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Autore: Feisty Pants    22/07/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 27

Ricapitolando:

I figli dei Dalì sono ormai rinchiusi nel museo da giorni, ostaggi di certi membri di una banda ignota capitanata da un cattivo comandante e dal suo braccio destro Leroy: il ragazzo che aveva tratto in inganno i giovani facendoli partire per un viaggio alla scoperta delle origini ignote dei propri genitori. Leroy, però, si dimostra permissivo e contrario agli ordini del comandante, togliendo le manette a Nieves, Cecilia, Dimitri e smettendo di torturare Ramon, segregato in un luogo nascosto dal resto del gruppo. La banda, intanto, ipotizza un piano per riuscire a entrare nella struttura ma Nairobi, troppo in pena per i propri figli, riesce a mettere piede nel museo insieme a una squadra sotto copertura per poi trovare Ramon e cercare di liberarlo. A scoprirla è proprio Leroy che, però, dichiara di essere Axel e, deponendo l’ascia di guerra, si getta tra le braccia della madre confidandole di essere sotto ricatto del letale comandante mascherato che minaccia di uccidere la sua fidanzata incinta. Axel, unico autorizzato ad uscire dal museo senza problemi, trova il nascondiglio dei Dalì e, una volta comprovata la propria identità, si allea alla squadra del Professore per aiutarli ad entrare e salvare i presenti. Parte così una prima parte di piano consistente nel consegnare volontariamente alcuni Dalì al comandante, in modo da distrarlo e fargli credere di essere invincibile. È così che Rio, Bogotà, Lisbona e Palermo vengono catturati e portati al cospetto del capo mascherato. Il rivale, una volta scherniti e derisi, toglie la maschera rivelando di essere Arturo Roman che, accecato dalla vendetta e dalla sete di fama, aveva messo su una squadra di ex poliziotti e spie per farla pagare ai Dalì. I tre ragazzi ostaggi, intanto, decidono di entrare in azione a seguito di un tentativo di molestia sulla giovane Nieves e, liberandosi delle manette, meditano di intervenire.
 
 
Arturo Roman.

Arturo Roman era la mente di quel piano diabolico che aveva incastrato i Dalì. Arturo Roman era l’uomo spietato che torturava Ramon e che aveva provato a molestare Nieves.

I Dalì, però, non lo ricordavano affatto così. All’interno della Zecca, Arturo era sì un rivoluzionario ma anche un codardo, viscido e mollaccione. Un uomo che aveva provato a vivere di rendita e fama, parlando a tutti dei rapinatori finendo, però, nel dimenticatoio costretto a mangiare scatolette di tonno. Anche di fronte all’opinione pubblica Arturo Roman aveva perso credibilità, soprattutto a causa delle molestie denunciate da parte degli altri ostaggi, aspetto che gli procurò non poche grane.

Ora, però, vederlo lì a capo di un’operazione sconvolge e diverte allo stesso tempo i Dalì che non sanno a quale faccia della medaglia affidarsi.

“Arturo? Proprio quell’Arturo? Vedo che la pancia non è calata!” ironizza Palermo, coraggioso nel bofonchiare e sfidare il nemico.

“Non ve lo sareste mai aspettati eh?! Eppure eccomi qui, a farvi patire lo stesso squallore che avete provocato a me!” ringhia Arturo battendosi il petto, dimostrando di non aver ancora superato la rabbia per la rapina.

“Oh insomma quante storie! Ti davamo anche da mangiare, ti facevamo andare in bagno, ti davamo da bere e, soprattutto, non ti abbiamo sparato un colpo in fronte quando te lo saresti meritato… visto che stai sul cazzo a chiunque!” controbatte Bogotà sbuffando, annoiato da quel teatrino messo in atto da un uomo che considerava fragile e debole.

“Potete dirmi quello che volete ma oggi ho vinto io! I vostri figli sono miei prigionieri, la polizia vi identificherà e finalmente il mondo conoscerà il volto dei Dalì che molti anni fa se ne sono andati con una miriade di soldi per farsi una vita lontana dai riflettori!” gira la frittata ancora una volta, troppo orgoglioso della riuscita del piano.

“Come hai fatto a trovarci?” chiede allora Lisbona, realmente interessata allo sviluppo di quella missione e unica nel credere di avere di fronte un pazzo ormai pronto a tutto.

“Non tutti i tuoi colleghi erano buoni sai? Io, Gandia, Tamayo, Prieto, Alicia Sierra e molti altri ex ostaggi siamo riusciti a creare l’identikit di alcuni di voi, anche se non avete mai tolto quelle cazzo di maschere. Siamo stati attenti a tutto, finché non abbiamo trovato alcune tracce di sangue…” spiega Roman, appoggiandosi al muro massaggiandosi la grossa pancia.

“Sangue di alcuni di voi che ci hanno permesso di ricostruire il tutto. Sangue di Berlino che ci ha condotti all’identikit del Professore, della mia amata Stoccolma e, infine, di Nairobi… sì perché è stata proprio Nairobi la chiave di tutto” comunica ancora lui, sospirando profondamente con fierezza.

“Sierra ha studiato la sua storia venendo a conoscenza del piccolo Axel che… abbiamo proprio qui!” bofonchia Arturo, indicando Leroy che si sente attaccato ingiustamente.

“Non erano questi gli accordi! Non puoi dire la mia identità!” ringhia Axel, avvicinandosi all’orecchio del comandante. Anche se i Dalì sono dalla sua parte, sapere che Arturo spiattellava ai quattro venti il suo vero nome senza rispettare le clausole lo faceva arrabbiare.

“Sta di fatto che dal giovane Axel siamo riusciti a risalire all’identità di ognuno di voi, abbiamo trovato i vostri figli e li abbiamo intortati per convincerli a venire qui. Nascondere loro la verità sulla vostra vera natura… un colpo di genio sapete? Complimenti per l’insegnamento che gli avete dato!” schernisce Arturo, con occhi lucenti non riuscendo ancora a metabolizzare il fatto di tenere in pugno tutti i Dalì.

“Se non ti dispiace, io tornerei al lavoro… non dobbiamo abbassare la guardia nei confronti degli altri Dalì rimasti. In più, ti ricordo, la polizia verrà a indagare di nuovo sul museo” afferma Axel, non riuscendo più a gestire l’atmosfera e sentendosi sempre più desideroso di chiudere quella brutta faccenda.

“Certo, vai! Sai quanto sarà bello poter consegnare questi furfanti alle forze dell’ordine?” gioisce Arturo strofinandosi le mani, mentre la squadra rivolge un impercettibile sguardo al ragazzo che si appresta a uscire.

Axel percorre i corridoi sentendo il sangue ribollirgli nelle vene ma, stringendo i pugni e deglutendo saliva, prova a mandare giù l’ennesimo boccone amaro preparandosi per la buona riuscita del piano. Seduto nel proprio studio, Axel decide di cambiare le carte in gioco.

“Il comandante è stato stupido a comunicarmi il suo nome… al mondo nessuno conosce la vera identità dei Dalì, lui potrebbe quindi essersi inventato tutto!” afferma Axel, felice del proprio lampo di genio, mettendosi a cercare quante più informazioni possibili su Arturo Roman.

Trascorre una buona mezz’ora e il finto Leroy viene a conoscenza dei processi, della crisi economica, dello sperpero di denaro, della brutta reputazione, delle condanne per molestie sessuali, dell’utilizzo di alcool e di molti altri aspetti degeneri della figura di Arturo Roman.

Axel era intenzionato a cancellare da tutti i database ogni cartella informativa sulla vita dei Dalì ma, purtroppo, le sue capacità informatiche non erano così sviluppate da permettergli di lavorare al meglio senza correre rischi. Il ragazzo avrebbe potuto chiedere l’intervento di Rio, se quest’ultimo non fosse ormai ostaggio di Roman. Il cervello macina idee e proposte finché, finalmente, la lampadina si accende consigliandogli il nome di Nieves.

“Capo, come procede l’interrogatorio agli ostaggi?” domanda Axel, telefonando al comandante in una delle abituali chiamate di controllo.

“Molto bene, qua sono cominciate anche le torture! Frustate e sberle in abbondanza finché non si decideranno ad aprire bocca per dirci dove si trovano gli altri” risponde Roman, facendo sentire il suono di una frustata che colpisce in pieno volto il povero Bogotà, la cui guancia comincia a sanguinare copiosa.

Sentire la dichiarazione di Roman e quel rumore stridente fa rabbrividire il giovane che, strizzando gli occhi e respirando profondamente dal naso, cerca di non farsi influenzare da quella cattiveria che si stava abbattendo contro quella che aveva già iniziato a chiamare famiglia. I patti, però, Axel li conosceva bene e sapeva di dover stare al gioco assecondandolo.

“Molto bene capo, io sto cercando di capire quando verranno a fare il controllo. Pare che saranno molti di più delle scorse volte e sto già dando ordine di nascondere le prove. Abbiamo bisogno dei poliziotti alleati e non di questi ficcanaso” comunica Leroy, pronto a caparrarsi la fiducia del superiore.

“Bravo ragazzo! Bravo! Continua così e fai tutto ciò che ritieni opportuno!” risponde Roman, desideroso di picchiare ancora Palermo che non smette di ridere nonostante le frustate.

“Stavo anche pensando a un’altra cosa… potrei prendere Nieves e torturarla insieme a Ramon? Penso che questo gesto possa portare i Dalì a consegnarsi! Non credo che quella testa calda di Tokyo resista molto stando lontana dalla sua figlioletta” propone poi Axel, usando la carta del doppiogioco per fare il proprio interesse.

“Geniale! Geniale! Procedi pure ragazzo mio!” risponde euforico Arturo, battendo la mano contro alla coscia per la felicità.

Il lasciapassare di Roman, permette a Leroy di correre dagli ostaggi e comportarsi come desidera. Una volta nella stanza dei tre ragazzi, Axel chiude la porta alle proprie spalle e, appurata la sicurezza di poter esprimersi, si rivolge a loro a bassa voce.

“Ricordate che vi ho liberati? Ora ho bisogno del vostro aiuto!” sussurra Axel, guardando i tre giovani negli occhi.

“Cosa? Ok ci hai liberati ma chi ci dice che possiamo fidarci?” bofonchia Dimitri mettendosi sulla difensiva, facendo segno alle amiche di avvicinarsi al suo cospetto per ricevere protezione.

“Vi prego, non abbiamo molto tempo! Il comandante sta torturando i vostri genitori, il Professore attende risposte e io voglio portare fuori Ramon e la mamma il prima possibile!” li supplica Axel guardando l’orologio, sapendo di dover agire il prima possibile.

“La mamma? Ti riferisci alla mia?” domanda Cecilia confusa, altamente preoccupata per il gemello e i genitori, ma al contempo confusa da quell’affermazione del ragazzo che le fa sorgere una strana ipotesi in mente.

“Alla nostra… sono Axel” dichiara Leroy con un filo di voce, abbozzando un leggero sorriso a quella che avrebbe dovuto chiamare sorella.

La notizia lascia i ragazzi senza parole e Cecilia, scioccata dalla dichiarazione, si porta le mani alla bocca non potendo fare a meno di confermare quanto esclamato a causa di una netta somiglianza tra Axel e Nairobi. Emozionata e felice nell’aver ritrovato quel fratello maggiore che considerava morto, Cecilia gli corre incontro cingendogli il collo con le braccia. Un gesto che Axel non si sarebbe mai aspettato ma che accetta ben volentieri, rispondendo all’abbraccio con calore.

“Dicci come possiamo esserti utili!” prende parola Dimitri, ormai certo dell’identità dell’alleato.

“Il professore ha creato una squadra di poliziotti che a breve sarà qui per controllare il museo. In realtà loro sono informati sull’attività illecita del mio comandante, che ho scoperto chiamarsi Arturo Roman, e faranno di tutto per arrestarli. Il professore, però, non ha pensato al fatto che gli stessi poliziotti entreranno a conoscenza della vera storia dei nostri genitori e li dovranno arrestare per quanto hanno fatto alla Zecca di Stato” spiega Axel, serio in volto ma convinto del proprio messaggio.

“Sarebbe un grande problema perché nessuno al mondo è a conoscenza del vero volto dei nostri genitori!” rettifica Nieves titubante, muovendo gli occhi freneticamente in segno di ragionamento.

“Esatto! Come dici tu, però. Il mondo non sa e, quindi… chi gli dice che ciò che trovano potrebbe non essere vero?” risponde Axel cercando di toccare il cuore della questione.

“Non capisco, che intendi dire?” domanda dubbiosa Cecilia, non seguendo la spiegazione.

“Ho fatto delle ricerche su Arturo Roman e su tutte le persone che collaborano alla sua sporca causa. Alicia Sierra ha torturato dei prigionieri andando contro la legge, Prieto e Tamayo hanno compiuto degli illeciti e sono stati radiati, Gandia era un militare che ha ucciso senza ricevere il consenso e il caro Arturo, dopo aver passato i primi anni a vivere di rendita grazie ai suoi racconti da ex ostaggio della Zecca, è finito per sperperare i suoi soldi in prostitute e alcool finendo per ricevere denunce e processi di molestie sessuali e una diagnosi psichiatrica di pazzia dovuta all’alcool” delucida notevolmente Axel, facendo finalmente comprendere il suo piano.

“Quindi loro potrebbero credere che, a causa del disturbo mentale, Roman abbia inscenato tutto questo e abbia torturato delle persone innocenti indicandole come Dalì senza averne le prove!” afferma Nieves esaltata dalla proposta.

“Esatto! A quel punto sarà facile anche arrestare Sierra e compagnia bella per aver permesso questo piano malsano nel quale subentra anche il sequestro di minori. Di fronte alla pazzia di Roman e alla loro precedente presenza al caso Rapina di Stato, sarà semplice dichiarare che questi hanno seguito Arturo solo per un senso di ripicca e vendetta interiore non giustificata” aggiunge Axel delucidando ulteriormente.

“Quindi ora che cosa dobbiamo fare?” chiede Cecilia concentrata, pronta a dare una mano.

“Nieves verrà con me nello studio per aiutarmi a cancellare tutte le prove informatiche esistenti. Tu e Dimitri, invece, andrete negli archivi che vi indicherò e appiccherete incendi per bruciare tutte le prove sui Dalì. Vi raggiungeremo anche io e Nieves una volta finito” conclude poi Axel, felice del proprio piano seppur non dichiarato al professore.

“Andiamo… è ora di portare onore al nome dei nostri genitori” esulta determinato Dimitri, facendo guizzare la fiamma di quel piccolo accendino che avrebbe cambiato tutto.
  
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