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Autore: sasdavvero    17/06/2022    0 recensioni
“Scusami,” disse, mentre sostituiva il vecchio mazzo col nuovo, “sono praticamente come gli altri, e sono un po' sciupati, ma sai, non posso troppo andare in giro con questi in mano, no? Mica che si pensi che abbia un amante.”
Già.
Un amante.

[Per la DabiHawksWeek2022-Angst]
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Hawks
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C'è un Major Character Death

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Camminava.

Camminava.

Camminava.

Il freddo di dicembre gli gelava le spalle, il ragazzo con cappuccio si strinse nel giubbotto pesante che aveva indosso, la borsa sulla sua spalla pesava, si costrinse a non farci caso.

Fu scosso da un brivido per il vento che aveva iniziato a soffiare, maledisse i fori sulla sua schiena.

Camminava per il viale deserto, qualche lampione illuminava debolmente la strada silenziosa, il ragazzo non ci faceva caso, camminava con la testa bassa, conosceva bene quelle strade, strade un tempo sconosciute e ora così…

Familiari.

Nel modo peggiore.

Si fermò ad un piccolo spiazzo, alzò lo sguardo sull’alto cancello che impediva l’ingresso in quel luogo.

Il suo sguardo vuoto guardava la sommità delle sbarre, le punte aguzze che dovrebbero servire a tener lontano chiunque avesse cercato di entrare.

Distolse lo sguardo, si abbassò, poggiando il borsone a terra, lo aprì, rivelando una grande quantità di piume rosso acceso.

Rosso acceso.

Acceso.

Come—

Le piume si mossero, attaccandosi una ad una alla sua schiena, passando dai fori sul cappotto che facevano arrivare il vento alle sue ossa, il ragazzo prese un respiro, chiuse il borsone e se lo rimise in spalla.

Spiegò le ali, e in un lampo era dall’altro lato del cancello.

Imitò i movimenti precedenti con calma, riapri il borsone e le piume tornarono al loro posto.

Non c’era fretta.

Non sarebbe venuto nessuno, lì.

Nessuno aveva il coraggio di seguirlo.

Il ragazzo camminava sull'erba del luogo, incurante di ogni cosa, lontano, lontano, così lontano, si muoveva in automatico, conosceva ormai troppo bene la strada per arrivare lì.

Quanto avrebbe voluto non conoscerla.

Guardava il terreno davanti a sè, tentando di ignorare il silenzio assordante, tentando di non notare le luci sparse per terra, tentando di non vedere le lapidi ovunque attorno a lui.

Non era mai davvero riuscito ad ignorare tutto ciò.

Camminava e camminava nel grande campo, pensando a nulla, a nulla.

Se non a lui.

Si fermò in fondo al prato, davanti ad una lapide vuota di tutto, se non di una piccola luce azzurra e un mazzetto di fiori quasi appassiti.

Erano mesi che era morto.

Mesi.

Mesi.

Mesi.

Ancora Hawks non riscriva a stargli lontano.

Aveva provato, era da qualche settimana che non passava più, e vedere ora quei fiori che aveva raccolto con così tanta cura, attenzione, accasciati tristemente alla fredda roccia gli smuoveva qualcosa nel petto che non capiva.

Che aveva paura di capire.

Che ormai aveva capito.

Hawks appoggiò il borsone a terra, aprì una tasca esterna e tirò fuori un altro mazzo di piccoli fiori.

“Scusami,” disse, mentre sostituiva il vecchio mazzo col nuovo, “sono praticamente come gli altri, e sono un po' sciupati, ma sai, non posso troppo andare in giro con questi in mano, no? Mica che si pensi che abbia un amante.”

Già.

Un amante.

Si sedette a terra, gambe incrociate, guardava la tomba silenziosa, priva di tutto.

Un poco sorrideva.

Un poco avrebbe voluto urlare.

“Io sto bene,” disse, “il lavoro va… bene, meglio, ma te lo dico ogni volta, con la caduta della Commissione e la cattura di All For One… beh, tutto è un po' più semplice… L’Unione è in riabilitazione, non so come stanno, e non credo loro vogliano vedermi, ma magari farò un salto, se ti interessa.”

La tomba non rispose.

“Scusa,” Hawks si portò una mano alla nuca, come se fosse imbarazzato, “dio, sono così ripetitivo, non voglio annoiarti sempre con le stesse cose, ma in questo periodo non succede nulla.”

Prese un respiro. “È che… dio, io— mi dispiace, Touya, per quello che ti hanno fatto, che ti sei fatto, io— meritavi di più, dio se meritavi di più, mi dispiace di essere rimasto dalla sua parte anche dopo, mi dispiace che— che sei dovuto—”

La sua voce tremava mentre la vista già offuscata dal buio si appannava sempre di più, la luce del lumino brillava nei suoi occhi mentre non riusciva a dirlo.

Non riusciva a dirlo.

Chiuse gli occhi, lasciando cadere le lacrime, lasciando che scorressero sul suo viso, non disse nulla per un po'.

“Mi manchi.”

La tomba non rispose.

“Mi manchi e non lo sai nemmeno, no? Sei immerso nel Nulla, ora, non saprai più come sto.”

“Pensi a me, qualche volta? Io non riesco a non pensare a te, sei ovunque nella mia testa e non—”

“Non so se sia meglio così, o se lo sarebbe se non ci fossi.”

“...Penso che se non ci fossi starei peggio.”

“Una volta Fuyumi è venuta da me, a casa mia, mi ha chiesto di te. Si continuava a scusare perchè non voleva rivangare un trauma, probabilmente parlava delle ali, ma mi sono cresciute del tutto, ora, e la schiena non mi fa nemmeno più così male. Cioè non— non mi fa male, stai tranquillo, Tou, va tutto bene.”

“Ti da fastidio se ti chiamo Tou? Non— non l’ho mai fatto ma è carino, no? Come soprannome, Tou, è… dolce, no? Direi che non ti ti si addice molto, ma ti conosco abbastanza da poter dire che ci sta, invece.”

“No? Ti conosco, o forse non ti ho mai conosciuto, non lo so, ma penso che non fingessi quelle volte— quelle volte in cui—”

“La mia terapista dice che devo lasciare andare il passato, ma anche che un lutto a volte dura anni.”

“Non voglio lasciarti.”

“Non voglio dimenticarti.”

“Vorrei essere stato migliore per te.”

“Vorrei tante cose, in verità, vorrei davvero che tante cose fossero diverse.”

“Io… okay, questa è un po' imbarazzate ma… mi piacevi, sai? Non come persona, non subito, almeno, ma tu sei… tu, ed ero davvero felice che fossi tu, sai? Io—”

“Posso quasi sentirti ridere, ahah, posso quasi sentirti dire Aw, ti piaccio? Imbarazzante.”

“Togli il quasi, io— ti sento sempre ridere e parlare e urlare e ti vedo sul divano con quella tazza di Ryukyu e ti vedo davanti alla TV con quella faccia annoiata e ti vedo—”

“Sai che fiori sono? Nontiscordardimé, ci ho messo un sacco a raccoglierli, ed è stato un casino, ma sono carini, no?”

“Simboleggiano un amore duraturo che non morirà, e il non voler essere dimenticati da qualcuno. Assurdo no? Amore—”

“Scusa,” voce spezzata, Hawks si asciugò le guance fradice, “a volte dico cose senza senso.”

La tomba non rispose.

Hawks sospirò, si alzò in piedi e si accovacciò alla lapide, baciando veloce la dura, fredda pietra.

Diede un ultimo sguardo ai fiori, pensando distrattamente che in una settimana sarebbero appassiti, che che avrebbe dovuto cambiarli.

Aprì il borsone e le piume volarono a lui, Hawks prese il volo, e se ne andò.

Lontano.

Lontano.

Lontano.

Eppure, eppure, poteva sentirlo ridere, in lontananza, sfumato, distorta, dolce risata.

Poteva sentirlo ridere.

____________

non fatevi troppe domande sul tipo di fiore lmao

   
 
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