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Autore: Feisty Pants    30/07/2022    1 recensioni
In una scuola americana, lontana dalla Spagna e dalla storia dei Dalì, i figli degli ex rapinatori vivono la propria adolescenza con spensieratezza, gioia ed energia, senza sapere di avere, come genitori, i ladri più geniali della storia. La vita trascorre normalmente per i Dalì, ormai intenti a lavorare e a seguire una routine che li entusiasma, ma la tranquillità non durerà per sempre: presto la verità verrà a galla, portando con sé rischi e pericoli.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bogotà, Il professore, Nairobi, Rio, Tokyo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 31

La pace sembra finalmente tornata e i Dalì, dopo aver ricevuto le giuste cure mediche in ospedale, possono mettere un punto a ogni questione.

“Signor Marquina, è tutto risolto. I delinquenti sono stati arrestati, altri sono rimasti uccisi dalle fiamme e l’inchiesta si è ormai conclusa dando la piena colpa ad Arturo Roman che, a causa della sua pazzia, ha inscenato questo teatrino credendovi i Dalì. Vi auguriamo ogni bene e una buona ripresa” comunica il comandante delle operazioni di salvataggio, salutando Sergio, Raquel e Palermo presenti in sala d’attesa.

Il professore ringrazia e si limita poi ad abbozzare un sorriso ai due colleghi, non potendo dare troppo in escandescenze vista la buona riuscita del piano.

“Devo dire che a questo giro chi ha fatto davvero la differenza è stato il figlio di Nairobi” comunica il professore rivolto alla moglie.

“Ramon? Sì è stato veramente eroico!” condivide Raquel, ripresasi dal malessere e dal deperimento.

“No, parlo di Axel. È stato lui ad avere il colpo di genio riguardante l’instabilità mentale di Roman. È stato davvero geniale perché è riuscito a convincere tutti del suo pensiero ed è grazie a lui se non avremo ripercussioni in questa storia” dichiara il professore, piacevolmente colpito da quello che potrebbe essere il degno erede della sua mente.

Axel, in quel frangente, si trova in una stanza d’ospedale per un controllo alle costole.

“Come stai?” chiede Nairobi entrando nel luogo dopo aver ricevuto il permesso dai dottori. Anche la donna è ormai fuori pericolo, con la mano accuratamente fasciata e gli antidolorifici nelle vene per non sentire il dolore dovuto all’operazione alla mano bucata.

“Mi sento un po’ strano…” afferma Axel cupo in volto, con il capo chino rivolto al pavimento.

“Perché dici questo?” domanda Nairobi, avvicinandosi al figlio e godendosi con calma il loro vero e proprio ricongiungimento.

“Non riesco a capire che cosa sia successo. Prima ero nei cattivi, ti odiavo e ora sono dalla parte dei buoni, è tutto finito e la mia vita ricomincerà da capo. Sono partito con l’idea di colpirvi e ora me ne vado con il desiderio di… non separarmi più da te” si apre definitivamente il giovane, dimostrando il pieno attaccamento alla madre.

“Non ho mai superato la nostra divisione. Ti ho sognato ogni notte e pensato a te ogni giorno” comincia a parlare Nairobi, sentendo la voce spezzata e gli occhi inumiditi dalle lacrime.

“Ho festeggiato in silenzio ogni tuo compleanno, chiedendomi quando avrei riavuto l’onore di soffiare con te le candeline. Ti ho parlato ininterrottamente, immaginandoti come mio mentore sempre pronto a dirmi dove sbagliavo. Ti ho chiesto scusa in tutte le lingue del mondo, ti ho cercato in ogni luogo e non ti ho mai cancellato dal cuore… non possiamo restituirci a vicenda il tempo rubato, ma possiamo ricominciare da ora” conclude Nairobi ormai preda del pianto, sporgendosi verso il figlio che l’abbraccia calorosamente. Un abbraccio assaporato in ogni dettaglio, nel quale ogni lembo di pelle percepisce la rispettiva appartenenza negata per troppo tempo.

“Agata, puoi venire? Nieves dovrebbe svegliarsi a momenti ed è bene che tu sia vicino a Silene” li interrompe Rio entrando nella stanza. La gitana, dopo una carezza al volto del figlio ritrovato, segue l’amico lungo i corridoi e, dopo qualche secondo, gli chiede:

“Come stai tu?”

“Sto bene… frastornato ma bene” risponde lui, nascondendo la sua vera preoccupazione.

“Intendo per il resto… mi vuoi sempre vicino a Silene, ma chi sta vicino a te?” afferma Nairobi, rendendosi conto dello sguardo triste del più giovane dei Dalì.

“Sono venuto a sapere della morte dei miei genitori” se ne esce lui, liberandosi di un peso che non aveva ancora confidato a nessuno.

“Ricordi quando ricevevo quelle chiamate da parte loro?” porta alla memoria lui, deglutendo più volte per poi continuare il discorso.

“Non erano veramente loro. Cesar Gandia li aveva già assassinati, minacciandoli e chiedendo di rivelare la mia posizione che manco sapevano” conclude Anibal mangiandosi il labbro inferiore per non piangere.

“Anibal, mi dispiace!” sussurra Nairobi sconvolta dalla notizia, appoggiando una mano sulla spalla del giovane uomo.

“Sai cosa mi fa veramente male?” si apre allora lui, bloccandosi di colpo sul posto e stringendo i pugni per la rabbia.

“Il fatto che per me loro erano già morti e così io per loro! Mi hanno buttato fuori casa non vedendomi più come un figlio. È questo il motivo per cui le mie marachelle informatiche sono diventate rapine e illegalità. Io non voglio far vivere questo alle mie figlie!” afferma Anibal convinto.

“Non vedo l’ora che Nieves si svegli per abbracciarla forte e dirle che è tutto ok! Non mi importa se ha sbagliato, lei rimarrà sempre e comunque la carne della mia carne! Come si può rinnegare la persona che hai messo al mondo?!” si libera lui, lasciando scorrere le lacrime e desiderando per le figlie lo stesso affetto che gli era stato negato.

“Inutile dirti che sei un padre meraviglioso Anibal… l’avessi trovato io un compagno che accettasse la mia prima gravidanza restandomi accanto! Ora non dobbiamo più guardare al passato. Abbiamo i nostri figli e, rischiando di perderli, abbiamo capito quale sia il vero valore della vita”

La conversazione con Agata pare tranquillizzare Rio che, finalmente, riesce a concedersi un caffè in serenità insieme a Bogotà.

Nairobi, intanto, raggiunge la stanza di Nieves dove trova la ragazza sdraiata a letto in coma farmacologico. Accanto a lei Tokyo che non si era spostata di un millimetro. La madre le teneva la mano, le accarezzava il viso e la osservava continuamente.

“Perché non vai a riposare?” chiede Nairobi entrando nella camera, dopo aver indossato tutto l’occorrente per poter rimanere nel luogo.

“Non ci riesco. Voglio essere qui quando aprirà gli occhi” risponde Silene, felice e sollevata nonostante le due enormi occhiaie.

“Sei una madre stupenda Jarana…” le dice Nairobi, scostandole un ciuffo di capelli dal viso per metterglielo dietro all’orecchio.

“Ne ho sbagliate tante, troppe… ma ora non mi voglio perdere più nulla di lei. Litigheremo, ci insulteremo magari, ma la voglio ascoltare e voglio lasciarla libera di vivere. Voglio anche chiederle scusa per averla chiusa nella mia campana di vetro. Lei mi ha dimostrato che può benissimo farcela, anche con il suo problema fisico” rivela Tokyo convinta, appoggiando il volto alla mano di Nairobi che non si stanca mai di coccolarla.

Le due amiche si abbracciano dolcemente finché, attraverso le vetrate della stanza, non compare un agitato Ramon, intento a guardare costantemente in attesa del risveglio di Nieves.

“Ne è cotto lo sai?” dice Silene facendo cenno con la testa al giovane.

“Innamorato pazzo… sì, lo so” conferma Nairobi con un dolce sorriso.

“Dovremo parlarne allora! Dobbiamo mettere in chiaro qualche cosa se diventiamo anche con suocere! Per esempio il fatto che potrebbe portarsela a letto…” mette in guardia Tokyo, puntando il dito contro la migliore amica che risponde con una fragorosa risata.

“Guarda che cadi male tesoro! Ho sentito i ragazzi parlare l’altro giorno. Pare che Nieves se la sia già fatta con Andres” comunica Nairobi rigirando la frittata.

“Cosa?!” chiede senza parole la madre, spalancando la bocca per lo stupore.

“Di cosa ti stupisci? Hanno sedici anni, scommetto che tu alla sua età avevi già fatto sesso con un sacco di ragazzi!” ribatte Nairobi, spintonandola leggermente.

“Sì, in effetti è vero… è che il figlio di Sergio?! Mia figlia che si fa il figlio del prof… ok!” ride finalmente anche Tokyo, riuscendo a viversi con leggerezza quel momento.

“Possono fare tutto ciò che vogliono, basta che continuino a volersi bene come stanno facendo adesso!” conclude Nairobi tornando seria e guardando fiera il proprio figlio ancora timoroso di fronte agli specchi.

“Se Ramon sarà l’uomo della sua vita non posso che esserne contenta, perché hai tirato su un giovane per bene. Sarò in debito con lui per sempre” termina Silene sorridente, per poi prendere la mano di Nieves e accarezzarla con cura.

Qualcosa sul braccio della ragazza, però, pare attirare la sua attenzione. Proprio sul lato esterno del polso era presente una piccola scritta nera, un tatuaggio di cui Silene non era a conoscenza.

La madre, incuriosita, gira il braccio della figlia per poi mettersi istintivamente una mano sulla bocca.

In maiuscolo c’era scritto:

TOKYO

“Che cosa fai ora?” le dice Cecilia titubante.

“Devo andare a fare una cosa. Mi accompagni? Ci metteremo poco” propone Nieves offrendole una mano per alzarsi.

“Basta che non mi chiedi di andare di nuovo al museo o fare qualcosa di illegale” mette le mani avanti Cecilia, preoccupata dai colpi di testa dell’altra.

“No… voglio fare una cosa super legale e super bella” le risponde Nieves con serietà, facendo capire all’altra di essere finalmente cambiata.
Cecilia afferra la mano dell’altra e si mette in piedi, disposta a seguirla in quel mistero.

Questa era stata la misteriosa uscita delle due ragazze una volta giunte nel luogo del museo. Nieves, cambiata e toccata dalla vera storia della madre, aveva capito di volerla imitare per sempre e di essere, effettivamente, la sua goccia d’acqua. Un amore che non le aveva mai dimostrato ma che aveva iniziato a esploderle nel cuore, tanto da indurla a incidersi sulla pelle il nome di sua madre.

“Ninì… che stupida che sei…” afferma con dolcezza Tokyo, non riuscendo più a trattenere le lacrime di fronte a quella sorpresa. Sorpresa che ne segue successivamente un’altra perché, inaspettatamente, un filo di voce esce dalle labbra di Nieves.

“…mamma…” questa la parola della ragazza che, a poco a poco, riesce ad aprire gli occhi stanchi e affaticati dal coma.

Il cuore di Silene inizia a battere all’impazzata, tanto da farla scattare in piedi dalla sedia e sedersi sul letto della figlia.

Nieves spalanca gli occhi castani arrossati dalla condizione appena vissuta. La ragazza si sente strana e il battito accelerato fa intuire lo spavento e la preoccupazione per quella situazione. Un dolore lancinante al petto, inoltre, le provoca ulteriore disagio e ansia.

Tokyo, accortasi immediatamente, porta le mani sulle guance della ragazza, guardandola intensamente negli occhi non riuscendo a trattenere le lacrime.

Quel contatto, quelle mani, quel calore così familiare risanano immediatamente Nieves che, in men che non si dica, dimentica ogni sofferenza lasciando così il posto alla commozione nel rivedere la madre.

“Mamma…mamma…” riesce finalmente a dire lei, scoppiando a piangere all’istante e stringendo forte le mani di Tokyo ancora appoggiate alle sue guance.

“Sono qui amore mio, sono qui e non me ne vado” sussurra Tokyo sorridendo e piangendo allo stesso momento.

Nieves fa per sollevarsi, bloccata però dall’infermiera giunta sul posto.

“Devi restare ferma cara, tranquilla!” prova a convincerla la dottoressa.

“Devo abbracciare la mamma, per favore!” prega lei opponendosi alla decisione. Una richiesta genuina e troppo bella da non assecondare motivo per cui l’infermiera, sollevato il materasso, aiuta la giovane a piegare la schiena per sporgersi in avanti.

Basta un piccolo slancio per permettere alla giovane di gettarsi al collo della madre, al quale si attacca come una calamita. Tokyo la stringe dolcemente a sé, posandole anche una mano sul capo insaccato nella sua spalla.

“Scusami mamma, scusami! Ho sbagliato tutto scusa!” singhiozza scioccata Nieves, conficcando le unghie nella schiena della madre che non vuole più lasciare andare.

“Shhh… ho sbagliato anche io, ma ora siamo qui” taglia corto Tokyo, chiudendo gli occhi e dondolando leggermente proprio come faceva per cullarla dal pianto quando era piccola.

“Ti voglio bene mamma, ti voglio bene” conclude Nieves riuscendo finalmente a calmarsi, per poi abbandonarsi a quelle braccia in grado di curarla.

Il tutto viene osservato da Nairobi che, commossa ed emozionata, preferisce lasciare le due donne da sole per andare a chiamare Rio e Ramon ed avvertire anche gli altri della bella notizia.

Trascorrono alcune ore e i Dalì, entusiasti, festeggiano il risveglio della ragazza con del buon caffè. Una volta visitata e controllata, Nieves riallaccia il rapporto anche con il padre, piangendo anche per il suo ricongiungimento. L’unico ancora in attesa è Ramon, contento nel poter vedere la ragazza attraverso lo specchio.

“Direi che anche lui merita la tua attenzione…” si accorge Rio, notando il volto sereno del giovane osservatore.

“Usciamo” gli sussurra Tokyo all’orecchio, lasciando così la stanza ed invitando Ramon ad entrarvi.

La richiesta agita all’istante il giovane che, nonostante le guance arrossate per l’imbarazzo, si fa coraggio ed entra nel luogo.

“Ciao” saluta lui, sedendosi sulla sedia lasciata libera da Tokyo.

“Ciao” ricambia Nieves abbozzando un sorriso, guardandolo intensamente in volto.

“La… la mia moneta…” inizia a balbettare il timido Ramon.

“L’hai sempre tenuta con te?” conclude lui, riuscendo a reggere lo sguardo dell’amata.

“Sempre” risponde lei concisa, facendo cadere la conversazione in un lungo silenzio.

“Oh insomma” sbotta allora Nieves, dimostrando il ritorno del suo acceso carattere.

“Vuoi baciarmi o no?” dichiara infine lei, sbattendo le braccia contro il letto.

La richiesta prende Ramon alla sprovvista anche se, dentro al proprio cuore, desiderava ardentemente farlo. L’amore nutrito nei suoi confronti spinge il giovane ad avvicinarsi a Nieves lentamente, per poi sostare a pochi centimetri dal suo volto. Gli occhi dei due si chiudono contemporaneamente e le labbra, vogliose di incontro, tendono verso la reciproca unione. Un tocco lento e leggero che permette ai ragazzi di gustarsi la morbidezza e l’amore per troppo tempo celato.

“Sia chiaro: da oggi potrei farti il culo se lui le fa qualcosa” commenta Rio rivolto a Bogotà, mentre osservano il primo bacio dei figli.

“Pivello… con un pugno ti stendo” lo schernisce Santiago, sbuffando e avvolgendo le spalle dell’amico con un braccio.

“Potete smetterla di fissarli?! Un po’ di privacy!” si inserisce Cecilia, tirando la tendina del vetro in modo da celare l’interno della stanza ai quattro genitori.

Le risate dei presenti vengono interrotte da un arrivo improvviso di una persona sconosciuta che, chiamando un nome ormai noto, attira l’attenzione di tutti i presenti.

“Axel? Axel, dove sei?!” grida una giovane di circa ventidue anni. La ragazza aveva dei lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri brillanti e si portava una mano sul grembo ormai pesante per l’arrivo degli ultimi mesi di gravidanza.

Nairobi osserva la ragazza ad occhi aperti, convinta di avere di fronte la fidanzata di suo figlio e madre del futuro nipote.

La voce della fanciulla risveglia Axel che, assopito in una camera d’ospedale, avverte la voce delicata dell’amata e corre dolente nella sua direzione.

“Vicky!” sussurra lui con un filo di voce, non credendo ai propri occhi. Segue un forte abbraccio tra i due, nel quale Victoria, preoccupata per l’accaduto, si aggrappa al corpo di lui come a dimostrare la sua effettiva presenza.

“Ho sentito i telegiornali, hanno parlato di te, hanno spiegato che era una truffa! Temevo ti avessero fatto del male e ora guardati, sei pieno di lividi!” comunica lei spaventata, accarezzando il volto del ragazzo dai capelli mori.

“Stai tranquilla, ora è tutto ok! È tutto finito!” prova a calmarla lui, abbracciandola di nuovo.

“E il lavoro che ti avevano dato?! La minaccia?! Cosa dobbiamo fare?!” chiede ancora lei, terrorizzata all’idea di poter perdere tutto a causa della loro eccessiva povertà.

“Ora possiamo vivere amore! Siamo liberi! Ripartiremo da zero, compreremo una casa, faremo i lavori che ci piacciono e cresceremo nostro figlio in tranquillità! Non siamo più soli questa volta…” spiega Axel, rivolgendo uno sguardo a Nairobi che si sente presa in considerazione.

“Ho ritrovato… mia madre” dichiara Axel, prendendo per mano Victoria e conducendola da Agata.

Le due si fissano negli occhi per qualche secondo finché, quasi automaticamente, le rispettive bocche si incurvano in un sorriso.

“Piacere di conoscerti Victoria” si presenta Nairobi, porgendo una mano alla ragazza che la stringe con educazione e rispetto.

“Non dovremo più correre da soli, sperando di arrivare a fine mese! Mi troverò il mio impiego da cuoco, tu concluderai gli studi e potremo sempre contare sulla nostra famiglia!” denota Axel, indicando tutti i presenti che ormai considera fratelli, zii e genitori.

“Nostro figlio crescerà avvolto dall’amore… quell’amore che purtroppo a tutti e due è stato negato” conclude lui, appoggiando una mano sulla pancia della fidanzata che, emozionata, sospira e rivela:

“…lei… è una femmina”

Il momento si chiude nell’allegria generale, in sorrisi, risate, abbracci e baci. Ai Dalì non importavano più i soldi, la fama, l’avventura o l’illegalità perché, finalmente, avevano trovato il tesoro più prezioso di tutti.
  
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