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Autore: Evola Who    09/09/2022    2 recensioni
Din Djarn (sopranominato Mando) era uno dei migliori agenti della swat del dipartimento di polizia di Nevarro, dello stato di New York.
Un uomo addestrato a ogni rischio possibile, con un passato da soldato militare e una storia tragica alle spalle. Il classico uomo taciturno, solitario, rigido e devoto al lavoro e al dovere. Definito l’amico di tutti, e di nessuno.
Finché un giorno trovò anche una culla, con sopra un bambino. Anzi, un neonato molto piccolo. Forse sotto peso, intento a strillare.
E da quel momento in poi, la vita di Mando, cambiò per sempre.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 

Mando si svegliò con i raggi del sole che entravano attraverso la finestra, non coperta dalle tende, costringendolo ad aprire gli occhi.

All’inizio non gradì quel brusco risveglio, ma poi guardò Grogu. Era stretto dolcemente tra le sue braccia e sdraiato sulle gambe, con la testa appoggiata sulla sua vita.

A quel punto sospirò di sollievo, si alzò lentamente in piedi (sentendo crampi su braccia e gambe, per via del peso del bambino, e per aver passato tutta la notte seduto sulla sedia a dondolo) tenendo  in braccio il piccolo – che fortunatamente non si svegliò -  e lo mise nella culla.

Fece un altro sospiro, e dopo aver chiuso bene le tende della sua camera, si incamminò verso al soggiorno, buttandosi sdraiato sul suo divano. Si sentiva distrutto. Sia fisicamente che mentalmente. Sperando che questo momento di tregua da parte di Grogu, durasse il più a lungo possibile.

Guardò l’orologio al polso, erano le 6:30 del mattino. Così, accompagnato da un altro respiro, chiuse gli occhi e si appisolò.

Ma si risvegliò all’improvviso, per via di un fastidioso bussare alla sua porta. Ancora più stanco e frastornato di prima.

Come se avesse chiuso gli occhi appena per qualche instante. Ma guardò di nuovo l’orologio: erano le otto e mezza di mattina.

Esasperato si alzò malamente dal divano e andò alla porta – per aprirla prima Grogu si svegliasse - e davanti a lui si trovò Peli, sempre sorridente, ma con l’aria preoccupata.

“Giorno Mando” disse lei a braccia conserte.

“Giorno Peli…”

“Mio dio, Mando! Hai un aspetto orribile!" dichiarò l’affittuaria.

Notò le grosse occhiaie scure e le borse sotto agli occhi, la barba trascurata, i capelli arruffati e scompigliati in ogni direzione e la tuta grigia stropicciata con qualche macchia scura in giro.

Per l’amica era una scena abbastanza preoccupante. Mando non era quel tipo di persona che si trascurava in quel mondo.

“Va tutto bene? Sembra che non dormi da giorni.”

“Perché è così” ammise Mando a testa bassa: “Il piccolo in queste settimane non mi dà tregua!”
ammise. “Non vuole dormire più alla notte, e non vuole staccarsi più da me. Così si mette a piangere, ogni volta che lo poso da qualche parte…” e si passò una mano in mezzo agli occhi.

“Lo so… e sono venuta proprio qui, per questo.”

Mando alzò la testa, guardandola con perplessità.

“Vedi… alcuni dei coinquilini si stanno lamentando dei pianti notturni. E so che è un neonato e piangono! Ma… mi stanno provocando un po' di problemi… sia per il mio sonno, che per quelli degli altri.”

A quelle parole, Mando fece un altro sospiro stanco. Abbassando la testa, ormai rassegnato alla situazione.

“E non voglio cacciarti via da qui! Per carità!” specificò subito con le mani in alto: “Anzi, sono proprio qui per darti una mano!”

Peli, senza essere stata invitata, entrò dentro l'appartamento sotto lo sguardo paziente e stanco di Mando, mentre chiudeva la porta dietro di sé.

“Porcavacca!” disse la donna con le mani sui fianchi: “Questo posto è davvero un macello!”

Oltre al box, al tappettino, alla palestrina e ai giocattoli sparsi in giro, i mobili erano pieni di polvere, il pavimento era sporco, il lavandino pieno di tazze sporche, vasetti di omogenizzati e cucchiaini. L’unica cosa pulita erano un pentolino di metallo e un biberon.

Il tavolo sporco di briciole e un piatto con un panino mezzo mangiato.

“Questo posto è peggio della tua faccia!”

“Beh, è difficile dedicarsi alle faccende domestiche, quando hai a che fare con un neonato che non vuole mia staccarsi da te…” rispose Mando.

Peli si girò verso di lui, guardandolo con aria seria, sperando che fosse solo stanco e basta.

“Va tutto bene, con il piccolo?”

“Io… non lo so…”

Mano fece un altro respiro, abbassando la testa.

“All’inizio stava andando tutto bene. Era calmo e facile da gestire. Ma ora è diventato così… attaccato a me!” si buttò sul divano con aria spaesata.

“E io cerco di gestire la situazione. Di fare del mio meglio, perché gli voglio bene. Ma… a volte ho la sensazione di non farcela più. E questa mi fa stare male. Visto che non ho mai avuto esperienze del genere!”

Peli si addolci, sedendosi vicino a lui.

“Pensavi che gestire un neonato sarebbe stato facile?” chiese.

“No… ma credevo che ne sarei stato all'altezza!” rispose. “Sono un poliziotto della swat. Ero un soldato militare. Sono stato addestrato per gestire missioni complesse e al limite del suicidio. Ma… mai avrei creduto, che crescere un bambino sarebbe stata la cosa più complessa di tutta la mia vita.”

Rimase in silenzio, finché non sentì la risata di Peli. Si girò verso di lei, con aria confusa. Non capendo se stesse cercando di prenderlo in giro o meno.

“Oh andiamo, Mando! Guarda che è una cosa del tutto normale” rispose: “Lo sai quanti genitori direbbero che per loro sarebbe più facile disinnescare una bomba nucleare, che crescere un bambino?” e sorrise, ma lui non rispose.

“Ascolta, io non sono una madre. E grazie a dio, non lo sarò mai. Ma ascolta una che avuto tanti amici che hanno deciso di procreare: è una cosa del tutto normale.”

Mando la ascoltò, mentre Peli lo rassicurò con il suo sorriso.

"Tutti i genitori, anche i migliori, prima o poi sbagliano. E a volte, involontariamente. Ma se ne rendono conto e imparano dai loro stessi errori. Per migliorare, e crescere dei figli stupendi che saranno di sicuro migliori di loro. Che gli staranno vicino anche per i loro errori. E tu stai ancora imparando, mio caro. Ma non ti devi preoccupare: se sbagli, riuscirai sicuramente a riprenderti. E in più, lo stai affrontando in un modo molto più che decente, per essere un neo-papà."

Mando, alle sue ultime parole, alzò gli occhi al cielo per la pazienza.

"Ma ti assicuro che stai facendo un ottimo lavoro. E fidati di me, sarai davvero un buon padre. Già solo per averlo adottato, nonostante tu sia solo e inesperto, si capisce che gli vuoi un bene dell'anima. E credimi, solo per questo, è il bambino più fortunato al mondo..."

Mando era colpito dalle sue parole. Sentendosi subito confortato: aveva pensato di stare sbagliando, o che forse aveva sottovalutato fin troppo le difficoltà di crescere un bambino. Ma ora, aveva imparato il suo errore, accettando la realtà delle cose, e delle difficoltà in cui si stava imbarcando.

Perché voleva bene a Grogu, e ci sarebbe stato sempre per lui. In ogni situazione, in ogni momento e in ogni ostacolo.

"Non posso dire che con il tempo, le cose diventano facili. Ma tu sarai di certo in grado di gestirle" concluse con serenità.

A quelle parole, il poliziotto sorrise, sentendosi sollevato da quell'incoraggiamento e dalla sua compagnia. Ricordandosi, ancora una volta, che non era da solo. E che aveva ben più di una persona, su cui contare.

"Grazie." disse Mando, con un mezzo sorriso.
Peli ricambiò il sorriso, rispondendo: "Non c'è di che."

Rimasero in silenzio, finché non furono interrotti dai pianti di Grogu, che annunciarono che era sveglio e che, con molta probabilità, aveva anche molta fame.

Mando prese un lungo sospiro, alzandosi dal divano e raggiungendo la camera. Tutto sotto agli occhi di Peli, che commentò, ridacchiando: "Il re si è svegliato."

Poco dopo arrivò Mando con in braccio Grogu, appena calmatosi dal pianto, con il ciuccio in bocca, entrambi diretti in cucina.

"Oh! Guarda che è tornata a trovarti!" disse Peli con tono dolce, alzandosi dal divano e spostandosi verso padre e figlio.

"Come va, piccolo guanciotte paffute?"

Peli lo prese in braccio (con il consenso di Mando), coccolandolo tra le sue braccia.

"Hai diffcoltà a domire? Eh? Begli occhioni!" e rise.

Mando guardò la scena con pazienza, ma intenerito allo stesso tempo. Nonostante l'eccentricità e la ficcanasaggine della sua affituaria, era davvero una buona amica.

"Ora mi sempra tranquillo." notò Peli

"Per adesso. Ma quando mi allontano, inizierà a strillare" disse Mando: "Come se avesse paura di non vedermi più."

"Beh, magari è così" rispose lei: "Magati ha solo paura di essere abbandonato, di nuovo. Ma deve imparare a vivere in una stanza, anche senza di te. Almeno per qualche ora."

Mando non capì, inziando a preparare il latte caldo per il piccolo.

"Quindi, perché non ri prendi qualche ora di sonno perso, mentre io mi occupo di lui?" propose.

Ma il poliziotto si girò di scatto verso di lei, pensando di non aver capito le sue parole.

"Così, ti metto a posto anche l'appartamento. Almeno, quello che riesco a fare..."

"Peli, non posso accettare la tua offerta." disse Mando: "Ho appena detto che Grogu piange quando mi allontano per un momento!"

"I neonati sono facili da distrarre. Basta metterli davanti alla tv, con qualche programma super colorato e pieno di luci e ne saranno rapiti. Come i gatti con la luce del laser." rispose lei tranquillamente.

"Non voglio che mio figlio passi tutto il giorno davanti a uno schermo!"

"È quello che dicono tutti i neo-genitori, prima di avere dei bambini urlanti intorno." ribatté con strafottenza.

"Peli, sei stata molto paziente con me. E lo sai che lo apprezzo tanto, davvero. Ma non posso permettermi di farti fare una cosa del genere. Non mi sempra giusto nei tuoi confronti e..."

"Hey!" interuppe lei: "Tu sei uno dei coinquilini più calmi e normali che io abbia mai avuto il piacere di incontrare. Soprattutto, non fai casino e paghi l'affitto in tempo. E tu fai già molte cose per tutta la comunità, ovvero proteggere le nostre strade."
Mando non ribattP, mentre Peli lo guardo seria, stringendo Grogu a sé.

"E ora, come una onesta cittadina, ma soprattutto come amica, ti voglio aiutare. Visto che hai chiaramente bisogno di aiuto." riferendosi all'appartamento. "E soprattutto, non dirmi mai e poi mai, quali sono le scelte giuste per me!"

"È solo che... non ho mai lasciato Grogu da solo, con qualcun altro...." ammise Mando.

"Allora, sarà una piccola esperienza utile anche per te." aggiunse Peli, convinta: "Non vorrai mica diventare uno di quei genitori iperprotettivi e super opprimenti verso ai propri figli, vero?"

Abbassò la testa, capendo che forse aveva ragione. Se non avesse imparato a prendersi un attimo di respiro con Grogu ora, non ci sarebbe mai riuscito in futuro. E non sarebbe stata una crescita sana né per il piccolo né per lui...

"E poi, anche i migliori, ogni tanto, si prendono una pausa. Dovresti saperlo anche tu." Peli sorrise convinta, con una espressione tranquilla.
 
Mando ci rifletté ancora un po', finché non sopirò e rispose: "Va bene. Ti affido Grogu, per qualche ora..."

Peli sorrise soddisfatta, guardando il piccolo dicendo: "Hai sentito, faccia paffuta? Adesso passerai un po' di tempo con la fantastica Zia Peli!"
"Ma" aggiunse Mando con tono serio: "Se dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, vieni subito da me! Non fare nulla di avventato o di stupido! Ricordati che è pur sempre un neonato!"

"Ho avuto a che fare con individui ben peggiori. Spesso, adulti che erano più neonati di lui" rispose Peli, convinta.

Mando non sembrava ancora convinto, ma si fidò di lei. In fondo, aveva davvero bisogno di riposarsi.
Diede le ultime raccomandazioni, ricevette le conferme di Peli, e ritornò in camera sua. Si buttò a peso sul materasso. E sbadigliò dalla stanchezza.

Non si era mai sentito così esausto in tutta la sua vita. Con la pesantezza delle sue palpebre che si stavano chiudendo. Si abbandonò subito alla sonnolenza e si addormentò in un sonno profondo.

E, per la prima volta dopo tanto tempo, si dimenticò di tutto e di tutti, concentrandosi solo su se stesso e sul suo sonno. Almeno per un po'...
   
 
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