solo il genere umano, ma la vita dall'universo intero. Ho vissuto troppo a lungo nell'incertezza, attirandomi addosso sdegno e giudizi severi. Ormai non è più il momento di temporeggiare, è ora di agire! Non me ne starò in disparte mentre voi rischiate di morire per abbattere quella barriera; e nessuno di voi riuscirà a convincermi del contrario! -, tagliò corto Calx, che mal sopportava tutta quella premura nei suoi confronti.
   Sebbene a malincuore, i Cavalieri accettarono il pensiero del custode della terza casa e non l'ostacolarono più. Poco dopo sopraggiunse Hamal e consegnò al compagno l'armatura riparata. Calx fece un lungo sospiro: prima di ritornare sul campo di battaglia doveva guadagnarsi nuovamente la fiducia della sua antica corazza.
   Puntò l'indice verso le vestigia, avvolgendolo di un cosmo dorato. In principio sembrò che l'armatura non lo ritenesse degno, ma, alla fine, si scompose e ne rivestì il corpo. Furono tutti sollevati di vederlo ancora una volta indossare la nobile lorica dei Gemelli.
   Kanaad prese la parola e catturò l'attenzione di tutti gli astanti: - Anche questo conflitto sta per giungere a termine. Lo scopo dei Cavalieri è mantenere la pace sulla Terra e conservare la vita umana. Le nostre speranze sono riposte in Calx, il guerriero decretato dal fato per sconfiggere il nostro nemico. Voi avete l'obbligo di sostenerlo e di consentirgli di compiere il suo dovere. Affronterete gli Utukki e distruggerete le gemme, così spianerete la strada verso la vittoria al vostro compagno. Atena sarà con voi e vi guiderà. Andate! -
   Un poderoso "sì" si levò nella stanza e, rincuorati dal discorso dell' ex Cavaliere della Vergine, partirono alla volta di Kutha, la città di Nergal. Giunti davanti al palazzo, Vernalis guardò i suoi parigrado e Calx: - Per Atena e per l'umanità! -, affermò, correndo verso uno degli ingressi. Gli altri ne seguirono l'esempio, e uno a uno scomparvero fra le ombre di quegli accessi.
   Calx osservò l'alta torre e il tempio del Signore d'Irkalla posto sulla sommità. - A noi due! -, disse fra sé. Si teletrasportò alla base di quel bastione, si spogliò dell'armatura e, usando le feritoie come appigli, iniziò a scalarlo. La battaglia finale era iniziata!  
   
 
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