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Autore: partyinwhite    09/09/2009    6 recensioni
- Avanti, ora a casa a studiare -
- Non posso studiare qua? –
- Decisamente no –
Un compito di matematica domani?! Nessun Problema, so tutto sull'argomento.
[AU scolastica]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Auron, Rikku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction Giuly

Whahaha.
Sto male, decisamente. A cosa cacchio penso quando scrivo?!
Bene fanciulli * imita la professoressa di latino *, premettiamo due cosine:

 ·          Prima di tutto le dediche: alle mia Nagi, festeggiamo la libertà che si prova dopo aver fatto da baby sitter per tanto, troppo tempo. E ad Alexiel, perché è un periodo un po’ “no” e questa è l’unica cosa che posso fare per lei.

 Poi due cosine sulla shot:

 ·           Questa shot è una AU (Alternative Universe). Niente Sin, pellegrinaggi o persone blu elettrico /verde ramarro /rosa pompelmo.
·          È una AU scolastica, dove praticamente i protagonisti sono Auron e Rikku, e ovviamente, è un’Aurikku. Immaginerete bene che Auron come studente non ce lo vede nessuno, ciò significa che ricoprirà “l’ambita” carica di professore. Per questo, chi non ama il paring studente/professore può premere la X bianca su sfondo rosso in alto a destra.
·          Magicamente diamo a Rikku qualche anno in più, così evitiamo problemi vari sul fatto che non abbia 18 anni.
·          Ditemi cosa ne pensate veramente, perché la mia mente avrebbe progettato un (im)probabile continuo…

 Ora divertitevi.
È un ordine.

Math


- Avanti, ora a casa a studiare -
- Non posso studiare qua? –

- Decisamente no –

Rikku gonfiò le guance in un gesto di stizza. ‘Fanculo il compito di matematica del giorno dopo, lei voleva solo passare il pomeriggio con lui.
- Eddai Auron – insisté la bionda sedendosi sulle gambe di lui. Nel fare quel gesto, urtò il tavolino basso davanti al divano rosso dove sedevano e fece cadere i bicchieri su quello che era rimasto del pranzo di poco prima.
- Non insistere – disse circondandole la vita con le braccia – ricordati del voto che hai preso all’ultimo compito –
- E’ questo che odio di te, sai sempre i voti che prendo a matematica – disse la ragazza.
- Forse perché sono il tuo professore di matematica?! – osservò l’uomo sarcastico.
Rikku cominciò a ridere. A volte dimenticava che la persona che amava era la stessa che l’annoiava terribilmente durante le lezioni della sua materia.
Sospirò rumorosamente poi circondò il collo dell’altro con le sue esili braccia – Vuoi davvero che me ne vada? – chiese sfiorando le sue labbra con quelle di Auron.
A quest’ultimo ci vollero un paio di secondi e tanta forza di volontà per non trascinarla verso la camera da letto – Non voglio darti un voto negativo come quello dell’altra volta – riuscì finalmente a dire.
Rikku sorrise, Auron non le aveva certo detto che poteva rimanere, ma almeno stavolta non la voleva mandare a casa.
Era comunque un inizio.
- Ti giuro che stavolta le so le cose che hai spiegato… - lo rassicurò. Voleva solo passare un dannato pomeriggio con lui, visto che ultimamente tutti e due sembravano troppo impegnati anche solo per sentirsi al telefono, e non sarebbe stato certo il suo compito in classe del giorno dopo a fermarla.
Improvvisamente sentì caldo, nonostante fosse inverno inoltrato. Le succedeva spesso, e Yuna le diceva che era colpa della sua iperattività.
Si tolse la pesante felpa arancione per rimanere solo con una maglietta bianca con lo stemma dell’università cittadina troppo grande per lei, sottratta al fratello, e i suoi adorati, logori jeans.
- Comincio a sparecchiare, poi prendo i libri – disse alzandosi e prendendo i piatti.
Auron scosse la testa – Non mi pare di aver detto che puoi restare! – anche se doveva ammettere che l’idea non gli dispiaceva.
Rikku fece finta di non sentirlo e si diresse verso la cucina carica di piatti sporchi.
Le piaceva tantissimo la casa di Auron. Non perché fosse grandissima, anzi, ma perché lì si sentiva una perfetta “donna di casa”. Di sicuro, Auron non ci metteva tutto l’amore che ci metteva lei nel rifare il letto la mattina dopo averlo condiviso, o nel lavare i piatti che avevano usato poco prima per mangiare. Non erano tanto le azioni che svolgeva che le piacevano, se suo padre le avesse chiesto di farle a casa sua probabilmente si sarebbe pure rifiutata, quanto il fatto che le faceva per Auron, e almeno a casa sua sembrava che l’età che li divideva e il fatto che lei fosse la sua studentessa non fosse la cosa più importante di questo mondo.
E se per essere così felice doveva prendere qualche insufficienza a matematica beh, gliene importava veramente poco.
Tornata in salotto prese dalla tracolla i libri e li posò svogliatamente sul tavolino e tornò a sedersi sul divano accanto ad Auron, intento a leggere il giornale.
- Mi aiuti vero? – chiese Rikku speranzosa prendendo in mano il pesante libro d’algebra.
- Non sapevi forse già tutto? – disse lui di rimando, e non riuscì a nascondere un sorrisetto.
- Ma sì – si affrettò a rispondere la ragazza. Adesso mi rimanda a casa… Pensò, mentre un brivido le percorse la schiena.
- Fantastico, – disse Auron mentre le toglieva dalle mani il libro. Sapeva che Rikku aveva mentito, e voleva vedere fino a quanto avrebbe continuato. Si fermò un attimo a fissarla, forse non era stata una cattiva idea farla rimanere – perché ho in mente altri progetti per noi due oggi pomeriggio -  continuò, chinandosi verso la bionda per baciarle il collo, e Rikku era sicura di cosa sarebbe successo dopo, non ci voleva certo una laurea in matematica per capirlo.


La ragazza si svegliò che dovevano essere verso sera, visto che dalla finestra non filtrava alcuna luce. Guardò sul display del cellulare ancora posato sul tavolino e scoprì che erano le ventuno. Si tolse la coperta che Auron le aveva posato sopra mentre dormiva e si infilò i vestiti che erano sparsi sul pavimento.
Camminò in direzione della cucina e lì trovò Auron che beveva saké mentre guardava con poco interesse un programma alla televisione.
- Ti sei svegliata – osservò alzandosi dalla sedia. Involontariamente sorrise.
Rikku annuì – Vado a casa – disse con la voce ancora impastata dal sonno.
- Credevo volessi rimanere qua stanotte – suppose Auron baciandole la fronte, ma la bionda scosse la testa.
- Papà è a casa, non posso certo fare come quando è fuori per lavoro… -
- Capisco. Devo accompagnarti? –
La ragazza scosse di nuovo la testa – Fra pochi minuti c’è un autobus – disse, poi si portò una mano davanti alla bocca per nascondere uno sbadiglio.
Auron sorrise – D’accordo ma non addormentarti prima di essere a casa… E’ mai possibile che voi adolescenti siate sempre così stanchi?! –
- E’ colpa dei troppi compiti che ci date voi professori – disse l’altra per giustificare lei e tutti gli altri suoi coetanei.
- Non mi sembra che tu abbia studiato molto oggi – le fece notare divertito Auron, ma Rikku gli posò due dita sulle labbra per farlo tacere.
- Sì, non me lo ricordare. Se non trovo una scusa decente domani la professoressa di lettere mi uccide – poi andò a prendere le sue cose nell’altra sala.
Ad Auron scappò una risata – Digli quello che vuoi, basta che non sia la verità – disse raggiungendola in salotto
- Stavo giusto pensando di raccontarle il nostro pomeriggio nei minimi dettagli – lo provocò scaraventando i suoi libri nella borsa – Notte notte – lo salutò schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia per poi precipitarsi alla porta senza dare all’uomo possibilità di replicare.
- Ah Rikku! – riuscì a chiamarla poco prima che lei chiudesse la porta.
- Si? –
- Se non prendi un buon voto domani, non ci vediamo fino a quando non lo recupererai –


Non era vero che aveva capito quello che Auron aveva spiegato. Quando le aveva detto che voleva un buon voto al compito le era gelato il sangue.

Arrivata a casa, era corsa in camera sua e aveva scarabocchiato due righe per la relazione dell’acida professoressa di lettere, poi non aveva fatto altro che fare esercizi di matematica. Per tutta la notte.
Viveva nel terrore di prendere un’insufficienza, e non perché avesse paura del voto in sé, ma perché Auron aveva chiaramente detto che se non avesse fatto un ottimo compito non si sarebbero più visti fuori dall’ambito scolastico fino ad un (improbabile) miglioramento della ragazza in matematica.
Odiava questo genere di ricatti. Odiava i suoi ricatti.
Decisa a non dargliela vinta, cominciò a risolvere l’ennesimo problema algebrico.


Alle sette e venti la sveglia suonò.

Rikku si alzò dalla sedia dietro la scrivania e andò a spengerla.

Non aveva chiuso occhio per tutta la notte e non si era mai sentita così stanca.

Anche se fosse riuscita ad eseguire gli esercizi del compito, non era sicura che sarebbe stata abbastanza sveglia per finirlo.

Andando in cucina trovò Fratello che stava divorando un pacco di biscotti – Ieri mi hai rubato una delle magliette dell’università – le disse senza nemmeno salutarla.

- Buongiorno anche a te – sospirò Rikku.
- Ha chiamato papà ieri… Ma dove sei stata tutto il pomeriggio? – chiese il ragazzo. Rikku, che si stava versando una tazza di caffé, si irrigidì, cercando di trovare una scusa ovvia.
- Da Yunie – rispose velocemente.
- Ah ok… - disse Fratello accomodante, poi però fissò la sorella – Sbaglio o qualcuno stanotte non ha dormito? – chiese.
Rikku bevve un sorso di caffé amaro e poi annuì – Compito di matematica – spiegò sedendosi accanto a lui.
- Hai tutta la mia comprensione – disse il ragazzo, ridicolamente serio, poggiandole una mano sulla spalla.


Arrivata a scuola, Rikku trovò Yuna intenta a parlare con Tidus accanto all’entrata dell’edificio.
- Rikku che hai? – le chiese il ragazzo – Hai una faccia da film horror! -
- Grazie tante – disse Rikku mettendo il broncio – ho passato la notte a fare matematica –
- Andrà bene – disse Yuna per incoraggiarla, e in quel preciso istante suonò la campanella.
- Ragazze, è giunta la vostra ora – disse tutto allegro Tidus – ci vediamo alla lezione di scienze – baciò velocemente Yuna e poi sparì nella calca degli studenti.
- Da quando ti curi di studiare per un compito per tutta la notte? – chiese curiosa Yuna mentre si dirigevano verso l’aula di matematica.
- Da quando Auron mi minaccia di non vederci più se non prendo un buon voto – disse la bionda ricordando le parole dell’uomo la sera prima.
Yuna rise. Sapeva della storia che legava Rikku al professore da quando era cominciata. Non che l’avesse scoperto da sola, sicuramente nessuno ce l’avrebbe fatta in quel modo, ma gli era stato detto dall’amica, dalla sua migliore amica.
- Yunie…? -
- Che c’è Rikku? –

- Credo di essermi innamorata del professor Auron… -
Entrate nell’aula, trovarono il professore seduto dietro la cattedra e i fogli con le domande del compito già sui banchi.
Quando tutti gli studenti ebbero preso posto, Auron disse – due ore da adesso – poi nell’aula cadde il silenzio.


Rikku sperava ardentemente che quello che stava scrivendo non fosse solo un groviglio di cazzate. Ce la stava mettendo davvero tutta per fare un compito decente.
Fu fra gli ultimi a riconsegnare i fogli al professore, ma tutto sommato era soddisfatta di ciò che aveva scritto.
Quando la campanella emise il suo solito tintinnio metallico, tutti si affrettarono ad uscire dall’aula, tranne che lei.
- Dalla tua faccia suppongo che tu abbia passato l’intera notte a studiare – disse Auron quasi divertito.
- Non è vero! – rispose immediatamente Rikku.
- Certo… Allora, passi da me oggi pomeriggio? – chiese il professore cambiando discorso.
- Credevo che tu non mi volessi vedere fino ad un voto migliore… - rispose la bionda spiazzata.
- Vero, ma correggeremo il tuo compito, così potrò sgridarti da subito –
- Oh, come siamo spiritosi oggi – disse Rikku tentando di suonare sarcastica – Beh, ci sarò. E mi chiederai scusa in ginocchio per aver pensato anche solo che non sia in grado di fare un buon compito di matematica – poi prese la sua borsa e si avviò a grandi passi verso la porta – Arrivederci professore – disse marcando l’ultima parola.


Alle tre e mezza di quello stesso pomeriggio, Rikku si trovò a sfogare tutta la sua tensione e stanchezza sul malcapitato campanello della casa di Auron.
- Puoi anche evitare di rendermi sordo – le disse quest’ultimo dopo averla fatta entrare.
- Scusa – sussurrò Rikku abbassando lo sguardo.
Nel volto di Auron spuntò un minuscolo sorriso – Lascia stare –
La ragazza poggiò la testa sulla sua spalla – Sono stanchissima – ammise
- L’avevo immaginato -
Rikku alzò la testa di poco, giusto quel che bastava per baciarlo, per ricercare quel contatto che tanto gli mancava quando non c’era.
- Avanti – disse dopo lunghi attimi, prendendolo per mano e trascinandolo verso il salotto – Correggiamo questo dannato compito -


Il divano di Auron non le era mai sembrato così comodo, e non appena lui si fu seduto accanto alla ragazza, lei appoggiò nuovamente la testa sulla sua spalla, trovando l’odore dell’acqua di colonia di Auron terribilmente rilassante.
Nessuno dei due apriva bocca, mentre con la penna rossa l’uomo scorreva i fogli che poche ore prima erano stati compilati da Rikku.
Quando Auron finì di correggerli, era decisamente stupito – Rikku – disse – mi sa che ti devo veramente qualche scusa e… - ma si fermò, perché la ragazza dormiva appoggiata alla sua spalla e con la bocca leggermente aperta come chi sta facendo un bel sogno.
Auron sorrise fra sé e sé, poi, delicatamente, fece appoggiare la testa della ragazza sulle sue gambe cercando di non svegliarla e le posò la coperta bianca, che da sempre le piaceva, sulle spalle.
Nel fare quei gesti si sentì completamente smielato e decisamente poco a suo agio, ma attribuì il tutto allo strano effetto che la ragazzina aveva su di lui.
Se all’inizio dell’anno scolastico, quando si era trasferito in quella cittadina, gli avessero detto che si sarebbe infatuato ( e forse innamorato) di una sua allieva probabilmente ci avrebbe riso, in quel momento invece gli parve una cosa terribilmente seria e anche poco corretta: non avrebbe dovuto permettere ai suoi sentimenti di avere la meglio sulla sua ferrea etica del lavoro, ma ormai il danno era fatto.
Rikku si mosse nel sonno, cercando involontariamente la mano di Auron. Quando la trovò sorrise, e poi continuò a dormire beatamente.
Auron la fissò per un attimo, poi cominciò a  giocare con i suoi lunghi capelli colore del sole.
Era un danno sì, ma ad Auron importava veramente poco.

Finita *w*
Non so voi, ma io sono sicura che se Auron insegnasse a me matematica, non passerei certo le notti insonne a studiare matematica.
Beh sono quasi soddisfatta… Non so ancora se continuarla… Effettivamente starebbe bene sulla community a cui ho appena aderito, ma non lo so, aspetto fiduciosa qualche parere
Tanti baci che sanno di libri di matematica

Partyinwhite

PS: un grazie ad Ele che mi ha messo i codici!

  
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