Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |       
Autore: Eneri_Mess    21/09/2022    4 recensioni
Otto anni non sono una vita. Anche se il tempo separa le strade, non è detto che queste non si incrocino di nuovo. Quando però la persona che hai lasciato indietro non è più la stessa, i sensi di colpa sono l’unica radice reale a cui aggrapparsi.
----
«Perché sei tornato?»
Fissò quel ritaglio di realtà, come la fotografia di un ricordo sovrapposta a quello che sarebbe dovuto essere un tetto vuoto. Non lo era. Kacchan era seduto lì, con l’aria di qualcuno in attesa da un tempo indecifrabile, spoglio di emozioni se non di uno sguardo che aveva già deciso come la storia sarebbe andata avanti.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'In the middle of our life'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

On the wrong side of Heaven


On the wrong side of Heaven



 

Ad Aredhel,
questa storia è nata
e sta crescendo con lei.
Grazie.

 




 

Capitolo 1




 

Aspetta! Io ho... una cosa da chiederti...

Pensavo che incontrare All Might di persona mi avrebbe cambiato la vita. 

All'epoca avevo un unico sogno e avrei voluto fargli quella domanda che mi premeva nel petto da sempre.

Anche senza un quirk... si può diventare un Hero?

Non ho avuto questa possibilità.



 

8 anni dopo.

 

 

You found me
Drowning in the dark
Waiting for the rain to stop
I tried my best
To light this burning heart
But you can't start a fire without its burn

[Numb - Declan J Donovan]



 

La giornata stava finendo di merda. 

Dopo l’ultima pioggia torrenziale, Luglio aveva optato per tre giorni di sole ustionante e un’afa in cui si poteva nuotare. Alle cinque passate di pomeriggio, il clima che avrebbe dovuto rendere più facile il lavoro a Bakugou, visto il quantitativo di sudore che sentiva in rivoli sulla pelle, lo stava solo irritando. Avrebbe potuto riempire una cassa di granate se ne avesse avuto il tempo, ma il tempo era un’altra cosa che stava scivolando via rapidamente, insieme al rapinatore di cui era partito all’inseguimento. 

«Bakugou! Dove stai andando!?» 

«Sei rincoglionito, Bastardo a metà!? Uno sta scappando!» 

Qualsiasi cosa avesse replicato Todoroki si perse nello scoppio delle esplosioni delle sue mani e nelle urla dei passanti che si scostarono impauriti. 

«Dove pensi di andare, mezzasega!?» gridò l’Hero quando si trovò a correggere di improvviso la traiettoria per inseguire il ladro nel vicolo in cui si era infilato. 

I palazzi erano alti, grigi e incombenti. L’aria sapeva di chiuso ed era anche più fredda, come se il sole non fosse solito riscaldare quella parte di mondo. Bakugou avvertì un brivido, il sudore caldo improvvisamente smorzato sulla pelle da quella temperatura più bassa. Questo non lo rallentò nella caccia, ma alimentò maggiormente il suo malumore. 

«Non ho tutta la sera per correrti dietro!»

All’ennesima svolta repentina e al nuovo muro contro cui Bakugou dovette calcolare la sterzata, sia per non farsi male sia per non creare un buco in casa di qualcuno - sempre che quel posto dimenticato da Dio fosse abitato - l’eroe accelerò per chiudere la questione con un ultimo sprint. 

La sue dita si allungarono per afferrare il fuggitivo alla spalla. Un ghigno gli attraversò il viso. 

«Sei mio

«Uaaah! Nooo! Ti prego, lasciami stare! Aiutooo!»

In pochi secondi successero tre cose assurde. 

Bakugou comprese dal tono di voce del ladro, e da un rapidissimo scorcio del suo viso da sotto il cappuccio, che non aveva più di quattordici o quindici anni. Il che cozzò enormemente con l’aspetto dei complici che Todoroki aveva già assicurato, una banda con un’età media di trenta, quarant’anni, più che navigata.

La seconda assurdità furono due miagolii da battaglia. Lo colsero di sorpresa, distraendolo e facendogli sfuggire l’occasione di cattura. Un gatto tigrato e uno rosso gli balzarono addosso da qualche finestra o ringhiera sopra di loro, gli artigli spianati e indirizzati alla sua faccia. 

«Che cazzo-» 

Con una manovra evasiva per evitare le rampate, e allo stesso tempo, non far esplodere i due felini, Bakugou perse il proprio baricentro e finì addosso ad alcuni bidoni abbandonati. Il fracasso riecheggiò per tutto il vicolo, accompagnato da una sonora bestemmia. 

Questo non intimorì i gatti né smorzò la loro combattività. Una volta atterrati, le code gonfie e i peli rizzati, soffiarono all’Hero e il loro vociare forò i timpani. 

In quel casino, il terzo evento, forse il più normale, che però rimise sull’attenti Bakugou, fu un fischio. 

Un chiaro fischio umano. Un richiamo. 

«Levatevi dalle palle!» sbraitò Bakugou, balzando via dall’immondizia e dai due felini. 

Il ragazzino che stava inseguendo aveva guadagnato terreno. La sua felpa da college bianca e blu fuori stagione era una macchia di colore in fondo al grigiore del vicolo, dove stava riprendendo fiato. 

«Mi sono davvero rotto i coglioni.» 

Al borbottio dell’eroe seguì un nuovo scoppio e una propulsione in avanti. 

Macinare la distanza che lo separava dal ladruncolo fu come varcare una soglia con un passo. Appena gli fu a un metro dalla schiena impresse una nuova spinta e, per non ripetere lo stesso errore, eseguì un arco in volo sopra il bersaglio con l’intenzione di atterrargli davanti. 

L’incredulità nello sguardo del moccioso non fu sufficiente a dare il comando al resto del suo corpo per tentare una manovra all'ultimo ed evitarlo. Questo disse molto a Bakugou, in quella frazione di secondo rubata al tempo. 

Che fosse complice o meno del resto della banda, per il ragazzino doveva essere la prima volta faccia a faccia con un inseguitore. Correva veloce, ma non aveva testa per calcolare la mossa successiva, il piano b, e non aveva la prontezza di ribaltare le carte in tavola. 

Bakugou non provò rimorsi per la sorte che gli sarebbe toccata una volta consegnato alla polizia, minore o meno. Aveva fatto una cazzata e avrebbe pagato. 

Se le cose fossero andate secondo i calcoli del Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva Dynamight. 



 

Non avvertì alcuna presenza, ma la coda del suo occhio lo vide arrivare.

Quando fu troppo tardi, ma lo vide, a rallentatore. 

Non si trattò di un terzo gatto, eppure la velocità parve quella. L’impatto del calcio contro il suo fianco, invece, fu decisamente umano. 

La parabola in aria di Bakugou si trasformò nella traiettoria diagonale di un proiettile. 

Venne scaraventato sull’asfalto crepato del vicolo che incrociava quello in cui il giovane ladro stava scappando. Katsuki non ci impiegò molto a mettere insieme i pezzi e capire cosa fosse successo. Si diede dell’idiota. 

Il fischio. Era stato un segnale verso cui correre. Le due stradine che si intersecavano il punto x dove portarlo. 

Si mise seduto con una smorfia, sentendo un dolore a lato del torace che per quella giornata noiosa e assurdamente calda si sarebbe risparmiato. 

«Mi dispiace…! Mi dispiace! Io non… non volevo-» 

Il moccioso ladruncolo stava ansimando all’angolo del palazzo. La quasi cattura e quella folle fuga diedero l’impressione di non avere valore paragonate al chiedere scusa al suo salvatore. 

Salvatore a cui Bakugou rivolse tutta la propria attenzione e anche un’imprecazione mentale. 

Non dava l’idea di essere un altro ragazzino. La statura era quella di un giovane adulto sul metro e settanta o qualcosa in più. Il fisico era allenato, a giudicare dai polpacci e dagli avambracci coperti da due fasce scure aderenti. Una maglia troppo larga, dei pantaloncini e una felpa smanicata con cappuccio lo rendevano niente meno di un tizio qualunque. 

Tuttavia, a coprirgli il viso, e ad annullare quell’aura di anonimato, c’era una maschera. Totalmente coprente, artigianale e di qualità, soprattutto nei dettagli. Raffigurava un coniglio, ma uscito da un horror. 

Prima che l’Hero potesse esprimersi, il nuovo arrivato fece un gesto secco con la mano, sopra la spalla, come a tagliare l’aria. Un ordine. 

Dietro di lui, il ragazzino pigolò, si agitò sul posto, espresse un nuovo Mi dispiace e poi riprese a correre. 

«Né tu né lui andrete lontani» ci tenne a precisare Bakugou, riassestando la propria posizione e preparandosi a scattare. Per quanto volesse acchiappare il ladruncolo, aveva l’impressione di trovarsi di fronte un pesce più grosso. Le movenze e i gesti calibrati ne erano la conferma. 

«Cos’è quella maschera da sfigati?» lo derise l’eroe. «Sei un Villain di quartiere?» 

Se non avesse notato la maglietta alzarsi a abbassarsi leggermente per il respiro, Bakugou avrebbe creduto di avere di fronte un manichino. 

«Capisco. Sei di quelli intelligenti che non rivelano le proprie carte» concluse, sgranchendosi il collo. Per quanto il petto gli facesse male - e l’idea di una costola incrinata lo mandasse in bestia - era gestibile. Era tutto carburante per la sua rabbia. 

«Va bene. Allora facciamo a modo mio

Partì così veloce che il rumore dello scoppio sembrò arrivare in ritardo. 

Non ci fu impatto, se non quello di Bakugou contro l’asfalto. 

La sua mente ci mise di più a elaborare cosa fosse successo. Il gesto dello sconosciuto era stato invisibile e leggero: non aveva fatto altro che ridirezionare la collisione verso il suolo invece che contro di sé. Una semplice mossa da arte marziale, qualcosa di simile all’Aikido. 

Bakugou si rialzò di nuovo con un ringhio bloccato tra i denti, ma non diede seguito ad alcun insulto. Fissò invece lo sconosciuto in cerca di qualche dettaglio. 

Un parente del ragazzino? Un suo senpai? pensò, senza avvertire alcuna vibrazione. Non emanava ostilità. Non c’era volontà di battersi. 

Un pensiero attraversò l’eroe, incupendolo. 

Quel ragazzo di fronte a lui non stava mostrando alcuna emozione, come le pareti che li circondavano, piene di crepe e senza finestre. Abbandonate. Non era diverso da uno di quei muri, senza appigli e senza considerazione di lui. Katsuki ebbe l’impressione che, se si fosse voltato per andarsene, non sarebbe stato inseguito. 

«Ti conviene tirare fuori il tuo quirk e prepararti.»

Le scintille nei suoi palmi si animarono, parlando per la sua incazzatura. 

«Muori!» urlò e puntò la mano come un la bocca di un cannone. La luce dell’esplosione diede colore al vicolo per qualche secondo. Ciò che rimase fu una traccia nerastra di bruciato che lasciò Bakugou interdetto. 

Dov’era…? Non era stato un colpo con una potenza tale da uccidere sul serio. 

Di nuovo, furono i suoi occhi ad accorgersene, non il suo istinto. 

Lo sconosciuto gli stava piombando addosso dall’alto, da uno dei lati della stradina. L’eroe non ebbe tempo di capire a cosa si fosse aggrappato per farlo che si ritrovò un’altra volta in terra. Aveva avvertito la presa questa volta, le dita che si ancoravano a lui, ma il tutto era stato così rapido da sembrare quasi un gesto pieno di senso, quotidiano. Una forza giusta, non incombente, men che meno spaventosa. 

Eppure il dolore che provò nel finire faccia a terra fu intenso e reale. Si aggiunse a quello ricevuto dal calcio e gli fece serrare la mascella per non farsi scappare gemiti. 

L’avversario si allontanò con due balzi e l’eroe si tirò in piedi per l’ennesima volta, ingoiando aria dalla bocca. 

Possibile che siano solo delle merdose mosse di arti marziali!? 

Avrebbe voluto dirlo a voce, esplodere in un ruggito tinto di frustrazione, ma a ventitre anni, di cui quasi cinque pieni da Hero sul campo, Bakugou aveva parzialmente imparato a controllarsi. Lo scatto delle sue mani nel direzionare una serie di AP Shot raccontarono un’altra storia, nonostante gli occhi di Katsuki rimasero fissi sui movimenti fluidi, quanto velocissimi, con cui lo sconosciuto li evitò. 

Non aveva realmente intenzione di colpirlo. Era più il bisogno di comprendere se ci fosse un segreto dietro, un quirk. Gli sembrò però solo di osservare una lucertola svicolare con rapidità. Non era previsione, era una più consumata esperienza

Questo bloccò Bakugou. 

«Ehi, coniglio di merda, lo sai cosa ha combinato quel moccioso che hai aiutato a far scappare? I suoi complici sono stati consegnati alle autorità. Credi che non lo verranno a cercare?»

Aveva toccato il tasto che cercava. L’irrigidimento che notò fu minimo, ma lo percepì. 

«Cosa sei, suo fratello maggiore? Un suo amico? O magari un senpai ladro del cazzo come lui? Ha combinato un bel casino» continuò, concedendosi quella bugia sull’ultima parte. Non aveva capito - e non gli interessava - la dinamica della rapina, però aveva notato l’intesa tra il moccioso e un altro della banda. Non serbava ricordi lucidi, ma non era il momento di soffermarcisi. 

«Ce l’hai la lingua o qualcuno te l’ha tagliata!?»

Non ottenne nulla, se non la voglia impellente di sbatterlo contro una parete e strappargli quella maschera raccapricciante. Un’altra cosa che però aveva imparato negli anni era leggere gli avversari. 

A quel tipo non importava di farsi male. Poteva anche essere il capo della gang, ma il suo scopo era di diversivo per permettere al moccioso di filarsela. A Bakugou costava ammetterlo, e cambiare linea di attacco era frustrante, ma, se voleva concludere qualcosa, doveva lasciar perdere l’idea di acchiappare il coniglio… e farsi invece inseguire. 

La decisione fu repentina per lui quanto per lo sconosciuto. Il lato interessante fu una reazione più umana, probabilmente anche un verso o un imperativo, ma la sua voce non raggiunse Bakugou attraverso il rumore delle esplosioni con cui l’Hero si spostò all’inizio del vicolo e quindi in quello in cui tutto era iniziato. 

Non aveva idea di dove fosse finito il ladruncolo, ma avrebbe continuato a frugare ogni stradina se significava avere alle calcagne il coniglio. Più avesse alzato il livello di minaccia, più sarebbe riuscito a coglierlo di sorpresa. Quirk di merda permettendo. 

Un’incognita da non sottovalutare, come gli ricordò una vocina nella testa che aveva il tono fastidioso di Todoroki. Tutto ciò a cui voleva pensare era come far esplodere la maschera a quel ficcanaso. 

«Avanti moccioso, dove diavolo ti sei ficcato!?» urlò Katsuki, rimbalzando da una parete all’altra senza più freni, avvertendo a malapena i mattoni sbriciolarsi all’impatto con le suole rinforzate. 

Non credeva davvero di stanarlo, ma un lembo di felpa blu balenò all’angolo di uno dei vicoli, attirando la sua attenzione. 

«Beccato!» 

Era proprio un ragazzino e doveva avere un saldo legame con lo sconosciuto se non si era allontanato più di tanto. Cieca fiducia? pensò. Dava per scontato che il coniglio sarebbe riuscito a metterlo k.o.? 

Per quanto furono illazioni nella sua mente, corroborarono la sua rabbia e, a posteriori, Bakugou si diede dell’idiota una seconda volta. Idiota perché tutto andò a puttane in quell’istante. 

O tutto trovò la propria strada, per quanto la foresta in cui stava per addentrarsi fosse profonda e cupa



 

See the waves approaching the city
There'd be no hiding from this
September memories they hit me
You're all the things that I miss

[Try again - Walking on cars]



 

Bakugou non arrivò a svoltare l’angolo. 

Non fu importante. Il suo proposito si concretizzò e tanto bastò. 

«Non mi freghi due volte» se lo disse a voce alta, per quanto risultò un mormorio tra sé e sé, fu soltanto per definire il proprio intento. 

Le esplosioni propulsive dalle sue mani cessarono di colpo e il suo corpo sfidò la gravità per un ventaglio di brevissimi istanti che si dipanarono a rallentatore. 

Lo sconosciuto con la maschera da coniglio gli stava piombando addosso dall’alto. La sua gamba era rigida e spianata come una lancia. L’eroe non aveva visto i suoi movimenti, come avesse fatto sia a stargli dietro sia a ottenere quel breve vantaggio. Di nuovo, non gli diede peso.

In quella stasi che presto si sarebbe consumata, portandolo a cadere, Bakugou frugò la figura del suo avversario in cerca di dettagli che gli dicessero qualcosa. Invano. Gli aveva bruciato il bordo di felpa e maglietta con la maxi esplosione nel vicolo ed erano l’unica cosa che saltasse all’occhio. Non aveva un orologio da polso, braccialetti o catenine. Se c’erano altri segni riconoscibili dovevano essere sotto i vestiti e, soprattutto, sotto la maschera. 

Dynamight raggiunse il momento culmine per attuare la propria contromossa. I suoi palmi crepitarono e, in un attimo, ribaltò le posizioni e la situazione. 

Le opzioni erano due: o il suo avversario avrebbe sfoderato un quirk capace di avvantaggiarlo a mezz’aria, o lì era più debole. 

Sospesi com’erano, senza punti di appoggio, era una questione di forza. Ed esperienza. Bakugou le aveva entrambe e dubitò che il suo avversario avesse potuto sperimentare combattimenti a gravità zero, a differenza sua - e quello non era un grazie a Uraraka, precisò tra sé. 

Le leggi della fisica tornarono a fare il loro dovere, con una spinta più che distruttiva da parte dell’eroe. 

Katsuki diede potenza alle proprie mani e impattò contro il petto dello sconosciuto come un ariete. Gli mozzò il respiro in gola e, in meno di un battito di ciglia, si schiantarono entrambi sul manto stradale del vicolo. 

Con una mano a minacciargli la faccia, un’altra a tenergli un braccio bloccato in terra e il resto del corpo a tenaglia per minimizzare i gesti improvvisi, Bakugou si proclamò vincitore. Rilasciò tutta la tensione dell’ultima mossa e si accorse di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. 

Intorno a loro, il silenzio si depositò come il polverone che avevano sollevato con la caduta, senza tuttavia durare a lungo. L’Hero aveva diverse domande e imprecazioni da rivolgere allo sconosciuto, ma queste si sfaldarono nell’udire il suono di una manciata di parole. 

«Sei rimasto brutale come alle medie, Kacchan.»



 

I should have seen the warning
This heavy weight inside my chest
I should have told you sooner
Thought that I could wait instead

[Too far gone - Hidden Citizens feat. Svrcina]



 

Prima che il suo cervello capisse, le dita di Bakugou si erano già mosse seguendo un’urgenza che tentò di sfondargli la cassa toracica. 

La maschera da coniglio volò sull’asfalto, cozzando contro uno dei muri e rimanendo lì, inutile. Inutile come il vuoto che avvolse i suoi pensieri, che sentì scendergli in gola e arrivare ad abbracciargli le ossa. 

Deku.

… Deku?

«… Deku.» 

Ci sarebbe dovuto essere qualcosa a seguire quel nome. Dei basilari avverbi grammaticali - quando, come, perché - o delle domande che cercassero risposte a quella situazione. Bakugou però sperimentò qualcosa di simile a un blackout cognitivo. A uno shock, avrebbe puntualizzato Iida probabilmente. 

C’era un peso, da qualche parte dentro di lui, che Bakugou aveva seppellito molto tempo prima. Un rimorso che aveva scavato la sua coscienza per anni, lasciando un buco che aveva cercato di ignorare e ignorare e ignorare, finché la vita quotidiana, i cambiamenti, il silenzio e l’arroganza non avevano cominciato a riempire quel vuoto. Una diga irregolare, fatta di pezzi che non combaciavano, che a volte si scheggiavano tra loro, ma che alla fine, con gli anni, avevano trovato un incastro. 

L’equilibrio di un bugiardo sulla corda di un funambolo, comprese Bakugou quando dentro di sé risuonò la frana di una montagna e fu solo il primo sassolino a cadere - proprio quel silenzio, quell’ignorare un’esistenza che conosceva da tutta la vita

Non si soffermò sui dettagli. Li avrebbe ricordati più tardi, si sarebbe lasciato graffiare da quei particolari che portavano con sé domande e ipotesi come spilli fastidiosi. 

Ignorò anche la situazione e i rumori lontani. Qualcuno lo stava chiamando, lo stava cercando, conosceva quella voce, ma la sua mente non riuscì a connetterla a un volto, a un significato. 

Non con Deku lì. 

Con Deku che non vedeva da più di cinque anni. 

Che aveva dimenticato, nascondendolo, soffocandolo in fondo all’anima, come un burattino di legno abbandonato in soffitta, tra i ricordi di un’infanzia che esisteva solo nei residui fotografici resistenti al tempo, non più nella memoria. 

Boccheggiò, cercando una parola che avesse senso. Una. Un dolore fisico sarebbe stato più gestibile di quell’allagamento improvviso dentro di sé. Di un arto mozzato se ne sarebbe fatto una ragione. Una cicatrice deturpante sarebbe riuscita a guardarla. 

Deku no

Era un rimpianto e non sapeva come comportarsi. 

Fu Deku stesso a togliergli dalle mani la responsabilità di fare qualcosa. Gli risparmiò la scelta di cosa dire o cosa tentare.

Non lo ringraziò perché fece un male cane. 

Ma il dolore fisico era gestibile, si ripeté. 

Con le dita, Deku gli appoggiò qualcosa sul petto, nello scollo della tuta. Katsuki non ebbe il tempo di chiedersi cosa fosse. Una scarica elettrica che avrebbe retto il confronto con Kaminari lo attraversò. Serrò la mascella e subì.

Cadde su un fianco, intorpidito, mentre l’altro balzò in piedi, allontanandosi di due, tre, quattro passi. 

«D-Deku…» 

Il dolore rese il mormorio dell’Hero graffiante ed evitò che il soprannome suonasse nell’atmosfera tra di loro zuppo di quel vuoto che era un pozzo di sentimenti densi come pece. 

Deku non sembrò scalfito. Non sembrò interessato

Quel ragazzo di fronte a lui non stava mostrando alcuna emozione, come le pareti che li circondavano, piene di crepe e senza finestre. Abbandonate. Non era diverso da uno di quei muri, senza appigli e senza considerazione di lui.

«M-Merda… a-aspetta-»

Deku si voltò verso le voci che stavano cercando Bakugou. Poi si girò di nuovo dall’altra parte e iniziò a correre verso l’estremità del vicolo. 

L’eroe riuscì a tirarsi su, sbandando contro la parete. Il focus delle sue azioni era seguire quella macchia di capelli verdi che si dileguava, ma il corpo non gli stette dietro. Vide Deku saltare e aggrapparsi al bordo di una scaletta antincendio arrugginita e mezza distrutta. Si tirò su come se non pesasse nulla. E poi salì e salì, sempre più lontano. 

Bakugou digrignò i denti dovendosi fermare. 

Ma voleva fermare lui

La voce gli forzò la gola. Non la sentì neanche come propria. Desiderò solo che qualcosa di sé lo raggiungesse e gli desse un motivo per aspettare

«IZUKU!» 

Non fu sufficiente. 



 

I don't want you to run away
But you're fading out of sight
Haven't seen you for an eternity
Are you leaving me behind?

[I miss you - Nathan Wagner]




 

To be continued





 

Angolino autrice

Grazie di aver letto questo primo capitolo
(Qui trovate entrambe le cover, dark e light vers!)

Heilà. Sbarco sui lidi di My Hero Academia con tanto ritardo. 

Immagino che non sia nulla di nuovo per chi naviga il fandom da molto tempo, ma spero possa tenervi compagnia. 

On the wrong side of Heaven è la prima parte di quattro. Saranno 10 capitoli, che posterò a cadenza settimanale salvo impicci. L’inizio di questo viaggio =)) 

Ho tante idee in cantiere e le mani che prudono. 

 

Due righe sulla storia: questo plot mi ha grattato il cranio un giovedì pomeriggio mentre lavoravo. Ringrazio Aredhel e la nostra chattina che ha raccolto le prime idee sconclusionate e ha dato loro la spinta a crescere *love* 

Come avete letto, è un What If senza pretese che parte dalla scena in cui Izuku incontra All Might nel primo capitolo, subito dopo essere stato salvato dal villain di fango. In questa storia, Izuku non si è mai aggrappato a All Might e, così facendo, le bottiglie con il villain fangoso non sono mai andate perse. Insomma, niente scena con Bakugou in pericolo e Midoriya che si getta a salvarlo. Nessun “atto eroico” degno di nota agli occhi di All Might. 

Insomma, la vita di Deku e Bakugou ha preso rotte un po’ diverse ;) 

 

Fatemi sapere se qualcosa vi ha attirato e vi è piaciuto! O anche no XD 

Mi trovate su Twitter e Instagram come @enerimess ! Con i miei scleri fandomici e ogni tanto con qualche spoiler sulla storia *shush*

 

Chiudo con i ringraziamenti di rito: ad Aredhel per infinite ragioni per cui servirebbero tre pagine *love* alla Socia Ode To Joy che sta sempre penna e penna, metaforicamente, con me *love* ad Alessia, Shiroi e Shichan, che hanno ascoltato questa storia e mi hanno dato il loro supporto e affetto *love* A Europa91 che aspettava che sfornassi questa storia *love*

 

Alla prossima!

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Eneri_Mess