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Autore: CedroContento    18/08/2022    4 recensioni
[Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum "Ferisce più la penna".]
Dal testo:
"Billy non adorava i cani, non ne aveva mai avuto uno, ma quando quel piccoletto gli aveva puntato in faccia il suo musetto, si era lasciato intenerire e se l’era portato via. Senza pagare un centesimo, ovviamente; lo aveva più che altro ‘requisito’."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Billy Butcher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terrore

C’era un’infinità di cose a cui Billy Butcher pensava mentre, infine, anche Terrore lasciava la sua vita per sempre. Tra tanti pensieri, tanti ricordi, echi di un passato che - ora poteva dirlo definitivamente - non sarebbe tornato mai. Ora che Becca non c’era più. 
 
“Cos’è quello?!” aveva chiesto lei, la prima volta che aveva visto Terrore, uno splendido cucciolo di Bulldog inglese, bianco come la neve, che Billy aveva trovato chiuso in una gabbietta nello scantinato di un poco di buono che contrabbandava qualsiasi cosa Dio avesse creato e poi messo sulla faccia della terra. 
 
Billy non adorava i cani, non ne aveva mai avuto uno, ma quando quel piccoletto gli aveva puntato in faccia il suo musetto, si era lasciato intenerire e se l’era portato via. Senza pagare un centesimo, ovviamente; lo aveva più che altro ‘requisito’.  
 
“Billy, non possiamo avere un cane. Io non ho intenzione di occuparmene e tu… Beh, sappiamo entrambi che non lo farai,” aveva protestato Becca, incrociando le braccia e spostando nervosamente il peso da una gamba all’altra. Lo faceva sempre quando era ansiosa o preoccupata per qualcosa. O ancora quando era contrariata, come lo era decisamente in quel momento. 
 
Billy non aveva avuto argomenti per ribattere. Che facesse schifo a prendersi cura di qualsiasi cosa era totalmente vero, e lo sapevano entrambi. Ma ormai Terrore era lì, e non aveva nessuna intenzione di riportarlo indietro. Tornare sulle proprie decisioni era un'opzione che raramente contemplava; molto raramente. 
 
“La conquisterai,” aveva sussurrato al cucciolo, chinandosi per dargli una bella grattata dietro le orecchiette lisce e morbide, “ha tenuto anche me alla fine, e io sono molto peggio di un animale, credimi”.
 
Fin da subito era stato chiaro che Terrore non fosse il feroce cane da guardia che aveva sperato Billy. Aveva un’indole pacifica, amava passeggiare tranquillo e fare lunghi pisolini pancia all’aria, meglio se in compagnia; meglio ancora se in compagnia di Becca. 
 
Billy era sicuro che Terrore riconoscesse ancora in lui il maschio alfa della situazione, ma era altrettanto sicuro che il cuore invece glielo avesse rubato Becca. Billy non poteva di sicuro biasimarlo. 
 
Se Becca era sul divano, Terrore era sul divano.
Se Becca faceva la doccia, Terrore la aspettava sdraiato sul tappetino del bagno. 
Se Becca cucinava, Terrore era in cucina ad elemosinare - e tante volte otteneva qualcosa di buono.
Se Billy e Becca litigavano, Terrore lo guardava con biasimo e seguiva lei nell’altra stanza. 
Se Becca era a lavoro, Terrore l’aspettava nella sua cuccia, con gli occhi rivolti alla porta e le orecchie tese, pronte a captare i suoi passi sul pianerottolo. 
 
Billy aveva cercato di non mostrarsi troppo soddisfatto di averla spuntata anche stavolta, ma non aveva proprio potuto resistere alla tentazione di far notare a Becca quanto avessero legato lei e il cagnolino in quelle prime settimane. 
 
Erano a passeggio a Central Park, il sole brillava attraverso le foglie che cominciavano a tingersi dei colori dell’autunno, Terrore zampettava allegro davanti a loro ed erano felici. Lo era Becca, anche se Dio solo sapeva cosa avesse da essere felice con uno come lui. 
 
“Guarda, Cucciolo! C’è Sparkle!” aveva esclamato Becca, ignorando la frecciatina di Billy e salutando con la mano il padrone di un barboncino che aveva ricambiato sorridendo educatamente.
 
“Lo stai trasformando in una fighetta del cazzo,” aveva commentato Billy, mentre Terrore correva tutto pimpante verso Sparkle. 
 
Becca lo aveva abbracciato e gli aveva scoccato un sonoro bacio sulla guancia, e Billy aveva pensato che dopotutto forse era meglio che Terrore preferisse lei, meglio per tutti e tre. Becca era migliore di lui sotto ogni aspetto, e Terrore era stato abbastanza intelligente da accorgersene subito. 
 
E aveva aspettato Terrore, giorno dopo giorno, anche quando Becca a casa non ci era tornata più. 
 
“Tornerà presto,” lo aveva rassicurato Billy i primi tempi, e Terrore lo aveva ascoltato inclinando il testone e guardandolo con gli occhietti malinconici. Ma poi a quella bugia non aveva più creduto nessuno dei due. 
 
Assistere all’attesa inutile di Terrore aveva fatto soffrire Billy il doppio; lo faceva incazzare, se non era giornata. E forse in buona parte per quello aveva deciso di separarsene. 
In quei giorni faticava a tenere in vita sé stesso, non poteva occuparsi anche del suo cane - se suo lo era stato mai. Senza Becca erano entrambi persi, entrambi alla deriva. Aveva avuto ragione lei: Billy non era in grado di curarsi di qualcuno che non fosse lui stesso. Di sicuro non era riuscito a prendersi cura di lei.  
 
Sì, c’era un’infinità di cose a cui Billy Butcher pensava mentre Terrore lasciava la sua vita per sempre, a bordo della decappottabile sportiva di sua zia Judy. Sopra ogni altra cosa pensava al fatto che avrebbe davvero sentito la sua mancanza, come sentiva quella di Becca. Terrore era appartenuto ad un’altra vita, una in cui era stato felice perfino lui; ad un sogno, che inevitabilmente era finito. Perché ad essere onesti, quella vita felice Billy non aveva mai sentito di meritarsela.
 
Quello era il tempo di dirgli addio. 

 
   
 
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