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Autore: Soleil Jones    28/07/2022    2 recensioni
Per il prompt, ❛ PRUMANO: è il matrimonio di Germania e Feliciano, ovviamente Prussia e Romano non possono che passare il tempo in bagno a pomiciare come due ragazzini.❜
Alla faccia di Antonio e il suo “Siete entrambi i fratelli maggiori, vedrai che farete amicizia, Romanito!” — sì, amicizia un par de palle.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA CHE LEGGIATE, MI SENTO IN DOVERE DI AVVISARVI CHE SONO ANNI CHE NON SCRIVO IN QUESTO FANDOM E AL TEMPO STESSO È ANCHE LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO UNA PRUMANO. MI SONO DIVERTITA DA MATTI, BUT STILL SPERO DI NON AVER PARTORITO UNO SCEMPIO. :')
THIS BEING SAID, BUONA LETTURA! <3

 

MORSI DI ZANZARE
... sì, zanzare prussiane.


Romano avrebbe avuto giusto un paio di cosette da dire in merito all'idea di quel ciutaglione di suo fratello e quell'armadio a due ante del suo imminente — vita schifosa — cognato. E a dire il vero lo aveva anche fatto: quando Feliciano gli aveva dato la “lieta notizia” (prima dei mondiali per giunta; non a caso l'Italia aveva finito col perdere), durante i preparativi a cui aveva preso parte a prescindere dalla sua opinione su Ludvigghe, e al check-in all'aeroporto due giorni prima. Ma per l'appunto, non si dica mai che Romano Lovino Vargas non era un buon fratello: aveva persino accettato di dividere la camera d'albergo con l'altro cognato, venuto in allegato a riempirgli i futuri cenoni di Natale in famiglia di strepiti altresì noti come il suono della sua voce e situazioni scomode nel cavallo dei pantaloni.

Alla faccia di Antonio e il suo “Siete entrambi i fratelli maggiori, vedrai che farete amicizia, Romanito!” — sì, amicizia un par de palle.

Se fosse stata solo quella, dividersi lo specchio del bagno per prepararsi più in fretta non li avrebbe visti finire con le braccia di Romano avvinghiate attorno alla figura di Gilbert e la lingua e la coscia di quest'ultimo infilate una nella sua bocca e l'altra contro il cavallo dei suoi pantaloni Dolce & Gabbana.

Le mani dell'albino palparono con entusiasmo il fondoschiena del sud italiano, sollevandolo in un impeto contro il muro, e in tutta risposta Romano gli afferrò i capelli nivei, tirandoli come a intimargli di non azzardarsi a stropicciargli il completo — ma in parte anche per incitarlo. Come se il profumo della sua acqua di colonia e il suo sapore non fossero abbastanza!

Gilbert lasciò le sue labbra con un suono bagnato; tracciò un percorso lungo il suo mento, il suo pomo d'Adamo... fino ad arrivare alla porzione di pelle olivastra lasciata scoperta dai bottoni della camicia ancora aperti. E vi si avventurò con lingua e denti, ed i sospiri emessi dal suo caro quasi-cognatino ad echeggiare nel piccolo bagno in porcellana e cristalli e le sue mani calde a marchiargli le scapole esposte e tracciargli percorsi di fuoco sulla pelle bianchissima.

Romano, nonostante fosse di costituzione più minuta e avesse un'indole bisognosa di attenzioni, suscettibile e volubile, era un amante focoso; pieno di trasporto e passione, nonché della cocciutaggine necessaria a contrastare i baci impertinenti di Gilbert con morsi e affondi. Il tutto avvolto nella presenza di quest'ultimo: forte, abrasiva, a tratti anche sopraffacente — ma non così spiacevole.

Dopotutto, megalomania ai limiti della stupidità e repertorio culinario discutibile a parte, se qualsiasi aspetto di Gilbert fosse stato davvero spiacevole non sarebbero stati così presi a limonare neanche avessero avuto sedici anni da ignorare bellamente il bussare alla porta della camera.

« Gilbert, sei lì? » chiamò la voce di Elizabeta, seguita a ruota da quella più tintinnante e vivace di Laurie.

« Romi? Sono Laurie, non siete ancora pronti? »

A loro insaputa, tecnicamente la risposta sarebbe stata snì.

Non ricevendo risposta, l'ungherese socchiuse pericolosamente gli occhi, prima di alzare ulteriormente la voce e bussare di nuovo, al diavolo le apparenze femminili e delicate che le dava il suo abito da cerimonia. « Guardate che si sta facendo tardi, signori testimoni! Gilbert, non farmi venire a prenderti per le orecchie! »

« Magari stanno male...? » le sussurrò Laurie, e nonostante il suo accento belga e la sua personalità in generale donassero sempre un ché di dolce a qualunque cosa dicesse, le parole che urlò attraverso la porta subito dopo, con tutta l'innocenza del caso, ebbero il potere di arrivare fino al bagno come una grandinata durante la stagione estiva. « Romanoooo, se non ti senti bene tranquillo, Francis è già nella hall e si è offerto volontario di fare le tue veci per accompagnare Feli all'altare, in caso! »

« COSA?! »

Si sentirono un paio di tonfi, seguiti da delle colorite imprecazioni sia in tedesco che in dialetto sud-italiano stretto, dei sommessi muovi il culo e non tirare così! e dei fruscii. E in trenta secondi netti la serratura della porta scattò, rivelando alle due donne un Romano vestito di tutto punto salvo il nodo della cravatta in procinto di venir sistemato.

« Oh, guarda Lizzie, eccone uno! » esclamò sorridendo Laurie.

« Con permesso, signore » Romano le superò con un cenno galante, subito sostituito da un'espressione che definire scazzata sarebbe stato un eufemismo appena ebbe le due donne alle sue spalle. Accelerò il passo lungo il corridoio rifinito, sibilando tra i denti: « Quel bastardo lumacaro... »

« Oi, Romano! Warte! »

Appena qualche istante dopo, Gilbert ruzzolò alla porta con la giacca del completo sulle spalle, la cravatta ancora sfatta e le dita leste impegnate a finir di chiudere il gilet. Elizabeta guardò quello scemo del suo amico di infanzia e si domandò come avesse fatto in passato ad avere una cotta per lui. « Ah, ed ecco l'altro. »

Uno prese l'ascensore; l'altro le scale. E stranamente questi arrivò al pianterreno per primo — dove, ad aspettarli ai piedi della rampa di scale, al limitare della lounge che dava poi sulla hall, trovò Roderich.

« Ci sono, eccomi! Lo so, stavate temendo il peggio, ma il Magnifico Me non tarderebbe mai proprio oggi! »

L'austriaco guardò Gilbert da capo a piedi, l'espressione più condiscendente e giudicante del suo repertorio stampata in faccia neanche stesse contemplando una macchiuccia sul suo Bösendorfer. L'albino aprì bocca per polemizzare e, francamente, dirgli di farsi i cavoli suoi, ma venne preceduto dal suo ex — il quale, anche lui, si chiese come fosse possibile che fossero addirittura ex.

« Non una sola parola. Vieni piuttosto, andiamo da tuo fratello. E per amor del cielo, sistemati quei capelli. »

« Oh, Romano! » Poco lontano, Antonio tirò un sospiro di sollievo a vedere le porte dell'ascensore aprirsi. « Dov'eri finito? »

« A osservare i piccioni sul tetto » rispose impassibile il più piccolo, finendo di sistemarsi con un lieve strattone alla giacca prima di sbottare: « Secondo te, Antò? »

« Vaya, non serve che ti scaldi tanto. È una giornata felice questa! »

Romano, invece di dirgli di parlare per sé, schioccò la lingua e lo oltrepassò. « Felice un cazzo se il tuo compare non se ne sta al suo posto. Dove sta Feliciano? Ah, eccoti. Vie' qua, forza. »

Il suddetto si voltò, e appena lo guardò bene, sussultò. « Ve'? Ma— fratellone, aspetta un attimo! »

« Fratellone niente » sbottò Romano, prendendo sottobraccio Feliciano e ignorando bellamente il flash di una macchina fotografica e lo squittio di sottofondo non bene identificato su quanto fossero carini e belli i due fratelli così insieme. « Hai voluto la bici crucca? Mo' pedala fino all'altare. »

« Non è quello! Volevo dire che hai qualcosa sul collo... »

Ci fu un altro flash. Solo che stavolta avvenne perlopiù (ma non solo) nella mente di Romano, accompagnato dal ricordo ancora fresco e tangibile delle labbra pallide di Gilbert intente ad assalirgli ogni centimetro di epidermide disponibile. Tanto bastò perché si sentisse andare a fuoco la faccia.

Si portò istintivamente una mano al collo, sul punto esatto in cui nonostante il colletto della camicia e la carnagione olivastra spiccava un segno rossastro. « Dio bas... » —e avrebbe tanto voluto dirlo, proprio di cuore, ma non con ragazzini dell'età di Emily a portata d'orecchio. O Peter, ché sennò poi chi li sentiva il marito di quello scemo del suo ex-tutore o peggio ancora gli scandinavi che se l'erano adottato?

No, troppe orecchie sensibili e figure genitoriali spaventose. Era una persona migliore, lui, anche se non per merito del sentimento d'amore novello che nonostante i dinieghi lo aveva travolto con la stessa puntualità con cui la causa di tutto quel macello in persona si dimenticava di leggere le etichette delle sue conserve prima di aprirle nella convinzione di avere per le mani un chilo di Nutella. Per cui prese un bel respiro, e affermò: « Mi ha morso una zanzara, ho scordato l'Autan. »

Feliciano parve crederci o quantomeno decidere di fargliela passare, per una volta. Si dondolò sul posto, nel suo bel completo color panna e con un sorriso radioso in volto, e avvicinandosi fino a sfregargli una spalla cinguettò: « Oh! Capito, capito! »

Aveva decisamente capito, maledizione.

Romano guardò di sottecchi il punto in cui Roderich ed Elizabeta stavano cercando di trascinare via Gilbert, il quale, appena incrociò il suo sguardo, si aprì in un sorriso affilato e da magnifico sottone. Si indicò il collo ammiccando, evidentemente felice del proprio operato, e nonostante l'occhiataccia e il segno esplicativo che il moro gli rivolse in risposta ebbe comunque la faccia tosta di agitare un braccio e urlare: « A dopo, Knuddelbär! »

(Prima che Francis arrivasse a condurlo via a suon di su, su, mon ami nel tentativo di salvare il fratello e testimone di uno degli sposi dall'ira funesta del fratello e testimone dell'altro sposo.)

 



...yes, uhm, how was it?? :'D

Non sono più abituata al format di EFP, but anyway, che dire, la mia fase hetaliana torna puntuale una volta l'anno (o ogni due) ed è sempre subito amore come la prima volta. La differenza è che ora shippo non il mondo ma close enough lol.
Come ho già detto su, questo è il mio primo tentativo coi Prumano; non è granché, non è perfetto, ma mi sono sbellicata dal ridere, li adoro! Quindi ve li presento ugualmente, con immancabili personaggi e brotp di contorno, oltre a ship implicite e accennate (i.e. la ovvia Gerita, su cui verte il prompt di Ares, o la Spuk loml... e non farò finta di non aver un po' shippato Belgio e Ungheria nella fase di editing). Insomma, interpretate a piacimento e godetevi questi due deficienti che mamma mia se non li avessimo dovremmo inventarli. <3
E oh, dimenticavo! Laurie è, come avrete capito, il nome che ho scelto per Belgio. Non ho trovato nomi ufficiali, solo alcune opzioni offerte da Himaruya, quindi ho fatto un paio di ricerchine e scelto da me. Per il resto, vediamo... ah, sì! Ci sono ovviamente delle paroline in lingua qui e là, ma la mia preferita è il Knuddelbär di Prussia, che in tedesco è un epiteto con cui chiamare il proprio significant other che significa cuddle bear. Please ne hanno uno che tradotto è musetto di riccio, colerò A PICCO con Prussia che usa questi nomignoli con Romano e Romano che non capisce un cazzo ma si altera comunque perché l'amore e l'imbarazzo non conoscono barriere linguistiche.

E niente, okay, taccio, passo e chiudo.

Grazie per aver letto e non preoccupatevi: il matrimonio è andato a gonfie vele. Merito della presenza di Vash, altresì noto come uno dei pochi sani di mente lì in mezzo. Più o meno. 
 
  
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