- Avanti,
ora a casa a studiare -
- Non
posso studiare qua? –
-
Decisamente no –
Rikku
gonfiò le guance in un gesto di stizza. ‘Fanculo
il compito di matematica del
giorno dopo, lei voleva solo passare il pomeriggio con lui.
-
Eddai
Auron – insisté la bionda sedendosi sulle gambe di
lui. Nel fare quel gesto,
urtò il tavolino basso davanti al divano rosso dove sedevano
e fece cadere i
bicchieri su quello che era rimasto del pranzo di poco prima.
- Non
insistere – disse circondandole la vita con le braccia
– ricordati del voto che
hai preso all’ultimo compito –
-
E’
questo che odio di te, sai sempre i voti che prendo a matematica
– disse la ragazza.
-
Forse
perché sono il tuo professore di matematica?! –
osservò l’uomo sarcastico.
Rikku
cominciò a ridere. A volte dimenticava che la persona che
amava era la stessa
che l’annoiava terribilmente durante le lezioni della sua
materia.
Sospirò
rumorosamente poi circondò il collo dell’altro con
le sue esili braccia – Vuoi
davvero che me ne vada? – chiese sfiorando le sue labbra con
quelle di Auron.
A
quest’ultimo ci vollero un paio di secondi e tanta forza di
volontà per non
trascinarla verso la camera da letto – Non voglio darti un
voto negativo come
quello dell’altra volta – riuscì
finalmente a dire.
Rikku
sorrise, Auron non le aveva certo detto che poteva rimanere, ma almeno
stavolta
non la voleva mandare a casa.
Era
comunque un inizio.
- Ti
giuro
che stavolta le so le cose che hai spiegato… - lo
rassicurò. Voleva solo
passare un dannato pomeriggio con lui, visto che ultimamente tutti e
due
sembravano troppo impegnati anche solo per sentirsi al telefono, e non
sarebbe
stato certo il suo compito in classe del giorno dopo a fermarla.
Improvvisamente
sentì caldo, nonostante fosse inverno inoltrato. Le
succedeva spesso, e Yuna le
diceva che era colpa della sua iperattività.
Si
tolse
la pesante felpa arancione per rimanere solo con una maglietta bianca
con lo
stemma dell’università cittadina troppo grande per
lei, sottratta al fratello,
e i suoi adorati, logori jeans.
-
Comincio
a sparecchiare, poi prendo i libri – disse alzandosi e
prendendo i piatti.
Auron
scosse la testa – Non mi pare di aver detto che puoi restare!
– anche se doveva
ammettere che l’idea non gli dispiaceva.
Rikku
fece
finta di non sentirlo e si diresse verso la cucina carica di piatti
sporchi.
Le
piaceva
tantissimo la casa di Auron. Non perché fosse grandissima,
anzi, ma perché lì
si sentiva una perfetta “donna di casa”. Di sicuro,
Auron non ci metteva tutto
l’amore che ci metteva lei nel rifare il letto la mattina
dopo averlo
condiviso, o nel lavare i piatti che avevano usato poco prima per
mangiare. Non
erano tanto le azioni che svolgeva che le piacevano, se suo padre le
avesse
chiesto di farle a casa sua probabilmente si sarebbe pure rifiutata,
quanto il
fatto che le faceva per Auron, e almeno a casa sua sembrava che
l’età che li
divideva e il fatto che lei fosse la sua studentessa non fosse la cosa
più
importante di questo mondo.
E se
per
essere così felice doveva prendere qualche insufficienza a
matematica beh,
gliene importava veramente poco.
Tornata in
salotto prese dalla tracolla i libri e li posò
svogliatamente sul tavolino e
tornò a sedersi sul divano accanto ad Auron, intento a
leggere il giornale.
- Mi
aiuti
vero? – chiese Rikku speranzosa prendendo in mano il pesante
libro d’algebra.
- Non
sapevi forse già tutto? – disse lui di rimando, e
non riuscì a nascondere un
sorrisetto.
- Ma
sì –
si affrettò a rispondere la ragazza. Adesso
mi rimanda a casa… Pensò, mentre un
brivido le percorse la schiena.
-
Fantastico, – disse Auron mentre le toglieva dalle mani il
libro. Sapeva che
Rikku aveva mentito, e voleva vedere fino a quanto avrebbe continuato.
Si fermò
un attimo a fissarla, forse non era stata una cattiva idea farla
rimanere –
perché ho in mente altri progetti per noi due oggi
pomeriggio - continuò,
chinandosi verso la bionda per
baciarle il collo, e Rikku era sicura di cosa sarebbe successo dopo,
non ci
voleva certo una laurea in matematica per capirlo.
La ragazza
si svegliò che dovevano essere verso sera, visto che dalla
finestra non
filtrava alcuna luce. Guardò sul display del cellulare
ancora posato sul
tavolino e scoprì che erano le ventuno. Si tolse la coperta
che Auron le aveva
posato sopra mentre dormiva e si infilò i vestiti che erano
sparsi sul
pavimento.
Camminò
in
direzione della cucina e lì trovò Auron che
beveva saké mentre guardava con
poco interesse un programma alla televisione.
- Ti
sei
svegliata – osservò alzandosi dalla sedia.
Involontariamente sorrise.
Rikku
annuì – Vado a casa – disse con la voce
ancora impastata dal sonno.
-
Credevo
volessi rimanere qua stanotte – suppose Auron baciandole la
fronte, ma la bionda
scosse la testa.
-
Papà è a
casa, non posso certo fare come quando è fuori per
lavoro… -
-
Capisco.
Devo accompagnarti? –
La
ragazza
scosse di nuovo la testa – Fra pochi minuti
c’è un autobus – disse, poi si
portò una mano davanti alla bocca per nascondere uno
sbadiglio.
Auron
sorrise – D’accordo ma non addormentarti prima di
essere a casa… E’ mai
possibile che voi adolescenti siate sempre così stanchi?!
–
-
E’ colpa
dei troppi compiti che ci date voi professori – disse
l’altra per giustificare
lei e tutti gli altri suoi coetanei.
- Non
mi
sembra che tu abbia studiato molto oggi – le fece notare
divertito Auron, ma
Rikku gli posò due dita sulle labbra per farlo tacere.
-
Sì, non
me lo ricordare. Se non trovo una scusa decente domani la professoressa
di lettere
mi uccide – poi andò a prendere le sue cose
nell’altra sala.
Ad
Auron
scappò una risata – Digli quello che vuoi, basta
che non sia la verità – disse
raggiungendola in salotto
-
Stavo
giusto pensando di raccontarle il nostro pomeriggio nei minimi dettagli
– lo
provocò scaraventando i suoi libri nella borsa –
Notte notte – lo salutò
schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia per poi precipitarsi alla
porta
senza dare all’uomo possibilità di replicare.
- Ah
Rikku! – riuscì a chiamarla poco prima che lei
chiudesse la porta.
- Si?
–
- Se
non
prendi un buon voto domani, non ci vediamo fino a quando non lo
recupererai –
Non era
vero che aveva capito quello che Auron aveva spiegato. Quando le aveva
detto
che voleva un buon voto al compito le era gelato il sangue.
Arrivata a
casa, era corsa in camera sua e aveva scarabocchiato due righe per la
relazione
dell’acida professoressa di lettere, poi non aveva fatto
altro che fare
esercizi di matematica. Per tutta la notte.
Viveva
nel
terrore di prendere un’insufficienza, e non perché
avesse paura del voto in sé,
ma perché Auron aveva chiaramente detto che se non avesse
fatto un ottimo
compito non si sarebbero più visti fuori
dall’ambito scolastico fino ad un
(improbabile) miglioramento della ragazza in matematica.
Odiava
questo genere di ricatti. Odiava i suoi ricatti.
Decisa
a
non dargliela vinta, cominciò a risolvere
l’ennesimo problema algebrico.
Alle sette
e venti la sveglia suonò.
Rikku si
alzò dalla sedia dietro la scrivania e andò a
spengerla.
Non aveva
chiuso occhio per tutta la notte e non si era mai sentita
così stanca.
Anche se
fosse riuscita ad eseguire gli esercizi del compito, non era sicura che
sarebbe
stata abbastanza sveglia per finirlo.
Andando in
cucina trovò Fratello che stava divorando un pacco di
biscotti – Ieri mi hai
rubato una delle magliette dell’università
– le disse senza nemmeno salutarla.
-
Buongiorno anche a te – sospirò Rikku.
- Ha
chiamato papà ieri… Ma dove sei stata tutto il
pomeriggio? – chiese il ragazzo.
Rikku, che si stava versando una tazza di caffé, si
irrigidì, cercando di
trovare una scusa ovvia.
- Da
Yunie
– rispose velocemente.
- Ah
ok… -
disse Fratello accomodante, poi però fissò la
sorella – Sbaglio o qualcuno
stanotte non ha dormito? – chiese.
Rikku
bevve un sorso di caffé amaro e poi annuì
– Compito di matematica – spiegò
sedendosi accanto a lui.
- Hai
tutta la mia comprensione – disse il ragazzo, ridicolamente
serio, poggiandole
una mano sulla spalla.
Arrivata a
scuola, Rikku trovò Yuna intenta a parlare con Tidus accanto
all’entrata
dell’edificio.
-
Rikku
che hai? – le chiese il ragazzo – Hai una faccia da
film horror! -
-
Grazie
tante – disse Rikku mettendo il broncio – ho
passato la notte a fare matematica
–
-
Andrà
bene – disse Yuna per incoraggiarla, e in quel preciso
istante suonò la
campanella.
-
Ragazze,
è giunta la vostra ora – disse tutto allegro Tidus
– ci vediamo alla lezione di
scienze – baciò velocemente Yuna e poi
sparì nella calca degli studenti.
- Da
quando ti curi di studiare per un compito per tutta la notte?
– chiese curiosa
Yuna mentre si dirigevano verso l’aula di matematica.
- Da
quando Auron mi minaccia di non vederci più se non prendo un
buon voto – disse
la bionda ricordando le parole dell’uomo la sera prima.
Yuna
rise.
Sapeva della storia che legava Rikku al professore da quando era
cominciata.
Non che l’avesse scoperto da sola, sicuramente nessuno ce
l’avrebbe fatta in
quel modo, ma gli era stato detto dall’amica, dalla sua migliore amica.
-
Yunie…? -
- Che c’è Rikku? –
- Credo di essermi innamorata
del professor Auron… -
Entrate
nell’aula, trovarono il professore seduto dietro la cattedra
e i fogli con le
domande del compito già sui banchi.
Quando
tutti gli studenti ebbero preso posto, Auron disse – due ore
da adesso – poi
nell’aula cadde il silenzio.
Rikku
sperava ardentemente che quello che stava scrivendo non fosse solo un
groviglio
di cazzate. Ce la stava mettendo davvero tutta per fare un compito
decente.
Fu fra
gli
ultimi a riconsegnare i fogli al professore, ma tutto sommato era
soddisfatta
di ciò che aveva scritto.
Quando
la
campanella emise il suo solito tintinnio metallico, tutti si
affrettarono ad
uscire dall’aula, tranne che lei.
-
Dalla
tua faccia suppongo che tu abbia passato l’intera notte a
studiare – disse
Auron quasi divertito.
- Non
è
vero! – rispose immediatamente Rikku.
-
Certo…
Allora, passi da me oggi pomeriggio? – chiese il professore
cambiando discorso.
-
Credevo
che tu non mi volessi vedere fino ad un voto migliore… -
rispose la bionda
spiazzata.
-
Vero, ma
correggeremo il tuo compito, così potrò sgridarti
da subito –
- Oh,
come
siamo spiritosi oggi – disse Rikku tentando di suonare
sarcastica – Beh, ci
sarò. E mi chiederai scusa in ginocchio per aver pensato
anche solo che non sia
in grado di fare un buon compito di matematica – poi prese la
sua borsa e si
avviò a grandi passi verso la porta – Arrivederci
professore – disse marcando
l’ultima parola.
Alle tre e
mezza di quello stesso pomeriggio, Rikku si trovò a sfogare
tutta la sua
tensione e stanchezza sul malcapitato campanello della casa di Auron.
- Puoi
anche evitare di rendermi sordo – le disse
quest’ultimo dopo averla fatta
entrare.
-
Scusa –
sussurrò Rikku abbassando lo sguardo.
Nel
volto
di Auron spuntò un minuscolo sorriso – Lascia
stare –
La
ragazza
poggiò la testa sulla sua spalla – Sono
stanchissima – ammise
-
L’avevo
immaginato -
Rikku
alzò
la testa di poco, giusto quel che bastava per baciarlo, per ricercare
quel
contatto che tanto gli mancava quando non c’era.
-
Avanti –
disse dopo lunghi attimi, prendendolo per mano e trascinandolo verso il
salotto
– Correggiamo questo dannato compito -
Il divano
di Auron non le era mai sembrato così comodo, e non appena
lui si fu seduto
accanto alla ragazza, lei appoggiò nuovamente la testa sulla
sua spalla, trovando
l’odore dell’acqua di colonia di Auron
terribilmente rilassante.
Nessuno
dei due apriva bocca, mentre con la penna rossa l’uomo
scorreva i fogli che
poche ore prima erano stati compilati da Rikku.
Quando
Auron finì di correggerli, era decisamente stupito
– Rikku – disse – mi sa che
ti devo veramente qualche scusa e… - ma si fermò,
perché la ragazza dormiva
appoggiata alla sua spalla e con la bocca leggermente aperta come chi
sta
facendo un bel sogno.
Auron
sorrise fra sé e sé, poi, delicatamente, fece
appoggiare la testa della ragazza
sulle sue gambe cercando di non svegliarla e le posò la
coperta bianca, che da
sempre le piaceva, sulle spalle.
Nel
fare
quei gesti si sentì completamente smielato e decisamente
poco a suo agio, ma
attribuì il tutto allo strano effetto che la ragazzina aveva
su di lui.
Se
all’inizio dell’anno scolastico, quando si era
trasferito in quella cittadina,
gli avessero detto che si sarebbe infatuato ( e forse innamorato) di
una sua allieva
probabilmente ci avrebbe riso, in quel momento invece gli parve una
cosa
terribilmente seria e anche poco corretta: non avrebbe dovuto
permettere ai
suoi sentimenti di avere la meglio sulla sua ferrea etica del lavoro,
ma ormai
il danno era fatto.
Rikku
si
mosse nel sonno, cercando involontariamente la mano di Auron. Quando la
trovò
sorrise, e poi continuò a dormire beatamente.
Auron
la
fissò per un attimo, poi cominciò a
giocare con i suoi lunghi capelli colore del sole.
Era un
danno sì, ma ad Auron importava veramente poco.