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Autore: Galletas    20/06/2022    0 recensioni
“la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato."
Ma era davvero così? Forse in alcune situazioni era più facile a dirsi che a farsi
pensò Martín.
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berlino, Palermo
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Era passato più o meno un mese da quando tutti si erano trasferiti in quel monastero arroccato sulle montagne della Toscana, e nonostante la banda fosse composta da persone totalmente differenti le une dalle altre, tutti riuscirono fin da subito ad entrare in una routine scandita da lezioni e ovviamente svago.
Così i beniamini con le maschere di Dalì, gli eroi che portavano avanti il messaggio della resistenza, tutti i giorni si alzavano, si vestivano, scendevano a fare colazione, poi c'era la pausa pranzo e senza neanche accorgersene ecco che arrivava il pomeriggio il sole tramontava e in un battito di ciglia era di nuovo sera, sembravano quasi dei religiosi anche loro, per la disciplina con la quale portavano avanti quelle che ormai erano diventate abitudini, necessarie anche se ripetitive, ovviamente però una volta tornati tutti nelle proprie camere dietro quelle porte chiuse, succedevano cose che avevano molto poco a che fare con il religioso e molto a che fare con il profano, però quella era un'altra storia.
Quindi non era una sorpresa se quella mattina era iniziata esattamente come tutte le altre, Martín si era preparato e stava scendendo per andare a fare a colazione, quando passando davanti alle varie stanze ai lati del corridoio ne vide una con la porta semi aperta, sbirciò e vide Andrés di schiena, stava davanti allo specchio cercando di farsi il nodo alla cravatta,
Martín spalancò completamente la porta e come se fosse un presentatore con un microfono immaginario in mano esordì dicendo
“Ed ecco a voi il modello numero 49, Andrés de Fonollosa indossa un completo formale formato da giacca e pantalone sobrio ed elegante, ma con quel qualcosa in più che fa capire chiaramente chi è che porta i pantaloni in famiglia, il completo perfetto per gli uomini che non devono chiedere MAI."
Andrés non si disturbò neanche a girarsi
“Hai finito? Sai Martín c'è chi non si trova a proprio agio ad indossare giacche di pelle nera e jeans attillati, manco fosse un motociclista che viaggia per il mondo senza meta e dorme per strada, anzi ci tengo a ricordarti che nel tuo armadio ci sono ancora quasi tutti i tuoi vestiti sarebbe carino indossarli così per confondere la gente e farle vedere che in realtà in fondo hai buon gusto"
Martín sentiva che aveva il sorriso sulle labbra mentre finiva la frase, così  si avvicinò e toccando Andrés sulla spalla lo fece girare
"forza vieni qui hijo de puta dammi la cravatta."
E con gesti sicuri e esperti gli fece il nodo, Martín sorrise, Andrés lo guardò tirando su un sopracciglio"che cosa ride signor Ingegnere?"
Martín scosse la testa " niente, niente, ho avuto un deja-vù, tutto qui."
Andrés allora guardandolo negli occhi con tono divertito gli rispose " beh sappia che può farmi i nodi alle cravatte tutte le volte che vuole ingegnere, non sarò di certo io a fermarla."
E con questo uscirono entrambi dalla camera di Andrés per andare a lezione.
la giornata proseguì come erano solite proseguire le altre,e a dirla tutta a Martín non dispiacque per niente, quel briciolo di apparente normalità gli dava conforto.

Era la notte il vero problema, quando le luci si spengevano e le voci scomparivano, facendo posto al buio e al silenzio, Martín rimaneva sconvolto, si sentiva olo e non sapeva bene come reagire, come un bambino spaventato dal mondo che lo circonda, e comunque quella notte era differente dalle altre, non sapeva bene il perché ma lo sentiva distintamente sulla pelle, così non senza difficoltà si addormentò e forse per un momento sperò di non averlo mai fatto.

È notte fonda e lui è in una stanza buia, non si vede nulla, cerca di capire dove si trova guardandosi intorno, all'improvviso una luce accecante, a Martín fanno male gli occhi per l'intensità, ma non distoglie lo sguardo, cerca di mettere a fuoco, la luce cammina verso di lui, e non è possibile è Andrés...
Andrés emana quella luce, e gli sorride, Martín cerca di camminare verso di lui ma non può muoversi, l'immagine di Andrés comincia a retrocedere, continua a sorridergli tendendogli una mano, Martín urla, all'improvviso può muovere le gambe e comincia a correre verso di lui, corre a perdifiato ma non riesce a raggiungerlo, Andrés continua a sorridergli, l'immagine retrocede fino a scomparire.


Martín si sveglia di soprassalto, il fiato corto in gola, il sudore che gli bagna il viso, e un solo pensiero, Andrés,
Andrés che era...morto, era lì davanti a lui ed era morto, e lui non poteva raggiungerlo, era morto e non poteva fare niente.
All'improvviso il panico, Andrés può morire, o meglio tutti possono morire durante questa missione, ma Andrés può morire,
e non è un'ipotesi assurda, o una follia, è una delle tante "variabili" utilizzando le parole di Sergio, così Martín si chiede cosa farebbe, e la realtà lo colpisce come una mano che gli serra la gola, perché Martín non esiterebbe un attimo, si lancerebbe nel vuoto o nelle fiamme con gli occhi chiusi per lui, questa nuova consapevolezza lo lascia senza fiato, perché è ovvio che lui non sarebbe razionale, perché la sua razionalità si perderebbe anche solo se percepisse che Andrés fosse lontanamente in pericolo, questo è un problema pensò, è un problema molto serio, che Martín non sa come risolvere.

La mattina dopo si svegliò con delle occhiaie nere sotto gli occhi e ancora la sensazione addosso di quell'incubo orrendo, durante la mattinata cercò il più possibile di evitare Andrés, cercò di non guardarlo, quando Andrés gli sfiorava le spalle spiegando agli altri le varie fasi del piano cercava impercettibilmente di ritrarsi, ma ovviamente Andrés se ne accorse, e così durante il pranzo mentre ognuno raccontava le esperienze che aveva vissuto dopo il colpo alla zecca,
Andrés domandò
"E tu Palermo come hai vissuto questi ultimi paio di anni?"
Colpito e affondato pensò Martín, Andrés aveva uno sguardo gelido, calcolatore, Martín gli aveva visto quello sguardo negli anni, ma mai, mai neanche una volta quello sguardo era stato rivolto verso di lui, ad eccezione di adesso, Andrés lo stava guardando come un predatore che sapeva benissimo di aver colpito la preda nel suo punto debole. Martín rimase in silenzio per alcuni istanti, poi riprese il controllo sulle proprie emozioni e con il suo solito fare sfacciato e sottilmente crudele, era questa la facciata che aveva fatto conoscere alla banda e non aveva intenzione di fargli conoscere altro, rispose
"Ho passato il mio tempo a Palermo, sai il sole il mare il vino e l'accento siciliano, e qualche scopata quando ne sentivo il bisogno."
Fu Tokio che a quel punto si intromise "sempre sotto il sacro concetto del bum bum ciao, no?"
E Martín accennò un "sì ovviamente"un po' troppo teatrale con il capo,
tutti risero, tranne Andrés che continuava ad osservarlo, a quel punto Martín rincarò la dose e con tono canzonatorio disse
 "ti basta o vuoi altri dettagli più specifici?"
Tutti guardarono Andrés che con voce ferma e gelida rispose "É sufficiente",
il clima vennè stemperato da Stoccolma e Denver che cominciarono a raccontare come e dove fosse nato Cincinnati, il loro bambino, ma a Martín rimase addosso la sensazione gelida del tono di voce di Andrés, adesso capiva come si sentivano tutti quei malcapitati che per sbaglio finivano sul suo cammino .
La giornata proseguì, tra Andrés e Martín non ci furono più interazioni dopo quel botta e risposta a tavola.

Era sera tardi tutti erano nelle proprio camere, tranne Andrés, Martín e Sergio,
A Sergio non era sfuggita la situazione che si era creata tra i due, non sapeva bene cosa fosse successo però sapeva che andava risolta così aveva chiamato entrambi ed ora era davanti a loro " Che succede?"
Domanda semplice e diretta pensò Martín,
i due rimasero entrambi in silenzio a guardarlo,
"Non possiamo permetterci guerre interne ora, e lo sapete bene, abbiamo bisogno tutti della massima concentrazione,in ballo ci sono cose troppo importanti, non so bene quali incomprensioni ci siamo tra di voi, ma cercate di risolverle, domattina voglio di nuovo la vostra più completa attenzione, buonanotte."
E con questo lasciò i due che adesso lo guardavano allontanarsi.
Andrés si voltò verso Martín, le braccia incrociate sul petto "Ti ascolto"
E in quel preciso momento Martín capì che quella sarebbe stata una lunga notte.
 Martín decise però di non rispondere si girò pronto ad andare in camera "Me ne vado a letto"
stava per fare il primo passo quando Andrés alle sue spalle disse "hai sentito che ha detto Sergio"
Martín a quel punto fece uscire dalla sua bocca una risata  "Scusa Andrès con tutto il rispetto ma sinceramente me ne sbatto di quello che vuole o non vuole Sergio",
fece un altro passo
"e se fossi io quello che vuole sapere che succede?"
Martín fece un respiro profondo
a quel punto si voltò lo guardò e con un sottile velo di crudeltà mista a ironia disse "Avrei dei buoni motivi comunque se ti volessi evitare, te lo meriteresti anzi."
Andrés sentendosi attaccato attaccò a sua volta "Guarda che se fosse per me potremmo continuare così e basta"
a quel punto Martín era sbalordito "Così come? Tu che mi chiedi come ho passato gli ultimi due anni? Stai scherzando spero Andrés!"
Andrés ribattè "Prima cosa abbassa la voce, non siamo animali e questo non è uno zoo,  seconda cosa sei tu che hai iniziato, io ho solo reagito al tuo comportamento,
e terza cosa comunque mi dispiace, perchè so che non è stato un bel periodo, ed è vero sono stato deliberatamente crudele."
Martín alzò le sopracciglia, ironia nella sua voce "non è stato un buon periodo non rende bene l'idea secondo me, però accetto le scuse."
Si guardarono per cinque minuti buoni senza che nessuno dei due disse niente,
visto che era chiaro che Andrés non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere Martín si arrese e si decise a parlare rompendo il silenzio che si era creato,
decise di prenderla alla larga
"Se succedesse qualcosa a Tokio durante la rapina tu come reagiresti?"
Andrés lo guardò e senza scomporsi rispose "Penserei che è un'idiota" Martín annuì,
e proseguì "e se succedesse qualcosa a Nairobi?"
Andrés senza batter ciglio rispose ancora:" mi dispiacerebbe leggermente un po' di più che per Tokio."
A quel punto Martín fece un momento di pausa :" e...e se succedesse qualcosa a me?"
Andrés rimase immobile, fissandolo con un' intensità che avrebbe fatto tremare un sasso,
«esatto» pensò Martín,
Andrés però riprese subito il controllo "Questo non può accadere perché Sergio sta pianificando tutto nei minimi dettagli e poi tu sei troppo intelligente per finire catturato, e sinceramente sono perplesso che tu pensi questo di te stesso Martín."
Martín allora fece uscire le parole d'impulso senza pensare "Se qualcuno ti catturasse, io mi arrenderei all'istante, gli racconterei il piano nel dettaglio se questo significasse salvarti, la mia intelligenza e lucidità vanno a farsi fottere quando ci sei tu di mezzo." Andrés sorrise,
Però quel sorriso scomparve all'istante e venne sostituito da parole estremamente piccate
"E tu pensi che io mi farei catturare? Chi pensi che io sia un cretino come Denver o un ragazzino come Rio? Mi offendi terribilmente se davvero pensi questo di me."
"Nelle rapine ci possono essere imprevisti, lo hai detto tu a Sergio una volta se non sbaglio" 
dopo queste parole di Martín, Andrés tacque, 
cadde il silenzio.  
   
 
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