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Autore: Soleil Jones    05/08/2022    0 recensioni
Scritta per il prompt, ❛ SpUk: profumo di mare.❜
Tuttavia il profumo di Spagna era inconfutabilmente suo: così come nessun giardino in rose al mondo avrebbe mai retto con l'essenza impressa sulla pelle di Francia, allo stesso modo c'era una sottile differenza tra bagnasciuga e distese d'acqua salmastra sotto il sole e Antonio, percepibile solo a quelli come loro.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA CHE VI ADENTRIATE IN QUESTE 2.730 PAROLE, SALVE, NON HO LA MINIMA IDEA DI COSA SIA TUTTO QUESTO! :D O MEGLIO, NELLA MIA TESTA L'IDEA DI BASE HA SENSO, MA CI TENGO A PRECISARE: È LA PRIMISSIMA VOLTA CHE MI APPROCCIO ATTIVAMENTE A QUESTA SHIP. LA AMO FOLLEMENTE, È UNA DELLE MIE OTP QUI DENTRO, MA FINORA HO SEMPRE E SOLTANTO LETTO FANFIC. PER NON PARLARE DEL FATTO CHE SONO MANCATA DAL FANDOM PER ANNI PROPRIO DI MIO, PER CUI SPERO DI NON AVER FATTO CASINI NEL CERCARE LA MIA DIMENSIONE CON LORO. IL PROMPT LANCIATOMI ERA ABBASTANZA VAGO, E NELL'INTERPRETARLO SONO FINITA A MISCHIARE RIFERIMENTI STORICI (I.E. I MATRIMONI TRA LE LORO CORONE E DUNQUE TRA LORO DUE ANCHE, UNO TRA CATERINA D'ARAGONA E ENRICO VIII, L'ALTRO TRA MARY TUDOR E FELIPE II) ED HEADCANON MIEI. NON DICO ALTRO, LASCIO LA PAROLA ALLA STORIA STESSA.
SPERO VI PIACCIA! :)

 

PETRICHOR & SALTWATER
 

« Spain. »
Sono fianco a fianco da praticamente tutta la sera, così vicini da poter avvertire il calore del corpo dell'altro, eppure la voce di Arthur arriva inaspettata ad Antonio, riecheggia quasi in un silenzio che non c'è. Lui distoglie lo sguardo da Mary Tudor e Filippo II — gli sposi novelli — e volta il capo con un mormorio d'assenso.
Ciò che trova è Inghilterra con lo sguardo fisso in avanti e la mano elegantemente protesa in un invito silenzioso, ma chiaro. La sua espressione è meno stoica di prima, c'è una nota di colore sulle gote pallide e un cruccio tra le folte sopracciglia, al che, nonostante tutto, Spagna non può fare a meno di sollevare gli angoli della bocca in un sorriso idillico.
« Sei certo che non preferiresti danzare col ciambellano di corte piuttosto? »
È un eco, e Arthur lo coglie. Quarantacinque anni fa i ruoli erano capovolti.
« Non è con lui che ho unificato la mia corona, sbaglio? » borbotta di rimando, ostentatamente piccato, gli occhi smeraldini ora fissi nei suoi. Poi qualcosa si allenta un po', e— « May I, darling? »
Nella realtà non c'è mai stata una discrepanza nell'aria, nessun Credevo che fossimo tutti felici insieme, seguito da, Lo so, siamo stati degli ingenui da rimembrare. Nessuna voce a dir di no e cercare di tenere separati salsedine e petricore. No; nella realtà, allora, Antonio ha solo sentito un affetto familiare germogliargli nel petto.
« Por supuesto, querido. »
Dopodiché tutto crolla. Il sogno alla fine si dissolve. E lui si sveglia.

La prima sensazione che si fece spazio tra i suoi sensi, perpetrando il buio delle palpebre chiuse, fu il profumo di pioggia; di aria pungente e pulita, terra umida, e ticchettii, acquazzoni improvvisi o temporali estivi che dir si voglia. Il ricordo della violenta tempesta del giorno prima arrivò a gravargli sulla mente poco dopo, insieme alla pesantezza del suo corpo adagiato su quella che anche a occhi chiudi Antonio riconobbe come sabbia, e con sé portò confusione: non aveva senso, come poteva il profumo il petricore avergli stuzzicato il naso prim'ancora del distinto aroma respirato sul bagnasciuga di una spiaggia? Con il suono calmo delle onde e i raggi intransigenti di quello che doveva essere il Sole del primo mattino a battergli addosso e imporgli di lottare contro la voglia di girarsi dall'altra parte e dormire?
La risposta arrivò sotto le spoglie di un colpo di tosse al suo fianco, seguito da altri, che Spagna riconobbe subito perché associati alla macchiolina dorata dei suoi ricordi del giorno prima. Prim'ancora di aprire gli occhi rammentò la pressione dell'acqua nelle orecchie, i tozzi di legno e le urla dei marinai, una scatola per le provviste alla deriva e, non per ultimo, la propria presa sul corpo inerte dell'ultimo uomo che avrebbe dovuto avere l'impulso di trarre a sé e con cui — grandioso — ora era bloccato chissà dove.
Be', questo perlomeno spiegava il profumo di pioggia, pensò la nazione iberica con un sospiro. Si ostinò, tuttavia, a non soffermarsi sulla familiarità con cui persino il suo inconscio si era appigliato a esso.
Si tirò a sedere, una mano ai capelli fradici di acqua salata. « Ugh... la testa... » sibilò.
« Spain...? »
Il suddetto sussultò, se al sentire la voce arrochita di Inghilterra o per riflesso condizionato da anni di scontri e battaglie sanguinarie e intrise d'odio per mare non è dato sapersi, e presto detto quando schiuse gli occhi, invece di venire accecato dal Sole, la nazione dai capelli biondi lo trovò sporto ai limiti del suo campo visivo, chinato su un braccio.
« Sono io, sì. Riesci a muoverti? » domandò Spagna.
« Credo di sì... » biascicò l'altro, stringendo le palpebre e facendo leva sulle mani per sollevarsi a sedere. Spagna si ritrasse prontamente, tuttavia questo non rese il tanfo marittimo meno ovvio all'olfatto dell'inglese, il quale, con buonsenso e raziocinio, scelse di guardarsi intorno per capire la situazione piuttosto. « Dove diavolo siamo? »
« Non ne ho idea, la corrente deve averci trascinati tutta la notte. »
Inghilterra si sentì trasalire tutto a un tratto. Sbarrò gli occhi e, tastandosi i fianchi, si accorse con pungente frustrazione di non avere più né la sua spada, né la piccola lama che normalmente sarebbe stata nascosta tra i suoi vestiti.
« Damn it » Imprecò tra i denti. « Solo noi? »
Spagna si tirò in piedi con una smorfia, e scrollandosi sabbia dal giaccone rispose: « Non ho visto nessun altro, quindi... » I suoi lineamenti — solitamente radiosi e dolci — parvero inasprirsi non di disprezzo, quanto più di rammarico e frustrazione. Ultimamente tendeva a sentirsi così spesso, almeno una volta superati la sua violenta sete scontri e l'astio per quello che prima di allontanarlo e tradirlo era stato il suo (amato, amato) consorte ben due volte. Indugiare tuttavia non portava a nulla, dunque si finì di rassettare con un gesto secco. « Già, solo noi. »
Inghilterra lo guardò da oltre le ciglia bionde, le nocche di una mano premute contro la fronte e le onde del bagnasciuga ad accarezzargli ripetutamente le gambe. Tra un movimento e l'altro notò un piccolo bagliore rispendere da sotto la giubba di Spagna; fugace e tenue, ma abbastanza perché capisse che si trattava del riflesso della lama di un pugnale che probabilmente era rimasto assicurato alle larghe fasce scarlatte strette attorno alla vita dell'iberico.
Doveva assolutamente cercare di impossessarsene.
« ...stai tramando qualcosa. »
Inghilterra sollevò lo sguardo sul viso del rivale, gli occhi due smeraldi affilati. « Prego? »
Spagna — che non aveva mai provato timore di guardarlo negli occhi e non avrebbe certo iniziato a provare soggezione adesso — sollevò un sopracciglio, puntualizzando: « Conosco quella faccia, Inglaterra. »
L'espressione dell'inglese assunse un ché di sardonico, il primo pensiero a farsi spazio nella sua mente piccato dalla presunzione con cui lo spagnolo credeva di conoscerlo e il secondo contrito dalla consapevolezza che almeno un po', supponeva, Antonio lo conosceva davvero e viceversa — e negarlo era da stupidi.
« Sto pensando che non avevi motivo di salvarmi, quando normalmente faresti di tutto per farmi colare a picco tu stesso » disse soltanto, voltando il viso verso l'orizzonte vasto e vuoto. « Lo avrei capito, dopotutto il sentimento è del tutto ricambiato. So, why bother? »
Spagna lo guardò a occhi sbarrati, il bel verde caldo e splendente delle sue iridi acceso di incredulità e soprattutto sdegno. Non avrebbe saputo neanche lui se per la noncuranza e confusione intrise nelle parole di Inghilterra o per l'implicazione in sé; era vero, dopotutto, che da anni ormai ogni incrocio di rotta tra la sua Armada e la flotta dell'Impero Britannico sfociava in scontri sanguinosi condotti dai due Capitani in persona — due belve senza tempo, una la pioggia e l'altra il mare, mosse da passioni ignote ai semplici esseri umani che guidavano le loro Nazioni oltre che dall'interesse rivolto verso la loro gente.
Due Capitani di cui uno — lo sapevano entrambi — aveva comunque seguito l'istinto di afferrare l'altro.
« ¿Pues sabes qué, cabrón? » sputò Antonio, l'aria irritata e il sangue a ribollirgli nelle vene. « Sei un dannatissimo ingrato! »
Arthur sbatté le palpebre, la fronte corrugata e la parte più umana del suo essere a vibrargli sottopelle, nascosta da orgoglio risentito e cocciuto senso del dovere. Una dicotomia che negli ultimi anni era difficile da scindere in Antonio, così come lo era in tutti quelli come loro, ma che si palesò con minor ambiguità quando strinse i pugni e voltò le spalle all'inglese, allontanandosi a falcate pesanti con un secco: « Un semplice grazie non ti rispedirebbe a dormire coi pesci ».
« My, my » sospirò tra sé e sé Arthur, premendo l'indice e il pollice sul dorso del proprio naso prima di rassegnarsi ad alzarsi. « Spain, aspetta— oi, Antonio! »
« Non ho voglia di parlarti al momento » gli urlò di rimando lo spagnolo, nove piedi più in là, voltandosi solo per puntare i piedi e puntargli la mano con cui normalmente avrebbe impugnato la sua fedele alabarda minacciando di ridurlo a cibo per squali. « Stattene pure dalla tua parte di isola, Maestà! »
« Parte di isola? » sbottò irritato Arthur, che certo non si era mai distinto per la sua indole paziente, ancor meno poi data l'abilità innata di quel bastardo spagnolo di aizzare la sua intransigenza.
« Quanti anni abbiamo, cinquanta?! » sbraitò, muovendosi a passo svelto per cercare di fermarlo.
Spagna però non si fermò — continuò a dargli la schiena; una macchia rossa e morbide onde color cioccolato su uno sfondo indissolubilmente azzurro.
Sempre più chiaro. E più chiaro; finché. . . bianco.

 

« Mi concedi questo ballo, Inglaterra? »
La voce di Spagna arriva dalla sua destra e mette a fuoco l'attimo. Questi si traduce in un'occhiata scettica: intorno a loro il primo ballo di Corte seguito alle nozze dei nuovi sovrani è in corso, Arthur è certo di aver visto la nazione iberica offrire la mano a Caterina a un certo punto — come del resto ha fatto anche lui per darle un appropriato benvenuto nella sua dimora. Ora invece Antonio è lì con un invito esteso, a cui Arthur risponde con posato sarcasmo.
« Sei per caso stato rifiutato da tutte le dame qui presenti? »
La replica è tutt'altro che imbarazzata, anzi, arriva con un sorriso smagliante.
« Non ci ho fatto caso, tu sei l'unica dama che conta per me. »
Oh, smooth fucker...  « Pft! Sei il solito idiota. »
Eppure, senza rancore e a testa alta, alla fine Inghilterra gli dà la mano, e quando lo ha vicino Spagna può dire con certezza di sentire profumo di pioggia. E chissà che non sia il momento in cui si toccano, si incontrano, a far germogliare qualcosa —

 

La prima sensazione che si fece spazio tra i suoi sensi, perpetrando il buio delle palpebre chiuse, fu il profumo di salsedine; di onde quieti, cullanti, iraconde, del più libero e sfaccettato dei blu.
Inconsciamente gli venne quasi da storcere il naso nel tentativo di non lasciare che gli entrasse dentro fino al petto, istinto che dopo secoli aveva iniziato a perdere solo da pochi anni e dovuto non al fatto che fosse un cattivo odore, bensì perché la parte più umana della sua vecchia, vecchia mente non mancava mai di richiamare — anche solo per un frammento d'attimo — il nome di Antonio.
Era un profumo noto e familiare a più persone, specie alle Nazioni affacciate su di esso, e persino per Inghilterra che non godeva di un clima mediterraneo o tropicale. Dopotutto era stato un corsaro e solcato i mari per secoli. Tuttavia il profumo di Spagna era inconfutabilmente suo: così come nessun giardino in rose al mondo avrebbe mai retto con l'essenza impressa sulla pelle di Francia, allo stesso modo c'era una sottile differenza tra bagnasciuga e distese d'acqua salmastra sotto il sole e Antonio, percepibile solo a quelli come loro.
Naturale, quindi, che anche destandosi Arthur lo riconoscesse; era stato la sua croce e una gran seccatura fin dal Seicento per molto tempo a venire, un promemoria di ciò che era stato per pochi decenni e che non aveva più futuro allora, ed era iniziato ben prima della guerra per mare, forse persino prima di Caterina ed Henry — ma certamente solo allora le due nazioni e i due uomini che le incarnavano erano stati abbastanza vicini da saggiare la pelle l'uno dell'altro e constatarne il sapore.
In questo tempo e momento, nello stesso luogo ma a distanza di quattrocento anni, Arthur inspirò a fondo, e ben presto fu abbastanza cosciente da accorgersi di avere il viso premuto su un cuscino anziché su un corpo. E che il lato del letto vicino al proprio era vuoto, ma tiepido.
Ben presto si accorse anche della brezza filtrante dalle finestre lasciate schiuse, volta ad accarezzargli la pelle scoperta dal caldo tropicale, ma soprattutto notò la luce che irradiava la stanza — per un attimo la scacciò stringendo le palpebre e piantando il viso tra i due cuscini con un grugnito infastidito. Un paio di minuti dopo stava uscendo dalla stanza da letto con una mano a sistemare alla cieca i capelli biondi ridotti a un nido ispido e una camicia di lino rubata a riparargli le spalle e accarezzargli le cosce. Non proprio il suo solito stile, dunque, ma in fin dei conti era in vacanza, so sue him.
Il legno del pavimento scricchiolò appena sotto i suoi passi quando passò a controllare la cucina adibita anche a sala da pranzo e la trovò vuota — strano, pensò, corrugando la fronte: la finestra posta vicino al lavello era aperta, e degli utensili giacevano sul piano in marmo insieme a una ciotola e un pacco di zucchero. Per fortuna però nessun pellicano curioso aveva ne approfittato per irrompere stavolta, per cui si limitò a chiudere le ante con un sospiro paziente, lasciando però aperte le tapparelle.
Oltre di esse il paesaggio che lo accolse quando mise piede sulla veranda era una vasta distesa tinta di bianco e verde, e delle sfumature celesti più varie, cangianti tra il cielo e il mare che s'infrangeva sulla spiaggia poco lontana. Arthur si riparò gli occhi con una mano e a un certo punto, finalmente, scorse in lontananza una macchia rossa e morbide onde color cioccolato.
Accucciato sul bagnasciuga con le spalle rivolte alla piccola casa sorta al limitare degli alberi e al sicuro dalle alte maree, Antonio era concentrato a fare chissà cosa; tanto da non sentirsi minimamente osservato. E per svariati motivi, ciascuno di esso istillato in un quando diverso, Arthur trovò le spalle nude abbronzate dal sole e il rosso acceso di quei suoi stupidi calzoncini una vista familiare.
« ...Oi, stai cercando conchiglie lì fuori? »
Solo che – a differenza di allora – quei capelli scuri erano più corti: non v'era nessun nastro scarlatto a tenerli legati in un codino, ora si arricciavano attorno a un viso dolce e solleticavano pelle ambrata e morbida. E l'espressione sul viso di Spagna quando alla fine si accorse di Inghilterra era completamente diversa.
« Oh! Arturo, sei sveglio! » esclamò, allegro e innamorato e bellissimo. E il solito idiota — il pensiero lampeggiò con ironia sui lineamenti di Arthur, e lui non fece nulla per nasconderlo.
« Come puoi ben vedere, Anthony. »
Antonio, prontamente, lo colse per la rosa d'affetto qual era.
« Guarda cos'ho qui » lo incalzò con un sorriso soddisfatto, gli splendidi occhi verdi ravvivati da una luce vispa e dolce, sollevando un braccio per mostrare una delle due noci di cocco che portava con sé.
Gliela passò, e per fortuna Arthur fu abbastanza lesto da non lasciarla cadere. Se la rigirò nelle mani, le iridi chiare rivolte a quelle del compagno e le labbra sottili piegate in una curva affilata e complice, poi rivolse la propria attenzione al frutto. Gli diede un paio di colpetti con le nocche. « Hm, sono mature » constatò.
« Appena colte » annuì con quel suo fare fanciullesco Antonio, percorrendo la breve distanza rimasta tra loro e intrecciando le proprie dita a quelle dell'inglese.
Notò il volto di Arthur sfumarsi della punta di timidezza e imbarazzo che erano parte del suo essere a prescindere da chi dei due prendesse l'iniziativa nell'accarezzarsi, tuttavia non commentò su quanto fosse impossibile dare la colpa al Sole in quel caso. Premette semplicemente le labbra contro le sue, in un breve incontrarsi del marcato profumo di mare impresso su ogni centimetro della sua persona e del più tenue e discreto profumo di petricore che – non importa dove fosse, o quanta acqua di colonia o deodorante mettesse – era e sarebbe sempre rimasto tipico di Inghilterra. Che molti trovavano acerbo se non addirittura sgradevole rispetto al resto del mondo, ma che nel bene e nel male, anche nel puntarsi le armi, tra un “bastardo traditore!” e un conseguente “oh, come se tu fossi uno stinco di santo!”, era sempre stato Arthur.
Così come per quest'ultimo — a prescindere da quanto lo avesse disprezzato e ignorato di proposito, coperto con l'odore ferroso del sangue di Spagna o chiunque altri — Antonio era e sarebbe sempre stato salsedine e casa. Una metafora di quella verso cui, con uno strattone gentile, Spagna condusse per mano Inghilterra, senza incontrare resistenza.
“Arrenditi.”
“Piuttosto la morte!”
“Abbiamo già avuto due matrimoni fallimentari. Non sarò così cieco da rischiare una terza volta.”
“Non ti perdonerò mai.”
“Dammi il diritto di dirti quelle due parole. Ti prego.”
“Non hai... bisogno del permesso di nessuno per dirlo. Non lo sapevi?”
Ti odio, si erano detti con sangue raffermo a macchiar loro le mani e cannoni e lame puntati. E ti amo, si dicevano adesso. Non necessariamente a parole, e coi fantasmi delle dinastie e gli Imperi passati ridotti a polvere sui libri di testo. Da tanto tempo ormai.

  
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