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Autore: Khailea    14/08/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Grace:
 
Il resto della lezione in piscina era stato disastroso per Grace.
Infastidita era tornata nello spogliatoio, ma questo non aveva impedito ad alcune ragazze di raggiungerla per tentare di farle delle domande, e c’era voluto l’aiuto di Hope ed Ailea per farle allontanare e lasciarla in pace.
La rossa si era rifiutata categoricamente di uscire, anche a costo di passare due ore chiusa lì dentro ad annoiarsi, e così era stato, ma era sempre meglio che rischiare di litigare inutilmente con qualcuno.
Una volta che finalmente le lezioni finirono fu la prima ad uscire, seguita dai suoi amici.
In fondo alla fila che si era creata Wyen sussurrò all’orecchio di Daimonas. -La ragazza dai capelli rossi sta bene?-
-Grace? Credo che sia un po’ infastidita da quello che hanno scritto su di lei sul giornale.-
-Non mi era molto chiaro in verità tutta la faccenda…- ammise la ragazza, che di wrestling e cose simili non aveva mai sentito parlare.
-Hanno scritto delle bugie sul suo conto, raccontando è una persona che con ogni probabilità non esiste.-
-E perché fare una cosa simile? Infangare il nome di una fanciulla può gravarle per tutta la vita.-
-Non tutti sono brave persone.-
Forse quel racconto non avrebbe rovinato la vita di Grace, ma sicuramente le stava rovinando le giornate, e la gente non lasciava andare così facilmente una diceria.
-Possiamo fare qualcosa per aiutarla?-
-L’unica cosa che possiamo fare è starle vicini, ed esserci in caso ne avesse bisogno.-
Era un buon consiglio, ed anche se solo la sorella l’aveva sentito tutti la pensavano più o meno allo stesso modo. Proprio per questo stavano evitando di dire nulla che potesse offendere l’amica, ma proprio quando erano ormai alla soglia del cancello la professoressa Sasaku sbarrò loro la strada.
Sembrava più scocciata del solito, con le braccia conserte e lo sguardo truce lanciava occhiatacce a chiunque passasse, parlando solo quando il gruppo le arrivò accanto.
-Tu. Sai dove devi andare.-
Non aveva fatto nomi, ma Grace sapeva che parlava con lei.
La Mustang l’aveva avvertita quella mattina, e non era stata una minaccia a vuoto.
Voltandosi guardò verso il punto dove un tempo c’era l’edificio delle punizioni, ancora in fase di ricostruzione, alzando un sopracciglio. -Verso le macerie?-
Alla risposta la faccia della donna divenne rossa di rabbia. -E secondo te di chi è la colpa?!-
Naturalmente non aveva dimenticato chi era in punizione il giorno in cui la struttura era stata distrutta, e con ogni probabilità aspettava solo un’occasione simile per vendicarsi di ognuno di loro. -Muoviti! All’istante!-
Non ammetteva repliche, e sospirando stanca di quella giornataccia la ragazza si avviò nella direzione indicatale, ripetendosi tra sé e sé che in un’ora sarebbe tutto finito.
Una volta arrivate accanto al cantiere la donna si fermò, continuando a fissare Grace con sguardo truce.
-… quindi? Devo fare qualcosa con queste cose?- chiese la ragazza indicando gli attrezzi lasciati dai muratori.
-Tsk. Come se lasciassi fare a qualcuno come te un lavoro tanto delicato.-
Grace si morse la lingua trattenendosi dal rispondere, aspettando la punizione iniziasse.
-Avete proprio un gran fegato a frequentare ancora questa scuola. Sai quante cose avevo accumulato lì dentro? Quanti splendidi strumenti di tortura, alcuni anche antichi! Ed ora è tutto distrutto!-
La ragazza continuò a non rispondere. Non voleva mentire sul fatto loro non centravano, ma non poteva nemmeno ammetterlo apertamente.
In ogni caso sembrava la professoressa si fosse già fatta una propria idea su cosa fosse successo, e niente le avrebbe fatto cambiare idea.
-Me la pagherete. Ho in mente la punizione perfetta per voi, ma nel frattempo ammazzerò un po’ il tempo prendendomela con te.-
Abbassando lo sguardo la donna tirò fuori dalla tasca un piccolo pulsante blu, e non appena lo spinse una gigantesca cavigliera in ferro collegata ad una catena bloccò entrambi i piedi di Grace.
-Bene, si comincia.-
Con un sorriso sadico la professoressa Sasaku si allontanò alle spalle del cantiere, e l’improvviso rombo di un motore squarciò il silenzio.
Le eliche di un elicottero che si alzava cominciarono ad intravedersi oltre l’unico muro ancora in piedi, e la catena si mosse seguendo i suoi movimenti.
-Merda!-
Inginocchiandosi Grace cominciò a tirare la cavigliera nel tentativo di liberarsi, il lucchetto però non accennò a scattare e presto la ragazza venne trascinata via dalla forza dell’elicottero, che prendendo il volo la sollevò senza alcuna difficoltà.
La testa della professoressa sbucò dal finestrino del conducente.
-Preparati a fare un bel giretto per la città! Sarà una lunga ora!-
Rapidamente salirono di quota, superando il tetto della scuola sorvolando a tutta velocità le strade di Rookbow.
Ad ogni movimento il corpo di Grace oscillava incontrollato, rischiando di finire addosso ai pali della luce o agli edifici stessi.
Per quanto si sforzasse non riusciva a smettere di ruotare, ed il dolore causato dalla cavigliera era l’unica cosa a distrarla dal senso di nausea che l’assaliva.
Il sotto era il sopra ed il sopra era il sotto, ed il rumore delle pale dell’elicottero continuava imperterrito fracassandole i timpani.
 
 
 
 
 
 
 
 
Daimonas-Wyen-Hope-Alexander-Ailea-Khal-Astral-Seraph:
 
Dopo che le lezioni erano finite Johanna ed Annabelle avevano proposto al resto del gruppo di andare in un parco vicino alla scuola per passare un pomeriggio rilassante, Hope però viste le tensioni che ancora appesantivano l’atmosfera aveva voluto approfittare della bella giornata, per chiedere a Daimonas e Wyen di andare in un bar assieme a lei ed Alexander.
Voleva conoscere meglio la sorella dell’amico, e desiderava le cose tornassero alla normalità, per questo aveva invitato anche Astral, Seraph, Ailea e Khal.
Ailea aveva subito rifiutato, ignorando le suppliche di Hope ed allontanandosi con Khal.
Alla fine Seraph aveva detto ad Astral di andare con gli altri, mentre lei avrebbe raggiunto Ailea per convincerla a raggiungerli.
Sapeva che in fondo voleva riconciliarsi con Daimonas, anche se l’orgoglio le impediva di rendere le cose più semplici. Rapidamente quindi raggiunse l’amica, bloccandola prima che potesse scappare con la moto.
-Dove credi di andare?-
-A casa.- rispose l’altra senza fermarsi.
-Usciremo con Daimonas e gli altri la prossima volta.- sorrise Khal cercando di essere cordiale, l’espressione di Ailea però lasciava intendere l’idea non la faceva impazzire.
-Perciò non hai il fegato di affrontare una discussione con lui.- rispose la bionda senza ascoltarlo.
-Non ho niente da dirgli.- sibilò Ailea amaramente.
-Smettila di fare la bambina. È tornato, dovresti essere felice di questo.-
Ailea si fermò, voltandosi fissandola come se volesse prenderla a pugni.
-Già, è tornato. Dopo averci mentito e dopo essersi fidato più di uno sconosciuto che dei suoi amici.-
-Sai che non è andata così.-
-Non mi importa. Sono stufa di correre dietro a gente che non si fa alcun problema ad andarsene dopo tutto quello che abbiamo passato. Ho già sprecato abbastanza tempo con Lighneers, non ripeterò lo stesso errore.-
-Daimonas non è come Lighneers. Ha fatto un errore, ma sono certa vuole rimediare.-
-Bene, quando ci proverà veramente fammi un fischio.-
Non intendeva rimanere un minuto di più, ed afferrando Khal per la manica lo trascinò verso la moto, sfrecciando via a tutta velocità.
-A domani Seraph!-
Il sorriso del ragazzo per una volta era sincero, ma non certo perché desiderava rivederla.
L’intero discorso era stato musica per le sue orecchie, non solo perché confermava l’amicizia tra Lighneers ed Ailea era finita, ma che anche quella con Daimonas presto avrebbe subito la stessa fine.
Aggrappandosi alla ragazza inspirò profondamente tra i suoi capelli, immaginando il giorno in cui finalmente avrebbe tagliato tutti i legami che l’allontanavano da lui.
La situazione al bar purtroppo non stava andando altrettanto bene.
Dopo avere preso un tavolo Daimonas, Wyen, Hope, Alexander ed Astral si erano presi un caffè, ma cominciare una conversazione era molto più arduo di quanto immaginassero.
-… allora, Wyen, sai usare l’arco, giusto?- tentò Hope abbozzando un sorriso.
Wyen che fino a quel momento aveva fissato il proprio bicchiere alzò lo sguardo.
-Sì.-
-Lo pratichi come sport o come hobby?-
-Lo utilizzo per combattere. Non potendo contare sulla forza bruta sfrutto la sua rapidità e maneggevolezza per difendermi.-
In verità aveva un hobby, il cucito, non le sembrava però il momento giusto per dirlo, in una conversazione simile, e non sapeva nemmeno se sarebbe interessato agli amici di Daimonas.
Era molto felice avessero proposto quell’incontro, si sentiva però ancora terribilmente a disagio.
Un mondo completamente nuovo era come un’altra pelle, che ancora doveva abituarsi a calzare.
-Oh, molto interessante. Sai anche una nostra amica usa l’arco, Annabelle. Ha appena iniziato, ma sono sicura le farebbe molto piacere allenarsi con qualcuno.-
-Già, non eri niente male. Senza di voi sarebbe stato game over.- annuì Astral.
-Non è stato niente di che.- sorrise Daimonas, sentendo una stretta allo stomaco.
Se non si fosse lasciato ingannare così facilmente allora non sarebbero mai stati in pericolo.
Nessuno riuscì a dire altro, per quanto Astral ed Hope ci stessero provando.
Alexander al contrario rimaneva in costante silenzio guardando i due fratelli senza nemmeno tentare di nascondere il sospetto nutriva nei loro confronti.
Daimonas lo percepiva chiaramente, ma non disse nulla, non volendo mettere ulteriormente a disagio Wyen.
Finché Alexander fosse stato zitto non avrebbe reagito.
I campanelli sopra la porta tintinnarono attirando lo sguardo di Wyen, che vide Seraph entrare e raggiungere i cinque.
Notandola Hope sorrise abbattuta. -È andata male?-
-… è solo testarda.-
Se prima l’atmosfera era tesa ora si poteva letteralmente tagliare con un coltello, e Daimonas riusciva a sentirla tutta pesargli sulle spalle.
-Mi dispiace, è colpa mia.-
Hope allungò la mano, accarezzandogli gentilmente la spalla. -Non dire così.-
Gli altri non dissero nulla, Astral guardò Seraph sperando si potesse cambiare argomento, ma dopo la conversazione che lei aveva avuto con Ailea era impossibile.
-Pensi di fare qualcosa a riguardo?-
Hope la guardò scuotendo il capo. -Seraph…-
-No, dobbiamo parlarne. Sappiamo che è stata dura per te, con la storia di tuo padre e tutto il resto, ma nemmeno per noi è stata una passeggiata. Eravamo preoccupati, e te ne sei andato come se non avessimo alcuna importanza.-
-Non è così…- mormorò il ragazzo.
-Lo so, ma è quello che hai fatto. Perciò ti sto chiedendo se intendi fare qualcosa a riguardo.-
-… sì, voglio farlo. Ma non so come.-
Era semplice a dirlo, ma farlo era tutt’altra cosa.
Non aveva le rispose sotto mano, non c’era una guida istantanea per migliorare, e non sapeva se in futuro avrebbe ferito ulteriormente i suoi amici.
Fortunatamente per lui, nonostante tutto, molti di loro non avevano intenzione di lasciarlo affrontare quella situazione da solo.
-Magari comincia accettando anche l’aiuto degli altri…- si intromise Astral. -Se ci avessi parlato, forse tutto questo casino non sarebbe capitato.-
-Forse…-
-Noi ci saremo sempre per te, ed anche per Wyen.-
Le parole di Hope colpirono la ragazza, abituata da sempre a vivere nell’ombra, ignorata dal mondo. Ora invece qualcuno si stava preoccupando per lei, e voleva aiutarla.
-Vi ringrazio, sia per me che per mio fratello.-
Circondata da quei sorrisi rassicuranti Wyen sentì quasi l’aura di negatività andarsene dal tavolo, ma bastò guardare Alexander per sentirla tornare.
Non si fidava di lei, la vedeva come un nemico, e la studiava costantemente aspettando un solo passo falso per giudicarla.
Glielo leggeva perfettamente in faccia, ed il fatto lui non distogliesse nemmeno per un attimo lo sguardo la turbava.
Se avesse potuto farlo probabilmente se ne sarebbe andata, ma voleva restare per Daimonas, e per dimostrare che era migliore di quello che potevano pensare.
Sperava solo che la cosa non si rivelasse impossibile...
 
 
 
 
 
 
 
 
Jack-Milton-Ryujin-Johanna-Sammy-Cirno-Annabelle-Lacie-Zell-Nadeshiko-Ayame-Yume-Vladimir:
 
Arrivati al parco i ragazzi avevano rapidamente trovato un posto all’ombra di alcuni alberi sotto cui sedersi, e si erano sistemati per trascorrere l’intero pomeriggio lì.
Johanna aveva fatto una rapida capatina al dormitorio per prendere un paio di teli, stendendovici sopra assieme a Ryujin, Nadeshiko, Yume, Ayame e Vladimir.
Jack aveva preferito la morbidezza dell’erba, e Milton gli stava tenendo compagnia, gli altri invece stavano giocando con un frisbee presa da Cirno.
-Ci voleva proprio una giornata così, l’unica cosa che potrebbe renderla più perfetta sarebbe un gelato.- sorrise Johanna scattando qualche foto.
-Puoi chiedere a Cirno di farti una granita.- propose Vladimir, steso con degli occhiali da sole, a pochi minuti da un fantastico pisolino.
-Potremmo andare a prendere qualche vaschetta per tutti. Mi sembra di avere visto una gelateria fuori dal parco.-
-Tranquillo Ryujin, pensa solo a rilassarti. Ce lo meritiamo.- rispose la ragazza imitando Vladimir.
Le sarebbe piaciuto chiamare Mattia, ma per una volta voleva stare per un po’ senza il telefono e godersi semplicemente il momento.
Sarebbe stato più facile senza Nadeshiko ed Ayame che discutevano lì vicino, ma non aveva la forza di chiederle di abbassare la voce.
-Miii la vuoi smettere di stare attaccata al telefono?! Tanto non ti chiama!-
Da quando erano arrivate Ayame aveva continuato ininterrottamente a scrivere a Lighneers, nella speranza che la raggiungesse, ma il ragazzo continuava a non rispondere e Nadeshiko, che voleva solo passare del tempo con i suoi amici, ne aveva fin sopra ai capelli di essere ignorata.
-Perché non vai a caccia di qualche ragazzo Nade?- sbuffò Ayame dandole le spalle.
Nadeshiko ne approfittò per rubarle il telefono e lanciarlo via.
-Ma sei scema?!- sbraitò l’altra correndo a riprenderlo, venendo prontamente placcata.
-Hai abbastanza soldi per comprartene mille. I tuoi amici invece sono unici!-
-Smettila! Ci sono tutte le foto di Lighneers lì!-
-Un motivo in più per fermati!-
Yume a distanza osservava la scena divertita, facendo il tifo per Nadeshiko che le impedisse di recuperare il cellulare.
Ryujin che aveva assistito alla scena invece si alzò per recuperarlo.
-Sei sicuro che non sia meglio lasciarlo lì?- disse Yume.
-Sicuramente, ma è una sua proprietà, e dentro ci sono delle cose importanti per lei. Non è giusto sbarazzarsene così.-
-Ooh ma andiamo Ryujin!- esclamò Nadeshiko mentre Ayame sorrise soddisfatta.
-Lui sì che ha un po’ di sale in zucca.-
Yume scosse il capo sospirando, evitando di dire qualcosa quando Ayame si attaccò nuovamente al telefono.
Da lontano intanto Milton osservò la scena, seduta assieme a Jack sull’erba. -Ti stai divertendo?-
-Mi sto rilassando.-
Non c’era molto da fare lì, quindi non poteva dire di starsi divertendo, ma almeno poteva stendersi un momento senza doversi preoccupare di altro, o quasi.
-Sei sicuro non avresti preferito andare con Daimonas?-
Alla domanda di Milton Jack si mise a sedere, improvvisamente scomodo.
-… voglio dargli un po’ di spazio.-
-Avete parlato?-
-Sì, circa. È tutto apposto.-
Erano ancora in buoni rapporti, questo gli dava speranza per il futuro, ma era ancora più difficile della prima voglia aveva provato a dichiararsi a Daimonas.
Rischiava di ripetere gli stessi errori se fosse andato troppo di fretta, e l’avrebbe perso definitivamente.
Milton, non potendo sapere questi pensieri, sorrise sollevata. -Mi fa molto piacere.-
-E tu invece? Come mai non sei uscita con loro?-
-Anche io volevo dargli un po’ di spazio, per permettergli di fare pace con gli altri.-
-In che senso? Non è lui che ci ha mandato contro quei demoni, e di certo non è stato lui a cominciare tutto quel casino.-
-Sì, ma il modo in cui se n’è andato… alcuni sono ancora feriti.-
Jack corrugò la fronte, tornando a stendersi.
Se le cose stavano così allora perché gli davano contro quando diceva che il comportamento di Daimonas era sbagliato?
-… quindi dici che c’è qualcuno che ce l’ha con lui.-
-No, non proprio. È solo difficile tornare alla normalità.-
-Non siamo mai stati normali.- ironizzò l’altro.
-Ahah, no, questo è vero.-
Mentre parlavano il frisbee con cui gli altri giocavano volò accanto ai due, abbastanza in basso perché Jack riuscisse a prenderlo al volo.
-Bella presa Jack!- esclamò Sammy correndogli incontro.
-Ma che bella presa, è stato il mio lancio perfetto a permettergli di prenderlo.- ribatté Cirno.
Lacie l’abbracciò alle spalle ridacchiando. -Non è stato il tuo lancio perfetto a farla finire da quella parte nya?-
-Venite a giocare con noi?- chiese la piccola Sammy, riprendendo il frisbee.
Milton annuì, guardando Jack. -Ti va?-
-Mmh, perché no.-
-Vi avverto, siamo tutti contro tutti, ed io sto vincendo.- li informò Zell.
-Come fai a vincere se ci stiamo solo lanciando un frisbee?- chiese Annabelle sorpresa.
-Io l’ho sempre preso al volo e non l’ho fatto mai cadere.-
-Non è giusto così nya! Se me l’avessi detto prima avrei già vinto nya!-
-Facciamo una partita a squadre allora, chi vuole vincere mi segua!-
Urlando a squarciagola Cirno corse via, rincorsa da Sammy ed Annabelle.
-Beh, direi voi siete con me.- disse Zell guardando Zell, Lacie, Milton e Jack.
-Errore nya. Siete VOI ad essere nella mia squadra nya, e vinceremo sicuramente!- rispose Milton, contagiando Milton con la sua energia.
-Questo è lo spirito, andiamo!-
 
 
 
 
 
 
 
 
Lighneers:
 
Ormai era quasi sera, Lighneers aveva sfruttato tutto il pomeriggio per farsi una bella dormita, dopo tanto tempo, chiudendosi nella propria stanza e chiudendo le tende.
Per un po’ era rimasto ad osservare il modo in cui la luce del sole passava attraverso il tessuto, e lentamente aveva preso sonno senza nemmeno accorgersene.
Non aveva sognato nulla, niente ricordi sui suoi fratelli, memorie delle discussioni degli ultimi mesi, dei suoi errori o delle sue decisioni.
Solo la più completa oscurità, almeno fino a quando qualcuno non lo aveva buttato a calci giù dal letto.
-Ma che diavolo!?-
La voce gli si spezzò non appena vide davanti a sé il professor Zero, con uno smagliante sorriso sulle labbra in perfetto contrasto con il volto severo di Reika.
-Hai dormito bene angioletto? Perché da adesso in poi la tua vita sarà un vero incubo.-
Solo all’ultimo il ragazzo si rese conto l’uomo teneva tra le mani una gigantesca mazza chiodata, e che la fece roteare esattamente sulla sua testa.
Per un soffio riuscì ad evitarla, rotolando via, e così anche l’attacco successivo e quello dopo ancora.
-Smettila di giocare. Sei irritante.- sibilò Reika all’uomo.
-Oh andiamo, che senso ha la vita se non puoi spaccare la testa della gente come un cocomero?-
-Tsk.-
-Questo sarebbe il suo allenamento?- chiese Lighneers sperando in una distrazione per riprendere fiato, ma l’altro continuò ad attaccare.
-No, è solo un modo elegante per dirti che sei stato sfrattato.-
-Cosa?!-
-Santo cielo, non mi sono reso conto di averti colpito. Sei diventato stupido tutto d’un colpo?- esclamò quasi sorpreso il professore. -Beh, vedrò di spiegartela meglio. Non vivi più qui, ho trovato il posticino perfetto per te, ma sarà meglio che ti muovi ad uscire perché sto perdendo la pazienza.-
Non gli importava il motivo, se quel pazzoide gli diceva di andarsene allora l’avrebbe fatto, ma afferrando la maniglia questa gli rimase in mano.
-Sta scherzando?!-
L’uomo scattò verso di lui muovendo la mazza dal basso verso l’alto rischiando di colpirlo allo stomaco. Lighneers abbandonò rapidamente la maniglia rotolando via, fissando le finestre alle spalle dell’uomo.
A meno che non le avesse murate, erano la sua unica speranza.
Con una serie di scatti e schivate riuscì a portarsi a pochi metri di distanza dalla parete, spiccando un salto contro la finestra più vicina che andò in frantumi all’istante.
Appena fuori il ragazzo sentì la porta aprirsi, ed il professore abbandonò l’arma a terra, tenendo ora tra le mani un mazzetto di banconote.
-Quella la devi ripagare. Prenderò come compenso i soldi hai nascosto qui dentro.-
Lighneers non rispose, digrignando i denti dalla rabbia.
Se avesse fatto una mossa sbagliata con ogni probabilità l’avrebbe ucciso.
-Bene, è il momento di una bella passeggiata! Seguimi, ti mostrerò la tua nuova casa.- disse l’altro come se niente fosse, avviandosi verso i cancelli della scuola.
Lighneers non poté fare altro che seguirlo, attraversando l’intera città senza dire una parola.
Il cielo da roseo lentamente si fece nero, ed al posto degli edifici gli alberi della foresta che circondava Rookbow nascosero il passo dei tre.
-Hai intenzione di andare in un’altra città?- disse Lighneers infastidito.
-In realtà siamo arrivati, dovresti riconoscere questo posto.-
A quelle parole il ragazzo cominciò a guardarsi attorno con più attenzione.
Attorno a loro la foresta aveva preso a mostrare i segni di una terribile catastrofe.
Tronchi morti di alberi caduti la cui nera corteccia avrebbe potuto frantumarsi ad un solo tocco, la terra arida dove non un solo filo d’erba riusciva più a crescere, percorsa in più punti da delle strane sagome nere, impronte perenni del passato, ed infine qualcosa che Lighneers non avrebbe mai più voluto vedere.
Il fantasma di un vecchio edificio, dai muri marci e decaduti mangiati dalle fiamme. Dalle finestre distrutte si potevano quasi intravedere le ombre delle anime intrappolate all’interno, le cui grida riempivano gli incubi del ragazzo.
-No…-
Lighneers tentò di fare un passo indietro, ma le sue gambe non ressero, facendolo cadere a terra.
Zero vedendolo in quelle condizioni sorrise divertito. I suoi occhi dorati brillarono nelle tenebre con una luce demoniaca.
-Benvenuto nella tua nuova casa.-
   
 
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