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Autore: lady capuleti    14/09/2022    0 recensioni
[ POST SEASON TWO, POSSIBILI SPOILER ]
Gentile, è la notte. Con i suoi silenzi, le sue promesse.
Lei ne fa parte, ma non porta il suo nome, è l'unico neo in un concetto perfetto.
Eppure anche il suo cuore sanguina come il tuo, da qualche parte forse.
Non vuoi chiuderle la porta per impedirle l'accesso, lei entrerebbe comunque. Sempre.
( serena x june)
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Heart of glass

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Apri gli occhi e ti ritrovi in un bagno di sudore, i capelli appiccicati al cuscino.
Era un sogno. Sì, ma di fronte hai ancora quella maledetta finestra che ti riporta alla realtà, l’incubo nel quale sei piombata da ormai cinque anni. Quell’incubo che veste di rosso, che puzza di sudore e sangue marcio, che gioca con la tua sanità mentale.
La porta della stanza si apre, poi si richiude e adesso siete in due. Non è il Comandante, lui di solito bussa; non è Nick, e non è nemmeno Rita. Indovina indovinello.
Almeno si è tolta le scarpe, quel cazzo di ticchettio ti dà sui nervi anche se ti piaceva sembrare più alta. Una volta, almeno. Prima di tutto questo, delle preghiere, degli stupri, delle esecuzioni.
Era da un po’ che non ti faceva visita durante la notte. Qualche volta si intrufolava, ti accarezzava il pancione, e senza dire una parola andava via. Ti trattava come un cazzo di involucro di plastica, un contenitore dove conservare sua figlia ancora troppo piccola per essere tenuta in braccio, e tu pur trovandola dannatamente inquietante glielo lasciavi fare. Un utero con due gambe... questo eri per lei.
Detto onestamente, è la cosa meno inquietante alla quale ti è capitato di assistere.
Sollevi lo sguardo, la sua sagoma impedisce alla luce di filtrare attraverso la finestra; ti guarda, le labbra schiuse, un fottuto enigma come lo è sempre stata. Sospiri, raddrizzandoti e la osservi a tua volta, è talmente imprevedibile che nemmeno tu riesci ad immaginare cosa ci faccia lì.
Maledetto cubo di Rubik del cazzo, quando riuscirai a trovare la soluzione sarà sempre troppo tardi.
La odi, lei e tutto quello che ti ha fatto.
Ti ha minacciata, ti ha impedito di vedere tua figlia, fatta ingravidare come una cagna per proteggere suo marito, fatta stuprare da quest’ultimo per accelerare il parto, e ti ha impedito di allattare la tua bambina ancora in fasce.
È una manipolatrice, una donna senza cuore. È una merda.
Si siede sul bordo del tuo letto, guarda fuori dalla finestra e ti focalizzi sul profilo perfetto illuminato dalla luna. Pallida, stretta in quella vestaglia verde acqua e con i capelli sciolti sembra quasi un angelo dalla bellezza che terrena non può essere. Non è un angelo, è il fottuto demonio.
Non sai cosa prova, forse un genuino senso di colpa, ma non vuoi crederci; ogni volta lo fai, ed ogni volta ricaschi in quella ragnatela dalla quale è impossibile liberarsi. Si stende, ti dà le spalle; potresti soffocarla con il cuscino, o afferrarle la gola, ed in entrambi i casi riusciresti ad ucciderla senza alcun problema. Sarebbe tutto finito, ti ripeti; ci vuole poco, ti dici.
Torni ad appoggiare la tempia sul cuscino che, adesso, ha il suo odore, e mantenere le distanze in quel letto minuscolo si dimostra complesso.
La sua debolezza, in quel momento, diviene così disturbante che speri stia soffrendo, lontano da tua figlia. Le hai tolto il giocattolino, lei lo rivuole ma ci sono capricci che non possono essere soddisfatti, anche quando si tratta di lei.
“Credevo... credevo di averla sentita piangere”
La voce le trema, sai che non dovresti ma provi pena per lei. Pena e disgusto, un mix letale, e non riesci a comprendere da che lato stia pendendo la bilancia in questo istante.
In silenzio le sposti le ciocche dietro l’orecchio e lo sfiori con i polpastrelli; odi questa tua magnanimità, ma sei pur sempre un cazzo di essere umano.
“Va tutto bene, Serena
È la signora Waterford quando vorresti strangolarla, ma adesso è Serena che sta mettendo nelle tue mani ogni fragilità. La abbracci, non vorresti ma lo fai, e lei stringe la tua mano accoccolandosi maggiormente con la schiena contro il tuo seno.
Senti il suo respiro mentre il tuo sposta con dolcezza i suoi capelli sottili e la punta del naso li sfiora.
Ripensi al tuo sogno. Non facevate nulla di speciale, se non bere un martini dry sedute su due sgabelli di fronte al bancone.
Non ricordi di cosa parlavate, ma riesci ancora ad udire il suono della sua risata dolce come il cinguettio degli uccelli; bella, nel suo abito blu notte a fascia e senza spalline, lasciava tintinnare il bicchiere con il tuo per poi alzarsi in piedi e ballare a ritmo su una canzone immaginaria.
Sareste state grandi amiche, in un’altra vita.
Lei ti avrebbe invitata a cena, avreste parlato dei vostri uomini e svuotato una bottiglia di vodka insieme; tu l’avresti riaccompagnata a casa ed entrambe avreste riso immaginando le facce dei vostri mariti, a cosa avrebbero detto vedendovi tornare allegre ed ubriache.
In un’altra vita avrebbero riso, prendendosi gioco di voi; vi avrebbero rimboccato le coperte, sussurrato un ti amo, per poi addormentarsi al vostro fianco.
È questo che immagini mentre la stringi: che l’hai accompagnata a casa dopo una serata passata a raccontarvi confidenze, a bere, a divertirvi.
La Serena del tuo sogno non era così stronza come quella vera, stesa al tuo fianco, ma per quella sera puoi fare un’eccezione.
   
 
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