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Autore: Persefone26998    30/06/2022    0 recensioni
"È che forse quando ami qualcuno il silenzio diventa sempre troppo rumoroso e solo Celestia sa quanto Eutimia sia silenziosa, uno squarcio troppo grande che si rimargina con la lentezza dell’immortale per cui gli anni sono battiti di ciglia"
Buon compleanno (in ritardo ovviamente) a Lady Guuji e a sua eccellenza l'Almighty Narukami Ogosho God of Thunder
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raiden Shogun/Ei, Yae Miko
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eutimia è un immenso uroboro che inghiotte se stesso, la forma più alta e artificiosa di eternità in cui pochi istanti durano generazioni e generazioni durano come la danza di una foglia cadente; è un palcoscenico su cui gira continuamente la stessa piece teatrale, è una gabbia sotto le spoglie di un luogo di pace ultraterrena,  è una finzione della mente che nel suo imitare un ideale sembra imprigionarsi in un bozzolo strettissimo.
Yae, onestamente palando, non ha mai amato quel luogo indefinito del tempo e dello spazio, le fa rizzare le orecchie per quanto rumore faccia il silenzio denso di coltre di emozioni infrante che quel luogo emana; è una sensazione senza senso per qualcuno che dovrebbe essere in grado di dissezionare la mente che ha creato quel luogo, eppure è talmente da brivido il dolore che sente che un po’ vorrebbe smontarla pezzo dopo pezzo quella prigione.
Non sempre le sensazioni devono avere un senso e forse è meglio che alcune non ce l’abbiano perché si finisce a strozzarsi con la consapevolezza di se stessi, ché certi rimorsi sono così antichi da frantumare i pochi cocci rimasti e, anche se ti ostini a saltare, non riuscirai mai a raggiungerli; non è uva acerba la donna che le dà le spalle in quel momento e certe volte ricordarsene è più difficile del mettere a tacere il suo spirito da kitsune.
Non l’ha mai vista così scomposta nella sua perfetta immagine pulita e severa da Archon, ma probabilmente sono le ciocche che scivolano dalla sua treccia a darle questa idea di imperfezione; lo sa che Ei la rimaneggia ogni mattino, se possa definirsi un vero senso del giorno e della notte in quel luogo, con attenzione maniacale all’incastro di quel fermaglio che le adorna i capelli e che è forse il ricordo peggiore in quel giorno. E mentre la donna se lo rigira tra le dita assorta nei ricordi, Yae pensa al gemello che è nel fondo del suo armadio al Gran Narukami, dentro una scatola di legno intagliata a mano e rifinita della giada di Liyue che profuma di terra anche dopo tanti anni; e ogni volta che apre quella scatola vorrebbe dire all’altra che a portare le spoglie di un morto tra i capelli ci si dimentica di essere vivi.
- Quanta sciatteria in un giorno di festa... i denti dei pettini non mordono, sai?
L’altra non si muove quando le si avvicina a scioglierle l’acconciatura, resta semplicemente ferma a farsi intrecciare i capelli e rigirarsi il suo fermaglio tra le dita; le ciocche indaco sono sempre troppo lisce per stare ferme, scivolano tra le dita e si perdono ribelli costringendola a ricominciare ogni volta, come una cantilena ripetuta che finisce a perdere di senso finché non si riacciuffa il suo centro. Sono come la loro padrona e lo spazio che la sua mente ha creato, giocano a farsi inseguire senza che niente riesca a penetrare davvero nel loro modo di vedere quel destino che si sono ritrovati nolenti a calcare, sono silenziosi e solitari anche nell’atto di scappare; sono morbidi i capelli di Ei e, se si sofferma a rifletterci per troppo tempo, un po’ le sembra di avere un cuore più fragile mentre vi fa scorrere le dita e il tempo che le divide sembra eternamente lungo.
È che forse quando ami qualcuno il silenzio diventa sempre troppo rumoroso e solo Celestia sa quanto Eutimia sia silenziosa, uno squarcio troppo grande che si rimargina con la lentezza dell’immortale per cui gli anni sono battiti di ciglia.
Perché anche cinquecento anni sembrano una manciata di secondi quando vivi così a lungo che il cambiamento diviene una matassa di capelli che sfuggono e si contorcono all’infinito; diventano silenziosi e lenti anche nel far del male a sé stessi, è lento il ricucirsi quando gli anni camminano a passo di tartaruga e raggiungerli diventa solo l’immenso paradosso dell’eroe sfortunato, sa tanto di uno sforzo che richiede tutto il proprio coraggio. Non che Yae si sia mai sentita di invidiare il battito d’ali che è la vita degli umani, ma certe volte pensa che se basta così poco a dare un significato alle loro vite anche la loro stoltezza assume un senso diverso, potrebbe quasi credere che ad essere sul filo del rasoio si impari a dare più importanza; però i supplici si affannano al Gran Narukami in cerca di una soluzione facile a problemi troppo complessi, le ricordano che anche chi vive un battito d’ali sa essere tanto stolto da non guardare la punta del proprio naso, perché a perdersi un pezzo non c’è bisogno di farsi scrupoli.
Il sospiro che lascia le labbra di Ei mentre si infila il fermaglio tra i capelli ora in ordine la strappa via da quella sensazione; l’altra la guarda da sotto le ciglia e la fa sorridere come lo sguardo cada continuamente sul cesto che tiene accanto alle gambe, che odora di zucchero e tè da svenire, mentre le iridi dell’altra paiono illuminarsi di allegria come una bambina felice delle stelle filanti e si affanna per non mostrare il minimo cambiamento sul suo volto, quasi volesse scansare la propria fragilità anche con lei.
- Cosa ci fai qui, Miko?
- Credevo saresti stata felice di vedermi, ma ti importa solo degli zuccherini... che essere crudele con la tua più grande fedele
Non ci sono solo zuccherini nel cesto e un po’ il disappunto di Ei la fa sorridere dietro le dita lunghe; c’è il kitsune udon, c’è la zuppa di miso e i cracker al sapore di granchio e fiori di ciliegio, ci sono i mochi con i fiori di ciliegio, i dango e il tè speziato di Liyue; l’altra la guarda in silenzio mentre sistema le stoviglie davanti a loro e Yae certe volte non sa se le sembra una bambina o se, in tutto quello che è stato, vederla serena per le piccole cose diventi il tesoro più grande. Sa che l’eternità è un peso e che Eutimia non è più eterna di una tempesta al largo di Inazuma, però sente che il ricordo del suo viso potrebbe avvicinarsi all’eternità.
Ci sono tre tazze poggiate attorno a loro, ci sono tre tazze e gli occhi di Ei si fissano con così tanta intensità su quella dispari che Yae non vorrebbe mai essere guardata in quel modo; eppure le sorride, uno sghignazzare sussultorio di chi vorrebbe nascondere quanto abbia sconfinato nel territorio del lupo con quel passo, ridacchia e versa il tè dalla teiera dal fine disegno alveolare su ceramica bianca.
- Miko, seriamente, perché sei qui?
- La mente perde colpi con l’avanzare dell’età, ma pensavo ricordassi ancora il tuo compleanno
- Era ieri
- È ancora oggi, per la precisione per qualche altra oretta, ma ho pensato comunque che condividere il mio compleanno con te sarebbe potuto diventare interessante... potrebbe essere più di tuo agio bere sakè in questo spazio, ti ho vista in situazioni molto più imbarazzanti di una lingua sciolta da un po’ di liquore
È una mezza bugia bianca quella, sanno entrambe che potrebbe contare sulle dita di una mano le volte in cui Ei è stata un po’ meno il soldato e la Shogun di Inazuma e un po’ più una persona a sé stante; ci sono tanti anni di mezzo e tante persone cadute nel tempo, ci sono tanti punti in cui le loro vite si erano divise anche quando non erano rimaste che loro stesse per l’altra. È che scendere a patti con i propri traumi fa male, richiede un lavoro su di sé che rischia di renderti tutt’altra persona rispetto a ciò che sei sempre stata, diventa più facile allontanare gli altri e chiudersi nella finzione del proprio bozzolo; è che Eutimia è tremendamente silenziosa ed è una prigione che porta in sé il marchio dell’erosione, è il mondo immaginario di un lettore che si perde nelle pagine di un libro fino a consumarsi. A Yae piacciono i libri, le storie, i mondi immaginari, sarebbe un’ipocrita a non farlo lei che dei libri ne ha fatto una fiammella di immortalità che continuerà a bruciare anche quando il loro tempo su quella terra sarà terminato, eppure anche un libro può diventare una prigione se ci si dimentica di chi c’è al di fuori.
Sarebbe rassicurante se il mondo rimanesse sempre uguale a se stesso, eterno e immobile incapace di sconvolgere la mente di chi ha migliaia di anni di tempo sulle spalle, ma la tremenda verità è che nel cambiamento e nella memoria di ciò che è stato che si conserva l’eternità; Makoto l’aveva capito prima di loro.
Ei si sistema sulla morbidezza dei cuscini che Yae ha portato e che sono una gentilezza più per le sue ginocchia che per quelle dell’altra, soffiando delicatamente sul tè bollente che ustiona attraverso la ceramica della tazza e che non sa come possa darle così poco disturbo.
- Pensavo avessero organizzato dei festeggiamenti pubblici
- Sì, devo dire che la tua marionetta è stata anche piuttosto brava, un discorso degno dell’inflessibile Shogun... anche se devo ammettere che pecca di qualsiasi spirito poetico
Scrivere è un’arte, mettere insieme testo ed emozioni affinché abbiano un significato è forse una delle sfide più complesse per chiunque vi si cimenti, è un mettere in parole un marasma di pensieri e di esperienze affinché chi legga possa riconoscere la propria immagine; scrivere è la forma più mortale di eternità, perché a chiudersi nei propri malanni si finisce a scontrarsi solo con se stessi, corrodendosi in un lento spazio nero in cui si crederà sempre di essere soli.
Non ci si pensa a quanto non si è mai davvero soli anche nelle esperienze più dolorose, Kitsune Saiguu l’aveva sempre redarguita su quanto facilmente il dimenticare di essere un tutt’uno collegato ci portasse a credere che non esistesse una memoria collettiva da cui attingere nei momenti di dolore; e certamente il mondo cambia a una velocità spaventosa anche quando non dovrebbe, ma ci sono avvenimenti a questo mondo che accomunano le ere come le radici del Sacred Sakura che percorrono le lande di Inazuma. C’è una poetica quasi crudele nella comprensione che si trova nelle parole di qualcun altro, come se tutto cambiasse affinché niente cambiasse davvero.
Ei annuisce distrattamente, le iridi indaco perse su quell’ultima tazza poggiata alla sua destra; è uno scherzo troppo crudele quello che le sta giocando o forse è un metodo troppo amorale per arrivare al fondo dei suoi pensieri. Non che Yae abbia mai davvero dato peso alla moralità di un’azione tesa ad uno scopo superiore, eppure è consapevole che tra l’onorare i morti e il cercare l’origine della matassa c’è un mare di tempo da doversi prendere; è che certe volte sembra quasi che anche per le entità sovrannaturali come loro il tempo scarseggi.
- Beh? Cos’è quel musetto lungo?
- Mi chiedo spesso cosa avesse scoperto di così terribile da volermi tenere fuori
Probabilmente, pensa mentre guarda come le sopracciglia dell’altra ombreggiano le sue guance, non sapranno mai davvero cosa abbia spinto Makoto a prendere una decisione così drastica, forse Yae non è neanche sicura di volerlo sapere davvero; perché se civiltà sono scomparse per segreti tanto grandi, allora è meglio chiuderli certi scrigni e allontanarli il più possibile da sé. Non dubita che sia il nodo che sente in fondo alla gola a parlare in modo tanto egoistico, non dubita che una risposta allevierebbe il peso che Ei si porta sulle spalle da cinquecento anni, non dubita che verità così grandi siano degne di essere esplorate; ma se c’è una cosa che la sua lunga vita le ha insegnato è che un enigma avrà sempre le gambe troppo corte anche se ti affanni a tirarle, non c’è neanche bisogno di cercare spesso. E benché non ci sia mai abbastanza tempo, una vita immortale è fatta per aspettare risposte; se poi due occhi ambrati di un altro mondo cercano strenuamente quella stessa verità, forse anche loro che la circondano troveranno una risposta.
- Ei!
L’altra la guarda ridacchiare, mentre la sacerdotessa pensa che deve averla proprio invocata con i pensieri, come se quella ragazza avesse un sesto senso nascosto; il vociare della bionda e della sua compagna fluttuante è un contrasto quasi comico con il viso serioso di Ei.
- Oh, la nostra amica è finalmente arrivata, abbastanza con comodo devo dire... non sorridere troppo o ti verranno le rughe
- Hai invitato la viaggiatrice?
- Mpf, quando ha saputo del tuo compleanno ha insistito a voler portare un po’ di allegria in questo tuo mondo grigio... un’opera certamente encomiabile da parte di quello scricciolo
Sei più amata di quanto pensi
Questo però non ha bisogno di essere detto, lo sanno entrambe mentre l’altra lascia entrare le loro compagne della serata; i legami non hanno bisogno di null’altro che di gesti perché nessun essere vivente è fatto di parole, è la memoria ad averne bisogno perché non è in grado di essere eterna senza qualcosa che la tramandi.
I legami sono di tutt’altra pasta, sono fatti di sacrifici che non possiamo comprendere e di cinquecento anni di solitudine, di Eutimia che è silenziosa tanto da far male e che corrode e imprigiona, sono fatti di romanzi leggeri figli del talento e di ricordi amari di una guerra civile incomprensibile; sono fatti di un’idea di eternità che non era reale perché immobile nel continuo flusso del mondo, come una roccia che resiste impavida alla corrente impervia del fiume solo per capire nella propria distruzione quanto abbia più senso seguire il suo scorrere.
I legami sono fatti di un cestino colmo di cibo, dell’odore terroso di un scatola di Liyue, del fermaglio di una gemella tenuto tra capelli troppo lisci per stare in ordine, dell’ambra nelle iridi di un essere di un altro mondo in cerca della verità. Sono fatti dell’odore di pioggia che la viaggiatrice porta nei capelli, mentre tende all’altra i petali di ciliegio e quella bevanda mortale che Ei sembra apprezzare tanto, sono fatti di ricordi e di presente che si miscelano assieme tendendo all’eterno; come le radici del Sacred Sakura.
- C’è una tempesta fuori, scusate il ritardo
- Non dirmi che hai paura dei tuoni scricciolo, sarebbe un risvolto interessante
La biondina fa una smorfia che le gonfia le guance come un lenzuolo teso dal vento, è di un buffo che la fa ridere e che scioglie anche un po’ l’espressione rigida di Ei; l’altra si sgonfia come un pallone di pezza bucato poco dopo, allungandole una scatoletta amaranto con l’eccitazione di un bambino che mostra il disegno frutto di ore di lavoro ai propri genitori, potrebbe quasi credere di provare tenerezza per l’altra.
- Oh, per me? Vuoi forse viziarmi?
E forse davvero basta semplicemente quello, un cestino colmo di cibo e due regali fatti con il cuore, perché mentre apre il suo regalo e la bionda si siede chiacchierando con Paimon, anche Ei le sorride in un modo che non vorrebbe mai dimenticare.
- Miko, buon compleanno
 
Angolino del disagio
Buon salve a tutti, come al solito non riesco ad essere puntuale per i compleanni neanche se mi ci impegno :-)
Premetto che probabilmente avete notato qualche mio headcanon (precisamente l’origine del fermaglio di Ei/Raiden); ho scelto di prendere come P. O. V. quello di Yae, probabilmente per molti non sarà precisa, ma io sono una ferma sostenitrice dell’idea che la nostra kitsune del cuore sia molto più dell’archetipo di un trickster (si intuisce dalla tecnica narrativa utilizzata nella sua story quest, potremmo analizzarlo se vi interessa come esercizio di scrittura). Tuttavia per evitare equivoci, segnerò il personaggio come OOC.
Fatemi sapere cosa ne pensate, come al solito alla prossima
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