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Autore: ArwenDurin    18/09/2022    1 recensioni
Ineffable Husbands/ happy ending/ Aziraphale POV
"Crowley si bloccò d’improvviso osservandolo con attenzione.
«Angelo, cos’è successo?»
Soltanto allora Aziraphale realizzò di aver fatto un errore a presentarsi: il volto rigato di lacrime, il viso sporco, e qualche livido a coprirlo, con un rivolo di sangue che scendeva dalle sue labbra. Il fisico era dolorante senza il suo solito cappotto beige che portava con fierezza, ma piuttosto pendente dalle sue mani, come fosse rotto esattamente come si sentiva lui.
Finse un sorriso.
«Oh, nulla caro, soltanto un piccolo incidente, ma adesso, ti prego, v-vorrei rimanere da solo, per favore.»
Non osò guardarlo ma poté sentire i suoi occhi serpentini infiammarsi da dietro gli scuri occhiali da sole e lo percepì avvicinarsi a lui.
«Per l’amore di…di qualsiasi cosa! Davvero credi che potrei lasciarti da solo, così?»
Nel suo tono d’offesa poté sentirne il dolore, che colpì il luogo nel suo petto dove c’era un cuore, un organo così estraneo per l’essere etero quale era, ma così abituale dopo tanti anni a convivere con gli esseri umani, che sembrava fosse nato con uno di essi nel petto."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Oh, per l’amore del cielo! Non voglio essere scortese…m-ma siamo chiusi.»
Si diresse con una camminata nervosa, stoppato dal suono del campanello che annunciava l’entrata di qualcuno, e  infastidito di quanto questo qualcuno fosse di poco riguardo alle buone maniere, ma l’angelo si bloccò quando vide chi era.
Una chioma rossa, agitata e vispa, che girava nel suo negozio.  
«Aziraphale! Mi dispiace, ti ho chiesto scusa, ok? Ma senti, noi ora dobbiamo andarcene…»
Crowley si bloccò d’improvviso osservandolo con attenzione.
«Angelo, cos’è successo?»
Soltanto allora Aziraphale realizzò di aver fatto un errore a presentarsi: il volto rigato di lacrime, il viso sporco, e qualche livido a coprirlo, con un rivolo di sangue che scendeva dalle sue labbra. Il fisico era dolorante senza il suo solito cappotto beige che portava con fierezza, ma piuttosto pendente dalle sue mani, come fosse rotto esattamente come si sentiva lui.
Finse un sorriso.
«Oh, nulla caro, soltanto un piccolo incidente, ma adesso, ti prego, v-vorrei rimanere da solo, per favore.»
Non osò guardarlo ma poté sentire i suoi occhi serpentini infiammarsi da dietro gli scuri occhiali da sole e lo percepì avvicinarsi a lui.
«Per l’amore di…di qualsiasi cosa! Davvero credi che potrei lasciarti da solo, così?»
Nel suo tono d’offesa poté sentirne il dolore, che colpì il luogo nel suo petto dove c’era un cuore, un organo così estraneo per l’essere etero quale era, ma così abituale dopo tanti anni a convivere con gli esseri umani, che sembrava fosse nato con uno di essi nel petto.
«Crowley…»
«E perché sei ancora in questo stato? Perché non ti sei già curato?»
Aziraphale alzò lo sguardo sul demone, e il suo cuore sussultò.
«I-io stavo per farlo.»
Crowley lo scrutò e di distanziò incrociando le braccia e attese, l’angelo deglutì in ansia e spostò lo sguardo ovunque nella stanza, poi tentò, si concentrò più del dovuto, più di quanto era solito fare ma nulla si mosse. L’incontro con gli arcangeli non aveva soltanto ferito il corpo ma persino prodotto altri risultati.
«N-non posso.»
«Cosa vuol dire che non puoi?»
Le labbra di Aziraphale presero a tremare, detestava mentirgli e donargli pensieri spiacevoli, non poteva sopportarlo, ma non aveva altra scelta.
«Angelo…»
Crowley lo chiamò con dolcezza mista a preoccupazione che gli fece più male del previsto, e si avvicinò di nuovo a lui a lui. Aziraphale vide la sua mano affusolata passare a pochi centimetri dal suo volto, ogni livido e traccia di ciò che aveva passato svanirono in un lampo, poi alzò il suo mento con il pollice e l’indice cosicché i loro sguardi furono a contatto. E non importava che il demone indossasse gli occhiali, perché sentiva come lo stava guardando, oltre al fatto intravedeva i suoi grandi occhi gialli sgranati.
«Vuoi dirmi che diav- cosa succede? Chi ti ha fatto questo?»
L’angelo aprì la bocca e l’immagine di Michele apparve davanti al suo volto, la minaccia che disse “anche il tuo ragazzo sarà nei guai laggiù.” Non sapeva se l’avessero già fatto, se era per questo che il demone con impazienza era giunto di nuovo nella sua libreria proponendogli di fuggire. E se avesse ceduto e agito con troppo impeto confidandosi, conosceva il risultato e il temperamento del demone e non poteva metterlo in pericolo.
«Non chiederlo.»
Così mise di nuovo le distanze tra loro, metaforicamente e letteralmente, era sempre stato a lui a farlo perché la sua più grande paura non era che venissero scoperti, né che Lei lo avrebbe punito, ma che Crowley lo sarebbe stato.
“All’inferno non scherzano.” Così gli aveva detto una volta il demone, e non poteva che essere diversamente.
«Grazie per quello che hai fatto ma te lo chiedo di nuovo, non voglio che ti preoccupi, i-io…»
«Aziraphale! Per una buona volta piantala di preoccuparti per ogni altro essere che non sia tu e ascoltami!»
Crowley lo interrupe con il solito impeto che lo caratterizzava, e sospirò indicando la sua persona con esasperazione agitando le braccia, l’angelo cercò di parlare ancora ma non fece in tempo.
«Io rimango qui, non vuoi parlarmi, testardo che non sei altro? Va bene! Ma non pensare nemmeno per un secondo che me ne andrò, mentre tu sei qui in lacrime.»
Aziraphale sbatté le palpebre e poi sospirò, il calore che provava dentro se era paragonabile soltanto a una buona tazza di tè, proprio così quando Crowley lasciava trasparire le sue emozioni era…devastante, dolcemente devastante sentirsi così protetti.
«N-non sto piangendo.»
Lo guardò e si morse il labbro nel constatare che nemmeno lui credeva a quell’ultima affermazione.
«Sei tu che devi ascoltarmi. Fammi questo favore, lasciami solo.»
«Non è una specialità dei demoni dare retta a qualcuno, non credi?»
In un battito di ciglia si era teletrasportato dietro di lui e prese il suo cappotto sgualcito tra le mani, lo strinse più del necessario con lo sguardo severo, mentre glielo aggiustava.
Due lacrime scesero nelle guancie dell’angelo a guardarlo, ma le pulì con altrettanta velocità prima che Crowley tornasse con lo sguardo su lui, e il cappotto finì di attorno al suo corpo, o meglio, fu Crowley a svolgere quel gesto con rinnovata delicatezza.
«Mi sembra chiaro che tu da solo non puoi stare, e adesso tu e io usciamo angelo, e raggiungiamo la mia Bentley. Verrai da me.»
«Lo sai che non è possibile.»
Squittì quella risposta, mentre sentì il demone sospirare dietro di lui.
«Non propinarmi la solita str-stupidaggine del paradiso e l’inferno, non adesso!  Vuoi venire con me oppure preferisci che mi pianti qui con te tutta la notte?»
L’angelo borbottò alcune frasi incomprensibili.
«Non oseresti, adesso stai esagerando.»
Crowley fu di nuovo davanti a lui, la determinazione che si leggeva in ogni muscolo del suo corpo.
«Vuoi mettermi alla prova?»
Aziraphale lo fissò per qualche secondo più del necessario, e poi scosse il capo, un piccolo sorriso si formò nelle sue labbra quando incontrò di nuovo il suo volto. Pensò al fatto che nella sua libreria non c’era spazio per far sì che Crowley potesse dormire o rilassarsi davvero, visto che l’angelo possedeva soltanto un comodo divano e non un letto. Glielo avrebbe ceduto, ma sapeva che il demone avrebbe rifiutato nel privarlo dell’unico oggetto nel quale poteva rilassarsi, e quindi avrebbero litigato e…non sarebbe servito a nulla. Da Crowely invece c’era un divano oltre che il letto, e il demone avrebbe avuto la sua comodità senza rinunciare alla sua privacy, che l’angelo considerava quasi sacra.
«E va bene, verrò con te.»
Usò di proposito un tono esasperato fiondandosi all’uscita della libreria che il demone aprì per lui, ma in realtà voleva seguirlo. Era un egoista e si incolpò per questo, ma non poté nascondere il sollievo di essere in quell’auto con il suo amico accanto a lui.
Non ci fu musica accesa quel giorno, Crowley guidava con le mani strette sul volante, forse fin troppo, e lanciandogli un’occhiata poté vedere la sua mascella tesa mentre guidava in silenzio.
Aziraphale si torturò le dita tornando a guardare fuori dal finestrino, il paesaggio londinese che svaniva sotto la velocità assurda del demone.
«Pensavo te ne fossi già andato, su Alfa Centauri.»
Lo sentì sbuffare.
«Sei stato fortunato che non l’ho ancora fatto.»
L’angelo si voltò a guardarlo quando si sentì osservato, o meglio studiato dall’altro.
«È per questo che ti sei sorpreso nel vedermi?»
«Mi sono sorpreso perché era evidente dal cartello che la mia libreria fosse chiusa, eppure qualcuno entrava.»
Crowley sorrise leggermente.
«Sai angelo, quando vuoi chiudere la libreria dovresti anche chiudere la porta per evitare che qualcuno entri.»
Aziraphale alzò gli occhi al cielo.
«La buona educazione implicherebbe leggere i cartelli appesi alle porte! Ma tu entreresti lo stesso.»
«Beh sì, ma almeno saresti sicuro che sono io.»
L’angelo lo guardò, i muscoli della sua mascella si erano allentati e persino la presa sul volante era decisamente meno pressante e d’improvviso si sentì leggero anche lui.
«Sono contento che tu sei entrato oggi.»
Avrebbe dovuto sentirsi in colpa per quella frase, respingerlo, ma l’emozione che dominava dentro di sé prese il sopravvento e fuoriuscì dalle sue labbra in quel sussurro inevitabilmente dolce.
Crowley si voltò verso di lui e i loro occhi si incontrarono per qualche istante, l’angelo sentì i propri brillare come se potesse contenere le luci di quel giorno. Dopodiché il demone continuò a concentrarsi sulla strada.
«Beh, infrangere le regole e i cartelli sono le mie specialità.»
Aziraphale scosse la testa sorridendo e Crowley sorrise a sua volta, per quanto lo vide con la coda dell’occhio, stringere per un attimo il volante, e di nuovo cadde il silenzio tra loro di riflessioni e sentimenti.
 
Arrivati all’appartamento di Crowley, si trovò presto seduto sul divano rosso sangue dallo stile elegante poggiato al muro scuro,  e dopo uno schiocco di dita, l’angelo venne avvolto da una coperta nera e soffice. Dopodiché nelle sue mani, comparve una tazza di tè fumante, era anch’essa nera ma con delle piccole ali bianche in rilievo sul davanti. Aziraphale si ritrovò a sorridere a quel dettaglio, assaporando l’odore del bergamotto, uno dei suoi tè preferirti, che si mischiava nell’aria.
«Grazie.»
Il demone non rispose, seduto di fianco a lui nella classica posa svogliata, e non chiese nulla. L’angelo deglutì e osservò il suo profilo, così familiare e confortante in qualche modo, e per quanto appartenesse al serpente dell’Eden, non aveva paura di lui non l’aveva da molto tempo. Aziraphale si appoggiò al divano distogliendo lo sguardo all’anfitrione, un magone in gola che nemmeno il suo tè preferito poteva cancellare, una strana e spiacevole sensazione lì alla punta dello stomaco.
Non poteva più mentirgli, nemmeno volendolo.
«Loro sono venuti da me, hanno scoperto della nostra…collaborazione, a dire il vero non si sono comportanti come angeli, proprio per niente e non erano felici,»
Un mesto sorriso e una pausa per non dover aggiungere cosa gli avessero fatto esattamente, non lo avrebbe mai detto a Crowley. Gli lanciò un’occhiata ansiosa, il demone ascoltava immobile ma non si mosse, finché un borbottio uscì dalle sue labbra.
«Hanno minacciato anche te…»
«Sì, loro…aspetta, anche? I demoni ti hanno fatto visita?»
Aziraphale scattò verso di lui, il tè finì da qualche parte, non potendo fare a meno di afferrarlo per le spalle, facendo sì che i loro sguardi si incontrassero, o meglio, incontrò un demone con le sopraciglia alzate beccato in contropiede.
«Oh cielo, stai bene? Ti hanno fatto del male, mio caro?»
«Sssto bene, sto bene.»
Alzò le braccia con agitazione e il suo volto sembrò più paonazzo del solito, soltanto allora l’angelo si accorse della loro vicinanza, del tè rovesciato a terra, e del fatto che lo stesse stringendo piuttosto forte.
Lo lasciò arrossendo copiosamente.
«Scusami è solo che… che è successo?»
Crowley sembrò rindossare la maschera strafottente e sorrise malignamente.
«Diciamo che gli ho dato una bella lezione, ora per favore angelo, torniamo a te.»
Miracolosamente, per quanto il demone non avrebbe propriamente apprezzato quel termine, la tazza tornò integra nelle mani di Aziraphale.
«Come ti hanno tolto i poteri?»
L’angelo sospirò e sorseggiò del tè prima di rispondere.
«Non lo so, non pensavo che degli angeli potessero essere così…così cattivi angeli. C’è stato un momento in cui tutti loro avevano le mani su di me e lì, probabilmente lì mi hanno sottratto dell’energia in qualche modo.»
Crowely masticò un’imprecazione che per fortuna, Aziraphale non udì, dopodiché si alzò in piedi, scattando come una molla.
«Non dovevamo più essere qui! Ma la pagheranno, eccome se lo faranno! Quello che ho fatto ai demunicci di sotto sarà nulla in confronto, glielo farò vedere! Non dovevano arrivare a tanto.»
«Crowley…»
«La pagheranno! Sono pur sempre il serpente dell’Eden, il fott…»
«Crowley!»
L’angelo era scattato in piedi alzando il tono di voce tra preoccupazione e sgomento, ma fu una pessima idea, vacillò per qualche istante e si portò una mano alla testa che pulsava.
«Ok, ok! Scusami, angelo.»
Soltanto a quel punto il demone si era fermato e l’aveva sorretto prontamente, facendolo risedere sul divano, Aziraphale inspirò ed espirò cercando di riacquistare la calma della sua mente e di quell’organo al centro del petto che così velocemente batteva.
«Starò bene, i-io sto bene.»
Crowley appoggiò una mano sulla sua spalla e quando l’angelo incontrò il suo sguardo pregno di preoccupazione, dispiacere, e senso di colpa, sentì i suoi occhi annacquarsi.
Sono così debole…
«Ehi, ti riprenderai ne sono sicuro, sei l’angelo più buono e forte che conosco.»
Aziraphale trattenne le lacrime e continuò a fissarlo, aveva bisogno di quelle parole, e il demone sembrava sempre conoscerle.
Forse è soltanto di te che ho bisogno.
A quel nuovo pensiero, l’angelo abbassò lo sguardo sentendo un improvviso calore.
«Dico sul serio! E ho il rimedio per questo, so che non sei abituato a dormire ma potrà aiutarti, gli umani lo fanno spesso, sai? Per recuperare energia e riposare.»
Aziraphale lo guardò di nuovo e annuì.
«Hai ragione, vorrà dire mi distenderò qui e…»
«Non credo proprio, dormirai nel mio letto.»
L’angelo sgranò gli occhi.
«N-non potrei mai e poi tu…»
«Questo divano non è abbastanza comodo, non è come il tuo, e poi io non dormo mai di giorno, o almeno non sempre.»
Gli fece un sorrisino che lo convinse ancora meno.
«Crowley.»
«Preferisci ti ci teletrasporto direttamente, o ci vai da solo?»
Aziraphale sbatté le palpebre e poi si alzò lisciandosi i vestiti e sistemandosi il papillon con mani tremanti, prima di dirigersi verso la stanza da letto con Crowley a seguito.
«Penso che adesso tu te ne stia approfittando di questo tuo “vantaggio”.»
«Sarebbe nella mia natura.»
Lo sorpassò alzando un sopracciglio nella sua direzione con un piccolo sorriso sul volto, le spalle dell’angelo si rilassarono e per quanto ci provasse, non poté nascondere un sorriso che si formò nelle sue labbra.
 
Entrando nella sua camera da letto si sentì meno a disagio di quanto pensasse, per quanto fosse stato in quella stanza minimalista soltanto due volte, dove un grande letto nero a due piazze regnava al centro, in nessuna situazione era stato così intimo.
L’angelo si avvicinò al letto titubante, realizzando appieno soltanto in quel momento che avrebbe dovuto riposare lì.
Sentì il demone avvicinarsi e togliergli il cappotto, lui sussultò e non soltanto per la sua vicinanza… aveva evitato di parlare dell’aggressione con Crowley e che si arrabbiasse ulteriormente e per con un colpo di testa, commettesse una pazzia, ma c’erano alcuni lividi nella sua schiena e nei suoi fianchi che ancora facevano male.
Il demone non disse niente ma poté sentirlo sospirare piano.
«Avanti Aziraphale! Mettiti comodo, su.»
Si voltò a guardarlo e al cenno d’invito in aggiunta del demone, si sdraiò nel letto con molta calma, non era abituato a dormire, preferiva di gran lunga passare la notte a leggere o studiare qualche nuovo testo antico di profezie e misteri, tantomeno nel letto del suo migliore amico, ma dovette ammettere che appena si appoggiò al comodo materasso, fu un sollievo. Stette attento ad evitare qualsiasi possibile punto dolorante nel suo corpo e sospirò socchiudendo gli occhi.
«Grazie ancora.»
Aprì gli occhi soltanto per guardarlo e il demone alzò le spalle, mimando indifferenza.
«Sssì sì, come ti pare.»
Si avvicinò alla porta per uscire della stanza ma fu allora che Aziraphale si sentì invaso da una sensazione straziante, lacerante lì al centro del suo essere, vederlo compiere dei passi lontano da lui… così lontano dopo quel che aveva passato.
«Aspetta.»
Crowley si bloccò e lo guardò con curiosità,  Aziraphale si era alzato a sedere sul letto e lo guardava sorpreso anch’esso di aver parlato, ma oramai non poteva più tacere.
«Prometti di non ridere?»
«Tenterò.»
«Ti va di rimanere, qui? Con me?»
Aveva squittito l’intera frase velocemente guardandolo con supplica in quell’assurda e unica richiesta, Crowley però rimase immobile, gli occhi serrati dietro le lenti scure, e a quel punto stava per dire di lasciar perdere quando il demone si mosse. Si tolse gli occhiali posandoli sul comodino e poi si avvicinò alla poltrona scura che stava all’angolo della stanza, pronto a spostarla vicino al letto.
«Farsi vigilare dal serpente dell’Eden è un’idea sia stupida che intelligente, proprio da te.»
«No, non lì, intendo…qui.»
Aziraphale carezzò il letto guardando la seta nera sotto il suo palmo, piuttosto che il demone il quale si era zittito nuovamente. Quando però il silenzio durò più del necessario l’angelo alzò lo sguardo su di lui, trovando i suoi grandi occhi gialli fissarlo con lo sbigottimento più totale, se era possibile sembrano essersi persino ingranditi creando una creatura tutt’occhi che lo guardava sbalordita.
L’angelo si sentì arrossire e posò lo sguardo sulle mani che aveva stretto al suo grembo.
«Scusami, se n-non vuoi non fa…»
«Lo voglio, angelo.»
Aziraphale alzò lentamente lo sguardo su di lui non aggiungendo altro e ringraziandolo in silenzio, mentre Crowley si sedeva di fianco a lui.
Con calma, entrambi si sdraiarono in contemporanea, voltandosi su un fianco verso l’altro e i loro occhi si incontrarono dopo qualche istante, un tacito compromesso scritto nel volto di entrambi, senza che dovessero dirlo.
Soltanto per questa sera.
Con il demone vicino, l’angelo si sentì più calmo, persino i lividi sembrano non fargli più male e ogni secondo disperso in quegli occhi gialli di serpente, svaniva ogni cosa nella stanza, ogni forma, ogni suono, qualsiasi cosa all’infuori di loro.
Aziraphale si incantò in quei occhi che pian piano si fecero più docili, più calmi, assumendo il colore quasi di due soli splendenti, avrebbe voluto dirgli quanto fossero belli e quanto si sentisse privilegiato a poterli guardare quando al resto del mondo, lui li nascondeva. Ma sapeva sarebbe stata un’ulteriore mossa azzardata che avrebbe messo in imbarazzo Crowley, possibilmente facendolo alzare dal letto e interrompendo quel momento, così si trattenne o almeno lo fece in quel frangente, perché non poté frenare l’impulso improvviso che prese il suo essere. Un calore familiare e invitante di pensiero che lo spinsero a diventare azione, e poi una mano si allungò verso il suo viso spigoloso, e con l’indice e il medio andò delicatamente a toccare quel volto per cui l’organo rosso e pulsante che aveva al centro del petto, si gonfiava e batteva di vita sempre fortemente in sua presenza.
Passò sulla tempia, al suo zigomo destro, alla sua guancia tutto sotto lo sguardo sgranato dell’altro che però non disse nulla, non si erano mai concessi simili gesti, non potevano, e dunque era senz’altro una novità motivo per cui Aziraphale lasciò a Crowley il tempo di elaborare, di accettare che per quella sera fosse il suo animo a parlargli senza nessuna barriera e nessuna paura.
Attese continuando lentamente la carezza sfiorata, non osando andare oltre le due dita, e guardando il suo bellissimo volto, contemplandolo in silenzio mentre dolci parole sussurravano nel suo orecchio, ma d’improvviso il labbro del demone parve tremare e abbassò lo sguardo con sconfitta. Un’emozione così potente ma grande che Aziraphale ebbe lo scatto di togliere subito la mano.
«Mi dispiace…»
Ma Crowley bloccò il suo polso.
«Non ti fermare.»
Fu come una preghiera il suo tono, e quando alzò di nuovo i suoi grandi occhi gialli su di lui, l’angelo poté sentire tutta la vergogna che provava, il sentirsi indegno di quell’affetto… aveva già visto queste emozione in lui, il suo sminuirsi e sentirsi un reietto non degno dell’angelo.
Oh, Crowley.
Aziraphale deglutì ricacciando le lacrime di compassione dentro di lui, il cuore che si gonfiò di emozioni per il demone migliore che avesse mai conosciuto, mentre allungava di nuovo la mano verso di lui, sta volta carezzando il suo volto per davvero. Gli sorrise appena e allora Crowley chiuse gli occhi, inclinò leggermente il capo verso la sua mano, godendosi e assorbendo davvero questa volta, ciò che l’angelo gli stava dando.
Quando li riaprì vide una titubanza, e la sua mano avvicinarsi a lui, il volto dell’angelo si addolcì ulteriormente ma Crowley esitò qualche momento ancora così fu l’angelo ad avvicinare il viso alla sua mano. Aziraphale sentì una stretta nel petto quando fu Crowley a iniziare a carezzarlo, per la delicatezza e la dolcezza con il quale lo faceva, con lentezza passava nel suo viso su e giù, come fosse una qualche opera preziosa, uno di quei quadri che aveva appeso in casa e al quale teneva moltissimo… e i suoi occhi.
Oh, cielo.
I suoi occhi erano densi di un sentimento così grande che sopraffarono ogni suo senso, non aveva mai visto quei bellissimi occhi gialli brillare come fossero d’oro e non poteva distogliere lo sguardo da quei due soli accecanti. Aziraphale si chiese se in quello sguardo ricco di dolcezza e affetto così grande, potesse perdersi e essere dannato, perché in quel caso, forse, non sarebbe stato tanto male.
E poi l’angelo involontariamente si avvicinò a lui, tanto che quasi i loro nasi si toccarono, mentre entrambi continuavano a godersi ogni secondo di quelle carezze, quel contatto che da tanto tempo entrambi bramavano     , sentì il respiro dell’altro accarezzarlo.
Durò parecchi minuti, forse ore a nessuno dei due importava, finché e un pensiero farsi strada nella mente dell’angelo, abbassò lo sguardo e interruppe quel momento soltanto per assecondare il suo desiderio di contatto maggiore, infatti si abbassò di qualche centimetro verso il basso e Crowley capì subito le sue intenzioni. Il demone si sistemò meglio per essere a pancia in su e lo accolse tra le sue braccia appena l’angelo poggiò la testa nel suo petto.
Aziraphale respirò il suo odore, una colonia pungente e accattivante che al demone piaceva tanto mettere, chiudendo gli occhi e non volendo essere da nessun’altra parte al mondo. Alcune lacrime bagnarono le sue guancie per l’orribile aggressione che aveva passato, per le parole che aveva pensato su di loro, per il comportamento così crudele degli altri angeli nei suoi confronti… e per i meravigliosi momenti che stava vivendo in quell’istante.
Sentiva di poterlo fare, con lui poteva lasciarsi andare.
 Crowley lo strinse con dolcezza, carezzando per un po’ la sua schiena.
«Sono qui, angelo.»
Fu un sussurro ma denso di significato, Aziraphale non aveva fatto nessun rumore eppure l’altro lo conosceva meglio di chiunque altro, e sapeva.
Socchiuse gli occhi e pian piano quelle lacrime si fermarono, lasciando il posto ad una docile spossatezza e calore, si sentiva così bene lì, come se fosse il suo posto nel mondo… gli ricordava un posto migliore del paradiso, poiché essere tra le braccia di Crowley voleva dire essere a casa.
L’angelo chiuse gli occhi e si accoccolò ancora di più a lui, e allora il demone gli sfiorò appena la fronte con le labbra, lo strinse ulteriormente a sé e poggiò la testa sulla sua e null’altro ebbe più importanza.
 
Quando Aziraphale aprì gli occhi, per un istante pensò di trovarsi da solo, che quello che era accaduto fosse soltanto stato prodotto dalla sua mente e nulla di più, ma si rese conto quasi subito di non essere nel suo divano-letto, era più soffice e le lenzuola erano scure.
Crowley.
Alzò il volto e fu lì che lo trovò, ancora vicino a lui che lo osservava con la stessa dolcezza che aveva visto poco prima nei suoi occhi, ma i loro sguardi incontrandosi definirono il limite di quell’intimità poiché entrambi si distanziarono.
«Ehi.»
Lo saluto con tono allegro l’altro, come se nulla fosse accaduto.
«Buongior… aspetta, ma è sera? Oh cielo! Non è troppo tardi, vero?»
L’angelo rivolse il suo sguardo fuori dalla finestra, non sapeva quantificare quanto tempo fosse passato ma di sicuro qualche ora, visto che quando si erano distesi insieme era ancora giorno.
Dunque si era addormentato per davvero.
Questo spiegava perché si sentiva così indolenzito, e in una sorta di annebbiamento mentale.
«Dipende cosa intendi per tardi, non lo è per cenare ad esempio.»
Aziraphale si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi.
«È normale che mi senta così, strano? E ho così tanta fame!»
«Più che normale! Ma presto ti sentirai  meglio, angelo. C’è un piccolo ristorante in zona che ha aperto da poco, hanno prelibatezze di ogni possibile gusto e si sta già facendo una nomea. Vorrei portarti lì.»
Scattò in piedi come fosse una molla e l’angelo invidiò la sua agilità poiché per lui ci volle qualche minuto per alzarsi, Crowley intanto schioccò le dita e il suo abito cambiò, sempre nero ma decisamente più elegante, prese gli occhiali dal comodino e se li rimise addosso poi lo fissò in tacita attesa.
Aziraphale si sfregò le dita e le osservò, notando la sensazione familiare formicolare tra esse, un pizzico di energia sembrava tornato rispetto a qualche ora fa, l’attività del dormire era servita!
Sorrise e alzò lo sguardo sul demone che lo fissava, schioccò poi le dita cercando di darsi una sistemata, i suoi abiti bianchi tornarono lisci e stirati e i suoi capelli sistemati, per quanto fu sufficiente quel piccolo miracolo a dargli qualche capogiro di troppo, ma l’angelo non ci badò più di tanto.
«Mi sembra un’ottima idea!»
Finalmente gli rispose con entusiasmo, si sentiva meglio…era quasi felice e aveva fede che sarebbe tornato tutto come prima, poi era in compagnia del suo migliore amico con il quale avrebbe cenato assieme!
Il demone gli fece un gesto con la mano per farlo passare per primo e poi insieme, raggiunsero il ristorante a bordo dell’inseparabile Bentley.
La cena andò per il meglio, nessun dialogo sull’imminente apocalisse, nessun accenno a paradiso e inferno, piuttosto furono dialoghi impregnati su ricordi, libri, musica e risate, un momento che come tanti altri che si godettero assieme.
Quando uscirono dal ristorante, una notte stellata li accolse e Aziraphale la osservò insieme all’amico in silenzio, senza fretta di raggiungere la macchina e chiudere la serata.
D’improvviso lo sguardo dell’angelo cadde su Crowley, inevitabilmente ammirando il suo profilo mentre sentiva i suoi occhi inondarsi del luccichio simile agli astri che il demone stava ancora guardando.
«Avremmo potuto essere lì.»
La frase di Crowley spaccò qualcosa, il suo tono era cupo e pensieroso disperso nella notte, Aziraphale scostò lo sguardo a terra sospirando.
«Crowley…»
«Se fossimo stati su Alfa Centauri tutto questo non sarebbe successo! Nessuno ti avrebbe fatto del male e…»
«Crowley, sto bene, il loro era solo un avvertimento e poi…»
«Non è questo il punto, guardaci qui a tremare per una fine imminente! Angelo, pensaci! Possiamo ancora andarcene insieme.»
A quel punto il demone lo guardò e nei suoi occhi pieni di supplica, l’angelo si sentì affondare, deviò di nuovo lo sguardo.
«Non posso, non senza tentare con Lei.»
A quel punto Crowley produsse una risata che di allegro non aveva un bel niente.
«Dopo tutto ciò che quelli del paradiso ti hanno fatto, vuoi ancora provarci?»
«Devo tentare.»
Si fissarono per qualche secondo e il demone poi alzò una mano in segno di resa, d’altronde il tono dell’angelo non ammetteva repliche, per quanto dentro di sé si sentiva annegare nella disperazione e senso di colpa di dovere respingere e allontanare l’unico essere davvero importante per lui.
«Sei davvero testardo.» Borbottò poi avvicinandosi all’auto.
Non lo guardò più mentre aggiunse.
«Vieni, ti porto a casa.»
Aziraphale deglutì ogni sentimento che sentiva, per il bene di entrambi, della terra, degli esseri umani… zittì la voce che urlava dentro di lui che sì, voleva seguirlo e di nuovo essere tra le sue braccia come lo erano stati in quel grande letto nero.
Essere di nuovo Aziraphale e Crowley, soltanto loro due senza nessuna fazione da combattere, ma in quel frangente, erano tornati a essere di nuovo l’angelo e il demone che dovevano affrontare e se possibile, fermare, l’apocalisse.
Aziraphale lo raggiunse in auto, Crowley accese la musica e non ci fu più nessun’altra parola tra loro quella sera.
 
 
Settimane dopo

«Avrei voluto esserci per vedere le loro facce mentre ti facevi un caldo bagnetto nell’acqua benedetta! Avrei voluto scattarmi un selfie in quel momento.»
«Un momento indimenticabile che avresti potuto appendere come quadro in salotto!»
«Sai angelo, non è affatto male come idea, non lo è per niente!»
Aziraphale e Crowley si guardarono mentre l’auto a grande velocità e entrambi scoppiarono a ridere, era da ore che andavano avanti così godendosi la compagnia l’uno dell’altro da quando avevano cenato al Ritz.
Da quanto tempo non si sentivano così leggeri? Dopo aver sventato l’apocalisse e abbandonato ogni possibile fazione, ora erano di nuovo soltanto loro due e quell’organo rosso al centro del suo petto a cui l’angelo stava facendo l’abitudine, era pieno di gratitudine e benessere ogni qualvolta vedeva Crowley ridere così.
Gli piaceva quella risata, gli piaceva davvero tanto.
Quando arrivarono davanti alla sua libreria, Aziraphale non ebbe nessun blocco nel volerlo invitare ad entrare, voleva stare in sua compagnia il più possibile e soprattutto che l’altro ne fosse consapevole.
Ma mentre stava cercando una buona bottiglia di vino, d’improvviso il suo grammofono prese a riprodurre un vinile, un valzer per la precisione, ma che l’angelo non conosceva. Si voltò con le sue sopracciglia si alzarono incontrando Crowey un gran sorriso, togliersi gli occhiali da sole con gesto rapito.
«Cosa…»
«Lo so lo so, ti fa strano non conoscere questo brano, non è vero? È stato composto da un mio vecchio amico tanto tempo fa.»
Aziraphale si mise ad ascoltare con più attenzione, le noti dolci e incalzanti del valzer, erano invitanti nella voglia di ballare che sprigionava*.
«È davvero bello!»
«Sai angelo, di solito prima di un’apocalisse è tradizione un ballo! Noi arriviamo tardi ma possiamo rimediare.»
Crowley a quel punto gli porse la mano con un leggero inchino e il cuore dell’angelo prese a battere all’impazzata, ma accettò l’invito prendendo la sua mano e posizionandosi di fronte a lui, una mano nella sua vita mentre con l’altra incontrava la sua.
Gli occhi gialli e grandi del demone erano attenti solo su di lui quando presero a danzare e poi dopo qualche attimo, un’espressione di stupore lo invase.
«Avevo messo in conto che mi avresti pestato i piedi una volta o due, ma non sta succedendo.»
Aziraphale ridacchiò.
«Gli angeli tradizionalmente non ballano, ma noi non facciamo più parte di nessuna fazione, giusto? Ho preso lezioni di ballo.»
Abbassò lo sguardo sentendo un calore improvviso dentro di sé, poiché il suo grande desiderio era proprio poter ballare con lui un giorno.
«Questo spiega molte cose.»
Rialzò lo sguardo su Crowley e lui lo strinse di più a sé facendo sì che l’angelo non potesse più scappare, ma non era sua intenzione fuggire dalle sue braccia, mai più.
Aziraphale sempre più si perdeva in quel valzer e nel tocco delle loro mani, nella sua mano attorno alla sua vita, nel suo volto e nei suoi occhi così meravigliosi capaci di toccare ogni parte di sé, e più i sentimenti che provava per lui erano evidenti.
Il ritmo del brano si vece più incalzante e presero a vorticare per la stanza in sinuose piroette, giostrandosi così bene come se avessero ballato insieme da sempre e entrambi sorridevano per quella sintonia. Ballarono e rotearono, ancora e ancora finché la musica tornò ad un ritmo più lento e dolce e a quel punto si ritrovarono con i volti a poca distanza l’uno dall’altro.
Il sorriso di entrambi si trasformò in qualcos’altro, e Aziraphale si incantò in quegli occhi così speciali, unici, e preziosi, e soltanto l’angelo poteva dire quanto visto era uno dei pochi privilegiati a vederli, a poterne costatare le sfumature d’oro che ancora vorticavano in essi, un riflesso dell’angelo che era stato un tempo. Crowley li nascondeva, non li apprezzava, non si apprezzava abbastanza, motivo per cui Aziraphale voleva farglielo presente d’ora in poi.
Fu lì che trasse un sospiro e parlò.
«I tuoi occhi sono bellissimi, lo sai?»
Il demone per tutta risposta si bloccò un istante, sbatté le palpebre e poi deglutì.
«Angelo, dovresti sapere che non si fanno complimenti ai demoni, non sanno mai come rispondere.»
Sorrise ma all’angelo non sfuggì il tremore nella sua voce e nemmeno quanto il suo sguardo si fosse addolcito in quel momento.
Il valzer finì e il vinile prese a girare a vuoto mentre loro lentamente smisero di danzare, ma non si lasciarono andare, poiché le braccia di entrambi stringevano l’altro ora senza nessuna intenzione al mondo di volerlo fare. I loro sguardi non ne volevano sapere di staccarsi, concatenati l’uno all’altro, un’ondata di sentimento si stava sprigionando tra loro, e l’angelo poteva sentirlo così chiaramente che accese il suo essere facendolo sorridere.
Fu lì che Aziraphale si sentì pronto, non tremò e non esitò, non tolse nemmeno il contatto visivo quando con sicurezza, esclamò qualcosa che avrebbe per sempre cambiato il loro rapporto.
«Ti amo.»
Crowley, come l’angelo aveva immaginato, si paralizzò completamente, ma durò più a lungo di quanto pensasse poiché restò immobile quasi come fosse una statua e non respirasse. L’angelo aprì la bocca per parlare di nuovo quando il demone si riprese, scosse la testa velocemente sorridendo, come se la realizzazione l’avesse colto all’improvviso.
«Ma certo! Sei un angelo, è nella tua natura amare chiunque.»
«Tu non sei chiunque per me mio caro, perché io intendo così.»
A quel punto con lo stesso candore con il quale gli aveva risposto, l’angelo si sporse verso di lui facendo carezzare le loro labbra per qualche secondo.
«Oh.»
«Già.»
Aziraphale gli sorrise con tutto l’amore che aveva represso e zittito per tutti quei secoli senza poterlo esprimere e che ora invece, lasciò scorrere libero come un fiume dopo che ha rotto all’argine.
Gli occhi di Crowley brillavano di una luce di felicità che l’angelo non aveva mai visto e racchiuse quello sguardo dentro di sé, nell’angolo più profondo dei suoi ricordi per poterlo conservare per il tesoro prezioso qual’era.
«Beh, in questo caso.»
A quel punto fu il demone ad avvicinare di nuovo le loro labbra dandogli un bacio, non c’era bisogno che esternasse i suoi sentimenti come aveva fatto l’angelo, poiché se mai avesse avuto il dubbio, in quel momento sarebbe scomparso dalla dolcezza di quel bacio, dal modo in cui aveva poggiato una mano al fianco del suo collo.
Quando si staccarono si guardarono per qualche istante e poi, Aziraphale si accoccolò al suo petto, respirando il suo odore.
«Oh, Crowley.»
«Forse dovrò esplorare meglio questo concetto di amore.»
Aziraphale alzò lo sguardo per guardarlo e cogliere il sorrisetto che l’altro aveva in volto, arrossì e lo colpì al petto.
«Sei proprio una creatura maliziosa!»
«Grazie.»
«Oh, ma piantala!»
Crowley rise e portò di nuovo il suo capo biondo riccioluto appoggiato al suo petto, l’angelo si ribellò all’inizio, ma poi quel piccolo broncio svanì quando l’altro parlo.
«Lo so che mi adori angelo mio, l’hai ammesso, ora lo so!»
Quell’angelo mio, ebbe il potere di far svanire ogni presunta rabbia e far sì che Aziraphale lo abbracciasse stretto, sentendosi di nuovo a casa, libero di poterci rimanere questa volta senza un limite, senza eccezione. Crowley lo strinse di rimando, entrambi prendendo a dondolarsi in una qualche presunta danza, il loro lento e personale valzer.


* il valzer è ovviamente la sigla del telefilm
😁


Angolo Autrice: Ciao a tutti! È la prima fanfiction che scrivo degli Aziracrow è praticamente un miscuglio di headcanon sugli Ineffable Husbands 🤣 ma spero di esser stata almeno un po’ IC.
Gli Aziracrow sono davvero molto importanti per me! Hanno dato vita a un luogo arido, riempiendolo di amore, arcobaleni, e unicorni 
💗🥺💗🏳‍🌈 li amo tantissimo e volevo rendergli omaggio!
Ho visto Good Omens qualche mese fa, e sono ancora dentro allo show e alla coppia XD

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà 😊

 
   
 
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