A fatica, apri gli occhi Geppetto.

Allunghi la mano e, con stupore, ti accorgi di toccare la dura pietra.

Lo stupore riempie il tuo cuore. Il folle piano di Pinocchio ha avuto successo!

Siete usciti dalla pancia della balena!

Grazie al suo coraggio e alla sua perseveranza, siete salvi.

Punti il gomito sulla pietra e ti alzi a sedere, il respiro corto. Hai bisogno di riprendere un po’ di energie.

Poco dopo, giri la testa e sorridi.

Figaro, stordito dall’impatto, tenta di rimettersi in piedi, mentre Cleo è illesa.

Con delicatezza, lo prendi in braccio, poi lo sistemi in piedi.

- Pensa tu a Cleo. Io devo cercare Pinocchio. - mormori.

Gli sfiori la schiena e il gatto miagola d’assenso.

Ti allontani di qualche metro, cercando di non inciampare, e ti guardi intorno. Dove è Pinocchio?

Che ne è stato del tuo dolce e coraggioso burattino?

Ad un tratto, a qualche metro di distanza, scorgi un corpo inerte, immerso in una conca d’acqua.

Il tuo respiro si ferma. No, non può essere Pinocchio!

Per alcuni istanti, esiti, poi corri.

Le tue ginocchia, davanti all’incontrovertibile verità, cessano di sostenerti e crolli. E’ Pinocchio!

Nessuna vita anima il suo corpo legnoso e la sua testa è reclinata sulla spalla.

Tremi. Nell’impatto, il suo collo si sarà spezzato.

Forse, non avrà nemmeno sofferto.

A fatica, strisciando sulle ginocchia, ti avvicini a lui e lo stringi contro il tuo petto.

Il rumore delle sue giunture lignee risuona sinistro alle tue orecchie, mentre le lacrime bagnano il tuo vecchio viso.

Sei salvo, Geppetto, e puoi godere della luce del sole, ma ormai non conta più.

Tuo figlio è morto per donare a te una speranza di libertà e tale realtà dilania il tuo cuore.

Avresti preferito morire digerito dalla balena, pur di non soffrire così tanto.

La libertà, prima desiderata, non vale la vita di tuo figlio.