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Autore: Charly_92    07/07/2022    1 recensioni
One shot. Un'ode a Eddie, l'eroe di cui Hawkins aveva bisogno, anche se non si meritava.
Una panoramica su ciò che è successo nella 4x09, con un focus sull'amicizia con Dustin.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dustin Henderson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m no hero

“Non cambiare mai, Dustin Henderson.”
Eddie non lo ammetterebbe mai nemmeno sotto tortura, non davanti agli altri, ma Dustin, di tutte le pecorelle smarrite che ha raccolto nel corso degli anni al liceo di Hawkins, è di gran lunga il suo preferito. Non solo perché il più piccolo è un ottimo giocatore di Dungeons & Dragons – anche se niente a che vedere con lui, il game master – e un fervente membro e sostenitore dell’Hellfire Club. Dustin non ha paura di vivere le sue passioni alla luce del sole, anzi, ne va fiero, se ne frega altamente dell’odioso gruppo dei popolari, non se ne sente attratto come il suo amico Lucas Sinclair, anzi, lo snobba altamente. Dustin, per quanto sia ancora giovane, sa benissimo chi è e, soprattutto, chi vuole essere, col suo inseparabile cappellino da baseball, le t-shirt dei suoi eroi, quegli incisivi mancanti e la parlata buffa.
E questo a Eddie piace immensamente. 
Inoltre, cosa niente affatto scontata, quando si è sparsa la voce della morte di Chrissy Cunningham e tutti gli hanno puntato il dito contro, Dustin si è subito opposto a quell’idea, non ha mai pensato che lui, Eddie Lo Strambo, Eddie L’Esiliato, potesse compiere un’azione così efferata. Nemmeno per un secondo. Mentre tutto il resto di Hawkins non ci ha pensato due volte a salire sul carro di quell’ indovina chi? a sfondo omicida, attaccandosi a sciocchezze come il suo taglio di capelli, le catene, la musica metal e un gioco di ruolo e fantasia scambiato per satanismo. Stronzate.
Eddie si è nascosto, terrorizzato da ciò che aveva visto e da ciò che gli sarebbe potuto accadere, ma Dustin non si è arreso, l’ha cercato fino a stanarlo, ascoltando il suo racconto terrificante, per cui era certo sarebbe stato preso per pazzo, invece no, il ragazzino non solo gli ha creduto, ma ha cominciato a spiegargli pazientemente del Sottosopra, di una Hawkins ribaltata, di Vecna e del Demogorgone, mostri reali questa volta, non quelli che evoca lui come narratore nelle loro lunghe sessioni di gioco. Quel figlio di puttana ha ucciso Chrissy in quel modo orribile e altri dopo di lei.  E lo farà ancora, se qualcuno non lo fermerà. Perciò, ora si trovano nel campo di roulotte a costruire scudi chiodati e lance primitive per fare la loro parte nel grande piano architettato da Nancy.
Eddie guarda Dustin e vorrebbe semplicemente ringraziarlo per tutto, per averlo difeso quando nessuno era pronto a ritenerlo innocente, fatta eccezione per suo zio, per essere un membro esemplare del club, per essergli accanto persino in quella battaglia che, anche se cerca di dissimulare, lo spaventa parecchio, per ritenerlo, semplicemente, un amico. In quel momento Dustin fa una battuta del cazzo sull’assonanza tra la parola ‘bat-taglia’ e ‘pipistrello’ che non farebbe ridere nessuno e Eddie non trova nulla di meglio da fare che ingaggiare una lotta scherzosa con lui, per stemperare almeno in parte la tensione per ciò che attende tutti loro. Si ritrova a pensare che se il 1986 deve essere il suo anno – e Eddie sente che sarà così, che stavolta prenderà quel fottuto diploma in abito da cerimonia mandando a fanculo tutta la scuola, mandando a fanculo quel buco maledetto chiamato Hawkins e partendo per il Paese pronto a suonare con la sua band – gli mancherà una sola persona.
“Non cambiare mai, Dustin Henderson. Me lo prometti?”
“Non pensavo di farlo.”
“Bene.”

“Guardaci. Non siamo degli eroi.”

Il piano sta per essere messo in atto e ognuno di loro ha un ruolo: la coraggiosa Max attirerà Vecna, che è ancora sulle sue tracce, nella dimora dei Creel, affiancata da Erica e Lucas, mentre Nancy, Robin e Steve andranno nella sua versione del Sottosopra per colpire il corpo del mostro con bombe molotov, infine, Eddie e Dustin saranno le esche dei demopipistrelli, un diversivo per dare tempo agli altri di agire. Steve, che ha la stoffa del leader in quell’impresa – Eddie invece si sente leader soltanto come game master nelle sessioni di D&D – sta raccomandando loro, se le cose dovessero farsi troppo rischiose, di scappare, di non fare gli eroi, di vendere cara la pelle. 
“Tranquillo amico.” Lo rassicura subito Eddie. “Insomma, guardaci! Non siamo degli eroi!” sentenzia, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Dustin. Steve annuisce, nervoso, lo guarda dritto negli occhi senza dire nulla, prima di voltare le spalle e raggiungere Nancy e Robin che si sono già messe in marcia. Eddie sa cosa significa quell’occhiata. Steve, molto legato al piccolo Henderson, gli ha fatto promettere espressamente di proteggerlo, di fare in modo che da quella rischiosa missione lui torni sano e salvo. “Posso fidarmi di te?” Gli ha chiesto infine, porgendogli la mano a suggellare un patto. Eddie ha preso tempo, prima di dargli una risposta affermativa. 
Lui non è un eroe, non si è mai sentito tale. È sempre scappato, quando le cose si facevano difficili. Quando il corpo di Chrissy ha preso a levitare, le sue ossa spezzarsi con rumori agghiaccianti e gli occhi vitrei a sanguinare, ma anche in situazioni quotidiane: scappava in camera sua quando i suoi si urlavano contro, prima del divorzio e della decisione di trasferirsi dallo zio, scappava dai brutti voti a scuola rifugiandosi nel suo gioco preferito, scappava dai bulli quando era più piccolo e facile preda. Per tanti è un comportamento da codardo, per lui una strategia come un’altra per sopravvivere, unita a una buona dose di fortuna. E lo sa il cielo di quanto ne avranno bisogno. 
Ora però, è pronto al suo ruolo da protagonista, per una volta, in una delle cose che lo fa sentire più a suo agio e al sicuro: suonare. Imbraccia la sua amata chitarra, sale sul tetto della roulotte, afferra il plettro che tiene sempre al collo e – “Chrissy Cunningham, questa è per te!"- comincia a suonare a menadito l’assolo di Master of Puppets dei Metallica. Li vede arrivare in sciame da lontano, quei mostri del cazzo. Quando si sono avvicinati abbastanza, rientra nella roulotte, dove c’è ad aspettarlo un Henderson esultante per il suo concerto – il più metal di sempre! – e si ritrovano a saltare in cerchio e a urlare come pazzi per scaricare l’adrenalina mista a tensione. Imbracciano le armi, sentono i versi dei pipistrelli e il loro fruscio d’ali farsi sempre più vicino, fino a sbattere contro la roulotte da ogni parte.
Ehi! Pezzi di merda! Sbraita Dustin, meritandosi un è proprio necessario? da parte di Eddie, che si chiede come il più piccolo faccia a dissimulare, mentre lui ha i nervi a fior di pelle. Una volta che i pipistrelli trovano una via d’entrata, entrambi si lanciano con urla belluine impugnando le lance, colpendo il più forte e forsennatamente possibile. Riescono, a fatica, ad allontanarli, ma sanno che torneranno. Si dirigono perciò alla corda fatta di lenzuola che riporta a Hawkins, al mondo di sopra. Eddie lascia che sia Dustin ad andare per primo e, solo quando è certo che si trovi definitivamente al sicuro, comincia la scalata a sua volta. Sente i pipistrelli pronti ad attaccare di nuovo, l’altro lo incita a salire più in fretta, ma ecco che ripensa a ogni volta che è scappato: dai suoi genitori, dai bulli, dalla scuola, dal cadavere di Chrissy e, per una volta, Eddie è stufo di scappare. Eddie vuole essere l’eroe. Perché non può esserlo, anche se solo per un giorno, come canta quel fico di David Bowie? Così, prima che Dustin possa capire cosa sta per fare, con un sol colpo di lancia taglia la corda, sposta il materasso e, incurante delle grida dell’altro, esce dalla roulotte, inforca la bicicletta e pedala lontano più veloce che può, lo sciame di pipistrelli a inseguirlo. Dustin è salvo, gli altri avranno più tempo e lui non sarà più Munson-che-è-scappato, Eddie Lo Strambo, Eddie L’Esiliato, ma Eddie L’Eroe, che suona immensamente meglio.

“Credo che questo sia il mio anno, Henderson.”
È un attimo. I pipistrelli l’hanno sbalzato giù dalla bicicletta, quindi Eddie si mette a correre più veloce che può. Lontano da Dustin, lontano dalla dimora dei Creel nel Sottosopra, semplicemente il più lontano possibile. Quei bastardi schifosi non avranno vita facile con lui. Dopotutto, è una vita che si allena a scappare e… Già. Quel pensiero lo immobilizza. È tornato indietro solo per scappare di nuovo? No, non questa volta. Si gira, faccia a faccia con quello sciame infernale, lancia un urlo belluino, impugna con più forza la lancia e lo scudo e si scaglia contro quei figli di puttana. Ma questa non è una partita a D&D dove gli attacchi si risolvono con un fortuito lancio di dadi e Eddie non è un guerriero. Ben presto i pipistrelli lo sovrastano, immobilizzandolo, mordendo le sue carni, facendolo urlare di dolore.
È steso a terra quando Dustin lo raggiunge zoppicando, chiamandolo a gran voce. Eddie vorrebbe dirgli che doveva restare dov’era, che gli aveva promesso di non fare cose stupide, ma tutto gli fa estremamente male e, considerata la quantità di sangue sul suo corpo, intuisce presto che la situazione non dev’essere delle più rosee e non c’entrano un paio di punti ferita in più o in meno questa volta. Henderson, intanto, si sta sforzando di negare l’evidenza, lo vuole persino trascinare via con sé, ma Eddie si sente così stanco, persino parlare è diventato estremamente difficile. 
“Non sono scappato stavolta, vero?” Mormora, sforzandosi di sorridere, ma non è facile perché sa che non basterà un lancio di dadi stavolta a salvare la situazione, la voce allora gli esce incrinata, gli occhi che diventano lucidi. Vorrebbe solo che Dustin non lo vedesse così, che non fosse lì ad assistere alla sua dipartita. Perché Eddie sa, non importa cosa blateri l’altro, di stare per morire. Non prima di essersi fatto promettere dall’amico di pensare lui agli altri membri dell’Hellfire Club, crede che non potrebbe esserci sostituto migliore, più degno. Lui ha altro da fare ora. 
“Sono sicuro che mi diplomerò. Credo che questo sia il mio anno, Henderson.” Sussurra, il sangue in gola a strozzarlo, il sapore metallico che lo disgusta. Eccolo qui, Eddie L’Eroe, con un solo spettatore testimone della sua impresa. Morente per salvare quel buco di culo di Hawkins, quel branco di stronzi dei suoi compaesani, senza che nessuno saprà mai la verità, a meno che Henderson non voglia rischiare di essere rinchiuso in un manicomio. Eddie ne è certo, il 1986 è l’anno giusto per diplomarsi: è stato l’anno più assurdo, eppure migliore della sua vita, l’anno in cui ha incontrato amici veri come Dustin, pronto ad affrontare uno sciame di pipistrelli assassini con lui, per lui. Per un attimo pensa a Chrissy, al loro incontro nel bosco, a come sarebbe stato bello diventare anche suo amico, oppure uscirci insieme, baciarla persino! Ma ora non ha più importanza… Vuole solo dire ciò per cui non ha avuto il coraggio fino a quel momento, prima che sia troppo tardi, e si dà del coglione perché doveva essere in fin di vita per trovare il modo.
“Ti voglio bene, amico.”
“Ti voglio bene anch’io.”

Il petto di Eddie si scalda a quelle parole, ridicolo, se pensa a quanto freddo sente. La vista gli si offusca, tutto diventa buio. Eddie L’Eroe sale verso l’Olimpo, lasciando Dustin a singhiozzare sul suo corpo ormai senza vita.

“Signor Munson, lui è un eroe.”
Dustin vede lo zio di Eddie mettere un volantino con la scritta scomparso e la foto del nipote sul muro accanto agli altri ancora dispersi in quello che tutta Hawkins ha chiamato terremoto, anche se il ragazzo sa bene che non è così. Vecna è riuscito ad aprire i quattro portali, squarciando la cittadina dalle viscere della Terra. Sente che nessun altro lo farà, così si avvicina, zoppicando, e riferisce al vecchio che Eddie era con lui durante la catastrofe. L’uomo gli chiede, con un barlume di speranza a illuminargli di nuovo gli occhi, dove si trovi allora, perché si nasconda, perché non si faccia vedere, perché non pensi a quanto lui sia preoccupato, perché spera di sentirsi dire che magari è ferito e solo da qualche parte, sì, ma vivo, pronto a salutarlo con il suo sorriso irriverente.
Dustin non ha la forza di dirlo ad alta voce, la verità ha ancora un peso troppo grande, non è riuscito a parlarne con nessuno, nemmeno con Steve, così si toglie la collana col plettro di Eddie dal collo, consegnandola a suo zio. Vorrebbe chiedergli se può tenerla, ma sa che sarebbe egoista, dopotutto è l’unica cosa che ha avuto la lucidità di riportare dal Sottosopra appartenente all’amico, così resta in silenzio, il magone che gli procura un groppo alla gola. L’uomo chiude la mano a pugno sul plettro, Eddie ci era così affezionato, non se ne sarebbe mai separato, a meno che… 
La verità lo investe come un secchio di acqua gelida, non ha la forza di dire niente, se non di sedersi e scoppiare in lacrime. Dustin si sente di troppo, unico spettatore di un dolore così forte e intimo, perché, se lui ha perso un caro amico, quell’uomo ha perso il suo unico nipote. Il ragazzo vorrebbe dirgli come stanno davvero le cose, di come Eddie sia stato così coraggioso, semplicemente, tutti loro combattevano contro qualcosa di più grande delle loro forze e capacità, uscendone ammaccati e sconfitti. Vorrebbe che bastasse un giro fortuito di dadi, per mettere le cose a posto, ma sa che non è così.
E la cosa gli spezza il cuore. 
Ma, nel dolore, può ancora essere un Bardo che decanta un’Ode all’Eroe caduto. Così, Dustin parla di Eddie come di qualcuno che gli ha insegnato a essere sé stesso sempre, fino alla fine, anche quando le cose si mettono male, senza mai, per questo, disperarsi. Il giovane sapeva di lasciare una città che lo odiava, una popolazione che lo disprezzava, che non si era mai davvero fermata a conoscerlo sul serio, anche se sarebbe bastato così poco. Eppure, ha scelto comunque di combattere per essa, di sacrificarsi persino, solo perché lo riteneva giusto. Dustin pensa che il prezzo per ritenere Eddie un eroe sia troppo alto, se questo significa non averlo lì accanto a lui. Soprattutto se ciò lo rende l’unico destinatario del suo lascito. Poi pensa al testo di Heroes di David Bowie che dice: we can be heroes/just for one day e pensa che sarà così che parlerà sempre di Eddie: uno che non è nato eroe, ma che ha scelto, nel momento più estremo e difficile, di fare l’eroe.
E fa tutta la differenza del mondo. Sa che, quando ascolterà quella canzone, sarà sempre al suo amico che penserà.
“Signor Munson, lui non solo è innocente, lui è un eroe.”

The author's corner: cosa dire? Sono orfana come tanti altri insieme a me. Eddie è spiritoso, intelligente, irriverente, ma anche dolce, sensibile e gentile e mi ha conquistato fin da subito, in pochissimo tempo, come non mi accadeva da tanto per un personaggio televisivo. Vederlo morire sì, da eroe - ma a che prezzo! - senza che tutta Hawkins sappia la verità su di lui mi ha spezzato il cuore. 
Questa one shot vuole essere un'ode a lui e alla sua amicizia con Dustin, parte che ho trovato molto dolce ed emozionante. Certo, avrei voluto vedere una sua storyline con Chrissy, avere più screentime, vederlo riabilitato e con un nuovo gruppo di amici, diplomato perchè 1986, bellezza!, ma i fratelli Duffer hanno voluto diversamente. Spero che, in qualche modo, sentiremo ancora parlare di lui in una quinta stagione.
Grazie per essere arrivati fino a qui, spero di avervi fatto sentire un po' meno soli, le recensioni sono molto gradite. Alla prossima!










 
  
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