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Autore: Donatozilla    14/08/2022    0 recensioni
[Ambientato dopo la Saga dello Shie Hassaikai]
Dopo la sconfitta di Overhaul e la salvezza di Eri, Izuku Midoriya e i suoi compagni della 1-A possono finalmente passare un periodo di tranquillità e serenità. Ma la pace è interrotta dopo l'apparizione di un misterioso e violento vigilante con mostruosi poteri che non si fa scrupoli ad uccidere i criminali nelle maniere più brutali... e che sembra nutra un profondo odio e disprezzo nei confronti di Katsuki Bakugo. Chi è questo misterioso vigilante? E perché odia così tanto Bakugo al punto da volerlo uccidere?
Genere: Azione, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 32: Sistemarsi e incubi

“Eccoci qui” disse Tomoko entrando in casa seguita da Kota e Miki che, con sguardo pieno di nostalgia, si guardò intorno.

Era passato molto tempo da quando era stata qui.

“Beh, devo dire che non è cambiato molto dall’ultima volta che sono sta qua.” Disse Miki continuando ad osservarsi intorno per poi iniziare ad avanzare, continuando ad osservare la casa mentre Tomoko e Kota le stavano dietro.

Alla fine arrivarono alla sua vecchia stanza e, senza aspettare oltre, Miki entrò la porta entrandoci dentro e osservando con un piccolo sorriso quella che fu la sua stanza per molto tempo.

Shino aveva ragione: dopo tutto quel tempo la stanza non era stata minimamente toccata.

Tutto era proprio come l’ultima volta che era stat qui.

“Wow, non scherzavate proprio quando dicevate che la mia camera non è stat minimamente toccata. È tutto proprio come lo avevo lasciato.”.

“Ovviamente. Nessuno di noi ha voluto toccare una minima cosa qui… beh, appare quando bisogna fare la polvere” ridacchiò Tomoko “In quel caso, se non avessimo toccato proprio niente, la tua camera ne sarebbe piena di quella.”.

Detto questo Tomoko e Kota entrarono anche loro nella stanza, avvicinandosi a Miki col bambino che disse “Ora dacci la valigia. Ti aiuteremo a togliere le cose e a metterle al loro posto.”.

“Già” annuì Tomoko “Sarai stanca e avrai bisogno di aiuto.”.

Miki spalancò gli occhi a ciò: nella sua valigia vi erano gli oggetti che si era portata dall’America.

Oggetti che dovevano rimanere assolutamente segreti.

Si voltò di scatto e forzando un sorriso disse “Uh… non preoccupatevi, ci penso io. Infatti non sono stanca, tutto il contrario.”.

Tomoko inarcò un sopracciglio mentre Kota guardò confuso la sorella maggiore “Uh… ne sei sicura?” Chiese quest’ultimo “Perché se hai bisogno…”.

“Nah, nah, sono apposto così fratellino” sorrise Miki mettendogli una mano in testa e accarezzandogli i capelli “Poi è tardi. Non hai scuola domani?”.

“Uh… sì.”.

“Oh allora dovresti andare a dormire. Non vorrai fare tardi domani, no?” Continuò Miki mentre continuava ad allargare il suo sorriso confondendo ancor di più sia Kota che Tomoko.

“… stai bene Miki?” Chiese Tomoko con un misto di confusione e preoccupazione.

“Chi? Io? Oh assolutamente! Tutto perfetto, non preoccuparti, ci penso io qui!” Continuò Miki prendendo la propria valigia e mettendola sul proprio letto, come se fosse sul punto di aprirla.

“Uh… okay, se lo dici tu…” disse Tomoko non del tutto convinta per poi guardare Kota “Andiamo Kota, Miki ha ragione. È abbastanza tardi, e tu domani hai scuola. È tempo di dormire.” E detto questo uscì insieme a sta, che mormorò qualcosa sottovoce sul come ‘non fosse stanco’.

Miki tirò un sospiro di sollievo e aspettò qualche secondo per vedere che Tomoko non tornasse, e quando fu sicura che non c sarebbero stati problemi aprì la valigia osservandone il contenuto: vestiti di ricambio e… gli oggetti che si era portata dietro.

Dopo aver dato nuovamente una rapida occhiata verso la porta, la ragazza prese i suddetti oggetti e con assoluta fretta li mise in fondo al proprio armadio, in modo che non potessero essere visti facilmente in caso qualcuno avesse voluto fare il curioso.

Giusto per sicurezza puntò lo sguardo nuovamente verso la porta per vedere se fosse osservata o meno, tirando un sospiro di sollievo quando non vide nessuno. E fatto questo cominciò a rimettere a posto il resto della sua roba.


Ryo restava in silenzio a fissare fuori dalla finestra, osservando l’oscurità prendere il posto del giorno.

Solitamente questo era il momento in cui sarebbe uscito fuori, a dare la caccia ai Villain e ai criminali… ma che aveva ripetuto molte volte prima, sia a V che a sé stesso come un mantra, non potevano uscire subito.

Non ora, almeno.

Dovevano aspettare al massimo qualche giorno e poi sarebbero ritornati in azione.

I suoi pensieri furono interrotti dal brontolare del suo stomaco con V che disse “Sembra proprio che io non sia l’unico con una fame da lupi qui.”.

Ryo roteò gli occhi “Posso sopportare non mangiare qualcosa.”.

“Beh, io no Ryo. Ho una fame che non ci vedo.”.

“Oh guarda, non lo sapevo. Lo avrei solo ripetuto… un milione di volte quest’oggi.” Finì Ryo con un altro roteare degli occhi, mentre si allontanava dalla finestra.

In tutta risposta un tentacolo apparì dalla spalla destra di Rio, dandogli uno schiaffo in testa  per poi sparire.

“Ow!” Disse Ryo massaggiandosi la testa mentre iniziava a salire le scale.

“Il tuo sarcasmo non è gradito, Ryo.” Disse V con un ringhio.

“Ho ben notato.” Rispose Ryo non riuscendo a frenare l’apparizione di un sorriso sul suo volto.

Sorriso che poi sparì quando si ritrovò dinnanzi a una porta di una stanza.

La sua vecchia stanza.

“… quindi era questa la tua stanza, Ryo?”.

“Sì.” Annuì il ragazzo dai capelli viola.

Dalla spalla sinistra di Ryo cominciò a formarsi una massa di vittici neri che si intrecciarono ra loro, finendo per formare un famigliare volto dai grossi occhi bianchi e la bocca irta di denti: la faccia di V.

Era capace di fare questo con ogni suo ospite, e quando erano a Jaku City lo faceva sempre quando lui e Ryo erano da soli, optando per parlare nella sua testa solo quando c’era gente insieme a loro.

V puntò con la sua testa verso una porta in fondo al corridoio “E quella… era la stanza dei tuoi genitori?”.

Ryo annuì anche stavolta “Sì…”.

V tirò un sospiro “Mi dispiace tanto, Ryo. Mi dispiace che la morte dei tuoi genitori ti faccia soffrire anche dopo tutti questi anni. Ma non preoccuparti… presto la faremo pagare a chi ti ha fatto tutto questo.”.

“Sì.” Annuì Ryo digrignando i denti e aprendo la porta della sua stanza “La faremo pagare a Bakugo una volta per tutte!”.


Bakugo stava dormendo.

O almeno ci stava provando.

Come al suo solito era andato a dormire molto più presto rispetto agli altri, sia perché questa era praticamente la sua routine e sia perché era troppo stanco dopo gli ultimi eventi successi.

Continuava a girarsi e a rigirarsi nel letto, eppure non riusciva chiudere occhio.

Dopo un rigirarsi che gli parve infinito, Bakugo si alzò dal letto con la gola terribilmente secca “Tsk..” Disse “Ho bisogno di un bicchiere d’acqua.”.

Si alzò dal proprio letto cominciando a dirigersi verso la porta per uscire e poi dirigersi verso la cucina al piano terra.

Una volta uscio dalla stanza si guardò intorno: tutte le luci erano spente, tutti erano a dormire nelle loro stanze e il silenzio era più totale.

Solitamente Bakugo non ci avrebbe dato tanto peso, ma questa volta quel silenzio era… snervante.

C’era qualcosa che non andava, lo sentiva nelle sue ossa.

Scuotendo la testa si diresse verso l’ascensore, aprendolo ed entrandoci. Schiacciò il bottone per il piano terra ed attese. 

La discesa era sempre stat veloce, eppure quella volta sembrava quasi che stesse durando fin troppo del previsto, e ciò non stava facendo altro che aumentare il nervosismo e il senso di inquietudine in Bakugo.

Il DING dell’ascensore fu il segnale che era finalmente arrivato al piano terra, e quando le porte si aprirono Bakugo vide che anche le luci del piano terra erano spente, con l’unica fonte di luce prveniente dai raggi lunari che entravano dalla finestra.

Bakugo uscì dall’ascensore, dirigendosi verso la cucina con i suoi occhi che guardavano da ogni lato.

Perché era così inquieto?

Non lo capiva affatto, ma sapeva che c’era qualcosa che non andava affatto.

Arrivato in cucina si prese un bicchiere e aprì il frigo, prendendo una bottiglia d’acqua.

Si riempii il bicchiere e rimise a posto la bottiglia, chiudendo poi il frigo ed iniziò a bere.

PEr un attimo la freschezza dell’acqua che faceva sparire la secchezza nella sua gola gli fece dimenticare il senso di inquietudine e nervosismo che aveva provato fino a quel momento.

Una volta finito di bere tirò un sospiro soddisfatto e rimise al suo posto il bicchiere e fu sul punto di andarsene quando sentì un rumore.

Un rumore proveniente da qualche parte nel piano terra.

Un rumore simile a passi che si facevano piano piano più vicini.

Bakugo si voltò di scatto, puntando lo sguardo verso l’area comune, il punto in cui sembravano provenire i passi.

L’inquietudine cominciò a farsi più grande e, instintivamente, indietreggiò di qualche passo.

Un intruso era entrato nel loro dormitorio!

Ma come?

Con la sicurezza aumentata doveva essere praticamente impossibile anche provare ad avvicinarsi!

E poi… chi poteva essere?

Poteva essere chiunque… ma Bakugo temeva di sapere chi potesse essere.

Chi, dopotutto, aveva intenzione di entrare specificamente in quel dormitorio?

“Honda…” mormorò Bakugo.

Sì, doveva essere lui, chi altri poteva essere?

Poi d’un tratto, proprio come erano iniziati, i passi smisero immediatamente.

Quasi come se colui che stesse camminando si fosse d’un tratto fermato.

Bakugo rimase ancora fermo in quella posizione, non sapendo esattamente cosa fare, con la mente che stava provando a registrare la situazione.

Bakugo doveva chiamare aiuto.

O ai propri compagni o addirittura ai professori.

Ma come avrebbe dovuto fare, esattamente?

L’intruso, se fosse stato Honda o chiunque altro, sembrava si fosse fermato nell’area comune, quasi come se sapesse che Bakugo si trova nella cucina. E se Bakugo voleva chiedere aiuto ai suoi compagni sarebbe dovuto andare immediatemnet ai piani superiori o se doveva chiedere aiuto ai professori sarebbe dovuto uscire dai dormitori per la porta principale… e in entrambi i casi sarebbe dovuto passare per l’area comune, dove in quel momento sembrava si fosse fermato l’intruso.

“Fanculo…” mormorò alla fine Bakugo.

Non aveva altra scelta.

Avrebbe dovuto affrontare l’intruso, chiunque fosse, da solo.

Corse fuori dalla cucina fermandosi nel bel mezzo dell’area comune, i palmi delle sue mani che sparavano già delle piccole esplosioni per dare un idea all’intruso di ciò che gli aspettava.

Eppure non c’era nessuno.

Nell’area comune, apparte Bakugo, non c’era nessuno.

Bakugo si guardò intorno, sudore che gli cadeva dalla fronte per l’inquietudine che cresceva ogni secondo che passava.

Dopo varia attimi che parvero un eternità Bakugo urlò “Esci fuori, razza di fottuto codardo! Chiunque tu sia fallo adesso o ti farò uscire a calci nel culo!”.

Dopo vari attimi ci fu ancora del silenzio… che venne poi interrotto dal rumore di qualcosa che strisciava… no, che si arrampicava per il soffitto.

Bakugo alzò lo sguardo: niente.

Il rumore si spostò su un muro lì vicino.

Bakugo puntò lo sguardo lì: ancora niente.

Quel rumore, quel maledetto rumore cominciò a farsi sentire ovunque e Bakugo continuava a guardarsi intorno, non riuscendo a trovare l’origine di esso.

“Basta! Basta!” Urlò Bakugo, portati all’esasperazione “Esci fuori razza di maledetto bastardo!”.

Poi, come era iniziato, il rumore smise… perché chi lo aveva causato atterrò dietro Bakugo con un pesante tonfo.

Bakugo si bloccò e, piano piano, cominciò a voltarsi… e quando lo vide sbarrò gli occhi dal terrore.

Proprio lì, dinnanzi a lui e illuminato dalla luce lunare vi era colui che aveva attaccato il dormitorio non molto tempo prima col solo motivo di ucciderlo: Venom.

“Honda!” Urlò Bakugo preso dallo shock e dalla sorpresa.

Non potè fare altro dato che Venom lo colpì con un pugno che lo lanciò contro il muro, sbattendoci così forte da causare delle crepe.

Bakugo si rialzò giusto in tempo per vedere Venom lanciarsi contro di lui e tentare di colpirlo con un altro pugno, ma Bakugo riuscì a schivare il colpo col pugno che andò a sbattere contro il muro e oltrepassandolo.

Bakugo rotolò via per qualche metro e vide Venom staccare il proprio pugno dal muro e sposato nuovamente lo sguardo verso di lui e lanciare un ruggito verso di lui.

Bakugo rabbrividì: aveva già sentito Venom ruggire altre volte in passato, tuttavia stavolta c’era qualcosa di diverso nel suo ruggito: qualcosa di più spaventoso e terrificante, come se quel ruggito provenisse dalle profondità più recondite dell’inferno.

Venom si lanciò nuovamente all’attacco e Bakugo sparò subito delle esplosione, colpendo in pieno Venom… ma non servirono a niente, non riuscirono neanche a rallentarlo.

Venom arrivò subito dinnanzi a Bakugo e lo colpì al volto con un pugno così forte che il ragazzo dai capelli biondi sentì il suo naso rompersi, sentendo il sangue già uscire a flotti dalle narici, e devenne lanciato via contro uno dei divani della sala comune.

Bakugo tentò di rialzarsi mentre una miriade di pensieri si facevano strada nella sua testa: perché nessuno stava venendo in suo soccorso? Tutto quel casino doveva almeno aver svegliato i suoi compagni, quindi perché nessuno stava venendo a controllare?!

Bakugo si rialzò ma non fece nemmeno in tempo a riprendersi che venne colpito da un altro pugno di Venom, ma stavolta riuscìì a rimanere in piedi.

“Perché non parli, Honda? Nel nostro ultimo incontro non facevi che farlo!” Disse Bakugo. Era vero. Apparte quel spaventoso ruggito Venom non aveva detto una singola parola… e ciò non faceva che spaventarlo di più.

“Dì qualcosa! Qualunque cosa maledi…” le parole di Bakugo furono interrotte da Venom che lo colpì con un altro pugno mentre lanciava un altro di quei spaventosi ruggiti, e cadde al suolo.

Non riuscì neanche a rialzarsi che Venom si mise a cavalcioni su di lui e gli mise le mani intorno alla gola… iniziando a soffocarlo.

Bakugo cominciò a tossire, cercando di liberare il collo dalle mani di Venom, invano 

Tentò di usare le sue esplosioni, ma al posto di possenti esplosioni dalle sue mani partivano nient’altro che mese scintille.

Che diavolo stava succedendo?!

“H-Honda… l-lasciami… andare…” disse Bakugo mentre le proprie mani sul volto di Venom, iniziando a tirare quella sostanza nera che era il suo costume.

Cominciò a tirare e a strappare in modo da vedere il volto di Honda… ma al suo posto vi trovò qualcosa di diverso e molto più terrificante, facendogli sbarrare gli occhi dal terrore.

Al posto del volto di Honda sotto quella massa simbiotica vi era… un teschio umano.

Venom, dopo che il suo ‘volto’ venne rivelato, iniziò a stringere ancor di più la prese delle sue mani intorno al collo di Bakugo, facendolo soffocare ancor di più.

Che stava succedendo?

Cosa era successo a Honda?

Perché stava succedendo tutto questo?

Queste erano le domande che invasero la mente di Bakugo mentre tentava di liberarsi invano, e mentre Venom avvicinava il proprio teschio al volto di Bakugo lanciando un altro ruggito infernale, ma stavolta molto più forte… Bakugo non potè più trattenere le lacrime di terrore dal scendere dai suoi occhi.


“AHHHHHHHHHHHH!!!!!” Urlò Bakugo svegliandosi di soprassalto.

Si guardò intorno, iperventilando e con una mano sul petto.

Non era nella sala comune.

Non c’era Venom… o qualunque cosa fosse che lo soffocava. 

Era nella sua camera.

Era al sicuro.

Tutto ciò che aveva visto, provato e sentito… era solo un incubo.

Un terribile e spaventoso incubo.

Era nella realtà ora.

Eppure… perché si sentiva ancora di meno al sicuro?

   
 
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