N.B. la presente storia partecipa al
contest indetto da @miracle_box
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#reveal2022
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Cala il sipario
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Capitolo
unico
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Lady
Bug iniziò a raccogliere quei Miraculous adagiati sul
pavimento della strada dove pochi attimi prima, lei, Chat Noir e Monarch se le stavano suonando di santa ragione a colpi di
magia, bastoni e Lucky Charm.
“E
se fosse una trappola?” Le aveva domandato Chat Noir mentre tossiva, liberando
i polmoni da quella sostanza viola e vaporosa che aveva sprigionato il loro
nemico prima di dileguarsi e far perdere a loro le sue tracce.
Lady
Bug incurvò la testa di lato arricciando le labbra, ancora incredula per quanto
accaduto “Mmm… non penso, chaton…
questi sono i Miraculous che mi sono stati sottratti
e in più ci sono anche quelli della Farfalla e del Pavone. Ma che sta
succedendo?” Provò a interrogarsi improvvisando una faccia stranita.
“Monarch si è arreso, forse si è reso conto che contro di
noi non poteva vincere, del resto, siamo una squadra fortissima.” Si pavoneggiò
accarezzandosi i capelli biondi come un divo.
Lady
Bug ispezionò quei monili uno ad uno, non potevano essere dei falsi o messi lì
solo per tendere a loro una trappola, non avrebbe avuto alcun senso, e poi Monarch con che razza di potere gli avrebbe potuti
combattere nuovamente se era sprovvisto di Miraculous?
In
ogni caso, per dimostrare che l’eroina coccinella non si stava affatto
sbagliando, infilò tutti i gioielli addosso in modo da liberare i kwami, i quali uscirono da quei monili in una spruzzata di colori
sgargianti e sprizzando gioia e allegria da tutti i pori vedendo che era stata la
stessa Lady Bug a indossarli. La loro amata Guardiana. Finalmente.
Chat
Noir strizzò gli occhi e si tappò le orecchie quando li sentì intonare il loro
canto della felicità, mentre a Lady Bug stava scendendo una lacrima per la
contentezza.
Ce
l’avevano fatta, non aveva ben capito come, ma ora non aveva più importanza.
Durante
la battaglia, nel trambusto generale, doveva essere successo qualcosa che aveva
costretto il loro nemico ad arrendersi e alla fine consegnare quelle creaturine
alla legittima proprietaria, senza però rivelare a loro il suo vero volto.
“Uh…
falli smettere, Milady.” La pregò il suo partner e lei sghignazzò
pensando che quello fosse un bel modo per zittirlo ogni tanto, anche se la sua
voce e la sua presenza erano le uniche cose che la facevano stare veramente
bene.
Solo
che, giunti a questo punto della storia, Lady Bug pensò che forse Parigi non
aveva più bisogno di super eroi, avevano vinto e sconfitto Monarch,
e lei era convinta che non l’avrebbe mai più rivisto.
Lady
Bug si tolse tutti i Miraculous che aveva addosso,
tranne gli orecchini, e li ripose con cura all’interno della Miracle Box, al sicuro.
“Meglio?”
“Decisamente.”
Ammiccò lui facendola arrossire, per poi stendere il braccio con un pugno
chiuso verso di lei “Ben fatto?” Pronunciò in tono calmo.
“Ben
fatto.” Ripeté lei scontrando le nocche.
Seguì
qualche minuto di imbarazzante silenzio, dove nessuno dei due riusciva a
proferire parola; la bocca di Lady Bug era paralizzata e Chat Noir temeva di
dire qualcosa di troppo, si grattò la testa in maniera nervosa arruffando quei
fili dorati.
“Quindi…
è finita?” Farfugliò lui.
Lady
Bug abbozzò un dolce sorriso sulle labbra “Perché dici questo? Sebbene abbiamo
sconfitto Monarch, e non so ancora bene come, non
significa che non ci rivedremo più. Possiamo sempre accordarci per delle ronde,
infondo, la polizia avrà pur bisogno di noi, non credi?”
“Gli
suggeriremo un bat-segnale o meglio un bug
e chat segnale.” Sogghignò sotto i baffi contagiando anche lei con
quella battuta.
“Perché
no?” A Lady Bug sarebbe piaciuto chiacchierare ancora con il suo partner, ma il
terzo bip degli orecchini e conseguentemente quello dell’anello di lui, li
avvertirono che rimaneva ancora poco tempo prima che si de-trasformassero.
Non
che ci sarebbe stato qualcosa di male giunti a questo punto, ma a Lady Bug prese
il panico e salutando velocemente Chat Noir allungò il lazo dello yo-yo e
scomparve dalla sua vista, non prima di stampargli un dolce bacio sulla
guancia.
“Ci
vediamo presto!” Aveva esclamato lei con una mano alzata in segno di saluto.
Chat
Noir non ebbe nemmeno il tempo di dirle che non faceva differenza se avrebbe
saputo chi era, infondo non lo aveva sempre detto? Cioè che una volta sconfitto
il nemico non ci sarebbe più la necessità di tenere le loro identità segrete?
Chat
Noir sospirò, pensando allora che quella era solo una scusa per tenerlo zitto e
buono, quando invece lei non era mai stata intenzionata nel rivelargli chi era
veramente.
Deluso
nuovamente, se ne andò con le orecchie abbassate e il sapore amaro in bocca
della sconfitta.
*
Lady
Bug era riuscita ad arrivare solo a pochissimi isolati dallo scontro, divisa se
tornare indietro da Chat Noir, oppure se continuare la sua corsa verso la via
di casa.
Aveva
scelto la seconda opzione, come una codarda.
Perché
a Lady Bug aveva preso una fifa tremenda e sapeva bene che se lasciava il tempo
a Chat Noir di parlare ancora le avrebbe sicuramente detto che sarebbe potuta
tranquillamente restare e lei lo avrebbe fatto.
Il
cuore le batteva ancora all’impazzata, per non parlare delle gambe
completamente paralizzate, e nella foga del momento quasi si era dimenticata di
nutrire Tikki.
“Non
importa, Marinette. Basterà che lo chiami e vi
chiarirete, e magari sarà la volta buona che saprete chi siete, non vedo il
bisogno di tenerlo ancora nascosto. Monarch è solo un
ricordo e voi due siete liberi di far calare il sipario.” Disse Tikki tra un morso e l’altro.
“Sono
una fifona, Tikki.” Mormorò Marinette
portandosi una mano sulla fronte.
“Hai
avuto paura, è normale.”
“Paura
è un eufemismo, il mio era proprio terrore.” Ci tenne a sottolineare.
“Temi
una delusione se scopri chi è?” Domandò avvicinandosi di più al suo viso
provato.
“No,
io voglio sapere invece, perché dubito che avremo molte occasioni di vederci in
veste di super eroi, intendo. Ma se da un lato muoio dalla voglia di
conoscerlo, dall’altra temo possa diventare un’altra mia ossessione e finirei
per cercarlo in continuazione, e non mi va. Devo prima capire che cosa provo
per Adrien e poi buttarmi, non importa come andrà.”
“Il
tuo cuore sa che cosa vuole, Marinette.”
“Il
mio cuore è un’accozzaglia di sentimenti contrastanti.” Rispose “… e poi
l’importante è che voi tutti siate al sicuro.”
“Anche
tu lo sei, Marinette. Non devi più metterti da
parte.”
“Hai
ragione, Tikki.” Mormorò determinata “… d’ ora in poi
mi dedicherò a me stessa e a quello che provo.”
*
Era
accaduto tutto molto in fretta, ma Monarch aveva già
intenzione di restituire quanto di spettanza alla super eroina e ora Guardiana
dei Miraculous, solo che i due ragazzini, una volta
trovatosi al suo cospetto non hanno atteso che egli parlasse, avrebbero evitato
così lo scontro, finendo il tutto molto prima.
Gabriel
progettava già da qualche settimana di lasciare perdere tutto, dopo essersi
accorto che infondo Emilie era diventata per lui sono un’ossessione e che la
brama di potere lo avevano portato in un baratro senza fine che lo avevano
accecato a tal punto da non riconoscere più i sentimenti che provava veramente
per lei.
L’amore
che nutriva un tempo era scemato con il passare delle settimane, dei mesi e
degli anni, lasciando spazio nel suo cuore per un’altra persona.
Avrebbe
amato per sempre sua moglie e l’avrebbe ricordata ogni volta con il sorriso
sulle labbra, questo era innegabile, ma lo stilista ora tendeva verso un’altra
persona, una persona che gli era sempre stata vicina, che riusciva a
confortarlo nei momenti peggiori e una persona che non si era mai tirata
indietro nemmeno quando la malattia le stava devastando il corpo rendendo
difficoltoso ogni tipo di movimento.
Nathalie.
Si
era accorto di provare qualcosa di vero, di inebriante e di entusiasmante per
lei, e quando si rese conto che una volta svegliata Emilie dal suo sonno
eterno, Nathalie non avrebbe più fatto parte della sua vita, questa cosa lo
mandò fuori di testa e desiderare che qualcuno gli portasse via i suoi poteri
per dedicarsi completamente a lei.
Voltare
pagina, insomma.
Ma
presto, Gabriel, appurò che l’unico che poteva farlo era solo ed esclusivamente
lui.
Così
iniziò a sistemare alcune cose, prima tra tutti e più difficile da fare,
seppellire il corpo di Emilie, e lo fece nel giardino di casa, proprio dove
Adrien credeva giacesse già da tempo, ovvero sotto la statua a lei dedicata, e
per occultare e giustificare il terreno smosso, Gabriel fece piantare un roseto
di fiori bianchi e ai suoi piedi una targa commemorativa.
Adrien,
una volta ritornato a casa, era passato a salutare sua madre e aveva trovato
questa gradita sorpresa, e non solo, perché in piedi, davanti al roseto si
trovavano suo padre e Nathalie mano nella mano.
Il
suo cuore del ragazzo si riempì di gioia e non ci fu il tempo che loro due
parlassero perché Adrien era corso da loro ad abbracciarli.
“Sono
felice per voi.” Gli aveva detto con le lacrime agli occhi.
“Te
ne avremo parlato.” Mormorò Gabriel accarezzandogli la testa.
“Non
voglio prendere il posto di tua madre, Adrien, ma sappi che ci sarò se avrai
bisogno di me.” Continuò Nathalie abbozzando un tenero sorriso materno.
Adrien
si asciugò gli occhi, quella era stata una giornata piuttosto movimentata e
ricca di emozioni, le lacrime del ragazzo erano anche per la gioia di aver
ripreso i Miraculous, ma anche per l’ennesima
delusione che gli aveva inferto Lady Bug.
“Per
quanto mi riguarda, tu hai sempre fatto parte di questa famiglia. E sono sicuro
che lei approverebbe.” Adrien volse lo sguardo verso la statua della madre.
“Sono
sicuro che sarà così, figlio mio.”
*
Erano
passate più di due settimane e di Monarch non si
sentì più parlare, e Lady Bug e Chat Noir non si erano più né visti e né
sentiti.
Ogni
tanto si trasformavano durante la giornata per vedere se l’altro avesse
lasciato una qualche sorta di messaggio, ma la segreteria annunciava a loro che
non ne avevano.
Lady
Bug tremava ogni volta che scorreva la rubrica del suo Bugphone
e arrivava al suo contatto, per poi sbrigarsi a chiudere la conversazione prima
che il Catphone trillasse o partisse la
segreteria.
Chat
Noir, invece, attendeva fosse lei a fare la prima mossa, del resto era stata la
stessa Lady Bug, prima di sparire, a dirgli che si sarebbero rivisti.
Alla
fine, Adrien, decise di voltare del tutto pagina e lasciarsi la super eroina
alle spalle.
Non
faceva più il modello, e suo padre gli aveva concesso più ore per svagarsi con
i suoi amici, lui aveva semplicemente pensato che lo volesse fuori dai piedi
per dedicarsi di più alla sua nuova compagna, e come biasimarlo.
Se
Nathalie lo rendeva felice, allora lo era anche lui per suo padre.
In
ogni caso, non mancavano mai le uscite loro tre assieme.
L’ultima
volta avevano partecipato ad un picnic, dove tutti e tre si erano divertiti un
mondo, e per poco Gabriel non era caduto nella Senna grazie a qualche bicchiere
di troppo.
Rientrati
a casa, Adrien andò a chiudersi in camera sua per suonare un po' il pianoforte,
lo rilassava sempre battere quei tasti seguendo le note che il suo cuore gli
suggerivano.
E
fu in quel frangente che ricevette una chiamata da parte di Luka dove lo
invitava sulla Liberty per una pizza in compagnia, ci sarebbero state
anche le ragazze, ma a dire il vero ad Adrien gliene bastava una sola, ovvero Marinette e quando Luka gli elencò la lista dei
partecipanti e udì il nome della corvina, Adrien accettò senza battere ciglio.
Ovviamente,
Gabriel aveva accordato il permesso, a patto che si fosse fatto accompagnare
dal Gorilla, infondo, anche se non faceva più il modello, Adrien era lo
stesso rimasto il figlio del famoso stilista, e giornalisti di spicco,
attorniati dai paparazzi, erano sempre pronti a braccarlo per un’intervista o
per trarlo in inganno con domande trabocchetto a proposito della nuova fiamma
di suo padre.
Adrien
era abbastanza teso durante il tragitto e volgeva lo sguardo sopra i tetti per
vedere se riusciva a scorgere lei.
Gli
sembrò di vederla balzare da un punto all’altro con la sua solita leggiadria e
bellezza, ma era stata tutta un’illusione e nulla più.
Lady
Bug gli mancava molto, doveva ammetterlo, nonostante nelle ultime settimane si
era dedicato più a Marinette, ovvero si intratteneva
spesso a parlare con lei del più e del meno, e ora che non balbettava più in
sua presenza, aveva riscoperto in lei quel lato intelligente e determinato che
solo in rare occasioni aveva fatto emergere.
Una
volta erano anche andati al cinema insieme a vedere un vecchio film con
protagonista sua madre, giusto per rimediare alla loro prima volta.
Marinette
era rimasta estasiata di fronte alla bellezza di Emilie e alla fine gli aveva
confessato che le sarebbe piaciuto conoscerla e Adrien di rimando, le disse che
sicuramente l’avrebbe conquistata.
Scese
dalla macchina in modo sicuro, lasciando all’interno della vettura la
malinconia che gli era salita quando aveva ripensato a Lady Bug e a quanto gli
piacerebbe intrattenersi a parlare ancora con lei solo per dirgli che stava
aspettando l’occasione giusta per farsi avanti con Marinette.
E
a proposito di Marinette, la vide mentre scendeva gli
scalini di marmo con alcuni pacchetti in mano provenienti dalla pasticceria.
“Marinette!” La chiamò con la mano alzata, distraendola.
Infatti
la corvina presa alla sprovvista, in quanto con la testa tra le nuvole,
inciampò sull’ultimo scalino e solo il provvidenziale intervento di Adrien la
salvò da una rovinosa caduta salvando anche i dolci.
“Sono
una frana.” Marinette alzò gli occhi verso il suo
salvatore e indietreggiò spaventata quando vide Chat Noir che la teneva tra le
braccia.
“Scusami,
ti ho fatto male, Marinette?”
La
ragazza rinsavì quando l’immagine di Adrien venne sovrapposta a quella di Chat Noir.
“Pensavo…
pensavo fossi un’altra persona… che ne so… un maniaco.”
Adrien
sogghignò “Ne hai di fantasia.” Disse prendendole le scatole.
“Scusami,
ancora. Non volevo darti del maniaco… è solo che…” Si fermò in mezzo alla riva
ripensando a quanto Chat Noir le mancasse in quel momento e che avrebbe dato
qualunque cosa per rivederlo un’ultima volta.
Anche
Adrien fece lo stesso “Che cosa, Marinette? È per
caso successo qualcosa? Me ne vuoi parlare?” Chiese apprensivo.
“Più
tardi, forse… ora ci conviene allungare il passo altrimenti rimarremo senza
pizza.” Si sbrigò a dire lei sorpassandolo.
*
La
serata era riuscita alla grande e dopo aver mangiato, i Kitty Section avevano intrattenuto i loro ospiti con il
consueto concerto, suonando i brani che presto sarebbero stati presenti nel
loro primo album.
Era
questo il motivo e la sorpresa che la band aveva in serbo per i loro più cari
amici e primi fans.
Ma
Marinette fremeva dalla voglia di andare a casa,
trasformarsi in Lady Bug e lasciare un messaggio a Chat Noir.
Aveva
assoluto bisogno di parlargli e di chiedergli scusa per come si era comportata
quella sera, e che alla fine di tutto si era innamorata di lui, proprio come
Chat Noir continuava a ripeterle da settimane. Se non lo avrebbe fatto sarebbe presto
impazzita.
Perché
nelle ultime settimane, Marinette aveva pensato molto
a lui, ad Adrien, e a quello che provava per entrambi.
Con
Adrien era nata una solida amicizia e da quando suo padre lo lasciava più
libero loro due avevano avuto molto tempo da passare assieme, non balbettava
più e non incespicava sui suoi stessi passi per evitarlo in modo che non
potesse fare figuracce.
Infondo
però, quando era con lui, il cuore le batteva sempre veloce nel petto e la
testa si svuotava di ogni pensiero, con lui stava bene e credeva che l’amore
per lui fosse svanito.
Ogni
suo tocco, però, anche semplicemente i due baci sulla guancia che erano soliti
a scambiarsi come saluto, le facevano andare letteralmente a fuoco la pelle, e
quel calore si propagava dalle gote arrossate fino alla punta delle dita dei
piedi facendola aleggiare nell’aria come un uccellino libero e felice.
Chat
Noir invece, lo desiderava ardentemente e ogni sera usciva sul suo terrazzino
per cercare di scorgerlo tra i tetti, forse lui era stato più diligente di Lady
Bug e tenuto fede alle sue solite ronde notturne.
Il
cuore le mancava sempre un battito quando vedeva muoversi qualcosa nell’ombra, per
poi smorzare l’entusiasmo quando si accorgeva che non era il super eroe quello
che aveva visto, le sue movenze le avrebbe riconosciute tra mille.
Ogni
sera Marinette finiva per bagnare il cuscino e
addormentarsi con la delusione di non essere stata in grado nemmeno quella
volta di trasformarsi e lasciargli un messaggio.
Codarda.
Marinette
si appollaiò sulla prua della nave in totale solitaria per schiarirsi le idee,
come faceva spesso sul balcone di casa sua, con la differenza che sulla nave
non era sola, ma circondata dai suoi migliori amici.
Adrien
notò il suo allontanamento e la inseguì mosso da movimenti involontari, come se
Marinette fosse il polo opposto della sua calamita.
“Lo
sai che con me puoi parlare, vero?” Quella voce soave e calda la riportò alla
realtà.
Era
bellissimo al chiaro di luna e lei avvampò senza rendersene conto.
“S-si,
lo s-so.” Farfugliò imbarazzata.
“Ti
va di dirmi che cosa c’è che non va?”
“N-no…
s-sì… cioè…”
“Non
sei obbligata a farlo, è solo che mi dispiace vederti così, se posso fare
qualcosa… ecco… io ci sono.”
“E
ti ringrazio…”
Nel
frattempo, Alya e Luka si misero a osservare quei due ragazzi mentre parlavano,
ridevano e scherzavano.
“Arrr… ma quanto ci mettono a mettersi insieme quei
due?” Ruggì la castana incontro all’amico allungando le mani verso Adrien e Marinette.
“Devono
prima capire una cosa sola.” Rispose enigmatico lui.
“Che
vuoi dire?” Alya era a conoscenza del segreto della sua migliore amica, ma non
che Adrien era in realtà Chat Noir.
“Mmm… forse lo scoprirai, o forse no. In ogni caso… devono
far calar il sipario.”
“Sei
più strano del solito, lo sai?” Gli disse alzando un sopracciglio accigliato.
*
Marinette
continuava a gesticolare con le mani sudaticce e a pronunciare frasi sconnesse
e senza senso, ma Adrien piuttosto di sentirsi in imbarazzo per lei, ne era
divertito e tra una frase e l’altra riuscì a liberare quel macigno che aveva
nel cuore.
“Ti
amo, Marinette.” Gli rivelò facendosi coraggio,
raggelandola all’istante.
Marinette
non credeva fosse possibile fermare il tempo e invece Adrien ci era riuscito
perfettamente pronunciando solo tre parole.
Tre
parole che nemmeno nei suoi sogni più nascosti immaginava avrebbe
mai sentito uscire dalla sua bocca così perfetta.
Un
alito di vento le agitò i capelli e fu in quel momento che Marinette
realizzò di non esserselo sognato, Adrien la guardava come se aspettasse da lei
una risposta, un sussurro, un urlo, un balbettio… qualunque cosa gli sarebbe
andata bene piuttosto di quella faccia sconcertata e spaventata che lo fissava
in continuazione.
Il
cuore di Marinette mancò un battito mentre Adrien si
sentiva morire dentro per l’imminente ed ennesimo rifiuto da parte di una
persona che amava.
Marinette
indietreggiò quando Adrien provò ad avvicinarsi un po' di più a lei chiedendole
se stava bene.
“Ma-Marinette…” Sussurrò affranto.
Lei
continuava a non rispondere, ma a rimanere con gli occhi fissi su di lui mentre
retrocedeva lentamente, come se aspettasse il momento propizio per dileguarsi e
scappare dal suo aguzzino.
Non
si accorse però di un paio di barili di legno proprio dietro di lei adornate da
delle reti da pesca, inciampò su di esse portandosi dietro anche le botti.
“Marinette…” Mormorò Adrien avvicinandosi per aiutarla ad
alzarsi, di rimando, in maniera molto veloce perché non voleva essere toccata,
la ragazza riuscì a sgattaiolare via in lacrime lasciando Adrien da solo su
quel ponte con più domande che risposte.
La
prima reazione di Adrien fu quella di correrle incontro per fermarla, e invece le
sue gambe erano paralizzate, perché percepì il suo cuore vibrare talmente
forte, come la prua di una nave staccarsi nel momento dell’affondamento mentre
vedeva Marinette farsi sempre più lontana ed ebbe la
sensazione che quell’amore non corrisposto lo trascinasse sempre più lontano,
fino a farlo sentire un naufrago in mezzo a un mare di emozioni contrastanti
tra loro.
*
A
nulla erano servite le parole di conforto di Tikki
una volta arrivati a casa.
Marinette
era caduta nella più totale disperazione.
Se
fosse accaduto qualche mese fa, sicuramente Marinette
gli avrebbe gettato le braccia al collo e baciato finché la bocca non le
avrebbe iniziato a fare male, ma ora… ora era tutto diverso.
Non
lo amava più come prima e poi si era innamorata di un’altra persona.
Ne
era sicura più che mai adesso: lei amava Chat Noir.
E
fu lui che doveva chiamare in questo momento, aveva bisogno di parlargli
assolutamente perché non riusciva più a tenersi tutto dentro e senza aspettare
la risposta di Tikki si trasformò e compose il suo
numero sul Bugphone.
Uno
squillo…
Due
squilli…
Il
cuore le morì in gola quando lui rispose.
*
Dopo
la festa e dopo quella delusione, Adrien aveva salutato tutti i suoi amici
mestamente e nessuno aveva osato chiedergli che cosa era successo per non
ferirlo ancora di più.
Il
Gorilla lo aveva accompagnato a casa e Adrien ripensò che fosse davvero
sfortunato in amore, riusciva a invaghirsi di persone che non lo ricambiavano
mai.
“Non
perderti d’animo.” Gli disse Plagg ingurgitando un
triangolino di formaggio.
“Sono
uno stupido, Plagg… mi innamoro sempre delle persone
sbagliate.”
“Mmm… se lo dici tu.”
Adrien
si portò il cuscino sopra il viso per soffocare un urlo e per non svegliare suo
padre che stava riposando.
“Forse…
sbaglio qualcosa io…”
“Ovvio…
le hai buttato in faccia quella dichiarazione così… senza pensarci… anch’io
sarei rimasto spiazzato. Che cosa ti aspettavi che facesse?”
“E’
solo che mi sembrava il momento adatto e pensavo che anche lei provasse
qualcosa per me, ma ho commesso un errore. Più di uno a dire il vero!” Si
corresse poi.
“Potresti
sempre chiederle perché ha reagito così.”
“A
chi? A Marinette?” Sospirò “… sono sicuro che non mi
vorrà più parlare dopo questa sera.” Poi il lampo di genio “… però potrei
sempre chiederlo a lei. Plagg, trasformami!”
“A
Chi? Cos…” Il kwami non fece tempo a rendersi conto
di che cosa stesse parlando il suo portatore che venne subito risucchiato
dall’anello.
Chat
Noir aprì il Catphone che iniziò a vibrare,
non poteva essere… non ci poteva credere.
Lady
Bug lo stava chiamando nello stesso istante che lui l’aveva pensata.
“Pronto?”
*
Al
solito posto.
Si
sarebbero visti al solito posto e con urgenza, ma se non poteva non faceva
niente. Le aveva detto.
Chat
Noir, Adrien, però non sarebbe stato in grado di chiudere occhio quella notte e
lei sembrava aver bisogno di aiuto dal suo tono tremolante e sconvolto della
voce.
La
vide seduta su quella terrazza con le gambe al petto e la testa affondata sulle
ginocchia, sul volto portava la stessa identica espressione di quando le erano
stati rubati tutti i kwami.
Ma
Chat Noir escluse che la cosa si fosse ripetuta.
Si
avvicinò deglutendo il nulla e facendo un bel respiro profondo, vederla gli
mandò lo stomaco in subbuglio e moriva dalla voglia di raggiungerla.
Lady
Bug alzò gli occhi e scattò in piedi quando lo vide.
Aveva
appena smesso di piangere e si asciugò con il dorso guantato le ultime lacrime
che le avevano bagnato le gote arrossate e terribilmente calde.
“Ciao,
Chaton.” Tirò su con il naso.
“Milady.”
La salutò con un inchino.
“Grazie
per essere venuto.”
“Ti
pare… morivo anch’io dalla voglia di vederti.” Disse entusiasta nascondendo
l’enorme voragine di delusione che aveva dentro il cuore.
Lady
Bug si rabbuiò perché era stata pessima nelle ultime settimane non avendo avuto
il coraggio di chiamarlo e di conseguenza di vederlo, ma lui sembrava essere
felice.
Sarebbe
stato troppo imbarazzante e lei non era pronta ad affrontarlo, Lady Bug aveva
bisogno ancora del tempo per pensare e schiarirsi del tutto le idee per evitare
di commettere altri errori o azioni di cui si sarebbe sicuramente pentita.
“Ti
sembrerà strano, ma anche per me è la stessa cosa.”
“Che
cosa volevi dirmi?” Tagliò corto lui, curioso di sapere perché Lady Bug aveva
scelto quella particolare sera.
Lady
Bug esitò, farfugliando qualcosa prima di trovare il coraggio per scusarsi con
il suo partner per non averlo più cercato.
“Sono
pessima, lo so, soprattutto quando abbiamo recuperato tutti i Miraculous, come minimo dovevo essere al settimo cielo, e
invece me ne sono andata come una codarda.”
“Pensavi
ti chiedessi di restare perché volevo sapere chi eri?”
Bersaglio
centrato, Lady Bug annuì con il capo.
“Ammetto
di averci sperato. Lo faremo quando sarai pronta, ok?” Mormorò alzando gli
occhi al cielo per rimirar le stelle che in quel preciso momento avevano
iniziato a puntellare lo spazio infinito.
“Grazie.”
Seguì qualche attimo di silenzio e infine ebbe il coraggio di chiedergli che
cosa lo turbasse, del resto al telefono lo aveva sentito abbastanza a terra e
la sua espressione in quel preciso momento non era da meno.
“E’
per una ragazza.” Rispose con naturalezza non credendo affatto di poterla in
qualche modo ferire o farla ingelosire, ma era così che Lady Bug si sentì,
percepiva che Chat Noir le stava sfuggendo e che se non avrebbe fatto subito
qualcosa lo avrebbe perso per sempre. “… ecco… vedi…” Non fu affatto facile per
lui parlare con lei di certi argomenti.
Chat
Noir si grattò la testa imbarazzato “… volevo sapere da te che cosa sbaglio.”
“In
che senso?”
“C’è
questa ragazza che mi piace molto…” Farfugliò gesticolando con le mani
ottenendo la più totale attenzione di Lady Bug “… siamo usciti insieme qualche
volta, ma solo come amici, ovviamente. Sto bene quando sono con lei e tutto il
mondo attorno sembra fermarsi del colpo, il cuore mi batte forte e se le
stringo la mano o lei lo fa con me… nello stomaco esplodono mille farfalle e…
scusami, mi sento così stupido.”
“Non
devi dispiacerti se ti sei innamorato.” Lady Bug gli poggiò una mano sopra la
sua per confortarlo, ma mentre lo faceva gli occhi le diventarono lucidi e la
voce improvvisamente roca.
Distolse
lo sguardo per non dargli modo di vederlo.
Chat
Noir, invece, percepì le viscere contorcersi quando sentì un calore immenso
sprigionarsi da quell’arto, fino ad arrivargli dritto al cuore facendogli
accelerare i battiti.
Guardò
la sua lady e notò uno strano luccichio nei suoi occhi, ma volle comunque
continuare a parlargli di Marinette, del resto era
andato lì per questo, no?
“No,
infatti. Il problema è che ho fatto casino.” Sospirò “… in un raptus le ho
detto che l’amavo.”
Déjà-vu.
Il
tempo e il cuore di Marinette si fermarono nuovamente
e questa volta perché aveva capito che aveva perso Chat Noir. Non era più
innamorato di lei come prima e la consapevolezza che sarebbe stata lei quella
rifiutata, la fecero cadere giù dal palazzo in cui si stavano intrattenendo,
che collassò su sé stesso, metaforicamente parlando, ma prima di sfracellarsi
al suolo, Lady Bug ritornò indietro di qualche ora e l’immagine di Adrien
mentre le diceva che l’amava.
La
sua voce calda l’avvolse completamente e quelle due parole risuonarono come una
dolce melodia nella sua mente.
“E
lei che ha fatto?” Domandò con la bocca impastata, parlando lentamente.
Chat
Noir sospirò abbozzando un leggero sorriso e alzando gli occhi al cielo “E’ inciampata
su alcuni barili e se né andata senza dire nulla. Ma io la amo anche per
questo.” A Chat Noir non mancò sul suo viso un’espressione innamorata e languida.
Lady
Bug spalancò gli occhi.
Poteva
essere una coincidenza?
Poi
le saltarono alla mente altre immagini e momenti trascorsi con Adrien e con
Chat Noir. Troppe cose combaciavano e troppe cose erano evidenti per essere
travisate.
Lady
Bug ne era sicura come non mai adesso. Finalmente aveva aperto gli occhi e
capito perché quando era in compagnia di Adrien non balbettava più e non
inciampava sui suoi stessi passi, non era perché non lo amava, ma semplicemente
il sentimenti che provava per lui era maturato,
trovando così il giusto momento per dichiararsi apertamente.
“Secondo
te, ho sbagliato?” Domandò dopo il suo monologo che Lady Bug non ascoltò per
niente.
“No.
Era perfetto.” Disse convinta mettendosi davanti a lui e prendendogli le mani
con amore.
“Chiudi
gli occhi, Chaton.” Lui la guardò stranito, ma
non le domandò il perché di quella richiesta.
Obbedì
senza fiatare, perché tutto accade così in fretta da non aver il tempo per fare
o dire nulla, la schiena del super eroe venne attraversata da brividi, prima di
terrore poi di serenità.
Lady
Bug si era appena de-trasformata e davanti a lui c’era la persona che aveva
inseguito per mesi, ma lui per qualche strana forza non riusciva ad aprire gli
occhi e guardarla.
Marinette
deglutì il nulla, ma non si perse d’animo mentre pensava alla faccia che
avrebbe fatto nel vederla.
“Apri
gli occhi.” Mormorò con voce calma.
“N-ne
sei si-sicura, Milady?” Balbettò in preda all’ansia.
“Sì.”
Chat
Noir fece come le aveva detto e il mondo si fermò per l’ennesima volta.
Bellissima,
meravigliosa, Marinette emanava luce propria, come
una dea appariva al suo cospetto avvolta da una luce dorata e incandescente.
La
sua bocca era spalancata dallo stupore e i suoi occhi verde smeraldo avevano
assunto tonalità molto chiare.
Non
poteva desiderare altra persona dietro a quella maschera.
“Mar….” Non terminò la parola che Marinette
gli buttò le braccia al collo e lo trasse a sé per baciarlo con passione, mentre
le lacrime le rigavano il volto dalla gioia.
Si
staccò solo per guardarlo negli occhi e sorridere “Ti amo anch’io, Adrien
Agreste.”
Chat
Noir sorrise e finalmente riuscì a liberarsi di un peso enorme dallo stomaco,
pensava di aver deluso Marinette, ma invece era
sempre rimasta al suo fianco in ogni battaglia e nella vita di tutti i giorni,
mancava solo una cosa da fare.
“Ri-trasformami.” Adrien venne avvolto da una luce verde e
liberato dalla costrizione della tuta da combattimento riprese a baciare la sua
Marinette.
“Scusa
se sono scappata prima. Ho avuto paura.”
“Non
dovrai più averne, Milady.”
E
continuarono a baciarsi e stringersi per un tempo che sembrò a loro
interminabile, con il cuore che batteva all’impazzata mentre liberava nei loro
ventri una miriade di farfalle in festa.
Non
solo per quella sera, ma per molti giorni avvenire, Adrien e Marinette si sarebbero amati, ora che il sipario era
finalmente calato dando a loro la possibilità di vedere ciò che prima gli era sempre
stato negato.
*
FINE