“Ehi, tu! Numero cinque!”
“Mi chiamo Akaashi, Keiji!”
“Ah? OK, ed io Tanaka, Ryu! Il tuo amico, il vostro asso, è là fuori, sotto la pioggia!”
Il setter del Fukoridani sbuffa sconsolato socchiudendo per un istante i suoi magnetici occhi verdi dal taglio mediorientale per poi scattare come un furetto in direzione dell’uscita.
Ed è non lontano dalla palestra numero due che incontra Koutaro: la faccia rivolta al cielo, le braccia spalancate, in posa, bello come un dio greco.
I tratti tesi del volto di Keiji si distendono immediatamente, ritornando alla loro primordiale compostezza; gli angoli della sua bocca risalgono leggermente, abbozzando un sorriso che per la stragrande maggioranza del genere umano sarebbe a dir poco impercettibile.
“Bokuto-san, che ci fai qui?”
“Oh, Akaashi, senti come si sta bene qua fuori!”
“Ma sei tutto bagnato!”
Un rumore improvviso ed i due ragazzi percepiscono un’ inaspettata presenza dall’aura paterna incombere alle spalle: sopra la loro testa appare magicamente un ombrello di plastica trasparente a proteggerli dall’insistente scroscio d’acqua.
“Nekomata Sensei, non si disturbi, la prego! Sul serio, insisto! Lo tenga per sé!” farfuglia imbarazzato il giovane palleggiatore.
Una risata fragorosa riecheggia nella silente campagna periferica di Tokyo; le grosse mani dalla pelle macchiata e raggrinzita si fermano a comprimere la bocca dello stomaco.
“Suvvia, non fa niente! Non statevi a preoccupare! Io e i miei acciacchi, siamo buoni amici oramai, e da diversi anni!”
“Forza, Bokuto-san, per una buona volta, dammi retta! Andiamo dentro! Di questo passo ti prenderai un malanno! Ed il torneo primaverile è alle porte!”
“Chi se ne frega, Akaashi, del torneo primaverile! E’ un torneo come un altro! Io punto più in alto, voglio di più Akaashi, voglio vincere le nazionali!”
“Che poi sarebbero la stessa cosa, Bokuto-san!”
“Vedi Akaashi, tutte queste gocce di pioggia, qui, sopra l'ombrello? Da sole non possono fare niente, ma se si uniscono, diventano inarrestabili, come un fiume in piena. Noi, da soli, siamo quelle goccioline, Akaashi, ed il Fukoridani … il Fukoridani è quel fiume!”
“Non ti ho mai sentito fare discorsi così filosofici, Bokuto-san! Non è che, per caso, ti è venuta la febbre?”
“Ehi, cosa vorresti dire? Ficcatelo bene in testa, una volta e per tutte: il tuo capitano è il più bravo, il più forte e anche il più intelligente! Mi hai forse preso per uno stupido, Akaashi?”
“Non mi permetterei mai, Bokuto-san!”
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve a tutti,
in vena di sperimentare (oggi mi gira così) ispirata dalla triade Tanaka (lo adoro), Akaashi (Santo subito) e Nekomata (il professore dei miei sogni), ho deciso di lanciarmi, senza paracadute mi sa, con la mia prima BokuAka.
Che dire, ho buttato giù ogni singola parola con estremo imbarazzo: non so se sono riuscita a convincervi con questo genere di comicità da perfetto”himbo” (e infatti non ho resistito e l’ho fatto arrovellare in un ragionamento che avrà mandato in tilt quei pochi neuroni eremiti che ha nella zucca) ma questi tre personaggi li amo troppo per non provarci.
Mi scuso se per qualcuno una battuta contenuta in questa fic possa suonare familiare: effettivamente l’avevo ideata qualche tempo fà come risposta in un commento sotto un post che li riguardava e che forse avranno letto quattro anime in croce, a giudicare dai likes.
GRAZIE SEMPRE PER IL VOSTRO PREZIOSO SOSTEGNO E ALLA PROSSIMA!
“Mi chiamo Akaashi, Keiji!”
“Ah? OK, ed io Tanaka, Ryu! Il tuo amico, il vostro asso, è là fuori, sotto la pioggia!”
Il setter del Fukoridani sbuffa sconsolato socchiudendo per un istante i suoi magnetici occhi verdi dal taglio mediorientale per poi scattare come un furetto in direzione dell’uscita.
Ed è non lontano dalla palestra numero due che incontra Koutaro: la faccia rivolta al cielo, le braccia spalancate, in posa, bello come un dio greco.
I tratti tesi del volto di Keiji si distendono immediatamente, ritornando alla loro primordiale compostezza; gli angoli della sua bocca risalgono leggermente, abbozzando un sorriso che per la stragrande maggioranza del genere umano sarebbe a dir poco impercettibile.
“Bokuto-san, che ci fai qui?”
“Oh, Akaashi, senti come si sta bene qua fuori!”
“Ma sei tutto bagnato!”
Un rumore improvviso ed i due ragazzi percepiscono un’ inaspettata presenza dall’aura paterna incombere alle spalle: sopra la loro testa appare magicamente un ombrello di plastica trasparente a proteggerli dall’insistente scroscio d’acqua.
“Nekomata Sensei, non si disturbi, la prego! Sul serio, insisto! Lo tenga per sé!” farfuglia imbarazzato il giovane palleggiatore.
Una risata fragorosa riecheggia nella silente campagna periferica di Tokyo; le grosse mani dalla pelle macchiata e raggrinzita si fermano a comprimere la bocca dello stomaco.
“Suvvia, non fa niente! Non statevi a preoccupare! Io e i miei acciacchi, siamo buoni amici oramai, e da diversi anni!”
“Forza, Bokuto-san, per una buona volta, dammi retta! Andiamo dentro! Di questo passo ti prenderai un malanno! Ed il torneo primaverile è alle porte!”
“Chi se ne frega, Akaashi, del torneo primaverile! E’ un torneo come un altro! Io punto più in alto, voglio di più Akaashi, voglio vincere le nazionali!”
“Che poi sarebbero la stessa cosa, Bokuto-san!”
“Vedi Akaashi, tutte queste gocce di pioggia, qui, sopra l'ombrello? Da sole non possono fare niente, ma se si uniscono, diventano inarrestabili, come un fiume in piena. Noi, da soli, siamo quelle goccioline, Akaashi, ed il Fukoridani … il Fukoridani è quel fiume!”
“Non ti ho mai sentito fare discorsi così filosofici, Bokuto-san! Non è che, per caso, ti è venuta la febbre?”
“Ehi, cosa vorresti dire? Ficcatelo bene in testa, una volta e per tutte: il tuo capitano è il più bravo, il più forte e anche il più intelligente! Mi hai forse preso per uno stupido, Akaashi?”
“Non mi permetterei mai, Bokuto-san!”
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve a tutti,
in vena di sperimentare (oggi mi gira così) ispirata dalla triade Tanaka (lo adoro), Akaashi (Santo subito) e Nekomata (il professore dei miei sogni), ho deciso di lanciarmi, senza paracadute mi sa, con la mia prima BokuAka.
Che dire, ho buttato giù ogni singola parola con estremo imbarazzo: non so se sono riuscita a convincervi con questo genere di comicità da perfetto”himbo” (e infatti non ho resistito e l’ho fatto arrovellare in un ragionamento che avrà mandato in tilt quei pochi neuroni eremiti che ha nella zucca) ma questi tre personaggi li amo troppo per non provarci.
Mi scuso se per qualcuno una battuta contenuta in questa fic possa suonare familiare: effettivamente l’avevo ideata qualche tempo fà come risposta in un commento sotto un post che li riguardava e che forse avranno letto quattro anime in croce, a giudicare dai likes.
GRAZIE SEMPRE PER IL VOSTRO PREZIOSO SOSTEGNO E ALLA PROSSIMA!