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Autore: sakura_hikaru    23/07/2022    0 recensioni
[Green Creek - T.J. Klune]
Gordo affronta una piccola quotidianità e Mark si offre di aiutarlo.
Post Ravensong.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Parte sempre da lì. Le labbra che si arricciano, la punta di un canino che spinge sulla pelle rossa, tanto che a volte Mark teme di veder scendere una piccola goccia scarlatta. Anche se lui sarebbe sempre troppo veloce a far guizzare la punta della lingua e cancellare quel segno, salvo poi fare una smorfia quando il sapore del ferro riempirebbe la sua bocca.
Il malumore di Gordo è esattamente come lui: impossibile da nascondere, plateale come i suoi gesti – sia quando lavora su una macchina che quando deve prendere a calci un nemico del branco – scoppiettante come la sua lingua affilata.
È la terza volta che cerca di allacciarsi la camicia, scontrando la mano buona con il moncone davanti al petto, ringhiando come un lupo e sbattendo caparbiamente le dita sul cotone ruvido della divisa.
«Porca merda, odio questa camicia!».
Mark sospira, passandosi una mano sul collo.
Gli occhi scuri di Gordo lo fulminano, il canino va ancora più a fondo sul labbro e lo sbuffo è chiaro e snervante.
Gordo è un libro aperto, al contrario di Mark.
Se il primo ha imparato a nascondere la rabbia e il dolore dietro ad altra rabbia e parolacce, Mark si è fabbricato una maschera di sorrisi, muscoli tesi e risate lievi.
Parolacce, rabbia, sguardi d'odio, urla.
Pugni stretti, mandibole serrate, capi scossi, sospiri profondi.
Sono così diversi.
Eppure...
«Cazzo!».
Un bottone allacciato, un altro che continua a sfuggire.
Ci sono giorni così, un po' più duri. Un po' più cupi.
Ci sono per Gordo e ci sono per Mark. Quasi mai quei giorni di accavallano.
Quello è il giorno cupo di Gordo, e Mark può stare a guardare solo per poco.
Si avvicina con ampie falcate al letto e si ferma di fronte al compagno. Gordo ne ha percepiti i movimenti, ma è solo quando la sua ombra lo sovrasta che alza lo sguardo su di lui.
«Cosa?».
«Lo so che non vuoi che ti aiuti».
«Infatti».
«Ma se continui così, rischi di non riuscire a uscire per andare a lavoro. Potresti andare a petto nudo e io non mi lamenterei» una punta di ironia, le labbra di Mark si muovono appena verso l'alto «ma credo che Rico potrebbe risentirsene un po'».
«Me ne sbatto delle sue lamentele sul fatto che continua a vedere gente nuda». Eccolo. Il canino ha allentato la presa, il naso si è arricciato in quell'espressione che è così simile a un capriccio... pericoloso, ma sempre capriccio resta.
«Allora niente camicia?».
«Col cavolo».
Ringhia (ormai è diventato così bravo che Mark potrebbe scambiarlo davvero per quello di un lupo) e gli occhi tornano a bucare con lo sguardo la camicia a righe che proprio non vuole chiudersi.
Allora, Mark ha un'idea (innocente, sia ben chiaro) e afferra le braccia di Gordo e le avvicina alla propria camicia. Gli occhi di Gordo saettano, ma quando Mark porta mano e moncone sulla linea dei suoi bottoni l'espressione si fa dubbiosa.
«Non vorrai di nuovo-».
«Slacciami e allacciami tu la camicia» il capo di Mark si inclina su un lato, quasi a esporre la gola al suo mago, con fare sibillino. «Fa pratica su di me».
La bocca di Gordo si socchiude, il fantasma dell'imbarazzo è sulla punta del naso. Poi richiude le labbra con uno scatto, la cupezza negli occhi si scioglie, piano piano, e uno sbuffo d'aria accarezza il collo di Mark.
«Se farò tardi, ti riterrò totalmente responsabile».
«Mi prenderò questa responsabilità».
  
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