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Autore: BlueMagic_96    26/08/2022    1 recensioni
[BakuTodo] [Spoiler Alert] [Angst-Fluff]
E’ da un po’ di tempo che Shouto è tormentato dagli incubi, incubi che riguardano il suo passato e che lo hanno costretto a prendersi una pausa dal lavoro.
Dopo un episodio più preoccupante del solito, Katsuki cerca di convincerlo a prolungare il suo periodo di riposo perché è preoccupato per la sua salute: non vuole che Shouto torni in attività, non subito e non in quelle condizioni, ma il rosso è testardo e ha bisogno di riprendere la sua vita da Pro-Hero.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Premessa senza spoiler: questa storia contiene riferimenti al manga (indicativamente fino al capitolo 360). Diciamo che non sono spoiler veri e propri perché mi sono presa libertà di trama e ho riadattato alcune cose, ma se avete visto solo l’anime e non volete rischiare vi direi di non leggere.

Premessa con spoiler: ai fini di questa storia Bakugou e Todoroki hanno all’incirca 25 anni, il combattimento tra Dabi e Shouto è avvenuto quando erano già Pro-Heroes e Endeavor si è ritirato dalle scene lasciando la gestione dell’Agenzia a Burnin.
Ripeto, mi sono presa delle libertà di scrittura quindi non ho seguito esattamente la trama originale ma l’ho un po’ reinventata.



Niente, c'è poco da dire...
avevo voglia di angst e di tenerezza quindi beccatevi 'sta storiella triste e dolcina al tempo stesso <3




Shouto si svegliò di soprassalto in un bagno di sudore, le lenzuola di lino appiccicate alle cosce come una seconda pelle e il cuore che sembrava sul punto di uscirgli dal petto: si guardò intorno per capire dove si trovasse ma per qualche motivo non riusciva a mettere a fuoco l’ambiente circostante; gli ci volle un attimo per capire che stava piangendo.  

Con le orecchie che fischiavano e gli occhi offuscati di lacrime non si accorse subito della mano che gli stringeva la spalla e lo scuoteva lentamente per riportarlo alla realtà: “... to, ehi! Shouto!” una voce indistinta stava chiamando il suo nome. Touya.

Il primo istinto del rosso fu quello di allontanarsi: con una spinta confusa cercò di difendersi e di liberarsi da quella stretta sconosciuta e potenzialmente pericolosa, ma la stessa voce tornò a farsi sentire ancora più forte e lo fermò prima che potesse inavvertitamente attivare il proprio Quirk.

SHOUTO!” due mani si chiusero a coppa sulle sue guance, costringendolo a guardare dritto davanti a sé, “Sono io, ehi...” Bakugou lo stava fissando con preoccupazione, i capelli biondi che gli ricadevano scompostamente sulla fronte e le sopracciglia aggrottate, “mi senti? Guardati intorno e dimmi cosa vedi, forza” insistette, e Shouto non poté fare altro che annuire e ubbidire, confuso.

L’armadio a muro alla sua destra, la divisa da Pro-Hero appesa a un gancio della porta, la borsa da lavoro di Katsuki già pronta sulla sedia, il poster di All Might a cui il biondo era tanto affezionato e che Shouto trovava segretamente inquietante, un paio di ciabatte lasciate ordinatamente ai piedi del letto...

“C-Casa... sono a casa” riconobbe, la gola secca e dolorante come se avesse appena gridato.

Bakugou annuì e inspirò vistosamente: “Esatto, respira” gli disse, e solo allora Shouto si accorse di essere in affanno.

Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, sincronizzando il proprio respiro con quello di Bakugou e cercando di ascoltare il ritmo del suo cuore. Non era certo il suo primo attacco di panico, tutti gli Eroi ne avevano uno almeno una volta nella vita, ma era da un po’ che non aveva un episodio di quell’intensità.

Riaprì gli occhi solo quando sentì di essersi calmato e di avere ritrovato un briciolo di lucidità: “E’ tutto ok, respira” continuò a ripetere il biondo come un mantra, cercando di infondergli sicurezza.

In tutte le scuole professionali insegnavano a gestire crisi di quel tipo, faceva parte del lavoro da Eroe, ma Bakugou ormai era diventato particolarmente esperto a gestire quelle di Shouto: ci era voluto un po’ prima che il rosso gliene parlasse apertamente, ma dopo la morte di Dabi i suoi incubi si erano fatti talmente vividi e specifici da tormentarlo anche da sveglio; era una situazione di merda e Katsuki non poteva fare altro che stargli accanto e dargli supporto, cosa in cui non era mai stato bravo ma in cui sperava di essere migliorato.

Todoroki si lasciò andare contro di lui, ma proprio quando stava per abbandonandosi completamente a quella sensazione di piacevole familiarità gli tornò in mente l’acre e inconfondibile odore di carne bruciata che infestava i suoi incubi ormai da settimane: un forte senso di nausea lo assalì senza che potesse fare nulla per fermarlo e fu presto costretto ad alzarsi dal letto per correre verso il bagno poco distante.

Spalancò la porta senza nemmeno accendere la luce e si gettò ai piedi del water con lo stomaco in subbuglio e le ginocchia doloranti a causa del maldestro atterraggio sul pavimento piastrellato: il volto di suo fratello continuava ad apparirgli davanti agli occhi, la pelle che si scioglieva lentamente in uno sfondo di fiamme blu e rosse, la sua risata maniacale che gli riecheggiava ancora nelle orecchie e sembrava farsi beffe di lui persino allora; gli occhi disperati di chi non aveva più nulla da perdere se non la vita.  

L’ho ucciso. Sono stato io, è tutta colpa mia. Non sono riuscito a salvarlo, non sono riuscito nemmeno a parlargli. Se solo fossi stato più forte, se solo...

“Chiamo Burnin, le dico che non sei ancora pronto” le luci si accesero all’improvviso e Bakugou si materializzò sulla soglia del bagno, le braccia incrociate e la spalla appoggiata contro lo stipite mentre abbassava lo sguardo su Shouto, abbracciato al water in condizioni molto poco lusinghiere.

Il rosso tossì e cercò di riprendere fiato, la gola in fiamme e gli occhi socchiusi che dovevano ancora abituarsi alla luce: “Vattene ” gli disse, un po’ per stizza e un po’ per orgoglio.

Il biondo lo ignorò e si chinò per passargli un asciugamano: “Non puoi lavorare in queste condizioni” continuò con voce ferma e stanca, avvicinandosi di soppiatto come si farebbe con una bestia ferita.

Shouto evitò di incrociare il suo sguardo e si limitò a strappargli di mano la tovaglietta di spugna azzurra per portarsela alla bocca: “Ho detto vattene, Katsuki!” ringhiò, sentendo la frustrazione montargli nel petto.

Bakugou strinse le labbra e cercò di mantenere la calma: “Non vado proprio da nessuna parte!” disse, sedendosi sulla cesta dei panni sporchi di fianco alla porta, “Guardati, a malapena ti reggi in piedi” gli fece notare, cercando di non fissarlo troppo intensamente mentre si ripuliva il mento dalla saliva e dal vomito; non che lo infastidisse, non c’era nulla di Shouto che potesse fargli schifo, ma sapeva quanto l’altro odiasse essere visto in quelle condizioni e non voleva metterlo a disagio più del dovuto.

Il rosso si tirò su a fatica, deciso a provargli il contrario: “Ce la faccio benissimo” dichiarò, reggendosi al lavandino e liberandosi la fronte dai capelli sudati; gli girava un po’ la testa e non si sentiva esattamente saldo sulle gambe ma non aveva intenzione di preoccupare Katsuki più del dovuto.

Va tutto bene, non è successo nulla, domani starò meglio. Domani starò meglio.  

“Oh, lo vedo” rispose ironicamente il biondo mentre Shouto si sciacquava il viso e si ripuliva la bocca con qualche sorso di acqua fresca, “Senti, lo so che vuoi tornare sul campo ma è troppo presto” continuò imperterrito, seguendo i suoi movimenti come farebbe un genitore apprensivo.

Todoroki chiuse il rubinetto e fece un respiro profondo: “Questo lo dici tu” mormorò, esausto.

“Esatto, lo dico io” confermò Bakugou con quel pizzico di arroganza che lo contraddistingueva e che non lo aveva mai veramente abbandonato, “L’ultima volta che ho controllato ero il tuo ragazzo ma puoi anche prenderlo come il consiglio di un collega, se preferisci: non sei pronto” ribadì fermamente.

Shouto lo fulminò dal riflesso nello specchio, gli occhi freddi che scintillavano di rabbia liquida: “Domani torno in servizio, che ti piaccia o meno” disse semplicemente, senza ammettere repliche.

Stavolta Bakugou non riuscì a trattenersi: “Dio, sei insopportabile quando fai così!” ringhiò, frustrato dalla testardaggine del compagno, “Ma ti senti?! Non sei lucido, Shouto. Se lo fossi saresti il primo a chiedere qualche altra settimana di riposo!” cercò di farlo ragionare, pur sapendo che sarebbe stato tutto inutile.

Il rosso si voltò verso di lui, le mani strette sul bordo del lavello: “Era solo un incubo” mormorò come per auto convincersi delle sue stesse parole. Era solo un incubo.

Bakugou alzò un sopracciglio: “Solo un incubo? Shou’, pensavo avessimo smesso di raccontarci cazzate...”

“Cosa vuoi che ti dica, eh?!” sbottò lui, il volto teso in una maschera di rabbia, “Qualunque cosa fosse è passata, ok? Non ho bisogno di riposo o della pietà di nessuno, ho solo bisogno di tornare a lavorare!”

“Calmati, ok? Sto solo cercando di farti ragionare” sospirò il biondo, “Tornare sul campo in queste condizioni è troppo rischioso, lo Shouto che conosco non metterebbe a rischio la propria vita e quella dei suoi compagni per un capriccio personale!” disse, e parte di lui se ne pentì poco dopo. Ho esagerato?

Todoroki rilassò le spalle e si morse il labbro, colto sul vivo, ma l’orgoglio prese subito il sopravvento: “Lo Shouto che conosci è morto un mese fa insieme a suo fratello” disse con una freddezza disumana, gli occhi spenti e il viso improvvisamente cereo. “Ora spostati, vado a dormire sul divano”.

Katsuki sentì il cuore fermarsi per un attimo e trattenne il respiro, pietrificato: non c’era nulla che potesse dire in quelle circostanze, nulla che potesse fare se non ubbidire e lasciarlo passare, lo sguardo fisso davanti a sé mentre cercava di processare quello che si erano appena detti.

Aveva esagerato, avrebbe dovuto mantenere la calma e aspettare che Shouto fosse pronto per parlare ma si era lasciato trasportare dalla preoccupazione e aveva solo peggiorato la situazione. Merda.


---


Né lui né Shouto erano mai stati bravi a parole, ragione per cui tendevano a scontrarsi di continuo e a bisticciare per le cose più stupide, ma proprio per questo avevano sviluppato un modo tutto loro di comprendersi senza dover per forza parlare: piccoli gesti, sguardi, sorrisi, sospiri... a volte bastava il silenzio; e Bakugou aveva scelto proprio la strada del silenzio, in quel momento.

Era passata ormai più di mezz’ora dal loro scontro e Katsuki non era riuscito a prendere sonno, ovviamente: “Shou’?” mormorò, varcando la porta a vetri del salotto. Sapeva che lo avrebbe trovato sveglio.

Todoroki era seduto in un angolo del divano, il cuscino stretto al petto e lo sguardo vitreo fisso sulla lampada a muro che illuminava la stanza di luce fioca e arancione; il fatto che non gli avesse risposto era un buon segno, significava che era pronto a parlare e Katsuki fece un respiro di sollievo.

Si avvicinò lentamente al retro del divano e gli mise entrambe le mani sulle spalle: “Ti sei calmato?” chiese con un sospiro, massaggiandolo dolcemente e aspettando che l’altro annuisse prima di lasciargli un bacio sulla guancia.

Non erano soliti scambiarsi simili gesti di affetto, ma in certe situazioni usciva loro naturale.

Il rosso appoggiò una mano su quella del biondo in una silenziosa richiesta di non lasciarlo solo e Bakugou lo baciò un’altra volta: “Non dire mai più una cosa del genere” disse ripensando alle parole di prima.

Lo Shouto che conosci è morto un mese fa insieme a suo fratello.

“Continuo a vederlo, Katsuki” finalmente Todoroki ruppe il silenzio, il labbro che tremava leggermente per lo sforzo di non piangere, “Pensavo di essermene liberato ma continuo a vederlo. E’ lì che mi guarda e ride mentre brucia. Ogni volta che chiudo gli occhi sento la sua voce, le sue mani intorno al collo, e l’odore... l’odore è... è terribile, io...” la voce si spezzò e le lacrime iniziarono a bagnargli il viso.

Bakugou lo strinse a sé come meglio poteva da dietro lo schienale del divano: “E’ tutto ok, sono qui” sussurrò al suo orecchio, cercando di incoraggiarlo ma allo stesso tempo di non farlo ripiombare nel panico.

“L’ho ucciso, Katsuki. Era mio fratello e l’ho ucciso. Non sono riuscito a salvarlo e ora è morto per colpa mia...” continuò Shouto, ormai completamente fuori controllo.

Katsuki si staccò da lui solo per aggirare il divano e sedersi al suo fianco: avrebbe potuto dirgli che non era vero, che Dabi aveva volutamente sacrificato la propria vita per realizzare il suo malato piano di vendetta, morendo tra le sue stesse fiamme; avrebbe potuto dirgli che nessuno sarebbe riuscito a salvarlo e che la sua era stata una fine inevitabile ma non disse nulla di tutto ciò.

“Ehi, ehi, guardami!” disse invece, prendendogli il viso tra le mani, “L’unico a morire quel giorno è stato Dabi. Non tu, non Touya. Dabi. Tuo fratello era già morto da tempo e lo sai bene” ribadì, scandendo bene le parole per essere sicuro che gli entrassero in testa. “Se non ti fossi difeso a quest’ora non saresti qui e non te lo avrei mai perdonato” continuò, sentendo un groppo in gola e chiedendosi se fosse rabbia o tristezza.

Sapeva quanto Shouto stesse soffrendo, lo vedeva tutti i giorni da settimane e poteva solo immaginare che cosa avesse passato; allo stesso tempo era furioso perché nulla di tutto quello sarebbe dovuto succedere.

Per quanto Shouto si fosse sentito in dovere di porre fine a quella storia, combattere contro suo fratello non era mai stato compito suo: Bakugou sapeva che il suo era un discorso puramente egoistico, che se fosse stato nei panni di Shouto avrebbe voluto la stessa cosa e avrebbe agito nello stesso modo, ma certe volte avrebbe preferito che il rosso fosse un Eroe molto meno coraggioso e votato al sacrificio.

Todoroki tirò su col naso e si lasciò cullare dalla calda sensazione dei palmi di Katsuki sulle guance: “Lo so, lo so... hai ragione, è solo che...” mormorò scuotendo la testa, “quando finirà?” chiese con tono stanco.

Il biondo serrò le labbra e cercò di rispondere onestamente: “Non lo so, ma so che passerà” disse, spostando la mano dal ginocchio di Shouto al proprio viso, “Ricordi cosa mi hai detto quando ho perso l’occhio?” disse, tamburellando le dita sulla cicatrice che gli deturpava il lato destro del volto.

Il rosso aggrottò le sopracciglia: “Che non dovevi spingerti a tanto per assomigliarmi?”

“No, non quello idiota!” Bakugou sbuffò ma non riuscì a trattenere una piccola risata, “Mi hai detto che non dovevo preoccuparmi perché nel giro di qualche mese ne avrei fatto il mio punto di forza e così è stato” gli ricordò, ripensando a quanto la vicinanza di Shouto lo avesse aiutato durante la convalescenza. “La stessa cosa farai tu. Lo hai già fatto in passato tante volte e lo farai di nuovo. Ti conosco e so che se c’è qualcuno che può rialzarsi dopo una cosa del genere, quello sei tu” continuò con fermezza, ignorando l’imbarazzo.

Il volto di Todoroki si rilassò, gli occhi si riempirono di una strana luce e finalmente si lasciò abbracciare per davvero: rimasero uniti per quella che parve un’eternità, con Shouto che cercava di ritrovare se stesso nel tocco di Katsuki e quest’ultimo che gli accarezzava i capelli e non smetteva di guardarlo, come a voler immortalare il momento, rapito dall’intensità delle sue stesse emozioni.

Mai nella vita avrebbe pensato di ritrovarsi in quella situazione, di innamorarsi a tal punto di qualcuno da scoprire nuovi lati di se stesso che non credeva nemmeno esistessero; mai nella vita avrebbe pensato di assuefarsi a quella sensazione di totale sottomissione e devozione verso un’altra persona.

“Mi dispiace per prima, non volevo urlarti addosso” si scusò il rosso dopo qualche attimo di silenzio, asciugandosi le lacrime con la manica della felpa che si era gettato addosso prima di rifugiarsi in salotto, “avevi ragione su tutto, è solo che... non ce la faccio più. Ho bisogno di lavorare, Katsuki. Ho bisogno di sentirmi di nuovo utile, cioè, guardami! Sono ridicolo. Che razza di Eroe si ridurrebbe così?!”

“Un Eroe che ha messo se stesso in prima linea per salvare decine di persone che senza il suo intervento sarebbero morte carbonizzate sotto tonnellate di cemento” rispose il biondo senza esitazione. “Se sei in queste condizioni è proprio perché sei un Eroe, ok? In pochi sarebbero riusciti a fare quello che hai fatto tu, dico davvero, quindi smettila di metterti in discussione perché se c’è qualcosa di ridicolo è proprio sentirti parlare di quanto sei inutile!” continuò, deciso.

Sapeva cosa significava starsene a casa con le mani in mano, incapace di fare qualunque cosa, e sapeva quanto fosse frustrante per persone come lui e Shouto che facevano del proprio lavoro una ragione di vita.

“Ora torna a letto, ti prego” continuò, allungandosi verso di lui per dargli un bacio sulle labbra, “Non farmi dire altre cose sdolcinate, ho raggiunto il limite” disse con un mezzo sorriso. 

Shouto lo imitò e ricambiò il bacio: “A-ha, chiamo Burnin e ti raggiungo. Tu vai pure, ti ho già rubato troppo tempo” si raccomandò, sentendosi terribilmente in colpa.

“L’ho già avvisata io per entrambi” lo sorprese il biondo.

“Per entrambi?” lo incalzò Shouto, confuso.

“Sì, domani mi prendo una giornata di riposo anche io. E no, prima che mi salti alla gola, non lo faccio solo per te” si affrettò a spiegare, sapendo bene come Todoroki avrebbe preso la cosa, “Ho fatto troppi straordinari ultimamente e Burnin mi aveva già chiesto di prendermi una pausa questa settimana. Avevo rifiutato perché volevo esserci per il tuo rientro, ma visto che non c’è più bisogno preferisco dormire e prendermela con calma, se pensi di potermi sopportare per un paio di giorni...”

Shouto lo guardò con uno sguardo di difficile interpretazione: “Ti amo, lo sai?” disse senza riuscire più a trattenersi.

Erano parole che raramente si lasciavano sfuggire, che fossero soli o in pubblico, ma quando accadeva era sempre un momento prezioso per entrambi.

Bakugou distolse lo sguardo per un attimo: “Mmh, ti amo anche io” disse con un broncio infantile, “Avevo detto niente cose sdolcinate, maledetto” lo rimproverò.

Shouto rise per la prima volta da quando si era svegliato: “Scusa” e con quelle parole lo seguì verso la camera da letto, sinceramente grato di averlo come compagno.



Quando ancora mi disperavo perché pensavo che Bakugou avesse perso il suo prezioso occhio LOL
Bei tempi! Come si dice? Si stava meglio quando si stava peggio.

 
  
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