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Autore: veronica85    02/08/2022    9 recensioni
In una normalissima mattina del 2019/20 successiva quindi allo schiocco di Thanos, Pepper Potts, ora Stark, si sveglia con un febbrone da cavallo. Starà a suo marito prendersi cura di lei, tra tisane, asciugamani bagnati e antipiretici. Questa storia partecipa alla Summer of Secrets del gruppo Hurt/Comfort Italia Fanart and Fanfiction GRUPPO NUOVO" ed è stata scritta per Giulia Bernardi
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morgan Stark, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti! Torno su questo fandom con una nuova shot, scritta per partecipare alla Summer Of Secrets del gruppo “Hurt/Comfort Italia Fanart and Fanfiction GRUPPO NUOVO" Ognuno di noi poteva creare un masterpost con un massimo di 20 prompt, divisi tra originali, fanart e fanfiction, qualcun altro poi ci avrebbe scelti e avrebbe scritto per noi, in segreto, appunto, una storia ispirata ad uno dei prompt dati. Io ho scelto i prompt di Giulia Bernardi, in particolare quello che lei ha voluto legare all’MCU: “X becca un febbrone da cavallo e Y dovrà prendersene cura”. Se non ricordo male, a lei piacciono i Pepperony e anche a me, quindi...ci ho provato, spero che la storia sia di suo  (e vostro) gradimento. 

La storia è ambientata nel 2019/primi mesi del 2020, durante i 5 anni mancanti di Endgame. C’è un piccolo riferimento all’attualità che al momento del film era impensabile ma che credo in questo contesto ci stia bene. Buona lettura! 

 

«Mi prendi in giro, dai, non è possibile!» esclamò Tony quella mattina osservando sua moglie sdraiata a letto che non accennava ad alzarsi. E questo era stato il primo segno strano, perché Pepper era la persona più mattiniera che conoscesse e di solito a quell’ora aveva già fatto almeno quattro cose, una delle quali era preparare la colazione per tutti. Il secondo era stato che fosse soltanto in biancheria intima: non lo faceva più, da quando Morgan era nata, per non correre il rischio che la loro figlia dovesse attendere troppo se avesse avuto bisogno di loro. Il terzo che si fosse scansata quando aveva provato a darle un bacio. Non l’aveva fatto abbastanza in fretta però e lui aveva potuto accorgersi che era letteralmente bollente: ecco spiegate in una sola volta tutte le cose strane; doveva stare scoppiando di caldo e quelle dovevano essere state le soluzioni che era riuscita a trovare da sola. Non aveva potuto evitare di rivolgerle un’occhiata stupita: «Ti è venuta la febbre. Com’è possibile? Tu non ti ammali mai!» E sapeva che era stata un’affermazione quantomeno infantile, ma… non era proprio riuscito a trattenersi. Pepper aveva sbuffato: «Mi ammalo anch’io, invece. Solo che di solito non te ne accorgi perché riesco a fare tutto anche con la febbre a 38. Stavolta però mi ha proprio buttato giù, mi sento pesantissima e non riesco neanche a tirare su un braccio, devo avere più di 40, ma...» aveva dovuto fare una pausa e tirare un profondo respiro: non le era mai venuta la febbre così alta, accidenti! Si sentiva debole, fiacca e incapace di fare qualsiasi cosa. Anche quella risposta era stata troppo lunga e al di sopra delle sue forze «non sono neanche riuscita a misurarmela. E Morgan si sveglierà tra poco e...» stavolta fu interrotta dalla concretizzazione dei suoi timori: il suono del lamento di Morgan li raggiunse tramite l’altoparlante che avevano fatto sistemare nella loro stanza proprio allo scopo. Tony sospirò: «Vado a prenderla. F.R.I.D.A.Y., rimediami un termometro per la signora, nel frattempo: vediamo quanto è grave la situazione» ordinò, mentre usciva dalla camera da letto principale, diretto alla stanza della sua bambina, la porta subito accanto alla loro. Aprendola, ebbe la conferma dei suoi timori: Morgan si era svegliata e stava piangendo. Allungò il passo, senza preoccuparsi di essere silenzioso, a quel punto non aveva senso, e si avvicinò alla culla della sua piccola Morgan che agitava le braccine e piangeva disperata, inconsolabile nonostante la musichetta di sottofondo che F.R.I.D.A.Y. aveva fatto partire in automatico. Tony si chinò, avvolgendo la figlioletta tra le braccia e sollevandola «Che cosa c’è, piccola? Hai fatto un brutto sogno? C’è un mostro sotto il letto? Verifichiamo» aggiunse inginocchiandosi con un sorrisetto per controllare sotto il lettino. «No, nessun mostro. Adesso andiamo dalla mamma e vediamo come sta, che ne dici?» concluse scompigliandole i capelli e accingendosi ad uscire dalla cameretta.
In pochi passi raggiunse nuovamente la stanza che condivideva con Pepper che lo guardò sospirando afflitta e porgendogli il termometro. Tony lo osservò: quasi 41! Certo che non aveva neanche la forza di parlare! Lui sarebbe stato ko anche con due gradi in meno! Fece qualche passo indietro, non era il caso di rischiare di contagiare Morgan «La mamma ha un febbrone da cavallo, piccolina e tu non puoi proprio stare qui, quindi adesso papà chiama lo zio Happy che ti porta al parco o da qualsiasi altra parte lontana da qui e papà si prenderà cura della mamma, che ne dici?» le sorrise, stampandole un bacio sulla tempia
«La porto a vestirsi e sono da te, tesoro, ok? F.R.I.D.A.Y. chiama Happy e passami la chiamata in camera di Morgan». Detto fatto: mentre tentava, con qualche difficoltà, di cambiare la sua bambina, Tony si accordò telefonicamente con il suo addetto alla sicurezza, convincendolo che mai ci sarebbe stato compito più prestigioso e importante che tenere al sicuro la preziosa figlia di Tony Stark anche se il pericolo da evitare, in questo caso, era solo un’influenza. Oh, e che, visto che c’era, poteva anche passare in farmacia, sulla strada, e portargli il Tylenol, possibilmente due confezioni. Per fortuna, la fantasia galoppante del suo collaboratore lo aiutò e nel giro di pochi minuti Happy aveva raggiunto la casa blaterando di come in quel momento fosse troppo pericoloso per la bambina stare lì e lo aveva perfino aiutato a finire di preparare la borsa con pannolini, cibo, giochi e qualsiasi altra cosa avrebbe potuto servirgli, promettendogli che l’avrebbe portata al parco e poi a casa sua, dove non c’erano germi pericolosi. Così, almeno quel problema era risolto, constatò Tony osservando Happy e Morgan lasciare la villa e tirando un piccolo sospiro di sollievo rigirandosi il medicinale appena ottenuto tra le mani. E ora, bisognava soltanto tornare da sua moglie e cercare di essere un infermiere almeno decente. In fondo, quanto poteva essere difficile?
Passò in cucina: poteva mettere su un po’ di brodo di pollo. Magari per pranzo sarebbe stato pronto e a Pep avrebbe fatto sicuramente bene. Gli ingredienti era sicuro di averli: trovò immediatamente il pollo già pulito e senza testa, la carne di vitello, poi carota, sedano e cipolla. Pulì tutto e lo buttò in una pentola alta quasi quanto sua figlia, accese il fornello e lasciò cuocere, dopodiché si accinse a prendere un bicchiere e una bottiglia di acqua fresca: ne tenevano sempre un paio in frigo, in tutte le stagioni, perché amavano l’acqua fredda anche d’inverno e, con tutta quella roba in mano, si diresse nella camera da letto che aveva lasciato un’oretta prima.
Pepper era sempre lì, sdraiata a letto, a rivolgere occhiate malevole al termometro, che continuava a segnare, inesorabile, 40.8. «Lo sai, vero, tesoro, che non si abbasserà magicamente solo perché lo desideri con tutte le tue forze?» la prese in giro posandole un veloce bacio sulla fronte bollente. Pepper sbuffò contrariata, annuendo e guardando con desiderio il bicchiere, la bottiglia e la scatolina tra le mani del marito: «Sono per me? In effetti ho tanta sete» mormorò allungando un braccio per afferrare il bicchiere. Tony si allontanò, sorridendole. «Lascia, ci penso io» offrì, aprendo la bottiglia e versando parte del contenuto nel bicchiere che le aveva portato. Quindi aprì la scatola dell’antipiretico, estraendone due compresse, che poggiò sulla mano tesa di lei, mentre con l’altra teneva il bicchiere pieno, dopodiché le tese la mano «Ecco, prendi e bevi piano... brava, così» le sorrise, vedendola ingoiare le compresse e portarsi alla bocca il bicchiere pieno d’acqua. «Io vado a prendere qualche asciugamano, un po’ d’acqua per abbassarti la febbre e la borsa del ghiaccio, tu resta qui» si raccomandò uscendo dalla stanza per la terza volta. La sentì borbottare qualcosa di incomprensibile, che poteva somigliare a “dove vuoi che vada?” ma non se ne preoccupò. Estrasse dall’armadio della biancheria quattro asciugamani piccoli e una bacinella e… ecco la borsa del ghiaccio che voleva, perfetto! Si diresse, quindi in cucina, a riempire la bacinella, poi estrasse il ghiaccio dal congelatore e lo inserì nella borsa borbottando: certo che... anche quella doveva mancarci! Non gli erano mai piaciute le malattie, né le sue, né delle persone che lo circondavano e tendeva a non reagire bene (ricordava ancora quando aveva invitato Pepper a mettere una mascherina solo perché era raffreddata, come se avesse avuto la peste) ma, col tempo, poteva dire di essere maturato almeno un filo e cercava quantomeno di non darlo a vedere, consapevole che l’altra persona stava già abbastanza male senza bisogno che lui ci mettesse il carico.
Rientrò nella stanza, osservandola sdraiata a letto, mezza addormentata, nonostante avesse dormito tutta la notte: evidentemente era uno degli effetti della malattia perché Pepper non era una che solitamente dormiva tanto. Ma finché gli effetti collaterali fossero stati soltanto quelli sarebbe andata bene, in fondo lo dicevano tutti che il modo migliore per guarire era stare a riposo, no? E lui avrebbe fatto in modo che, per una volta, si riposasse. Non era più l’egoista egocentrico di quando l’aveva assunta e ogni tanto cercava di ricordarlo a lei e a se stesso attraverso gesti del genere. E poi, alla lunga, se lei fosse stata bene, lo sarebbe stata anche Morgan, che avrebbe riavuto la mamma prima del previsto e anche lui. Mentre quei pensieri gli affollavano la mente, aveva poggiato la bacinella sopra il comodino e la borsa col ghiaccio sopra la fronte di sua moglie che aveva emesso un gemito infastidito, accompagnato da un brivido di freddo. «Lo so che non è divertente, tesoro, ma è per il tuo bene» le aveva sussurrato anche se lei non poteva sentirlo o rispondergli. E forse era meglio così perché Pepper detestava essere malata e se fosse stata solo un po’ più in forze avrebbe dato filo da torcere a chiunque e forse sarebbe stato necessario addirittura legarla al letto. Ok, stava esagerando, probabilmente, ma conosceva sua moglie fin troppo bene e sapeva con certezza che niente l’avrebbe fermata dall’adempiere i suoi doveri.
Nel frattempo, aveva immerso gli asciugamani nella bacinella e ora si era avvicinato alle gambe di Pepper, poggiandone uno sulla gamba destra e uno sulla sinistra e cominciando a muoverli dalle caviglie al ginocchio e viceversa per rinfrescarla. Doveva fare lo stesso lavoro anche sulle braccia, ma gli ci sarebbero volute altre due mani... e di certo non avrebbe chiesto aiuto a Ferrovecchio, era fuori questione, con la sua delicatezza avrebbe come minimo rotto un braccio a Pepper ed era l’ultima cosa di cui avevano bisogno. Immerse altri due asciugamani, poggiandoli sulle braccia di sua moglie. La sentì borbottare e muovere la testa, facendo cadere la borsa del ghiaccio «Freddo» biascicò muovendo debolmente una gamba per liberarsi dell’asciugamano «Lo so, piccola, ma è per il tuo bene. Ferma, da brava» la invitò, riprendendo la borsa del ghiaccio e sistemandogliela sulla fronte, poi si sedette accanto a lei: ora doveva solo attendere che l’antipiretico e l’acqua fredda facessero il loro effetto, possibilmente evitando che la temperatura salisse ancora. Forse avrebbe dovuto chiamare il medico, in effetti, ma... prima voleva vedere come andavano le cose, magari sarebbe bastato il Tylenol a risolvere il problema in parte. Si sedette accanto a Pepper, afferrando il termometro e guardandolo malissimo, come se questo avesse potuto contribuire all’abbassamento della temperatura corporea di sua moglie. Proprio la voce di Pepper ruppe di nuovo il silenzio che regnava nella stanza: «Morgan?» Tony si alzò avvicinandosi alle sue gambe per togliere gli asciugamani già quasi asciutti che le aveva posato sopra e bagnarli di nuovo: ci sarebbe voluto un po’ per ottenere dei risultati, ma lui non aveva alcuna intenzione di demordere. Mentre stava sistemando il primo sulla caviglia sinistra di sua moglie, la risposta alla domanda di lei gli scivolò dalle labbra «Morgan è con Happy, gli ho detto di portarla al parco e insomma, in giro. Si prenderà cura di lei per oggi, gli ho dato tutto quello che poteva servirgli, non preoccuparti» concluse, mentre finiva di far scorrere il secondo per tutta la gamba destra di Pepper, dal piede, passando per la caviglia e il ginocchio e arrivando vicino all’inguine. La sentì sussultare: sicuramente il contrasto tra il caldo intenso che percepiva e il fresco degli asciugamani doveva darle parecchio fastidio ma non poteva farci niente, era l’unico modo sicuro per abbassarle la temperatura. Anche la borsa del ghiaccio era diventata troppo calda, si rese conto e gliela tolse, sospirando: «Vado a prenderti altro ghiaccio, torno subito» la informò uscendo dalla stanza, la borsa del ghiaccio tra le mani.
Giunto in cucina trasse un profondo respiro: aveva già detto che detestava qualsiasi malattia? Beh, non gli scocciava ripeterlo, magari se qualcuno lo avesse sentito avrebbe liberato lui e Pep di quella seccatura... giusto, ogni tanto si dimenticava che non erano in un cartone animato e che non c’erano fate madrine dietro l’angolo o geni della lampada pronti ad esaudire i desideri. Controllò la cottura del brodo che sembrava procedere alla grande, afferrò un cucchiaio per togliere alcune impurità che gettò nel lavandino poi mise l’altra metà dei cubetti dentro la borsa del ghiaccio, tornando poi in camera per poggiarla nuovamente sulla fronte di Pepper. La osservò: si era addormentata un’altra volta! Beh, sarebbe andato a fare altro ghiaccio, sicuramente presto gli sarebbe servito di nuovo. E avrebbe sorvegliato la cottura del brodo: quella era stata proprio una grande idea, i liquidi facevano sempre bene a chi stava male....poteva far bene anche a Pep un po’ di clorofilla, forse? In fondo era liquida anche quella e naturale e piena di nutrienti che avevano rallentato il suo avvelenamento quando il palladio gli aveva creato problemi anni prima quindi magari.... Nah, meglio evitare, magari ci avrebbe pensato quando le si fosse abbassata un po’ la temperatura, per come stava adesso rischiava di vomitare, se le avesse presentato un sapore sconosciuto e non era proprio il caso. Ma il brodo di pollo era stata decisamente una buona idea, quello sì. E l’avrebbe svegliata per darglielo. E quello avrebbe sistemato il pranzo, ma nel frattempo avrebbe dovuto farle mangiare o bere altro, visto che aveva anche saltato la colazione. E lasciarla dormire avrebbe sicuramente giovato al suo benessere. A proposito di benessere (dannazione, perché continuava a saltare di palo in frasca in quel modo? Era proprio incapace in certe cose) era il momento di provarle di nuovo la temperatura? No, era trascorsa meno di un’ora da quando lo aveva fatto, non poteva essere cambiato granché. Però poteva continuare a rinfrescarla, quella era una prassi che non aveva controindicazioni. Tanto ormai l’acqua da congelare era stata messa in freezer e il brodo non aveva bisogno di essere mescolato; quindi, da quel punto di vista lui non avrebbe più potuto fare altro per il momento. Gli venne in mente che non aveva fatto colazione e neanche Pepper. Probabilmente non sentiva neanche di avere particolarmente fame, ma avrebbe dovuto mangiare qualcosa, così avrebbe avuto più forze per contrastare la malattia. Afferrò un pentolino riempiendolo d’acqua: una bella tisana calda le avrebbe fatto bene e l’avrebbe idratata. Mise l’acqua sul fuoco, mentre controllava che gusti avessero in casa: oh, eccola lì, la tisana allo zenzero. E ci avrebbe aggiunto uno spicchio di limone, che le avrebbe fatto sicuramente bene. Aprì il pensile in cui avevano riposto la confezione, estraendone una bustina: l’avrebbe messa in acqua tra poco. Intanto avrebbe tirato fuori una tazza, stabilì, scegliendone una alta, con l’immagine di Iron Man: l’aveva già detto che era egocentrico? E comunque ormai anche Pep aveva cominciato ad apprezzare le armature, specie quando una di esse le aveva salvato la vita durante il crollo della loro casa nello scontro col Mandarino. Quella tazza aveva stampata su un’armatura blu anziché rossa e proprio per quel motivo l’aveva scelta: vero che armeggiava molto meno, ma lo stava comunque facendo e stava progettando una piccola sorpresa per sua moglie che non era certo avrebbe apprezzato, ma che di certo ci sarebbe entrata col colore blu. Comunque, non c’era un’occasione particolare per dargliela, quindi ci avrebbe pensato per bene e se la sarebbe presa comoda, scegliendone attentamente i minimi dettagli e modificandola allo stremo fino a renderla perfetta. E di sicuro avrebbe aspettato che fosse guarita, altrimenti sarebbe stata capace di tirargli dietro qualcosa. Nel frattempo, l’acqua aveva cominciato a bollire e lui inserì la bustina, aspettando che il contenuto desse sapore all’acqua calda. Forse Pep ci avrebbe voluto un po’ di miele? Tony fece spallucce: nel dubbio, meglio tirarlo fuori e portarselo dietro insieme ad un cucchiaino. Un paio di minuti dopo, la tisana era pronta e Tony la versò nella tazza, che poggiò poi su un vassoio assieme al miele e ad un’arancia. Cambiò nuovamente stanza, tornando in camera da letto, dove Pepper continuava a dormire: forse era il caso di svegliarla? Altrimenti poi avrebbe trascorso la notte insonne o quasi e la tisana si sarebbe freddata troppo, riducendo l’effetto benefico. Si chinò su di lei, toccandole una spalla e scrollandola delicatamente: «Pep… tesoro, dai svegliati…» caspita! Com’era sudata! Il Tylenol doveva aver fatto effetto, constatò, toccandole la fronte: sì, decisamente scottava meno di prima, anche se avrebbe aspettato a cantare vittoria. Afferrò uno degli asciugamani che aveva usato per rinfrescarla e glielo passò sul viso, sul collo, sul torace e sull’addome, detergendo il sudore che le imperlava la pelle. La vide sbattere gli occhi e borbottare qualcosa che non comprese, poi bagnarsi le labbra con la lingua.  «Ecco, guarda, ti ho fatto una tisana, dovrebbe essere ancora abbastanza calda: bevila che ti fa bene» la esortò, aiutandola a sedersi e porgendole la tazza. Pepper gli sorrise debolmente, afferrandola con entrambe le mani e portandosela alle labbra per sorbirne un lungo sorso. La tazza era ancora piena per metà quando la posò sul comodino accanto a sé «Grazie, amore, mi ci voleva» mormorò sistemandosi seduta e chiudendo gli occhi per un momento. Tony si sedette di fianco a lei, lasciando che gli poggiasse la testa sulla spalla, mentre la mano saliva ad accarezzarle i capelli e una guancia «Vuoi un elastico per legarteli? Almeno sentirai meno caldo e non ti si attaccano al collo e alla schiena»  propose, scansandole contemporaneamente una ciocca rossa che si era appiccicata dietro il  collo «Si, per favore. Dovrei averne alcuni nel primo cassetto in bagno» lo istruì, dimostrando che cominciava già a sentirsi meglio. Tony non trattenne un sorrisetto e si alzò, facendole il saluto militare e battendo i piedi «Signorsì, signora!» esclamò recandosi in bagno e aprendo il cassetto che gli era stato indicato: in effetti c’erano vari lacci. Ne afferrò uno celeste tornando in camera e sedendosi dietro sua moglie. Le raccolse impacciatamente i capelli con le mani, poi usò il laccio per legarli in una coda alta sopra la testa, che non la infastidisse eccessivamente se avesse voluto stendersi. Il collo di lei rimasto scoperto lo attirò e non poté trattenersi dal posarci un bacio che, come al solito, le fece il solletico facendola ridere: sì, stava meglio, decisamente altrimenti lo avrebbe già cacciato. Era ancora parecchio calda, comunque, sicuramente non sarebbe guarita in giornata. A lavoro non sarebbe stato un problema ma doveva pensare a Morgan: non poteva certo farla dormire fuori, piccola com’era, aveva bisogno di loro. E dopo lo schiocco di Thanos c’erano molte meno persone a cui potersi affidare. Anche il loro medico di fiducia era stato vittima dello schiocco come BimboRagno, rammentò di colpo, quindi anche volendo chiamarlo non avrebbe risposto e un altro… un altro chissà come sarebbe stato… non gli erano mai piaciute le incognite, meno che mai se c’erano di mezzo la salute sua o dei suoi cari. Nel frattempo, Pep si stava rigirando l’arancia tra le mani, togliendo delicatamente la buccia e poggiandola sul vassoio, cercando di tenere gli spicchi tutti in una mano. Il primo tentativo falli e anche il secondo . Sospirò, rassegnata a dover chiedere aiuto «Potresti… prendermi un piattino? O una ciotola o qualcosa del genere? Così non rischiano di cadermi dalle mani».  Tony annuì, alzandosi e togliendo le bucce dal vassoio. Idiota, idiota, idiota! Perché si perdeva in queste stronzate? Si rimproverò raggiungendo la cucina e buttando le bucce svogliatamente. Controllò rapidamente il brodo, estraendone altre impurità poi, recuperata una ciotolina, tornò in camera da letto, posando un secondo bacio sulla guancia di Pepper e guardandola: «Misuriamo di nuovo la febbre? Voglio vedere se l’antipiretico e il ghiaccio stanno facendo effetto, mi sembri ancora parecchio calda». Pepper annuì e Tony, dopo aver sistemato l’arancio nella ciotola, afferrò il termometro digitale, infilandoglielo sotto il braccio quando lei lo alzò. I cinque minuti successivi trascorsero in silenzio, poi Pepper sospirò, sfilando il termometro e osservando il numero impresso sullo schermo: «38,8…. Almeno
è un po’ calata, suppongo sia già qualcosa…» borbottò sconsolata. Avrebbe voluto alzarsi e mettersi a fare qualcosa ma non si sentiva ancora sufficientemente in forze e teneva che provandoci avrebbe fatto rialzare la temperatura, vanificando gli sforzi fatti fino a quel momento. La voce di Tony interruppe le sue riflessioni: «Vuoi un libro? Il tuo lettore ebook? O dico a F.R.I.D.A.Y. di mettere un film o un po’ di musica…?» A lui non fregava più di tanto ed era giusto che fosse lei a scegliere: se si fosse annoiato, lui avrebbe potuto scendere ad armeggiare o a infastidire i suoi dipendenti e far finta di lavorare un po’. E c’era comunque il brodo da tenere d'occhio. Pepper rifletté un  momento: «In effetti qualche giorno fa ho finito “Fall of Giants” e volevo cominciare “Winter of the World”. Visto che sto male… e poi c’è anche l’audio libro, non farò nemmeno lo sforzo di leggere. Se tu vuoi andare ad armeggiare, vai tranquillo, io me la caverò. Non posso prendere un altro Tylenol prima di altre cinque o sei ore almeno e nel frattempo ho l’arancio e la tisana, non morirò di fame» Tony annuì, dandole un bacio sulla fronte «D’accordo, scendo ad armeggiare un po’. E poi tornerò per pranzo. Ti sto preparando un po’ di brodo di pollo, ci vuoi qualcosa di particolare, a proposito? Riso, minestra…»  

Pepper scosse il capo: «Nah. Andrà bene una minestra con tanto brodo. Voglio liberarmi di questa stupida influenza il prima possibile, quindi prometto di essere una paziente modello, di restare a letto, prendere le medicine e non affaticarmi». E, in effetti, fu quanto accadde: quando Tony fece nuovamente capolino in camera, lo accolse, insieme al sorriso di sua moglie, la voce registrata in procinto di narrare dell’arresto di Jorge, Lloyd e Robert da parte delle camicie brune per il “reato” di omosessualità. E la cosa inconcepibile era… che quelle cose erano davvero accadute, negli anni 20 e 30, in Germania, Italia e altre zone, sotto i nazisti. Un brivido di terrore l’attraversò a quel pensiero e mise in pausa il libro, decisa a godersi il pranzo per quanto possibile. Insieme alla minestra, Tony le aveva portato, a parte, un piattino con una carota, probabilmente quella usata per il brodo: mangiò tutto sentendosi decisamente meglio, poi mise da parte i piatti e Tony le infilò nuovamente il termometro sotto l’ascella. Attese i cinque minuti necessari, mentre lui si occupava di portare via il piatto del pranzo poi controllò: ancora 38,5, che palle! Avrebbe preso un altro antipiretico tra poco, non erano ancora passate sei ore dal primo. Vattene stupida influenza, non ho tempo da perdere con te, devo lavorare e prendermi cura della mia bambina! Sbottò mentalmente. Questo pensiero le riportò alla mente un dettaglio e si voltò verso Tony «Hai chiamato Happy? Come se la cava con Morgan? È tutto a posto?» Ok, non era certo la prima volta che la lasciava ma di solito non era mai troppo lontana: qualche rampa di scale e avrebbe potuto raggiungerla quando voleva al nido aziendale che si era premurata di istituire come primo atto da presidente convinta, a ragione, che questo avrebbe migliorato le prestazioni del personale, soprattutto quello femminile. «No, ma possiamo farlo, hai ragione. F.R.I.D.A.Y. chiama Happy» ordinò Tony e poco dopo i coniugi Stark stavano chiacchierando col loro amico e la loro bambina, entrambi più tranquilli. Il tempo trascorse lentamente, ma finalmente venne il momento per Pepper di prendere un altro Tylenol che buttò giù più veloce della luce. Per fortuna aveva il suo audiolibro a tenerle compagnia e ovviamente, suo marito, che si stava rivelando incredibilmente premuroso, cambiandole spesso il ghiaccio sulla fronte, che aveva rimesso dopo pranzo. Sì, forse esageravano un po’, ma... lei voleva guarire il più velocemente possibile e se quello poteva aiutare beh, allora l’avrebbe fatto. E a breve avrebbe visto se, come credeva, la cura stava facendo effetto. Le prime ore serali erano l’altro momento della giornata in cui la febbre raggiungeva il picco massimo: avrebbe aspettato quel momento per misurare nuovamente la temperatura e quello sarebbe stato il momento della verità. E proprio mentre stava per cominciare il sedicesimo capitolo del libro (caspita, non sarebbe mai stata così veloce se avesse dovuto leggere da sola, quegli audiolibri erano una vera svolta!) Tony la raggiunse nuovamente, posandole una mano in fronte e annuendo soddisfatto: «Sei decisamente più fresca di stamattina, direi che stiamo andando bene. Verifichiamo?» Pepper annuì, sollevando il braccio e lasciando che lui poggiasse il termometro sotto l’ascella. Cinque minuti dopo, il responso: 37,7, fantastico! «Se continuo così domani mi è passata, spero. Sai cosa, amore? Mi prenderesti una camicia da notte? Meglio non rischiare che mi prenda freddo, stanotte, già mi dà fastidio che abbiamo deciso di far dormire fuori Morgan». Avevano chiamato, infatti, circa un’ora prima Happy, aggiornandolo sulla situazione e avevano concordato che Morgan sarebbe rimasta ancora con lui. Le avevano dato la buonanotte in videochiamata e Pepper le aveva cantato la sua ninna nanna preferita sentendosi in colpa come non mai. «Ti saresti sentita doppiamente in colpa se fosse rimasta qui e si fosse ammalata, lo sai» le mormorò Tony tirandola contro di sé e carezzandole dolcemente i capelli. Pepper annuì e rimasero così finché non si addormentò tra le sue braccia. A quel punto, Tony la lasciò per cambiarsi a sua volta e coricarsi: in fondo, i piatti erano stati messi in lavastoviglie e non c’era nient’altro da fare, dato che Morgan era rimasta fuori.  

La mattina dopo, si presentò in camera con il vassoio della colazione: un’altra tisana, due fette biscottate con marmellata di albicocche un croissant vuoto (Pep li preferiva così) e un caffè per lui. Si sedette sul bordo del letto, accanto a lei, posandole in grembo il vassoio e salutandola con un bacio: «Buongiorno, tesoro, ti senti meglio, stamattina? Sembri più fresca» Pepper annuì, poggiandogli la testa sulla spalla: «Sì, mi sento decisamente meglio: ho anche già misurato la febbre e stamattina non ce l’ho. Se continuo così tutto il giorno possiamo far tornare Morgan, stasera. Mi sono resa conto che ieri l’ho avuta così alta perché....perché sono una stupida e in realtà l’avevo anche l’altro ieri, ma non ci ho dato peso, ho continuato a fare tutto quello che ho sempre fatto limitandomi a lasciare a te la cura di Morgan. E invece di migliorare si è alzata, perché dovevo riposarmi e piantarla di girare come una trottola» diede un morso ad una fetta biscottata, sorbendo poi un sorso di tisana «oggi prometto di starmene buona e vedrai che non avrò niente tutto il giorno» lo rassicurò. E fu quanto accadde: Pepper rimase a letto tutta la mattina e ogni volta che provava la temperatura il risultato oscillava sempre tra 37,1 e 36,4. La sera, decisamente più tranquilli, diedero il permesso ad Happy di riportare Morgan a casa. L'ultima misurazione aveva decretato che la febbre se n’era definitivamente andata. I coniugi Stark stabilirono che il giorno dopo, Pepper avrebbe comunque evitato di recarsi a lavoro e avrebbe trascorso la giornata a rilassarsi, onde evitare ricadute. Ormai avevano capito che i nemici da sconfiggere non erano solo quelli visibili ma anche quelli insidiosi come quel dannato virus che voleva impedire loro di stare tutti insieme. Ma loro sarebbero stati più forti, vincendo quella e le successive battaglie che si sarebbero presentate sulla loro strada. E non avevano ancora la più pallida idea che la successiva sarebbe stata decisamente imminente e molto, molto più ardua di quella appena affrontata, contro un virus che a moltissimi dei rimasti dopo lo schiocco non avrebbe lasciato scampo. Una cosa era certa: non ne avrebbero avuto paura e sarebbero rimasti uniti. 

Il Tylenol è il corrispettivo americano della nostra Tachipirina

   
 
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